Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 19 - 15 ottobre 1946

312 CRITICA SOCIALE' messe di voti proprio nella terra della miseria ·e del biso– ·gno. Se è vero che soaia_Iismo.è sinonimo di civiltà, le con– quiste socialiste nel Mezzogiorno coincideranno con ).'ele- vazione materiale e morale di quelle regioni. · Tutta la stampa socialista agiti, dunque, il problema e lo esamini ·a fondo, soprattutto facendo in modo .che com-· pagni del Sud scrivano sui giornali del Nord, e viceversa, anche ed in primo luogo per dimostrare alle due parti d'Italia, fra cui )a monarchia; come suo ultin10 delitto, ha tentato di scavare un abisso, c;he gli interessi dell'una parte stanno a cuore ,,ill'altra e che non è che la mo– narchia ci unisse e la repubblica ci divida, ma che è vero fovece propr_io il contrario. - · Ed al Partito ancora chiedo, anche quf pensando di espor– re il pensiero dei molti compagni ineridionali che vivono nel Nord, di utilizzare e sfruttare noi altri per la propa– ganda' nel Mezzogiorno, per le eventuali commissioni di studio o di collegamento, insomma per tutto ciò che potrà essere fatto per, amalgamare .l'Italia e recare benessere e prosperità al Mezzogiòrno. Noi, che nel Nord godiamo di una generosa e fraterna ospitalit;ì.. diremo ai lavoratori meridionali che l'egoismo e l'avarizia de). Settentrione sono fandonie messe iri giro ad' arte; che nel ·Nord non esiste nè odio nè ranc·ore verso il Sud; che i contadini del Piemonte e della Lombardia non chiesero a nessuno dei Siciliani o dei Napoletani sbap– dati dopo 1'8 settembre quaìe. fosse il loro pàese natìo, prima d'i invitarli a dividere con loro il desco ed il tetto o prima 'di cadere insieme dinanzi allo stesso p)otone di esecuzione. Noi diremo e dimostreremo che in Italia esiste solo, fra i suoi figli, molta incomprensione che bisogna vin– cere imparando a conoscerci meglio ed a stimarci di più, e che il modo in cui noi me-ridionali siamo trattati nel Nord dimostra a sufficienza che siamo tutti figli dellà stessa ma– dre: l'Italia! MASSIMO PUNZO Rinnovàre la Scuola Pubblichiamo le parti principali del discorso inaugu,-alt pronun_ciat,o· a Bologna da_l prof. Mario· Longhena al Co,r– v.egno di studi per la scuola il 3 settembre 1946_ Il rinnova-mento morale della scuola è còsa tanto essen– ziale all'CJ/VVenire de/l'.ltalia d emotrati ca- e ,-epubblicania, ed, i peric,oli che la scuola corre tuttò.ra e che in alt,-i fllUlme,-ì della nostra rivista abbiamo segnala ti sono così gravi, da imporre a tutti. e massime· agti insegnanti e ai rappresen– tanti del po,polo alla Costituente, il senso d~ viva responst>– . bilità, che i socialisti S'otlo· stati i primi a sentire. LA CRITICA, SocrAU: La ,-ovina della scuola sott.o il fascismò Uri Paese che risorge dçipo un ventennio di dittatura, do– po una guerra di asprezza e di ferocia inaudite, ha bisogno sopra tutto di appellarsi alla scuola, di invocare il suo aiù– to, di fidare nelle su'e forze onnipotenti di rinnovazione. li fascismo, nascendo, per riuscire negli scopi suoi nefandi di soppressione delle libertà, di tutte le libertà, di cancellazio- .ne delle più nobili tradizioni della• nostra stirpe. ha avuto bisogno di ricorrere all'ausilio della scuola e dei docenti, ha a$soldato quanti della .scuola non hanno sentito il dovere di difendere la be).la dignità,_ ha_ col timore e con la. lu– singa imposto il silenzio agli altri, ha fatto della scuola la preparatrice delle sue, legioni di schiavi, che con eufemismo· di superbo sprezzo e di cinica immoralità erano chiamati gli Italiani nuovi. ·E così si ebbe quel decadimento della scuola per cui in pochi anni .essa ritornò qual era assai prima che. gli sforzi coordinati de' suoi maestri e degli uomini di si– nistra, mai incuranti, mai dimentichi della scuola., tentas– sero - e con successo - di rialzarla a serietà di vita e di avviarla alle mete· 1uminose verso cui tesero con potenza di • fede i· suoi apostoli migliori. · La piccola scuola elementaie_era dalle Alpi al mare· afri– cano un tutto d'un'uniformità sconfortante: era la fucipa sterminata dei balilla cui primo compito era balbettare il sacro nome. e tracciare devotamente le lettere· che lo com– ponevan·o. Successivamente l'infelice fanciullezza era obbli– gata all'apprendimento di una storia, di uria mor;ile, quasi di una scienza cospirante tutta all.'esaltazione. di un'idea ,as– sai modesta e vecchia e d'uh uomo di proporzioni meschi– ne, ingrandito all'altezza del mito e dell'eroico. E se si ag– giunge che quel pochissimo di quasi sapere che si distri~ buiva - sapere meccanico. fabbricato· a Roma da pochi im- BibliotecaGino Bianco provvisati pedagogisti, freddo e senz'anima - ai fanciull inquadrati in manipoli, raccolti in legioni - parodistica imi- , tazione di cose serie - era nozione fatta per rimpinzar cer– velli, schema per essere appreso .e ripetuto macchinalmente, non scaldava cuori, non