Critica Sociale - anno XL - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1948

CRITICA SOCIALE 369 !IOCi, ma concorra a risolvere il maggior problema della alimentazione del popolo. E la coo,perazione agricola - come si è detto - deve tendere anche oltre i confini territoriali. La emigrazione individuale, senza mezzi e senza difese, appartiene ad un doloroso passato. Fuori dei confini, nella vicina Francia, nell'amica Inghilter– ra, nell'Africa settentrionale, nelle Americhe esisto– no terre fertilissime che non attendono se non l'in– telligente lavoro del nostro contadino. Dobbiamo volere provvidenze governative che rendano possi– bile la creazione in patria di Cooperative agricole per la emigrazione, le_ quali raccolgano ed organiz– zino i contadini disoccupati, li forniscano di mezzi sufficienti per il viaggio, per affrontare le prime spè– se e superare le prime difficoltà, per appoderare le terre· vergini avute in conc~ssione, per costruire la casa,, .Ja,·stalla, la scuola, la chiesa, la sede della · cooperativa. I danari erogati in questa opera tor– neranno presto e moitiplicati nelle casse dello Stato; i molti milioni di contadini disoccupati trnveranno pane e tranquillità e la figura dell'emigrante italia– no cencioso, affamato, facile al.Ja sbornia ed al col– tello passerà alla storia come espressione di una . epoca definitivamente tramontata per meri-lo del so– cialismo. GIULIO PUGLIESE Assiste_nza preventiva e assistenza curativa L'esperimento grandioso che si' sta facendo in In– ghilterra nel campo assistenziale attrae l'attenzione di tutti per la sua ardita vastità. L'assistenza medi– ca, chirurgica, specialistica, ospedaliera, insomma tutta l'assistenza' sanitaria, integrata - se· occorre -__ anche da quella economica, è fornita gratuita– mente a tutti i cittadini di ogni età e di ogni con– dizione. Date le antiche consuetudini di tutti i Pae– si in questa materia, la cosa non può a meno di fa– re grande impressione e di suscitare la più trepi– dante attesa. Le previsioni sono varie a seconda del punto di vista dal quale viene considerata la coraggiosa ed attraentissima prova che sembra vibrare un· pode– roso colpo a ciò che Ausonio Zubiani chiamava « il privilegio della salute ». Perchè fra le tante ingiusti– zie del regime capitalistico la più bruciante ,è pro– prio questa, che i favoriti d-alla fortuna possono con– cedere alla propria salute una difesa che ai disere– dati è negata: tanto bruciante che nel duro ed av– venturoso cammino del civile ·progresso, appunto nel campo delle opere assistenziali· si è sentito il dovere ed il bisogno di affrettare un po' il passo. L'esperimento inglese però rappresenta non un passo, ma addirittura uno di quei salti acrobatici al cospetto dei quali si trattiene il respiro. E subito ci si domanda perchè non potremmo fare, se non oggi, in un· prossimo domani, anche noi qualche cosa di simile. Esser liberati dalla preoccupazione economi– ca, dalla schiavitù del bisogno quando la salute vien. meno e l'esistenza è in pericolo, avere a propria disposizione subito, e dovunque, tutte le opportune cure, tutti i necessari presidii, sarebbe senza dub– bio una grande conquista. Ma anche qui è sempre la stessa storia: questione di mezzi. Se però ci si attarda a considerare serenamente la cosa in sè ed in rapporto alla sua attuabilità in altri Paesi e presso popolazioni diverse, profonda– mente diverse, la mancanza di mezzi finanziari non appare più la sola, e forse neppure la maggiore dif– ficoltà. L'ostacolo maggiore consiste in quello che si suol chiamare « immaturità civile e sociale » fra– se sul cui significato sarebbe bene intendersi. Ciò che nell'esperimento ora iniziato dall'Inghil– terra subito si vede, e si impone all'attenzione di tutti non è la cosa di maggiore importanza. Ben più importante dell'agevolazione che si offre al cit– tadino inglese di avere a sua disposizione tutti i mezzi di cura è l'orizzonte che si apre nel campo preventivo, benchè sembri che l'esperimento. si ri- iblioteca