Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948

CRITICA SOCIALE 43 àiversa. da quella del solo « vivere »-, propria degli animali; se mettiamo al _sentro del processo storico l'uomo -con il suo bisogno di vivere da uomo, solo allora possiamo capire quan– '° il Mar:X. dice della rivoluzione e del comunismo, che deve abolire tutte le classi, appunto percbè voluto dalla classe ooe addensa su di .s•è tutte le sofferenze sociali e può quindi irappresentare - il proprio interesse come interesse universale (pp. 83, 128). Si avrà cosi il lavoro come autoattività (non più necessita, ma libertit) e l'individuo assurto ad individuo totale (uomo) (p. 128). Questa linea di pensiero può ricàvarsi dalle stesse criti– che svolte nella Ideologia, second·o i principii del materia– lismo storico, che anticipano il Manifesto, specialmente nella parte destruens (pp. 289-290), per giungere alla confutazione 4ello stirnerisn10, che isola l'uomo dalle sue condizioni d"-· riche (p. 294) e concludono con la dimostrazione che i1 co– muµismo non 'è, distruzione della persona, come credeva · Io Stirner, ma è invece la , rip.bilitazione della persona, è la e perfetta rapina alla rapina della personalità » compiuta dal capitalismo (pp. 329, 332). Anzi C. Marx q1,1i aperta– mente nega un principi6 opposto in forma critica dallo Stii-– ner, accettato dal Marx stesso nei suoi' commellti alfa Comune piÌrigina e ripreso poi come segna.;-oio in. vessillo da N. Lé– nin_; nega che 13. caratteristica del comuxii'smo consiste nel dare a tutti « uguale salario » (p. 343). I Sarà •interessante la lettura del 2'>> voJ., ove, parlando del < vero socialismo », si vedrà come il Marx non si 0 ar;restasse di fronte al tabù dell'« unità I proletaria», quando riteneva Questo primo volume frattanto ci dà non solo un'altra prova necessaria a chiarire i fini e l'azione della lotta socialista. della vasta coltura storica e filosofica di C. Marx, ma anche tm altro esempio della coscienziosità, della giovialità e del– l'acutezza ironica con cui egli soleva criticare-gli avVersari, non rigettati còme... « reazionari », in Q.Ome di un intoccabile dogmatismo, ma discussi diligentemente e a volte anche stronc~ti, ma sempre col più scrupoloso rispetto della logica e del la scienza. · ALFREDO POGGI FRANCESCO MAGRI: Controllo operaio e Consigli di azienda in Italia e all'estero (19Ùi-1947) - Milano, Editrice Ac~a– demia, 1947, p. 336. E' una seconda edizione, riveduta ed aggiornata con nuo– vi documenti e note, del libro, accolto favorevolmente dalla !tampa-, su « la crisi industriale e il contr9llo operaio », pubblicato nel 1922; una ricca documentazione obiettiva sul- 1a crisi sociale e i suoi principali problemi di quel primo •opoguerra. Il libro, nota - rautore, è tornato, ora d'attualità, e, dopo eltre 20 anni, le stesse quèstioni sono sul tappeto, .con in più l'apporto delle passate esperienze e delle subite delu– l!lioni; cosicchè la testimonianza del ,passato conserva tutto il suo valore « per coloro . che non vOgliono ripetere err.ori e coltivare illusioni ». E in ciò appunto sta tutto l'interesse., ancora attuale, anche delle due prime parti del libro, dedi– cate ai mo'éimenti dal 1919 al 1922. La nuova edizione è stata però quasi colllpletamente ri– fatta. Sono stati tolti diversi cfipj.toli, sebbene interessanti, che non avevano diretta attirìenza coi problemi specifici• del controllo operaio e dei consigli di azienda, e la parte dedi– cata nena prima edizione al movimento nel dopoguerra pre– aedente, sfrondata notevolmente e attenuata nel tono pole– mico, è stata integrata da un più ampio sviluppo dato in questa alle esperienze estere sui Consigli d'azienda nei vari paesi, Russia COJTlpresa, dal 1922 all'epoca presente. Due· ampi capitoli sono stati aggiunti sui proge~ti dei Consigli di gestione o di azienda in Italia in questo secondo dopo– guerra, con l'esposizione obiettiva delle diverse correnti del pensiero contemporaneo in materia e delle discussioni e degli– schemi proposti. In un capitolo conclusivo, il Magri sinte– tizza le constatazioni e le critiche fatte nel corso dell'opera sulla base delle esperienze e dei risultati negli ultimi venti anni del sistema c;lel controilo operaio nelle sue varie forme concrete rilevando la sostanziale differenza dei Consigli di ge– stione, quali sono stati ora proposti, con i Consigli di azienda del primo dopoguerra. Le sue conclusioni, sebbene meno intr,ansigenti e.d assolute di q'uelle della prima edizione, come egii stesso avverte, ri– oonfermano sostanzialmente le sue critiche ad un « controllo integrale », esteso a tutto il processo della produzione e del– la direzione, con la diretta ingerenza degli operai nella ge– stione, quale si vorrebbe attuare nella forma radicale dei pro– posti Consigli di gestione, che lascerebbe