Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950

148 CRITICA SOCIALE piena occupazione richiedono l'adozione di una apposita politica economica. L' esposizione delle· ·diagnosi della disoccupa– zione contenuta nel rapporto è, avvertono i re– latori, una « drastica semplificazione della real– tà ». In un perìbdo nel quale vi sono risorse pro– duttive di ogni genere diisponibili ai prezzi del momento, .un aumento della domanda effettiva avrà come risultato, di norma, un corrisponden– te aumento della produzione e dell'occupazione. D'altro canto, se alcuni fattori produttivi sono scarsi, o immobili in m'isura diversa, un aumen– to della domanda monetariia avrà come effetto in parte, un aumento della produzione e dell'O!c~ cupazione e in parte un aumento dei priezzi. Lo stesso risultato seguirebbe anche in assenza di ogni limitazione all'aumento della produzione se i venditori di beni o di, se,rvizi produttivi rispon– dessero all'aumento della doman.da rialzando i prezzi. Un'altra complicazione è che una analisi in termini monetari' globali ignora i ·possibHi ef– fetti delle variazioni nella struttura rela.ti -va dei prezzi. Va,riazioni dei prezzi dei beni di consu– mo relativamente ai prezzi dei beni strumentali possono avere un.a impòrtante influenza sulle de'– cisioni di: investimenti, e le variazioni dei prezzi dei prodotti nazionali rispetto ai prezzi dei' pro– dotti esteri possono avere una importante in– fluenza sulla bilancia, commerciale. 3'. Vi sono malattie non contagiose e malattie con– tagiose e la disoccupazione è una di queste ulti– me. Il rapporto espo.ne molto chiaramente il pro– cesso di propagazione internazionale delle de– pressioni e della, disoccupaziione. Se nel paese A la domanda effettiva si contrae le importazioni dai paesi B, C, D, etc. dimrnui~ scono. La diminuzione delle esportazioni di B, C, D, etc. vierso A provoca una· diminuzione, in detti Paesi, dell'attività economica che riducen– do il reddito, riduce le importazioni d/ qu1ei pae– si da A. Genera,lmente, 'però, la diminuzione delle importazioni da A non è sufficÌ'ente a ristabilire l'equilibrio della bilancia commerciale, onde si rende necessaria una ulteriore riduzfone del red– dito. tramite un.a diminuzione degli iIJ.vestimenU (in B, · C, D, etc.) otbenuta da u.na appropriata politica monetaria e ,creditizia. Dunque, quando la domanda effettiva di A diminuisce, A tende ad avere una bilancia commerciaJe attiva. I fe– nomeni inversi avvengono allo,rchè in A la do– manda effettiva ·aumenta, ad esempio a seguito di una politica diretta a comba.ttere la disoccu– pazione. E' evidente quindi che, per il singolo paese, vi può essere un conflHto di interessi fra la n~ cessità di assicural'e la prosperità all'interno e la necessità di mantenere in equilibri,o la blÌlancia commerciale. Ed è altrettanto evidente che la possibilità di mantenere uIJ. regime di scambi internazionali multilaterali liberÌ' può essere compromessa, sia dal fallimento di alcuni paesi ad assicurare un 'regime di piena occupazione, sia,, inversamente, dal fallimento nell'evitare un processo -inflazionistico. Donde la conseguenza che in tanto è possibile un regime dì liòertà internazionale di scambi in quanto tutti. i paesi non so-lo dirigono i loro sfor- · zi ad assicurare un regime dii piena occupazione, ma, allo stesso tempo, procedono in tale dire– zione di pari passo; senza,, cioè, che alcuni di essi forzino, per così dire, i tempi, mentre altri procedano neghittosamente.· Proprio come, al– l'interno di un paese, nessuna banca può espan– dere il credito oltr,e un certo limite se nel con– tempo anche le altre banche non provvedono ad espandere il credil0. E poichè è l'incapacità di BibliotecaGino Bianco assicura,re il manten'imento della domanda effet– tiva al livello di pi,en·a occupazione il fattore ori•– ginario della propagazione internazionale delle depressioni e del,Ja disoccupazione - e quindi del tentativo, da parte dei paesi colpHi, di di– fendersi con. una politica dì restrizione agli scambi internazionali - tanto maggiore è la re– sponsabilità dei paesi più ,importanti, cioè di quelli che concorrono con percentuale elevata al - commercio mondiale e nei quali il volume deUe importazioni varia sopraittutto in funzione del li– vello dell'attività economica interna. Sotto en– trambi questi riguardi gli Stati Uniti (la cui pro– duzione industriale conta per circa il 50% della _produzione industriale mondialie, le cuiJ esporta– ,zioni costituiscono il 20% delle esportazioni mon– diali mentre le importazioni, composte in pre– va,1enza di materie •prime .i,;nd,ustriali e di pro– dotti semifiniti, sono parUcolannente sensibili alle oscillazioni della attività economica i'llterna) si trovano .i,n una situazione unica, a questo ri– guardo; fra tutti i paesi, ed hanno una partico– lare responsahilità. SILVIO BACCHI ANDREOLI (continu,a) Il lavoro dall'antichità al rinascimento (Continuazi,one dal numero precedente) .Spartanofilo era anche Platone; e su lu•i pur·ei do– vevan0 operare analoghi influssi; ma ,importanza maggiore doveva avere nel determiaare, il suo di– sprezzo per il lavoro manuale e per chi vi si de– dicava, l'orientamento stesso della sua filosofia, e la gerarchia da lui stabilita fra le tre parti del– l'anima (razionale, passionale e appetitiva) e l'ap– plicazione che ne faceva alla distinzione delle tre ·classi nella società e nello Stato: i filosofi, reggi– tori dello Stato (stirpe d'oro), i guerrieri, suoi di– fensori (stirpe d'argento) e i lavorat0ri•· manuali, contadini ed artigiani, cui s'aggiungono i c0mmer– cianti (stirpe di ferro), paragonati tutti insieme al ventre, che è capace solo di appetiti e funzioni servili. L'unico interesse che, secondo Platone, son capaci di ·sentire •i membri di questa classe infe– riore, è l'econ_omico; per ciò hanno anima di servi e sono servi . degli appetiti propri e degli aitrui, e non uomini liberi degni di governar lo Stato; co'.. sicché anche nelle Leggi, oltre che nella _Repubbli– ca, Platone li esclude dai •diritti politici. E nel Gor– gia (512 be), citando !'.esempio del costruttore di macchine bel)iche, il quale pure può esser utile an– cor più del generale a salvare una città, aggiunge: « e con tutto ciò, tu disprezzi lui e la sua arte, e come ingiuria lo ·chiamerai meccanico, e non vor– resti dare tua figlia al suo figliuolo né vorresti che tuo figlio sposasse la figlia di lui ». Ad accentuare questo disprezzo per il lavoro mec– canico e manuale, contribuisce in .Platone anche il fatto che con lui si afferma in modo particolare l'antitesi fra la vita contemplativa e l'attiva, fra la teoria e la pratica; quell'antitesi che anche Aristo– tele, nella fase platonica del suo pensiero, svolge nel suo Protreptico, conservandone per altro an– che posteriormente le tracce indelebili, tanto nel- 1' Etica nicomachea (X, 7) quanto nella Metafisica fl, 2), dove considera ·che la scienza pura (contem– plati va) possa sorgere solo nella condizione di otium, ossia nella libertà completa da ogni preoccupazione ed occupazione pratica ed utilitaria. Per l'opposb:ione indicata Platone e la ·sua scuola pensano che non solamente la pratic_a dev'esser sot-

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