Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949

CRITICA SOCIALE 335 no il Patto Atlantico, e lo stesso succede per Il plano Mar– sliall. Infine, Il problema essenziale è quello della parteclpa– zl one al governo. « Come, In queste condizioni, arrlvwre all'unità e superare la· crisi? « La delegazione del Comlseo che si trovava a Roma In giu– gno, mentre si svolgeva Il congresso del P.S.L.I., Incapace di ottenere un com1Promesso dalle frazioni esterne al P.S.L.I., ha creduto di dover formulare una proposta prima di separarsi. Il P.S.L.I., l'Unione dei socialisti, e Il gruppo di Romlta, con– servando la loro autonomia, costituirebbero un comitato pa– ritetico nazionale Incaricato di preparare un congresso di uni– ficazione. A questo congresso spetterebbe di pronunciarsi sulla organizzazione del partito come sulla sua linea politica. « Ciascuno accetta Il metodo e ciascuno è pronto a Inchi– narsi davanti alla maggioranza. « Ma sarebbe molto grave, secondo I saragatlanl, che una decisione contrarla alla partecipazione sia presa nel congresso di unità - grave per l'avvenire stesso della democrazia In Italia -. Non bisogno rafforzare le Istituzioni e non bisogna, sforzandosi di difendere In seno al governo gli Interessi della classe lavoratrice, preservaire l'esperimento De Gasperl? Un governo omogeneo democristiano può vivere, e se vive non si rischia di assistere allo stabilimento di un vero regime di oppressione reazionaria e clericale? « Per l'unione del socialisti, per gli autonomisti di Romlta, -per la sinistra e ,per Il centro stesso del P.S.L.I. la politica seguita da Saragat è cattiva. Se I saragatlanl sono In maggio– ranza al congresso di unificazione, Il partito unificato non può avere successo nella classe operala. Gli operai che potrebbero uscire numerosi dal P.S.I., quelll che, già usciti, si sono finora rifiutati di entrare In una organizzazione, non .-aggiungereb– bero li nuovo partito. ~ Ciascuno misura le gravi conseguenze del suo scacco even– tuale e, pronto a inchinarsi davanti ad una maggioranza con– trarla, non vuole dimenticare nulla per essere Il vincitore. Bi– sogna essere sicuri Innanzi tutto che le operazioni di censi– mento degli effettivi di ogni l!lruppo saranno regolari. E si leme di qui un'inflazione a sinistra_ e di I là una inflazione a destra. Bisognerebbe bloccare gli effettivi saragatianl, la lot– ta è troppo lneg·uale tra un partito già organizzato che dispone di. qualche mezzo, e le altre frazioni ... I comitati paritetici di provincia stessi s:pesso non sono una garanzia sufficiente. E cl si inoltra nella ricerca di soluzioni tecniche. « Nel momento In cui scrivo qÙeste righe sono sempre nel– l'acuta incertezza che ml teneva alla partenza da Roma. Una soluzione ha permesso di realizzare l'accordo definitivo sul metodo? Romlta sembrava disP,osto. Mondolfo, Matteotti e I loro amici vi lavorano. Ma quali saranno le reazioni dalla parte di Sllone? L'Unione Socialista troverà abbastanza fiducia in se stessa, avrà una capacità di risoluzione sufficiente? « Tutti I socialisti Italiani sentiranno che occorre prima di tutto, per far vivere la democrazia nel loro paese, un partito socialista forte, che attinga le sue forze In quelle della classe operala? La riunione di tutti I socialisti In un· partito unico deve costituire, In effetti, da sola, li fatto ,politico dominante che bisogna creare e davanti al quale le altre preoccupazioni sono subordinate, Che I ministri del P.S.L.I. lascino sl o no Il governo, bisogna prepara,re Il congresso di unificazione. Io potrei pens.are come Saragat, ma anche come molti altri della sinistra, che Il socialismo Italiano non può rinunciare In modo definitivo alla partecipazione al governo senza pericolo per la democrazia italiana. Ma può allontanarsene un momento ,per rifare la sua unità, per ricostituire le sue forze, e questo senza mettere In pericolo la democrazia. « Se Saragat e la destra del P.S.L.I. accettassero la tesi di ritirarsi, noi assisteremmo ben presto alla rinascita di un par– tito che fu Il più forte d'Italia. Il partito che Nenni ha ucciso Saragat può rifarlo. Posto più tardi all'opposizione o di nuovo al governo, ma In condizioni ben migliori, esso sarebbe la ve– rn garanzia della democrazia. « Snrngat, alla testa di un partito che conta più di cento– mila aderenti, tiene senza alcun dubbio nelle sue mani l'avve– nire Immediato del socialismo In Italia. Si staccherà abbastan– za dal clima politico nel quale è Immerso per Intravvedere la grande soluzione? Non potrebbe ritirarsi ora, anche da solo, dal governo di De Gasperi, lasciando al governo, fino alla de– cisione del coneresso di unificazione, del tecnici del P.S.L.I.? Se egli percorresse l'Italia consac,andosl personalmente alla realizzazione del grande partito unico, In contatto costante con i militanti operosi di ciascuno del gruppi, se egli evadesse