Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 19 - 15 ottobre 1946

• CRITICA SOCIALE 313 '>· .Ebbene, io la vedo, la sogno la scuola novella, frutto di libertà, la sogno circondata dafla simpatia costante del po– p_olo.o_vàttafa dall'affetto dei padri e delle madri. La vedo e la sogno tale scuola, dove il maestro· sarà sacerdote e I!a– _lunno centro e mèta di ogni attività, di° ogni cura, dove non impereranno _norme·rigide e leggi severe, ma )'educando moltipli~herà la capacità-di adattamento, l'arte_ superba del _inaestrò, nè centuplicherà le forze di fantasia, chè ogni es– sere ha bisogno d'un metodo particolare, d'una parola pro- pria, di un sentimento diverso. , · , ' Questa scuola vivrà, chè noi la vagheggiammo nella lon– tana nostra giovinezza e fu mèta di. sforzi e di studi. Il _maestro tenuto in alto conto. con sicure garanzie giu– ridiche,· onestamente rimunerato, non costretto a programmi troppo specificati, si aggi.rerà nella scuola come signore, ed attornò a lui non avrà visi spaventati o pieni di tedio, ma oc– chi vivi e cu·riosi. La scuola sarà allora per l'alunno e per l'alunno opererà il maestro; e non sarà l'opposto, l'alunno materia bruta che uomini politici, attraverso il maestro pro– rio ed ubhidiente, manipolano e modellano per cavarne fan– tocci e mannequms. No: restituiamo alla scuola dei piccoli la dignità e la libertà; vediamo in ciascuno di 'essi un uomo che deve seguire una sua strada, che ha diritti suoi, pisogni suoi, aspirazioni sue. Non è necessario nemmeno fissare una scuola -pedagogica a ciii drizzare i propri sforzi: c'è la scuc- ia· della natura,, che è- vasta e che è sicura. · . : E si liberi il piccolo dalle stranezze che pur oggi coman– dano. AI fanciullo di otto anni non si deve, non si può inse– "gqare !_astoria degli antiéhi egiziani, dire a lui che la lingua di tal popolo era ideografica: è uccidere, è corrompere, è soffocare ciò che in lui è di bello e· di grande. Programmi nuovi e semplici : poche cose insegnate, e si insegnino bene: non cleve essere _ilbimbo una piccola enci– clopedia che si sfoglia con· soddisfazione, ma un fiore che si apre e manda profumo: il maestro, il solo che produce l'oa pera· meravigliosa. . · . E la scuola media - non lo si scordi - è la continuazione di quella elementare·: non è un quàlèosa che stia a sè, che sia separato da quella. Il fatto educativo· è unico, non è di– visò in piani senza ·comunicazioni; perciò, se i mezzi sono · un po'· diversi·, il metoclo deve e_ssere lo stc;sso. Sì, c'è il pregiudizio che la scuola elementare serva alla folla, al gran popolo, la scuola media alla borghesia; ma noi vog'.iamò che il pregiudizio sparisca, 1:1oivogliamo che chi ha ingegno - non si badi alla classe - continui, ed il buono a nulla si fer– mi. La scuola per noi è potente mezzo per cui l'ingegno, l'at– tività, lo zelo trovino il )oro compenso, trovino la possibilità ji sviluppo, di accrescimento, di intensificazione piena. E la scuola media - unica o non unica. con o senza latino (lo jiscuterete voi, lo deciderete voi) - deve essere varia, deve soddisfare a tutte le infinite varietà di disposizioni mentali, · poichè noi intendiamo che ognuno raggiunga quella mèta •he sente di poter toccare; deve permettere facili passaggi, rapide possibilità agli alunni di trovare la propria strada. , Quindi moltep!ic"ità di tipi, rispondenti alla varietà delle inclinazioni, e tutti i tipi ordinati con' semplicità, onde il di- .scente possa trovare il più ampio e sicuro svfluppo, sviluppo di sè e delle proprie attitudini, sviluppo delle sue particolari. virtù. Ed apche qui, per ca-rità di Patria, non trasformiamo la scuola in una mostra di pappagalli, di piccole enciclope– (iie, di vade-mecurn di scienza spicciola, chè fino a qui così è stata la scuola inedia, ed i suoi esami di maturità sempre mi sono apparsi come la 'Prova di chi più ha immagazzinato· nozioni varie, anzi ,disparatissim_e_ ·L'esame cÌeve essere mezzo per il giudizio degli alunni, ma 4eve essere esame ragionato, ben fatto, tranquillo, non deve essere dimostrazione di capacità fisica a far esami, ma sa– pienza a far)i bene. E si lasci che tutti studino; ma solo agli ottimi ed ai buoni sia concesso giungere al traguardo, e 41uesto deve_stabilire l'e·same. · · Ed anche qui i programmi non siano ponderosi, non siano fissati a Roma fino nei mi_nutiparticolari, nqri siano rigidi, ma siano elastici, sì che la varietà'- una varietà saggia - regoli la vita che è varia: ·invece· i programmi stereotipati fanno sì clie ad Agrigento si traducano e si commentino gli stessi autori che ad Aosta o ad Udine, chè maestri ed alun– ni - data l'ampiezza di tali programmi - ricorrono sempre alla legge del minimo mezzo. E·la scuola media si migliorerà, e l'Università eleverà il suo lono, innalzerà il suo livel)_o: sarà veramente fucina di scienza, fabbrica di professionisti armati di sapere saldo, pronto a prodigarsi ed a farsi realtà. E l'Università, pienamente