Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

370 CRITICA SOCIALE Coine • Sl diventa socialisti Lo scritto che segue è, sfrondato dai preamboli, il tèsto della conferenza ina1tgurale della Ecole Socialiste di Parigi, tenuta da Léon Blum il IO novembre r93r, ripubblicata a Parigi (Editions de la tiberté) nel 1945, col titolo « La méthode soci:lliste ». L'esperienza dei presupposti critici e della volontà costrnttiva che concorrono a formare la co– scienza socialista assurge nella nitida esposizione di Léon Blivm ad una visione cosi approfondita e così universale ad un tempo che non dubitiamo sarà apprezzata dai nostri lettori, e sopratttttto dai giovani. LA C. S. Di fronte arlq società presente. Ciò ch'io vorrei questa sera studiare con voi è l'insieme dei procedimenti con cui in uno spirito, che intenda affron– tare la realtà, possa costituirsi e consolidarsi la convinzione socialista. Esito ad adottare il più recente terinine del ger– go filosofico, ma ciò che vorrei studiare sono i « comporta– menti:., come si dice, dello spirito di fronte alla realtà ed il modo in cui si possono formare in 'esso la convin– zione socialista e le correlative _disposizioni all'azione. Naturalmente, in uno· studio come questo non potrei pro– spettare il caso più frequente. La maggior parte dei nostri compagni operai non· ha infatti· bisogno di chiedersi per quali- « comportamenti » · dello spirito essi sono divenuti e restati socialisti e per quale ,ragione essi militano nelle no– stre file. Per essi tutto è proceduto in maniera molto più semplice. E' la stessa vita di fabbrica che li rende socialisti, sono le sofferenze della vita operaia, è la coscienza dei pro– pri interessi, è il sentimento della solidarietà con i loro compagni di lavoro. Non c'è invero bisogno di un'analisi molto sottile per sapere perchè un operaio, minacciato nel suo salario ,ossia nella vita dei ,uoi cari, oppure coinvolto con i suoi compagni in uno sciopero, diventa un socialista, anzi un socialista militante. Prospetterò invece un caso più raro, certamentè, ma che, io credo, è quello di molti fra voi, e ehe è stato anche il mio, ossia il caso di ·colui sul quale la pressione di classe non si è esercitata in maniera diretta, immediata, irresisti– bile, ma che è divenuto socialista attraverso un processo dello· spirito. Naturalmente- la traccia di questo processo dello spi– rito· sarà delineata molto ,schematicamente: e lo sarà in modo assai personale. Probabilmente, anzi, io generalizzerò il mio case e la mia personale es_perienza. Prenderò, se me lo consentite, il soggetto sul quale i filo– sofi lavorano e meditano: il soggetto pensante, il soggetto attivo. Esso è posto davanti ad un oggetto che, dal punto di vista che noi consideriamo, è un oggetto ~ociale, è un universo sociale, è una società, che, attualmente, è indipen– dente dalla vostra volontà. Questa realtà, questo universo s9ciale, sono cioè quello che sono e non _già ch'io vorrei o ch'io troverei giusto che fossero. Ma il lavoro socialista dello spirito sulla realtà, cioè la applicazione del metodo socialista nella interpretazione della realtà sociale, cominoia nel .momento in- cui cominciamo a sottomettere al nostro giudizio questo universo sociale, in– dipendente dalla nostra volontà. Libera critica. -Per questo riguardo, il metodò socialista è conforme a tutto il metodo filosofico, da Cartesio in qua. Al punto di partenza di questo lavoro dello spirito sta una posizione· 'puramente critica. C'è un dubbi<;,metodico che, d'altronde, sboccherà molto verosimilmente in una negazione metodica. Ciò sembra del tutto semplice a noi tutti che ci troviamo qui, perchè in noi qu~sto lavoro è già compiuto; ma, vedete, in realtà qui sta l'atto essenziale, ed in molti casi l'atto più difficile, della iniziazione s.ocialìsta. E perchè? Perchè esso presuppone la rottura con la tradizione e con le abitu– di~i millenarie dell'umanità. La più antica tradizione del– l'umanità, per serv-irmi ancora una volta di un termine di moda, è quella di «..conformarsi», di accettare quello che è, di accogliere le cose così come stanno. E' di dire: poichè BibliotecaGino Bianco le cose -sono così, è naturale che