Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1946

CRITICA SOCIALE 263 se non una logica misura a cui i Russi avrebbero- fatto ri– corso per pcevenire la possibilità di un'aggressione simulta• nea ai loro danni. Che la Russia abbia sempre lavorato per la pace, che abµia fatto tutto' il possibile per raggiungere acoordi ooncret i per un disarmo magari •paniale, sono <:irnostan'ze che, in se.de storica, non neghiamo possano trovar convalida in questo o quel documento. Ma fino n qual punto una documenta• zione del genere abbia una incontestabile efficacia proba– toria, non crediamo si possa dire a cuo·r leggero. Interro· gativi cocto sorgono spontanei: era proprio· necessario, a prevenire il pericolo di un'aggressione, stipulare quel trat– tato con la Gern{ania, che, si voglia o no, quant,o meno va\• se ad Hitler a liberarlo dall'in<:uoo di un accerchiamento e a incoraggiarlo alla guerra? È vero -che Hitler nel Mein Karnpf aveva parlato di espansione all'est· e che, dal canto delle potenze occidentali, un desiderio di abbattere il co– losso bolscevico era pur sempre vivo-; ma poteva ciò essere sufficiente, nel momento in cui il patto fu sti-pnlato, a far temere alla Russia ,che, in cas,o, di aggressione, si sarebbe trovata oompletamente isolata? Se la Germania avesse ag· gredito la Russia, direttamente o indirettamente non im– porta, potevano Franda ed Inghilterra assistere passiva– mente allo spettacolo, e permettere che quella occupasse il famoso <e spazio vitale » di cui diceva di aver tant,o bisogn,o, divenendo in tal modo una potenza a cui nessuno avrebbe pm potuto contrastare il passo? Quale sarebbe stato, per gli alleati d'Occidente, il vantaggio di sostituire alla coesi– stenza di due potenze, in certo senso equilibrantisi e neutra· lizzantisi, Germania e Russia, l'esistenza di una sola che assommasse le forze di entrambe? Dubbi; questi, che ci sembrano legittimi, ed ai quali pre– feriamo non dare risposta alcuna, ad evita,re, quanto meno, che ci si aggiri nel regno delle oongetture. Con ciò non si qeda che noi si voglia indulgere incondi– zionatamente verso l'opinione, da molti sostenuta, che l'ori– gine dell'ultima conflagrazione m,ondiale sia da ricercar:si ~icamente nel patto- nisso-1edesco di non aggressione; vo– gliamo soltanto sottolinea.-e che, se una tale opinione non ha un'adeguata giustificazione dagli elementi storici di cui si dispone, in sede di oongetture non può certo dirsi che abbia al. suo attivo argomenti in numero inferiore all'altrio-, dal Miglioli sostenuto/ che fa ricadere la responsabilità del– la guer,ra esclusivamente sulle potenze capitalistiche. Se, tuttavia, rifacendoc; ad elementi st,orici e di fatto, è piuttosto problematioo stabilire a chi debba imputarsi il fenomeno guerra, ciò n-011 esclude che si possa esser con– vinti che, dmnovendo alcune ingiustizie-sociali, siano auto– maticamente disperse le ragioni che dànno lu,ogo ai oon· flitti. In questo senso il volume del Miglioli ha un valore indicativo importantissimo, poichè l'obiettivo a cui esso sostanzialmente mira non è tant,o una più o meno bdllante discettazione sulle responsabilità in con-0reto di questo con– flitto, hensì l'affermazione che solo dall'incontro dell'ideale universaJ-e del Cattolicesimo, di cui Roma è tutrice, con le realizzazioni s,ociali di cui Mosca può menar vanto, l'un1ano consorzio possa ·sperare nel trionfo dell'amore, della giu– stizia e della pace. Ed i,nfalli l'acuta d'isamina storica che il Miglio-li conduce nel suo volume gli serve per dimostrare <:0me sia impossi– bile sfuggke al fenomeno guerra, se le forze del lavo,r.o non si impossessino definiiivamente dei potere. Soltanto• una ri– voluzione sociale analoga a quella che ha avuto luogo in Russia, una rivoluzione al cui limite l'ideale cristia,no e quello comuni-stioo s'inoontrino, può, secondo il Miglioli, soongiurare defi,nitivamente il pericolo di conflitti armati. Di qui la necessità dell'unione d-i « tutti i lavoratori in un blocco che non ;;i limiti al ,campo sindacale, ma si estenda a quello rpo.Jitioo. L'unità sind·acale postula l'unirà proletaria. Senza di qu-esta quella non resiste e fallisce ». Ma è proprio sicuro il Migli-oli che la rivoluzione bolsce– vica si traduca, se pure inconsapevolmente, in una rivolu– zione cristiana? L'id·eale -cristiano, rettamenté inteso·, oltre· ad un'equa .-edistrjbuzione d'ella ric<:hezza, ·ha a suo fonda– menbo l'ista,nza ,di un'assoluta li"bertà individuale, di un'in– oondizlona'ta emancipazione -della persona umana da qual– siasi intervento dei pubblici poteri. Ora, s_ebbene noi nton disponiamo di un rnate_r:iale-documentario sufficiente a for– nire una visione completa delle forme specifiche in cui la rivoluzio,ne russa si è ·adagiata, è certo tuttavia che in Russia esiste un solo partito, -senza che vi sia .