Critica Sociale - anno XLI - n. 20 - 16 ottobre 1949

426 CRITIC.I\.SOCIALE H mondo a,rabo è in' fermento dal.J'Irak al Marocco, e. se ad esem1>io l'Q.N.U. ci dicésse « sta ,be,ne, ,riprendet~i la Libia», vorrebbe dire che noi la si dovirebbe riconquistare a prezzo di una guocra e di tutte '1e conseguenze che una guerra porfa con sè dire<ttamente ed indirettamente. Ma c'è di· pi;ù-:.,Ja Libia come ·l'Eritrea, porta d'accesso questa a:1- l'acrocoro etiopico, rientrano in quell-.cot'npiesso, .strategico africano che dovrebbe• servire a difendere l'Occidente in caso di guerra con l'Orieinte. Ora, che proprio chi ha la ,respon· sabilità militare e politica di, tale d,ifesa voglia metter qaeHa pairte neHe mani di. una Italia già nemica e con quinte co– 'lonne sovietiche attive e cospicue è certo ass,i.i diffidle, e se anche Sforza fosse Cavom o Bi-smarck a poco riuscirebbe. E' questa -una .ama,ra rea.Jtà .che non sarà diirlomatico dire, ma. a,!Jlaquale è onesito accen,nare, e dcl •resto il discorso di Acheson del 21 settembre i;ni pare abbi;t, per ora, messo una pietra •suUa questione. Forse ila Somalia ci sarà data ia amministrazione per conto de1JIO.N..U., il che è, a pa– rer nostFo, il minor male cjle d poss.a accadere. Quanto a,I , D0fecanneso ed a Rooi sp,ero che non ci sia a destra o a sinistra chi_pem;i .che \febbano to 1na~e sotto '1a nMfra am– ministrazione. • La più grave <ijuestioneda ,risolvere, -1\fa quale nori vediamo come un11.soluzione a. noi, favorevole almeno per ora possa es~r .data è quella di T,çiest e. Tralas ciamo i prec~denti sto– rici. che sar;mno 1)resenti, p;;nsfa.mo, a'!,lamemoria di ognuno e rammenti01mo che prima ddià ribeHion.e di Tito i rapporti co11 .J'Qccidlmte erano evidenti,: .Mosca stava dietro d} lui, ed era .questi una pedina avanzata dcli suo giuoco coritro l'Ocddente, cioè, in definitiva, contro Washington attraverso Austria e Itaiia. Gli alleati pçoidentali a:vevano a ch:i011"e 1;1ote nel marzo 1948. dichiara,to che presto o tardi Trieste doveva rit~r11a·re, insieme col . suo ter.itor-io, all'ltalia,, se non che, avvenuta la rottura tra Tito e Mosca, la situazi•one si è ra– dicalmente. cambiata nei ,riguardi nosti-'i. Tito non ha voluto · seguir la. sorte degli a,lt~i satel[iti del blocco orientale:. Mo– sca, attraver.so purghe, processi, ecc. voleva e vuole ridurre gli, S-tati ,satel.Jiti a satrapie, centra,lizza,re economie e difesa non nelle foro <;apita:li,sibbene .!\cl Cr_emi~no; visto che Tito faceva il viso deH'a.rmi a questi progetti,. gl~ gettò f,ra i piedi il famoso ordine del giorno de'! Cominform. Tito 11011 è oggj.;'.!'Ileno·cornunis,ta di a!llora nè forse, se· si dovesse addivenire a,d una prova di forza tra Orieinte ed Occidente; è certo ch'eg.Ji si schiererebbe con quest'ultimo, è bene no– tarlo fin d'ora, e sempre ancora per causa nostra. Purtroppo !'Itali-a è pur sempre peir .Ja J4gosfavia il nemico numero un'o, quella .che scatenò con l'a Germania l'invasione del 194r donde venne il resto dei ma:li suoi. Vero è che qualche po' le refazion,i tra B,ei!grado e iRoma son mig,liorate per l'avve– nuta 2ondusfone del trattato di commerci•o, deH'acco,rdo per la -liquidazione dei beni dei cittadini Italiani in Jugoslavia, deliJa regolamentazione del'la pesca da parte di navi, italiane in acque iugoslave, ecc. ma ad onta di tutto, per i,! ma'ledetto nazionalismo di cui sono imbevuti i popoli non solo ba:lca– nici, nòi siamo la testa di turco su,lla quale Tito può sfogarsi a. batterei E sono oggi,, contro i patti stip,ulati, i scques,t,r;j di naviglio ,peschereccio che si attenti a superare i lim1ti ter-ritoria:li deHe acque jugoslave; è. di, ieri Jla introduzion·e dd dinaro al posto dd,Ja jugoli,ra· nd~a zpna B del territor10 Ebero di T-rieste, zona non certo fissata nei suoi confini da Sforza, ,la quale introduzione vuol di•re la fusione economica con la Jugòslla.via; sono le miUe angherie picco'!~ e quoti– diane alle (\[Ua!i,per parte di autorità imbevute di o dio e caviUose per abitu.dine devono soitosta,r,e, gli ita,lia.ni che in quella 'zona si trovano e che non vogliono diventare slo– veni. Malgra,do .questo ed a,jtro, come i, discorsi contliO l'im– perialfarno occidenta'1eitenuti da Tfto. e dai suoi, Washington è di~posta a da-rgli queDl'a.iuto che •lo,tenga in sella contro tutti i ,fulmini che da M;ooca vengono lanciati, e questo ~uto . comin cia .a concretarsi: 1a concessione di un eredito di. 20· mì.ti: onidi dollari .