Critica Sociale - anno XLI - n. 20 - 16 ottobre 1949

, CRI,TiçA SOCliALE 419 zo all'opera cl;le 4 lor<;ìrappr,esentanti ,a:vrebbeFo. do– vuto compi~re nell' Assèmple,a di Strasburgo. In par– ticolare notavamo con rammarico che dei dùe rap– preserntanti italiani, mentre uno era noto·riamente 'fautore. della tesi fede1:1alis\a nel problema del1'1rni– tà europea, l'altro si fo•sse· invece dichiarato favo– revole alla tesi unionista .(quel'la, per intenderci, che a Strasbl'lrgo aveva per prindpale esponente .Churchill). Questo scFivevamo in base alla notizira data da alcuni giO'rnali intorno ad un discorso te– nuto dal compagno sernato11e Pe·rsico. Ma questi ci ~crive, smentendo l'érro•rnea noti-zia data dai gior– nali e dicMarando che da lungo tempo egli è fau– to11e di una federazione europea, sin da quando lottava per la wace fra i popoli a fianco di Ernesto Teodor@ M<m·eta. Siamo lieti di wvendere atto di questa p11ecisa di-· chiaraziorne. Turati e Treves Pubblichiamo il testo de,lla commemo-razione · fat– ta dal no·stro Dirçtf.ere tzel Famedio del Cimitero MoI1Jumenfll!le,ne•l / 0 an.niversario délla fraslazfone delle ceneri di Filippo Turati •e di Claudio Treves da Parigi a Milano. A u'n ann@ d,i distanza dal giorno in cui 'una fiu– mana di popolo Jililanifestò la sua commossa devo– zione ai Maesbri, le cui ceneri erano riportate dalle terre d'esilio in Italia, noi torniamo qwi, non tanto a cQmpiere atto di celebrazione, quanto ll,d attinge– re dal ricorrdo di ql!lei Maestri una f.ede più calda e più. pura. , La celebrazione non è un atto che ·ricor,ra solo nelfa solennità degli anniversari. E' atto di tutti i giorni. Voi tutti siete testimoni, e son testimoni i compagni di tultta Italia, che ogni giorn,o,, nei nostri pubblici discorsi e privati co.rnv,ersari ricorre il no– me di Filippo Turati, di cui ci sfor{iamo di i,nter– pretare il 'pensiern per trarne guida a sceglier le direttive dell'opera che intendiamo di comp.ie11e, del cammino che vogliamo seguire. E accanto alla figu– ra di' Filippo T,urad sempre ci appare quella del più giovane fratello sl!lo, di Claudio Treves, che gli fu per tanti ann.i - per fedeltà, pe·r. affetto., per intelligenza - impareggiabile coHaboratore, e agli intuiti geniali di Filippo Turati aggiunse la forza di un'argomentazione serrata sotto cui sembravaia'o infrante tutte le resistenze_ avversarie. E con le loro ci appaiono le ombre di altri .che ci furono g11ida nelle prime nostre battaglie: Camillo Prampolini, m,aestro di dirittura e di umanità, Giovanni Zibor– di, Emilio Caldara ,e l'ultimo dei nostri morti più cari, Giuseppe Emanuele Modigliani. •Le circostan:iJe in cui si svolse l'opera vostra, o Maestri venera,ti ed amati, non sono le stesse in cui dobbiamo tiggi combattere ed operar,e. La storia non si ripete, e c·rea ogn.i giorno nuove condiziòni, nuove forze, nuovi prolblem.i. II turbine della secon– da guerra mondiale, se anche colse l'umanità meno impreparata all'idea di un conflitto armato, ne scon– volse però le istituzioni, l'equilibrio geografico, eco– nomico, iµorale in maniera più profonda che non avesse fatto il pur t:r,emendo turbine della guena 1914-18. Ma tra l'uno e l'altro dopoguerra sono mol– te le affinità che avrebbero potuto e dovuto guidar– ci a considerare le conseguenze cui ci condussero ailora i nostri errori pe·r evitarne la ripetizione. Pochi hanno saputo accogliere gli insegnamenti che dalla considerazione delle vicende che allora soffrimmo avremmo potuto trarre. Non voglio qui entrare in motivi polemici, alireni dalla solenne au– sterità del luogo in cui ci troviamo. Ma voglio invo- , BibliotecaGino Bianco care per tutti no-i l'ispirazione del pensiero di Tu– rati e di Treves •perchè ripetano, adattandolo alle c,ircòstanze~ nuov,e, l'insegnamento che allora ci det– tero. E frattanto chi-edo ehe essi