un po' anche dal campo chiuso Italiano per astrarsi dalle combinazioni e ripensare con I suol amici che l'osservano In Europa Il problema capitale, forse egli porterebbe ben presto In S'è la erande s·peranza >. BibliotecaGino Bianco Ciò che si stampa KENNBTHWnuRB: Del gouerno federale. •Mllamo, edizioni di Co– munità, 1949, pagg. 498, L. 1600. E' un eccellente studio di un professore di diritto costituzio– nale ed amministrativo della università di Oxford, non su~– l'astratta struttura, ma sulla realtà dinamica degli Stati fede– rali modern1. Stabilito come principio federale quel s-lstema di divisione del -poteri che permette al governo centrale federale ed al governi periferici federati di essere, ciascuno 1"1una data sfera, coordinati ed Indipendenti, e considerati quindi Stati fe– derali quel-li che tale principio esplicano (piuttosto che la con– sueta, ma ·criticata, distinzione di Stati che esplicano, a diffe– renza delle confederazioni o delle leghe federali, un diretto po– tere di sovrlllllltà sul popolo, sia da parte del governo cen– trale che da parte del governi periferici), l'A., mentre con– centra la sua attenzione su Stai! Uniti, Svizzera, Canadà ed Australia, esclude dal novero alcuni ·Stati imper,fettamente fe– derali, tra cui l'U.R.S.S. Brevemente, ma efficacemente, l'A. ri– chiama Il processo storico della diversa formazione degli Stati federali, mettendo In evidenza come si combinino Il desiderio di unione ed Il desiderio d'Indipendenza nel limiti dell'U1Dlone: e 1Prosegue la sua Indagine rilevando quali con– dizioni siano necessarie per la fondazione e la conservazione degli stati federali - tra cui la comune forma democratica - e quali Invece ne siano le forze erosive. Particolarmente h:n,portante, perchè fondata non su dednzlonl di as_trattl prin– cipi, ma sull'a,nallsl del concreti problemi e delle soluzioni ad esse storicamente e ·variamente date, è la lunga parte che riguarda l'organizzazione, Il funzionamento e la dinamica In– terna de~ll Stati federali. E' speciale merito del lavoro sof- . fermarsi ad esaminare, nel loro concreti mutamenti e nelle loro particolari tendenze - concludenti tutte nello sviluppo, più o meno deliberato e consapevole, del poteri dello Stato federale, senza tuttavia che ciò significhi s-vuotamento o so– praffazione degli Stati regionali periferici - sul cinque CrtJ– clali problemi dello Stato federale: quello finanziarlo e tri– butario; quello economico, tanto sotto -l'as,petto doganale e di scambi Internazionali, qua,nto sotto quello dei controllo economico; quello del servizi e delle Istituzioni sociali, Istru– zione inclusa; quello In.fine del iPOlerl bellici e militar!. Il saggio empirismo dcli' A. lo fa rifuggire dal configurare pro– fessoralmente soluzioni che possano considerarsi un optimum: egli preferisce analizzare e raffrontare le singole esperienze concre te, le dlfllcoltà superate, I risultati conseguiti, I pos– slbf.li sviluppi. L'autore rileva, nelle sue conclusioni, come I governi centrali siano oresciutl sempre più d'Importanza rispetto al governi regionali periferici, sia per avere svllup– pato li settore loro originariamente assegnato, sia per essere stati Investiti di altre competenze: e ciò dicasi In particolare nel settoré della finanza ed In qnello della economia. In Ispe– cie guerre e crisi economiche, richiedendo sforzi finanziari che solo i governi centrali sono In grado di sostenere, hanno fa– vorito questa tendenza unitaria. Ma l'A. non mostra troppo scetticismo ci.rea la permamenza di Stati Federali, nè crede che queste tendenze alla centralizzazione determineranno il loro superamento In Stati accentrati. Il principio federale ba dalla sna ancora notevoli risorse: esso può dare l'unità, do– ve 1J'unità è richiesta, attraverso l'adattamento costltuzlouale che è continuo, ma può assicurare pure che vi sia varietà ed Indipendenza in materie In cui non è essenziale l'unità e -l'uniformità. « Uno del più urgenti probi.emi del mondo mo– derno » - egli spiega « è quello di preservare le. diversità sin ,!là :dove esse sono degne di per sè di essere i:onservate, sfa dove a:ion ·possono venire eliminate anche se non sono de– siderabili; ed In pari tempo di Introdurre un certo grado di unità, In modo da prevenire conflitti e da facilitare la coo– perazione ... Il federalismo è destinato a realizzare l'Ideale di rendere sicura e funzionante la conciliazione della diversità . e dell'unità, della Indipendenza e dell'interdipendenza>. Come si vede non siamo più nel campo delle esperienze estranee: ma nel campo delle esigenze che s'affacciano urgenti per la Eu– ropa d'oggi. Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Vice-direttore respons.: ANTONIO GREPPI g. p. Autorizzazione Tribunale Milano 8/10/1948 n. 646 del Registro Tipografia Pinelll - Milano - Via Farnet_i, 8

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