-i-conosciuto .i[ diritto di esistenza ad altre formazioni politi-che, e, inoltre, che lo Stato interviene in tutte le manifestazio-ni, •pubbliche o private, della vita d·ei dttadini: circostanze queste, che, già da sole, ·costituisoono una drastica violazione de1 premi- B I b iotèoc& li eYno dr1,~~\;~tiano. Nè è da pren· dersi in conside1:azione, a stabilire parentele fra le ideologie ,cattolica e bolscevica, il superfiuo rioonoscimento da parte russa di una insopprimibile libertà di culto nell'intimo della coscienza personale. Escluso che in Russia si verifiehi-una graduale, automatica compenetrazione degli ideaij cristiano e comunista, resta da vedere se abhia fondamento l'alt,.-.o assunto del Miglioli: -cioè che l'unità della classe lavoratrice non possa 'compiersi in nome del marxismo e che debba ,piutt,osto far leva -sul– l'insegnamento, cristiano e sulla dottrina cattolica, la quale non è soltanto propiziatrice delle forme esterne del culto e delle pratiche religiose, ma deposita,ria di verità che inve– stono anche, e s,oprattutto, la- vita ec<momica, rodale e po'• litica. Anche il Moravia, in un lucido e suggestivo saggio, pure additando nel <:0muni-smo la speranza di clii presentemelllte gli uomini si nutrono, riconosce che, in definitiva, il ve,rbo comunistic,o ha un co ntenut o, analogo a cruello cristiano-: entrambi si concretano in.un ideale di liberazio1ne dell'uomo dalla schiavitù: liberazione spirituale quella cristiana, libe· razione materiale quella -comunistica; ma questa seconda forma di liberazione altro non· -è se non il nece·ssari,o ponte di •passaggio verso la -conquista della prima. Ma qui sorgono le difficoltà: il fatto che il Cristianesimo, ed anche il Cattolicesimo, possano- fomire ispirazione alle masse lavoratrici per la rivendicazione -dei propri dirilli; la po-ssibilità, insomma, che, in sede astratta e sentimentale, possa superarsi il oontrasto fra Cristianesimo e marxismo, sono motivi sufficienti a pronmov,:re Pauspicata unità delle forze lavoratrici? Tutti i tentativi - ed il Miglioli stesso. li rico,rda, soprattutto perchè ne è -stato il costante animatore -– di avvicinare e fondere le forze cristiano-sociali a quelle so– cialiste sono naufragati. Si dirà che questo naufragi-o, non deve sfiduciare e che, in ultima analisi, non vale comunque a dimostrare che tra i due ordini vi sia incompatibilità; e su ciò possiamo anche essere d'acco,rdo. Un fatt,o però è sintio· malico: sul Cristianesimo•, e più anco-ra sul Cattolicesimo, fanno leva non soltanto i lavoratori ma· anche, ed in mag• gior numer.o, tutti ooloro che dei lavoratori 1:°no, sul ter: reno sociale, i diretti antagonisti: quegli individui e grup~t sociali i quali, come lo stesso Miglioli, riconosce, non es~· tarono a conciliare la lo.-o fede eatt-olica perfino col fasci– smo. Talchè, fino a quan\l,o -,aranno• questi ultimi ad avere la prevalenza nel seno delle organizzazioni sociali a sfon-do cristiano, non risulterà sufficientemimte chiaro in qual· mo– ,do si possa giungere ad una compenetrazione di tutte le fo,rze lavoratrici. ENRICO GEORGIACODIS Fatti e commenti della stampa estera ~a Gernw·nia, oggi. La Germania. - scrive il giornale svizzero Volsk1·echt del 12 lu– glio - è oggi un paese di cui non si hanno precedenti esempi: è il paese della fame, della povertà, della disoccupazione, delle ma– Ja.ttte: il paese dei problemi. In realtà però i problemi che si pongono in Germanio. non sono diversi, sosta.nzinhuente, da quelli che trnvn.– gliano tutti t paesi europei; solo essi sono accelltuati dalla. cata– strofe e dn.Jla divisione deJla Germania in zone, che dà al fatto del– l'occupazione milita.re dn. parte di altre potenze un carattere tutto partlcofaro. · 1 Un quadro lnte1•essn,nte di questa situazione ci è dato dai « risul– tati di un ·viaggio di studio uella Gerni.~nia occidentnlc, compiuto da Werner RÌngs. (Lo studio il pubblicato nena rivista· zurighese Rote' Revue di giugno). ' Il Rings analizza le cause economiche attuo.li della << rovina to-, tale>> della Germania, cause .che sono da ricercarsi, prima- ·di tutto, nu!la 5ituazione ·fn,llimentnre de1l'industria tedesca,. Il Rings ctt'I.\ a questo proposito il giudizio del• direttore di un'importante ditta in– dustrin-le tedesca. « Noi, siamo praticamente in fallimento>>, ha af.· te;rmato questL Solo ohe la bancarotta non sarà apertamente dichta– rata finohè le doma-nde di aiuti rivolte . agli 8.lle'ati non saranno state accolte o respinte. (A proposito dell'industria tedesca, l'Eco– nomist del 22 giugno 1lotavF1, che il suo smantellnmeut,o non procede regolurmente secondo i vec.chi accordi, a causa' dei diVersi putiti di vista degli alleati occidentali, specie degli Americani, e dei Russi). Quanto alla , situazione ,politicllc, il Rings esamina la posizione, non diversa da q11ialla del partiti simili negli altri paesi d'Eui;.opa, dei tre grandf partiti tedeschi di massa: il ~artito socialdemocratico (SozialdemoJ;,·atische Pnrtei Drntachl,mds: S.P.D.), l'Unione cr,i– stlana democratica (C/'ristlich-demokr.a:tische Union: O.D.U.), il Par– tito comunista (K 1 P.D.); e dei _partiti minori. ! De~no di particolare rilievo è l'atteggiamento ~ei Glomunisti, i

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