è ·sta,ta data in att~sa di concederne uno ben .maggiore e cioè di 250 in cinque anni. Gli è che l'esempio di Tito è deleterio per ,la, poli~ica di Mosca a· <iausa· del1e consegueriz.e che ,p0trebbe ayere presso gli altri satel•liti .ai... quaii vengon .posti, sott'occhio così fatti che Mosc;i. ·non. desidera si ripetano altrove. Nel sang\rinoso -gioc0 baJcanico,,Tito .ha .g,ià pagato i,r,iparte non '(liccola il Biblioteca ·GinoBianco suo debito politico chiudendo -la frontiera ai partigiani greci che dopo '1a sconfitta sul ,Vi,tsi hanno ben;;ì cercato .rifugio in Jugo&lavia, ma vi sono anche stati internati dando così una va:J;idamano ad Atene nella rep,ressione del.Ja fotta par– 'tigiana. Ora questo occhieggiar tra Belgirado e Washington sopra le nostre spaJ.le non è fatto per facilitare iJ, compito di Sforza, ed H ritorno di Trieste aH'Ita.Jia si a-Uontana nel tempo. La posta jugos1ava è koppo .piì1 importante e gli, alleati nel'la dellicata situazione in cui Tito si •trova nei ·ri– gua,rdi di Mosca non vogliono indebolirlo a,ll'inrerno del sµo Stato con ,passi o dichiarazioni a noi favorevoli. Non c'è barba. di Sfor,za che p_ossa cambiare questa situazione, ~gli anzi è H Ci,reneo .che dev;e sopportarla, egli che non ·il"h nè creata nè voluta. Ai facili oritici che sono spesso "~ o ci<iptofascisti, andrèbbe poi SeIDJ?re tenuto sotto gli occhi che di queste irmpasse\S in cui è stata cacciaita 'l'I ta,lia è ,pur semp,re responsabile chj (parti,to, ceto, cricca, classe, istitu~ zioni), portò ,l'Itali,a a quella catastrofe che fu la guer~, i,! che è comodo dimenticare. · · · Le terza questione nella quale Sforza trova situazioni di fatto contro le q11a:J.i con Jle deboli forze di, cui può' in de– finitiva disporre r'Italia deve cozzare è quella della nostra ammissione all'O.N.U. negataci per da:to e fatto del diritto di veto. Così non s:i vede come e quando, malg·rado ogni abilità diplomatica del nostro Minist-ro degli esteri, l'Italia possa essere ammessa aJll/0.N,U. Dunque la impossibilità attuale di risollvere i problemi che ,siamo andati elencando è sorta dallo sviluppo di situazioni storiche, daHa formazione d1 una costeLlazione contraria ;i!l– l'Italia, che la nostra di.plomazia non può cambiare. Il quad~o è grigio, ne conveniamo, e noi che ,pu,r'pensiamo che $forza sia, uomo di non ,piccolo formato, non lo crediamo un tau– maturgo, non prevediamo che quel' grigiore tra poco s'illu– mini, e vorremmo· aver torto. ROLANDO BALDUCCl Per una politica dei lavori pubblici Lo scritto che• segue è l' es,posvzirme riassuntwa d,i alcwn,i argome%t'i t'ratlta~i dd cam,p. on. Cecch&un,i me! discO'l'so da lui fatto alla Cmnera durante la dis:ciissi<medel Bilarncio deii L(Jl1Jori Pub/Jlvci. - Volervtieri lo pub/;,!,ochi.a,mo perchè ace- ad alcwn,i · pro– blemi che, meritano di e<oserestudi,atli e da noi risolti se– condo le dire,~tuve del nostro prag1'amum;a.Saremo perciò lie.tli se ·lo scrv~f,o del 1 Ceccheritni offrirà occasione ad altri d,i di.scw~= sulle nostre colOY11ne l direttillJe cf,i u,na politica dei lcuvori pwbblid quale noi dovremmo propugnare nel Par– éwrnento e nel Pae,se. LA C. s. S~ è as&istito -in questo ultimo biennio nel campo dei La– vori: PubbJ.ici in genere ed in quel'1o della iricostruzione edi- 1 lizia in particolare, ad un sussegui•rsi, anzi, ad un accaval– larsi di inizi.ative del Governo. Si sono vara1e, nel fatto, le ql!laHro [eggi che prendono nome dal Ministro dei, LL.PP. proponente, on. Tupini. 'Era– no forse necessarie per '1a natura dei provvedimenti che comportavano, poichè abbracciavano la <\IL~asi totalità dei ca&i ~tro i limiti consentiti dalle dispombili,tà di bHancio. Si sono avute le ben note .iniziative nello ·stesso campo del Ministro <lei Lavoro, on. Fanfani. Anzi di questo ul– timo s,i. è •letto poco tempo fa che in un pubblico comizio ha annunciato altre iniziati>ve similari per un im.poi-to~di una sessantina di miHa.rdi. Ci si trova di fronte ad •i.niziative, ad emanazioni di leggi, di norme, di disposizioni che hanno la stessa· fine: la rico– .struzione; e la medesima partenza: •la cas·sa dello Stato. Si ha quasi l'impressione <li assistere ad una gara,· invero, di, nuovo genere. , Certo è che si sono creati nuovi uffici, nuovi comifati, nuova buroorazi11,,che non ha ['esperien7,a e la compe,teriia'

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