Critica Sociale - anno XL - n. 14 - 16 luglio 1948

314 CRITICA SOCIALE capitale, cioè passare alla socialdemocrazia, o col proletariato, cioè restar quel che si è, approvare in blocco tutta la po– litica del P.S.I. dal 1943 ad oggi, tutta la leadership nen- ~ niana in ispecie. Diable d'un homme! Lo si ascolta contrap– puntare in termini di mera politica la requisitoria dottrinaria di Basso, e ad un tratto ci si accorge del trucco. Questo discorso non è affatto per i congressisti; è per uno solo: Pertini. E' fargli, magistralmente, da sirena. E il buon San– dro Pertini, che non ha gli accorgimenti di Ulisse, rispon– derà a suo modo: esplodendo, e mostrandosi - come ma•· lignamente mi suggerisce un corrispondente straniero -– « plus gauche des gauches ». Del tutto indifferente, poi, qu~si anzi stupito, di essersi da sè bruciato la funzione di leader del centro, e sopportandone in buona pace la sconfessione. Estremamente esplicito è stato anehe Romita. «Non sia– mo in grado, così come stiamo, di risolvere la crisi italiana», di contrastare una reazione che associa spada, stola e horsa, di rimontare la situazione. Bisogna mutare radicalmente rotta: autonomia al 100:ì'o; niente patto d'unità d'azione· seppel– lire risolutamente il fronte che è morto; acce'tt1ziune in pieno del piano di ricostruzione, sotto il controllo ddla clas– se lavoratrice. Si erge con inasj.lettata energia a gridare in faccia a Nenni: « C'è scissione fisica e scissio,1e ideulogica. Lci scissione ideologica si ha quando non 5i ha ;irlucia e non si vuole creare un'azione socialista. Non siamo scorie. E dal Partito non usciremo noi. Usciranno coloro che han– no il cervello comunista, coloro che ritengono che il P.C. ·sia il vero ed unico partito della classe lavoratrice». Non !'a mistero che la sua linea' (salvo la disapprovazione della col– laborazione al governo) è quella di « Unità Socialista». E alla unità socialista fa appello. « L'unità socialista si farà, la vogliamo o non la vogliamo; e si farà perchè la vogliamo. Ma occorre una nostra chiarificazione» (Che poi non ver- rà fatta). · A proposito di Romita, bisogna che ci ricrediamo. Quali possano essere stati i suoi immediati precedenti (egli li giu– stifica come una disperata prova di fedeltà), si deve ri– conoscere che qui non v'è ombra di doppio gioco o di mano– vra men che chiara. Più furbo, più accalappiante, ed anche un tantino più demagogico della sinistra (ristabilirà poi l'e– quilibrio l'elevato e nobile intellettualismo, con qualche eco liberal-socialista, di Calogero), non meno della sinistra in– tende essere rude e francò giocatore. La delt,tsione congressuale è il centro. Non chiarisce e non vuole gran che chiarire le ambiguità della sua mozione. Non esplica nemmeno grandi manovre. La caccia a qualche ·mozione che logicamente dovrebbe stare con gli autonoinisti (come lo pseudo-centrismo dei baresi, che pone perentoria– mente la denuncia del patto d'unità d'azione) o a qualche mozione isolatamente perplessa (come quella Della Giusta– Marmori di •Milano) è stata impresa dell'ultimo momento. In realtà la situazione del centro era già precostituita in · modo tanto solido, che non riuscirono a prevalere sulla sua inconsistenza nè gli argom.enti polemici dei suoi avversari, nè, tanto meno, il brusco, ma isolato, passaggio alla sinistra di Pertini. · E a chi 4 rire la « linea» del centro non giova nemmeno .il discorso di Lombardi, c_osì impegr{ato a tenersi equidistante •dalle ali e a conclamare l'esigenza di una politica socialista, specificamente tale, a cui non riesce poi a dare alcuna so– lida base, alcuna possibilità pratica, alcuna traccia che non sia intrinsecamente o impossi.bile o contraddittoria. Quando, dopo una notte ins~nne e febbricitante, ~i sco– pre che la votazione sulle mozioni ha impedito di formar-e uria direzione rappresentativa dell'intero partito e di uo– mini dotati di un minimo asc~ndente, sì che immediatamente. si palesa la quasi-impossibil_ità di eleggere un s.egretario, tutti hanno la sensazione che questa battaglia non decisa è una battaglia perduta dal P.S.I. La vera crisi si apre ora. L'unico a non avere il viso grigio dalla stanchezza e dallo sgomento· e a non battersi contrito il petto, dalla tribuna o in privati conversari, è quel gigantesco timoniere, la ·cui figura fa da 'sfondo alla