solo un'autonomia formale ai dirigenti, dando di fatto agli operai un potere di iblio_tecaGfrto Bianco condirezione irresponsabile nell'azienda. Una forma di con– trollo questa, almeno nello stato presente di immaturità del– la classe operaia -e dei subi rappresentanti, incompatibile con le esigenze attuali dell'industria anche in diverso regime eco– nomico, come la stessà· esperie_nza russa starebbe a dimostra– re. Però, un atteggiamento àlquanto diverso assume ora il Ma– gri nei riguardi della possibilità di una· più efficace collabo– razione sociale fra datori di lavoro e maestranze, ammetten– do che il controllo operaio non sia senz'altro da rigettare in- , condizionatamente. e che nella forma del Consiglio di azien– da genuino vada accettato come mezzo di asdesa delle classi operaie e come elemento di collaborazione sociale e· di con– trollo sui' risultati dell'azienda, del genere di quello istituito dalla nuova legge francese sui « Comitati d'impresa 1>. Questo controllo operaio sui risultati della gestione sarebbe anzi per lui ancor più necessario, se il regime di fabbrica dovesse am– ·mettere la compartecipazione dei dipendenti agli utili delle aziende, e più ancora se dovesse trasformarsi in un vero e prol,_)rio azio·nariato çlel lavoro, auspicato dai fautori di quel « capitalismo del lavoro », _al quale è riservata dall'autore una trattazione a p~rte, in un volume di prossima pubbli– cazione, II Magri è infatti anche lui, alla sua maniera, un utopista: utopista alla map.iera pacifica del cristiano sociale; e le sue simpatie vanno alle idee dei cattoliçi progressivi, per i qua– .Ji il controJllo « non -è che un movimento necessario ma im– plicit~ e secondario, della partecipazione della maestranza al– la gestione, agli utili e alla stessa proprietà dell'azienda. « Il programma, propugnato già dalla Confederazione dei « Sin– .dacati bianchi » nel 1920 viene - Segno dei tempi - ora che . è. tornato in soffitta p corporativismo fascista, fatto proprio come dottrina sociale della Chiesa persino dai Padri Gesui– ti della centenaria « Civiltà Cattolica », la quale, seguendo i tempi con passo cauto, si è convertita, pare, alla democrazia industriale ,secondo si impara dalle ampie ,citazioni fattene!.. con pieno consenso, nel libro che riceviamo. Ques~o piano di riforme, basato sul « partecipazionismo integrale » e sul- 1'« azionariato del lavoro », meno assolutista e molto più prca– tico e logico di quello dei socialisti, metterebbe, sec6ndo il Magri, i cattolic-i nella fortunata condizione di poter combat- - tere le idee dei socialisti senza difendere con ciò gli interessi degli industriali e permettendo loro anche di menar vanto di .tutelare ,al tempo stesso, gli interessi delJa collettività. « Sarebbe stato molto più comodo per i socialisti, se i catto– lici avessero ripudiato in blocco il controllo, per poi accu– sarli di essere i cani da pagliaio o i gendarmi del ca{>itali– smo », egli nota non senza malizia. Ma-a voler dir il vero, per' quei che si' sa, p~rtecipazione agli utili e azionariato operaio sarebbero stati (ratelli a un parto del movimento per i « sindacati di impresa » di cui si occupa anche il Magri nel- suo libro, le « Company Unions >, - nome nuovo per i' vecchi malfamati « sindacali gialli » ~ in quell'e.sperimen_to machiavellico di « capitalismo del la– voro » tentato· su larga scala dagli industriali americani nel– l'altr.o dopoguerra. II Magri si riserva di illuminarci piu este– samente nel nuovo libro anche su quCsta, come sulle altre esperienze concFete in mateda, non esclusa, è da credere, quel– la, tutta parMcolare, ·ma non meno interessa-nte, del « fondo del direttore » della pianificazione sovietica, e non ci resta che attendere .Comunque, questo apostolato di un u!opistico « capitalismo del lavoro » del « pace e gioia sia con voi! » non toglie che il libro rappresenti, come si è detto, una ricca e molto utile documentazione sui Programmi e Je espcrjcnze çoncretC fatte finora relativamente ad un problema di cosi vi– tale interesse e tanto contro-Verso. FAUSTO PAGLIARI Dedicheremo parte dei numeri di febbraio alla commemorazione del « Manifesto dei Comunisti », della cui pubblicazione ricade in quel mese il cen– tenario. Pubblicheremo tra gli altri articoli dei com– pagni Rodolfo Mondolfo (che ci ha inviàto un suo lungo scritto dal/' Argentina dove ora si trova), A 1- fredo Poggi, Alessandro Levi, Luigi Da( Pane, Giu– liano Pischel, Uberto Scarpelli. Le sezioni ed i com– pagni che desiderassero un certo numero di copie di questo fascicolo sono pregati di farcelo sapere tempestivamente. Direttore: UGO GUIDO :U:ONDOLFO Redattore respons.: ANTONIO GREPPI Autorlzz.: Allied Publications B. C, N. 288 • 10-3.19i5 Tipografia Pinelll • K.ilano • Via Farneti 8

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