prenda1w attò che, ·come a lora dietvo il loro esempio, così anche ora noi non '<lbbiamo indult@ a ,nes.sun demagogismo, anzi abbiamo ll'ffrontato i clamori popolari per ob– bedire all'imperativo della nostra coscienza. Oggi, come nel 192.1-22, si delinea una .sconfitta della classe lavoratrice, la (lUale anche qu~sta vol– ta, per gli errori cui -si è lasciata condurre in cau– sa della non .raggiunta maturità,, ved,e sorgere c0n– tro sè sempre più forte, sempre più pronta alla lot– ta ed animata da speranze di vitto•ria, la resistenza della classe capitalistica. Siamo anche oggi nel-la situazione che allora denunciava Claudio Treves, che la classe che ha dominato sin qui e domina tuttora appare sempre meBo degna di tene,re il Go– vefl10 deHa società, perchè è sempre meno idonea a far .coincidere l'interesse proprio col pubblico in– teresse, anzi troppo spesso lede e calpesta quest'ul– timo per attuare quello più spregiudicatamente. Ma d'altra parte quella· che, secondo il nostro augurio e le più legittime previsioni, dovrebbe essere la nuova dasse dirigente, il proletariato, non appar,e - oome lo stesso Treves notava allora malinconi– ca:mente, - .pronta ad assumere la successione. • Orbene di qui viene a noi Pispirazione ·a inten– dere il compito nostvo. Spetta a noi di sottrarre il proletariato a.d ogni pericolosa illusione e ipfatua– zione, dargli coscienza della vastità e difficoltà del suo compito nella vita socia1e e· della pochezza at~ tuale della sua preparazione, infondergli volontà di tem.p,erare con tenace sforzo le capacità sué fino ad e-levarsi alla possibilità di essere un giorno la ·nuova classe dirigente, cui spetterà, nell'atto stesso · che libera se stessa dallo sfruttamento e dall'op- .pr,essione fin. allora sofferti, di donare a tutte le classi giustizia e libertà. E al proletariat@ noi sappiamo di poter dare co– me luce e guida di •questo suo cammino ascensiona– le l'idealità p,er cui noi combattiamo: l'idea socia 0 lista. Fu q:uesta che, in altri paesi già prima, in Ita– lia fra il 1892 e il 1915, ispirò ogni movimento de1la classe lavoratrice e l'elevò da plebe a popolo; cr,eando i sindacati di mestiere e guidandoli nella lotta; fu essa che eliminò, per molte categorie di lavoratori, gli atroci salari di fame, i ;più pesanti orari di lavoro e le altre, forme di più esoso sfrut– tamento; fu ressa che ,conquistò le prime difese dal– le malattie e dagli infortuBi; che introdusse i pri– mi capisaldi della legislazione sociale, che elevò anche spiritualmente la classe lavoratrice, assicu– rand.o l'osservanza deUa legge sulla istruzione ob– bligatoria e promuoven.do l'istituzione di nuove scuole. Ed è ancor oggi l'idea socialista, lirbera da ogni sudditanza e compromesso, libera di affer– marsi in tutta la sua pienezza, è ancor oggi l'idea socialista che subito, all'indomani della liberazione, ha suscitato tanta aspettazione, tante speranze che gli errori no~tri hanno purtroppo sin qui ·del~so. Troppo tempo abbiamo .p.erduto ed dn gran. par– te non potremo riacquistarlo. Ma c'è ancorii po_ssi– bilità di azione, al cui doveroso adempimento non dobbiamo mancare. Con uno studio paziente, seguì– to da un'azione perseverante e illuminata, con con-· crete in.iziative aspirate al nostro ideale noi dovre– mo tentare, o Filippo, di rifare l'Italia, come tu ci insegnasti, perchè da un'Italia rifatta nasca una più elevata generazione di italiani. Con questo Jntento di creare una forza adeguata alla vastità del compito che ci spetta noi ci siamo accinti all'opera di unificazione socialista, secondo l'indicazione di Filippo Turati: « un solo partito di tutti i socialisti, e solo di socialisti ». Siamo già bene avviati alla conclusione, per accostarci alla quale al?biamo dovuto vincere difficoltà· scaturenti

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