presidenza. Sa benissimo di avere condotto il vasceflo der P.S.I. proprio al centro del tifone, con sorte incerta. Ma, diamine, tutti si erano subito accor-• ti che si trattava di un pi_lota cieco. BibliotecaGino Bianco al XL Congresso Nota della S. F. I. O. Dal 1 al 5 luglio si è tenuto a Parigi il 40' Con– gresso del Partito socialista francese, che era atte– so, ma non ha avuto molte ripercussioni, specie da noi, mentre ci sembra che sia il caso di metter.ne in rilievo i dati positivi e· più ancora qu ell i che a noi paiono negativi. E' nota la difficile posizione in cui oggi è posta la S.F.1.0., posizione che rispecchia fedelmente la difficoltà in cui si trova iq Francia la democrazia, premuta da un lato dal degollismo e dall'altro dal comunismo. Il Partito socialista è in Francia l'uni– co partito che abbia come fine preciso, come, èlirei, programma connaturato alla sua essenza stessa, e che quindi non può rise·ntire di alcuna oscillazione e non ha quasi bisogno di essere formulato, la di– fesa del metodo democratico e della repubblica. Non già che sul piano della democrazia pura e semplice i soli sinoeri e convinti assertori siano i socialisti. Nell'M.R.P., come tra i radicali e altrove, i democratici non mancano (lo stesso Schuman, ad esempio, lo è senza dubbio). Ma in quanto partiti, gli altri, sia per l'attrazione del clericalismo che, per sua natura, nulla ha a che vedere con la democra– zia, sia per l'influsso delle destre borghesi, r,er cui · la, democrazia è valida solo in quanto basti a difen– dere i loro interessi, ma può essere messa in sof– fitta quando qu,esti appaiono minacciati, è evidente che la loro d·ecisione nena difesa della repubblica può svanire ben facilmente. E si son. visti già e più si potrebbero veder,e in futµro, di fronte alla mi– naccia di agitazioni ed al pericolo rappresentato dai comunisti, molti e_lementi del «centro» operare un ralliement con i degollisti, cioè con i neo fascisti francesi, magari a maUncuore, magaTi in. nome di una « necessit~ » che proprio loro renderebbero ne– cessa,ria. In simile circostanza, il partito socialista fran– cese è venuto acquistando una grave responsabilità ed una posizione morale di prima importanza, ma, atroce iToni.a, l'ha acquistata nello stesso momento e per le stesse ragioni che ne indebolivano -la for– za -effettiva e ne attutivano il mordente: nel mo– mento 'Cioè in cui i suoi avversari naturali gli sot– traevano diverse posizioni. Il pa,rtito, quindi, dovette porsi chiaramente di fronte alla necessità di assolvere il compito di sal– vaguardare la democrazia, che lo attendeva, cercan– do al 1iempo stesso di riacquistare la forza perduta o che andava pèÌ'dendo. I due ultimi Congressi han, no posto l'aecemto su questa necessità. Si è in essi chiaramente riaffermato che il partito doveva "ri– conquistare il pro],etariaito· francese, intensificando soprattutto l'azione sindacale e svolgendo una poli– tica interna corrispondente alle aspirazioni della · classe lavoratrice. La designazione di Guy Mollet a segreta-rio generale del partito nel settembre 1946 a Montrouge, e ·l'approvazione di una mozione de– cisamente progressis-ta l'anno scorso a Lione sono state l'espressione più evidente di questo indiri,zzo del partito. Ma la penetrazione socialista neHe mas– se operaie, pur se non è stata del tutto priva di risultati, ·non ha tuttavia potuto essere. efficace quan– to si voleva e si poteva· sperare. Infatti, dopo che i comunisti furo·no allontanati dal govern~, e g,jà p>rima, essi, in vista del Joro fine chiaramente deli– neato (che è fine puramente negativo: sabotaggio della ricostruzione, ,della produzione, della demo– crazia) ebbero buon gioco in una campagna dema– gogfca, senza preoccuparsi che così facendo raffor– zavano e tuttora rafforzano i degollisti, mentre i socialisti, costretti dalla necessità di salvare la re– pubblica, dovettero prima costituire il governo e p0i parteciparvi perchè senza di loro esso non si sarebbe fatto, _ciò che significò adottare o accettare misure anche impopolari. Essi, poi, non riuscirono ad armonizzare e conciliare la loro duplice azione, mentre anche sul piano governativo divenf,iv,i im– possibile dar corpo alle deliberazioni dell'ultimo Congresso. E" così, l'azione socialista, pur ispirata

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