siano così; e poichè è naturale, è legittimo; e poichè ciò è così oggi e mi sembra che sia sempre stato così, ebbene, è probabile che ciò con~ tinuerà a restare così sino alla consumazione dei secoli. Nessuna tendenza è più naturale per l'uomo, e più difficile da superarsi, che questa accettazione come cosa naturale, legittima e quasi necessaria, della realtà sociale in cui egli è immerso. Ciò che inve,:e è caratteristico per noi qui, proprio co– me nel metodo cartesiano, è il rifiuto, di fronte a questa realtà sociale, di ogni argomento d'autorità, quale che esso sia, sotto qualsiasi forma si manifesti, sia esplicito od im– plicito, per qt\<lt'.to forte esso sia, dato che è .istintivo in noi ed è ricavato dalla stessa esistenza delle cose attorno a 1wi e dal fatto che noi viviamo nel loro seno, avvolti da esse. E' in questo rifiuto dell'autorità che consiste pre– cisamente il primo atto dell'emancipa2iione dello spirito d.i fronte alla realtà sociale e, ripeto, per questo occorre re-• spingere qualche cosa che è potente, perchè si t·ratta ad · ua tempo di una tendenza istintiva isolata- e di una tendenza istintiva alimentata da una tradizione ed eredità secolari. Nulla, da secoli e secoli, è più naturale, nulla pare più ne– cessario all'uomo che accettare le cose come sono. Giudicare la società esistente con mente libera da precon- cetti ottimisn-ii, E noi,, all'oppo~to, al primo stadio del nostro lavoro, pre– tendiamo di sottomettere ali'esame c_ritico, pretendiamo di giudicare ciò che esiste. Noi rifiutiamo di ammettere che ciò che è sia huonn per il semplice fatto che esiste, che ciò che è sia legittimo perchè è sempre stato così e perchè, essendo stato così, debba normalmente e legittimamente con– tinuare ad essere, Noi esaminiamo, noi critichiamo e noi ci riserviamo il diritto, se a ciò conducono le conclusioni del nostro lavc,ro critico, di rifiutare. Ciò presuppone la libertà dello spirito di fronte al mondo, e ciò suppone che molti ostacoli precisi e positivi siano stati superati. Osta– coli e costrizioni di ogp.i specie, come quella, che si pre– senta immediatamente alla mente, che deriva dalla spiega– zione provvidt!llziale del mondo e ché ci è offerta dalle re– ligioni .positive. Non c'è religione positiva che non impli– chi un ottimismo, poichè, se non implicassero un ottimi– smo, come si giustificherebhero la· Provvidenza, la bontà suprema di Dio? A base di ogni religione c'è un ottimi– smo, che s-i estende necessariamente all'universo sociale. L'universo ~ fatto così : .è Dio che l'ha voluto, Vi sono dei ricchi e -dei poveri: è Dio che l'ha voluto. Si potrà tutt'al più promettere un'altra esistenza compensatrice e dire che, attraverso un r0vesciamento dei valori in una vita futura, _quelli che quaggiù h;nno sofferto beneficieranno di una felicità senza; turbamento, e che coloro che hanno abusato del ·piacere saranno castigati, ·In_ questo momento non ricerco, perchè ciò ci condur– rebbe lontano, se esiste una fondamentale opposizfone tra il dogma religioso stesso e certe concezioni, certi postulati ·del socialismo. Dico. soltanto che nella posizione critica di fronte al mondo, che sta necessariamente alla base del la– voro soc-ialista, del metodo e della convinzione socialista, esiste il ripudio di ùna pratica e, soprattutto, di una di– sciplina fondate su di una data concezione ottimistica. Trasferendoci ora in un campo completamente diverso, la posizione che io ho definito, nello stesso modo che im– plica il ripudio dell'ottimismo religioso, impl-ica pure, ia un altro ordine d'idee, il ripudio dell'ottimismo economico, di ciò che vien chiamato! le teorie liberali dell'economia, da Adamo Smith sino ai professori ufficiali di economia politica di oggi, Tutta questa concezione, così detta libe– rale, si fonda su di -un ottimismo che non deriva propria– mente dalla provviden;,a, ma che potrebbe benissimo deri– varne, e che cleriva quanto meno dalle cosidette « leggi na– turali». Quandò Bastiat dà per titolo alla sua opera < Ar– n{onie economiche», non lo fa per dare ad essa un titolo attraente, ma' perchè queste parole riassumono perfettamea: . .

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