Critica Sociale - anno XLI - n. 24 - 16 dicembre 1949

CRITICA SOCIALE 470 allora moltissimi compagni anche in Italia, quelli ad esempio che ora hanno seguito il Romita e i suoi amici nella nuova secessione; non fa meravi– glia che l'abbia avuta anche il Comisoo, e che da questa sia stato lungamente trattenuto dall'acco– gliere nelle ·sue file il P.S.L.r Solo quando appar– ve evidente che la politica del P.S.I. non recedeva dal passivo ossequio alle esigenze di Mosca, esso s'indusse a mutare atteggiamento nel modo che non è necessario ricordare. Le cose si presentavano ora molto diversamente. . Il P.S.U. non nasceva dl:!,una scissione, ma da una volontà di unificazione, a cui il Comisco constata– va che era venuta meno una delle tre parti che nel giugno scorso avevano preso formale impegno di compierla. E appunto perchè doveva, per legit– timo riserbo, precludersi la via ad entrare nella discussione sugli aspetti sostanziali della situazio– ne, il Comisco doveva necessariamente dare impor– tanza alle forme in cui si erano svolti gli avveni– menti e soprattutto al fatto che, mentre si era preso accordo di· invocare l'intervento- del Comi– sco perchè appianasse le difficoltà che potevano sorgere dall'esecuzione del patto stipulato nel -giu– gno scorso, la Direziòne del P.S.L.I. aveva denun– ciato gli impegni allora ·assunti senza darne il più lontano accenno al Comisco. In queste circostanze c'è una spiegazione più che sufficiente della prontezza con cui questa vol– ta il Comisco ha deliberato di riconoscere il nuovo partito formatosi in Italia. Ma crediamo di poter aggiungere che a questa risoluzione abbia. contri– buito anche la buona impressione fatta sui dele- gati esteri dal modo in cui si svolsero i lavori del c,ongresso di Firenze. Questo, per le circostanze che risultano chiare all'osservazione di tutti, si apriva in condizioni di estrema difficoltà. Lo stesso computo delle forze che vi erano rappresentate appariva estremamente difficile dopo il ritiro uf– ficiale del P.S.L.I. Anche la preparazione delle discussioni che dovevano esservi tenute era stata manchevole e disordinata. Non si poteva neppur approssimativamente prevedere quale sarebbe sfa– to l'afflusso dei rappresentanti che alcuni presu– mevano potessero ridursi a poche decine. Fu vera– mente un miracolo ehe lo sforzo fatto all'ultimo momento, e con estrema scarsità di mezzi, abbia potuto rendere numeroso e animato il congresso; e l'organizzazione delle commissioni di studio gio– vò certamente ad offrire materia per una discus– sione ~he fu ordinata, seria e concludente. Che tale sia stata l'impressione dei delegati esteri si è potuto constatare alla conferenza di Parigi; e cer– tamente furon,o le parole con cui i compagni fran– cesi intervenuti a Firenze dette"ro conto alla S.F. I.O. delle impressioni riportate che indussero la rappresentanza francese nella conferenza del Co– misco a presentare l'ordine del giorno (di cui ri- . feriamo il testo qui sotto), che fu approvato al– l'unanimità, con un solo astenuto; e fu la stessa impressione da lui riportata personalmente a Fi– renze ehe indusse il segretario di uno d~i più ope– rosi e fattivi partiti socialisti che siano in Europa, il partito svedese, a dare· la sua approvazione al– l'ordine del giorno presentato, con calore di en– tusiasmo, che egli volle scherzosamente manife– stare alzando, nella votazione, le due mani. Biblioteca Gino o,a 1vu Noi non consideriamo ·che il voto del Comisco abbia posto un definitivo suggello sui fatti che si sono svolti. Nello stesso- ordine del giorno votato è stato incluso un appello fraterno ai compagni rimasti fuori dal processo di unificazione perchè essi s'inducano a riprendere il cammino interrotto e a compiere l'opera per cui si erano impegnati. Non occorre dire che quell'appello risponde piena,. mente anche alla nostra intima aspirazione. Non abbiamo una vittoria di fazione da difendere; l'u– nico scopo a cui sinceramente aspiriamo è quello che si possa veramente giungere al più presto in Italia a costituire un fascio saldo di forze sociali– ste, che possa iniziare senza ulteriore indugio l'a– dempimento di quella insostituibile funzione che da tempo attende tanta parte, e la parte più sana, del nostro Paese. Prima di uscire dal luogo delle adunanze del Coimisco io volli avere col compagno D'Aragona un breve scambio di parole; e pren– dendo le mosse dalla confessione che egli stesso aveva fatta nel suo discorso, dell'esistenza, in seno al P.S.L.I., di un gruppo contrario all'unificazione, invocai che egli e gli altri compagni. i quali in– vece sentono, la necessità dell'unificazione, sap– piano efficacemente resistere alla volontà contra- ' ria di quel piccolo gruppo. E, allargando poi la visione delle cose che in questo momento ci pre– mono, io, nel riconfermargli che l'esame delle ade– sioni al congresso di Firenze era stato fatto con la maggior possibiie severità, gli 9-ichiarai tuttavia che un controllo anche più severo sarà fatto man mano che si verrà alla regolare organizzazione del Partito in modo che solo genuini e sinceri socia– listi siano nelle sue file; che d'altro canto giudi– cavo però necessario che anche il P.S.L.I., nelle cui file erano negli ultimi mesi penetrati troppi improvvisati socialisti, la cui presenza non pote– va non produrre deviazioni. nelle direttive della sua azione, cercasse di eliminare questo motivo di turbamento in modo, che_fossero genuinamente socialiste anche quelle che fossero potute racco– gliersi in unità in seguito ad una cordiale risposta che il congresso di ~apoli desse all'appello del Comisco. Ho ingenuamente sperato che quelle mie parole potessero non restare senza qualche effetto. Gli ul– timi deliberati del1a Direzione del P.S.L.I. m'han– no dato un brusco risveglio e fatto perdere una ca– ra speranza. Ma non voglio ancora ritenere perduta la calli!a. E' troppo forte la sensazione che io ho della imprescindibile necessità, per la vita del Paese, della creazione di questa forza socialista unificata, per poter pensare che siano animati da diverso sentimento quegli umili compagni, disper– si nei vari luoghi d'Italia, che nutrono nell'animo una schietta fede socialista. E fortemente voglio. sperare che tale fede finirà per vincere ogni· scet– ·ticismo o calcolo di coloro che siano animati da una diversa volontà. Anche il non, dubbio signifi– cato dei recenti dibattiti svoltisi nelle riunioni degli organi responsabili della D. C. dovrebbe logicamente condurre allo stesso risultato. U.G.M.

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