Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950

CRITICA SOCIALE 147 Il problema che, sostanzialmente, pone la liquidazione del F.I.M., e che si deve risolvere non è che questo: superare con sufficiente rapidità e coordinamento il periodo critico che, sul mercato del lavoro come su quello der capitali, sarà provocato· dalla eliminazione delle aziende malate. Rapidità e coordinamento che, se ottenuti, dovrebbero con• sentire di portare, in un tempo relativamente breve, la no, Il rapporto dell' O. N. U. I. 1. A metà del gennaio scorso è stato reso noto il rapporto sulla politica della piena oc;cupazione (1) prepara,to, su invito del Consiglio Economi– co-Sociale dell'O.N.U. da cinque economisti di fama internazionale (2). Il rapporto consta di tre parti e di un annes– so. La ,prima espone l'origine e gli scopi del rap– porto; la seconda 1 esamina il problema della pie– na, occupazione e le linee pi;-incipali di una poli– tica economica nazionale ed intern~zionale ri– volta al conseguimento ed al mantenimento di un regime di piena occupazione; la terza contiene le raccomandazioni che gli esperti hanno for– mulato. L'annesso, scritto da uno dei, relatori, il prof. J. M. Clark, esamina magistralmente taluni aspetti, del problema dei rapporti fra la politica della piena occupazione e la struttura dei costi e dei prezzi. Questo articolo ha, per scopo: 1°) di riassumere il contenuto del Rapporto; 2°) di esaminare criticamente, nei limiti dello spazio disponibile, i provvedimenti' consiglia– ti dai N!laturi per conseguire e mantenere un regime di piena occupazion~. 2. La cura di ogni malattia, del corpo umano come del corpo sociaJe, presuppone _la diagnosi della malattia stessa. Quale è la diagnosi, fatta da.i relatori,, di quella malattia sociale che è la disoccupazione? Per essere più chiari: a, quali cause fanno i relatori risalire la disoccupazione? Soprattutto a tre cause, e cioè: a) in.sufficienza dei fattori produttivi compie· mentari occorrenti per impiegare tutta la for– za di lavoro disponibile di un paese al li– vello vigente dei salari ed alla durata norma– le del lavoro; b) particolari caratteriosUche della struttura eco– nom}ca di un paese; e) insufficienza ed instabilità della, domanda ef– flettiva. La prima causa: l'insufficienza di attrezzatura capitale e di altri fattori produttiivi complemen• tari, agisce sostanzialmente nei paesi industrial– mente arretrati o, per tradurre letteralmente la parola inglese, « insufficientemente sviluppati». Naturalmente, questa è una causa di disoccupa– zi,one che può a,vere un peso non indifferente anche nei paesi industrialmente avanzati in cir– costanze particolari, come, ad esempio, quando si verifica una interruzione dei ·rifornimenti di cer- (1) « National and International Measures for Full Employ– ment » Report by a Group of Ei<perts appointed by the Secre– tary-General, United Nati0111s,•Department of Economie AffaiTs, Lak,e Success, New York, dicembre 194·9, :pp. 104. (2) Gli economisti in questl'ooo sono: J. Maull'ice Clark, del– la Università di Columbia; Arthur Smithies, dell'a Università di Harvard; Nicholas Kaldor, della UniversHà di Cambridge; Pierre Uri, consu)en,te economico e fina,nzfa,ri•o del Commissa– r!a.t Général du Pian, Parigi; E. Ronald Wa.(ker, consulente economico del Ministero austria-lia,no de~li AffarJ Esteri. 1bliotecaGino Bianco stra economia in condizioni - di aumentare la produzione, di diminuire i costi e di assorbire una più vasta e generaliz· zata, aliquota di Javoratori, dando loro una' sicurezza di fondo ben maggiore dell'attuale. Il che, in ultima analisi, costituisce un obbiettivo di alta socialità e di effettiva democrazia. PAOLO PELLERI sulla piena occupazione I te materie prime o per fattori naturali o per in– sufficienza di valuta, estera;' o, per fare un altro esempio, nel .periodo di riconversione della a t– trezzatura capitale d1ella produzione di guer.ra a quella di pace; ma, l'influenza di tale causa è, nei pa,esi altamente industrializza,ti, generalmente transiitoria, proprio perchè quei paesi sono alta– mente industrializzati. Non così è, inve~, nei paesi industrialmente arretrati, nei quali la de– ficienza di attrezzartura capitale è il fattore prin– cipale della di·soccupazione su larga scala, la qua– le può essere pa~ese coni.e occulta, cioè consiste– re in una eccedenza di mano d'opera agricola, onde si potrebbe a,vere un deflusso di mano d'o– pera dall'agricoltura all'industria senza che la produzione· agricola diminuisse. L'unico rimedio per questa forma di, disoccupazione è lo svilup– po industriale dei paesi arretrati, ed è questo sviluppo che costituisce uno dei principali pro– blemi economici attua,li. La seconda causa è costituita es senzialmente dalla imperfetta mobilità del la~ o.ro· a causa o di attriti del mercato del lavoro o delle fluttuazioni stagionali dèlla attività produttiva in talune in– dustrie e in agricoltura. Qui il rimedio è ovvia– mente di, migliorare la mobilità del lavoro sia entro ciascun paese sia ,da paese a pà.ese. La terza causa - che è quella predominante nei paesi altamente industrializzati e sulla quale si concentra l'a.Uenzion.e dei relatori - è costi– tuita dalla insufficienza della domanda effettiva. Per quanto concerne, dunque, i paesi altamen– be -iindustrializzati, la diagnosi della malattia, è decisamente keynesiana, sebbene lo schema teo- · rico del Keynes, che, come n.oto, è uno schema statico in quanto le grandezze in esso conside– d!erate sono grandezze ex post, sia stato dad re– latori rielaborato dinamicamente, e cioè formu– lato in termini di grandezze ·ex arvte. Donde la· diverge.nza fra investimenti ex ante· e rispa,rmio ex an~e e lo svolgersi di un processo di contra– zione (o di espansione) del reddito e dell'occu– pazione allorchè quest'ultimo superi gli investi– menti ex ante (o sia ad essi inferiore). E' ~ro che ,i,n una posizione di equilibrio gli investimen.– ti ex an{.e e il risparmio ex ante sono uguali; ma non è detto che tale .posizione sia rnecessariamen– te una posizione di equi-librio di pi-ena occu– pazione. Ciò accadrà se, pe·r usare le parole del rapporto, la somma dei fattori• aventi un effetto · posiUvo sul volume dlella domanda (·= spesa) globale, e cioè gli investimenti, le spese governa– tive e le esportazioni, è uguale a,lla somma dei fattori aventi un effetto negativo sulla domanda efflettiva: il risparmio, le imposte, e le importa– zioni. Nè, e questo è l'essenziaJe, vi è ragione di supporre che un regime di piena occupazione sarà conseguito automaticamente dal libero g~-0co delle forze economiche e, tanto men.o, di ritenere che, anche se tale regime fosse conseguito-, pos– sa mantenersi indefinitamente: con la conseguen– za che il conseguimento e il mantenimento della

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=