scendeva alle anime, non formava, .non nutriva, si deduce che la scuola elementare· dell'ultimo ventennio, anzichè esser palestra ·per diventar migliori, era sistema preordinato per creare aùtomi, sopprimendo ogni individualità, ogni personalità. · • E dopo la scuola dei· piccoli - quasi ad un tempo - ecco l'assalto alla scuola media. Anche questa premeva al . fascismo, corruttore e conquistatore, chè essa era la crea– trice di quella media borghesia la quale, se fu la più sol· lecita fra le classi ad 'abbracciare il fascismo, fu la prima ad abbandonarlo spiritualmente ed a sentire per essei tutta la istintiva e profonda avversione. E la scuola media, con la tattica consueta, la' tattica dell'espansione continua, senza soste, gior1_10per giorno, la scuola media, che era buona -e. bella; .impallidì, si vestì d'un saio grigio, abbandonò la su,– aria lieta, divenne seria e triste. I suoi docenti, quasi tutti co– stretti ad irreggimentarsi ed a vestir non l'abito del combat– ·tente ma fa livrea del ·servo o la succinta veste de-Jloschiavo, ment're pdma, sacerdoti di un vero, con arte e con amore lo diffondevano, divennero fonografi, si trasformarono in di– schi finirono per essere ripetitori di nozioncine stereotipate: tale'_scuola perdeva ogni vigore ed ogni capacità formativa, era una distribuzione di. materia intellettuale fatta con distri– butori automatici, chè tali' erano divt;ntati' gli insegnanti. Anche qui la varietà fti cancellata, le differenze ·eliminate, l'uguaglianza noiQsa instaurata. Nulla si potè dire che non fosse -approvat.o al .centro, nessun autore spiegare che no11 fosse fissato e segnato in programma, nessun testo adottare che non fosse di que'.li preventivamente approvati• in alte. Persino· contro gli antichi fu mosso assalto, e contro Aristo– tele - çontro il sommo Aristotele - s'accanì il piccolo fa– séismo: la sua «politica» fu estromessa dalle scuole come perturbatrice di coscienze. Non sosteneva egli che democra· zia è .forma di vita collettiva che supera le altre forme e tutta la sua simpatia raccog'.ieva e meritava? Ma anche la campagna razzistica invade la scuola, la penetra. la conqui– sta pienamente. Ed ·ecco -l'ebreo Spinoza bandito. dal nove– ro dei filos·ofi, nè èsser stato cacciato dalla sinagoga gli vale alcuna discriminazione; · . Ultima è l'Università ad essere invasa;· essa è la rocca– forte della libertà, è la trincea da cui furono· combattute tutte le battaglie per il vero. Ma il fascismo non ha dubbi : mette le mani sacrileghe·pur nel sacrario deJ.la scienza pura e non s~nte l'orrore della p ofanazione, non ha timore della pr.otesta del tempo e dei posteri .. Sa che l'uomo di scienza è pavido, sa che i.I. cultore della scienza in Italia è mal pagate e lo lusinga con onori e con incarichi, purchè s'inchini a lui, Dio imperante, a lui, nume mai sazio d'incenso. E se la scuo– la media fu sufficiente che si inginocchiasse, l'Università f■ fatta prona. fu èm:::vatacon. il viso fino a. terra. 'Intere università aderirqnÒ a Convegni, s_quadre di ecce)– lenti scienziati s'affrettarono ad aderire a Congressi radu– nati da una scUola fondata da un ex-segretario comunale passato dalla modestia alla ricchezza e quindi. disadatto fon– damentalmente a parlar di misticismo. Quello che ,-esta -8.ll. f are Con una scuo).a ridotta- a tanta meschinità di forme sareb– be stato logico· che l'Italia decisa ad una rinascita avesse detto una parola alta, mentre la Repubblica nasceva, mentre la Costituente si radunava:, mentre il primo Ministero Re– pubblicano si disponeva ad operare,' con novità ~ con supre– ma energia. _Ed invece la: parola mm fu' detta, •o. fu detta a mezzo, o fu detta solo da alcuni partiti, mentre altri tac– quero o dissero solo poche .ed incerte parole. Forse la vi– vezza deg;i altri. problemi impose il silenzio, ma fu errore, · chè un paese, che vuole tornare alla vita e vi torna dopo . un periodo di nera schiavitù, deve cominciare_ da ciò che _i essenziale dal punto di vista spirituale, da ciò che assicura il ritorno alla libertà ed è' garanzia di libertà. Ed agli uo– mini che nel1a scuòla vivono e nella scuola,spendono il me– glio delle loro forze, tale silenzio è spiaciuto e forse ha re-. cato dolore. E se la parola d'una· giovane compagna nostra ,tutta presa d'amore per la. scuo)_a,non fosse risuonata am– monitrice e quasi di rimprovero, l'aula grigia di Montecito– rio sarebbe stata senza un'eéo, sènza un accenno, senza un ricordo del problema più grave, più alto, più vero d'Italia. E poichè chi scrive fu uomo di scuola, tutti i più belli anni ha passati nella scuola e a d essa: ha dato la modestia del suo sapere. ma anche l'impeto del.la sua profonda volontà di rinnovare, gli sià lecito dire il stio p ensiero, che qualuir .que esso sia non ·chiede che di essere discusso, migliorate, corretto, ·rettificato, illuminato. ·

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