Gi o Bianco ferisca mo_lto di più, /se non es.elusivamente, alla cu– ·ra •d~'i morbi. Il compenso che dal 5 luglio 1948 percepiscono i medici inglesi per l'opera loro non si riferisce alle cure prestate, ma bensì al numero delle persone assistite. Non è la stessa cosa, anzi, nelle sue conseguenze, è tutto il contrario. Ogni me– dico inglese riceve uno stipendio-base di 300 ster– line all'anno, più tre quarti di sterlina per ogni a– bitante inscritto nella lista dei suoi clienti, che pos– sono arrivare ad un massimo di 4000. Il numero del-– le prestazioni, visite, interventi ecc. non ha a che fare col compenso che· è stabilito soltanto in base al numero dei cittadini affidati alle cure di ciascun medico, e nun al numero dei pazienti curati. In questo dettaglio (che facilmente sfugge all'attenzio:. ne di chi è preso dall'interesse di avere, se malato, tutto ciò che gli occorre, senza preoccupazione o fastidio di spesa) sta la imµortanza sociale ed il carattere decisamente rivoluzionario dell'esperimen– to ardito. Dal 5 luglio in poi la mentalità dei cit– tadini inglesi non si sarà cambiata da quella ch8 era p11ima e si continuerà a cercare il medico quan– do c'è la malattia: anzi lo si cercherà ed esigerà più di prirma, perchè non c'è ,più di mezzo il freno della spesa per la cura. Ma ben diversa sarà la situazio– ne del medico il cui lavoro, contrariamente al pas– sato, è tanto meno gravoso quanto minore è il nu– mero dei malati e quanto migliore adunque sarà la sanità pubblica. Viene quindi improvvisamente a cadere quell'an– tagonismo fra interesse pubblico ed interesse di ca– tegoria, che ha in effetto contrastato sempre il pie– no sviluppo della profilassi sanitaria, della igiene applicata, della medicina sociale. Richi-esto di prestar l'opera sua nel settore clini– co-terapeutico, a questa materia il medico ha sem– pre dedicata tutta la sua attenzione, e tutti gli sfor– zi degli studiosi e della scienza ebbero fino ad ora per oggetto precipuo la diagnosi della malattia e 13 cura del malato. Ora non più: ora nell'interesse non soltanto della collettività, ma anche dei medici, la scienza e la pratica ·devono rivolgersi anche, e con sempre maggior attenzione, alla prevenzione delle malattie, settore nel quale i risultati benefici saran– no assai più larghi e più solleciti che nel settore clinico, essendo in questa materia molto più facile. oltre che conveniente, prevenire che reprimere. Non bisogna credere che il passaggio della me– dic,ina preventiva - materia tanto vasta da per– meare tutti i campi dell'attività umana - dalla teo– ria alla concreta . realtà non imponga al medico pratico un continuo e severo lavoro. Sta di fatto però che l'opera del medico, richiesta non solo dal– l'individùo colpito, ma anche dalla collettività che vuole e può essere difesa e vede e riconosce nel medico il suo difensore, ascende ad un piano so– cialmente assai più elevato ·dell'attuale, e più con– sono alla coltura, alla mentalità ed alla missione sociale del me-dico. Se questo è il panorama che si affaccia spingén– do lo sguardo verso le possibili conseguenze sociali dell'ardita prova inglese, rimarrà forse preclusa ai popoli meno ricchi e civilmente· çliversi la v_ia di un analogo progresso verso la redenzione sanitaria? Non sembra, perchè questi• grandiosi provvedimen– ti non· nascono, come forse potrebbe sembrare, per una specie di generazione spontanea, ma sono con– seguenza di un vasto complesso di fattori che, al– meno in parte, sfuggono al nostro controllo. E per chi attentamente osservi, anche in Italia, malgrado la' penuria di mezzi e la differeri'za di civili con– suetudini, si vedono i primi segni di questo fatale e benefico estendersi della scienza e della pràssi medica dal campo strettamente curativo a quello preventivo. Le vie che a noi si schiudono sono molto diverse, ma la mèta che si dovrà ·raggiunge– re è la medesima. A. DELBOE Leggete e diffondete il quotidiano del P. B. L. L L'UMANITA'

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