ordinata a libertà, affidata alle mani de' suoi docenti. liberi e non soggetti alla altalena dei partiti ed al mutar dei Governi, spiccherà il volo verso le oiete fissate dai suoi migliori in pagine di prosa magnific;a. lioteca Gino Bianco· L'Università senza libertà è albero che intristisce e muore, ed i maestri, la cui voce risuonò più alta, parlando di sciea– za parlarono di Iiber à libertà che non ha per confini altre che quelli segnati dalla sua stessa natura. Le parole tortuose che tentano di esprimere un pensiero vago e nebbioso non elio minano quest'affermazione di evidenza trasparente. La scien– za ha progredito pur tra le persecuzioni onde furono vittima i suoi cultori, anzi le persecuzioni e le umi)iazioni hanno fatto meglio splendere il volto bellissimp della scienza; però -la scienza non ha fatto 'passi, quando chi la coltivava s'è inchinato e s'è fatto schiavo: allora tutto è tramontate fra nubi tempestose e minacciose. MARIO LoNGHI\NA · Gli Uffici Provinciali del Lavoro Se esistono. oggi m Itàlia gli Uffici Provinciali e Regio– nali de) "Lavoro, ciò è dovuto esclusivamente all'Autor,ità Militai-e Alleata di occupazione. C'erano, sì, stati in Italia - nel~ periodo prefascista organi . similari ma non analoghi (ben diverse le esigenze da cui erano sorti, la loro com– posizione e la natura stessa ·dei compiti ad essi affidati), creati da talune amministrazioni locali, specia)mente nel · Nord. Ma v'è ragione di escludere senz'altro che. nell'isti– tuirli, il 'Governo Militare Alleato abbia pensato a quei precedenti e abbia, comunque,· inteso di promuovere un'ini– ziativa nostrana: troppo palesemente essi apparvero, sinQ dal nascere, legati alle contingenti esigenze di governo e di amministrazione del territorio occupato. Col graduale passaggio delle provincie italiane alla \<li– retta amministrazione del governo di Roma, gli Uffici del Lavoro continuarono ad esistere e a_ funzionare alle di– .rette dipendenze det Ministero dell'Industria, Commercio e Là".oro prima; de! Lavoro e· della Previdenza Sociale poi.– Va aggiunto che nessuna legge istitutiva venne da allora emanata, la quale valesse a trasformarli da organi esi- . stenti di. fatto, in organi disciplinati di diritto e preposti a funzioni meglio precisate e meno contingenti di quelle pre– viste dall'Ordinanza Alleata n. 28, con la quale a·ppuntc, gli Alleati l'avevano creati. E' noto altresì l'atteggiament@ che le principali forze politiche del Paese hanno assuntfl nei loro confronti : interessamento da parte della Demo– crazia Cristiana, parziale appoggio da pa:rte dei Liberali (interessati soprattutto allo svincolamento del collocamen– to dal controllo delle organizzazioni sindacali), riserbo so– cialista e comunista, ·netta opposizione di principio (anche se non sempre di fatto) della Confederazione Generale Italiana del Lavoro. · A mio giudizio, nel valutare .l'esperienza degli Uffici del Lavoro, un unico g:iterio ci dovrebbe guidare. Si tr.atta di vedere se le loro funzioni vennero a,rtificialmente crea~ te per dare una ragione di essere ad organi istituiti, dire– mo così, a priori, o se, effettivamente, ésse rispondono a . reali interessi del lavoro che senza di quelli resterebbere insoddisfatti. Per risolvere in modo adeguato qpesto quesito, conver– rà rifare la storia della rinascita delle libere· organizzazio– ni sindacali in Italia: rinascita che ebbe luogo sotto il se- gno dell'unità sindacale. - Tutti sanno quali difficoltà di ordine tecnico, organizza– tivo, economico ed altro, abbiano incontrato le organizza-. zioni sindacali nel primo difficile periodo di ricostituzione di un tessuto così complesso e delicato. Mentre era ne– cessario rivendicare alle Camere del Lavoro e ai sinda– cati di categoria tutto quanto in materia di lavoro potesse. rivestire un qualsiasi· interesse p'e.r la classe hwor;)._t,ice, ci si trovò impreparati ad affrontare, tutto ad un tratto, problemi così ponderosi ed qssillanti_ La stessa ordinanza alleata che imponeva l'immediato scioglimento degli orga– ni sindacali-corporativi fascisti, impedì ai nostri uomini di impadronirsi dell'organismo fascista e di. iniziarne la si– stematica e graduale )iqu(dazione, utilizzando le esistenti attrezzature e preparandone, contemporaneamente, le nuo– ve strutture. Bisogna riconoscere che in una situazione così delicata fu spesso conveniente e inevitabile che gli Uffici del Lavoro si accollassero l'onere di determinati ser– vizi, contribuendo così ad alleviare le organizzazioni da– difficoltà talvolta forse insuperabili. Ma fu sempre e dappertutto così? Compresero tutti gli Uffiui del Lavoro cbe la loro funzione era appunto quella di attendere con discrezione e spirito di sacrificio all'esple– tamento di compiti e di attività propriamente sindacali, ia . armonia 1:on le organizzazioni dei lavoratori e in attesa che queste si mettessero in grado di fare da sè?

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