Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

218 CRITICA SOCIALE Tale restauraz ioue, in farti, non pregiudicherebbe in alcun modo le garanz.ie politiche, .gli impegni econo– mici e finanziari rich iesti per diritto di sicurezz,a e di riparazione dai vincitori ed in modo particolare dalla Fraucia .: l'elasticità del sistema federativo varrebbe anzi ad avviare alla soluzione i problemi' collegàtivi. D'altro canto, uno Stato basato su un sistema cli sano decentramento si farà garante contro la risurre– zione cli velleità autocratiche e totalitarie in Germania, e potrà produrre effetti benefici, se inserito nella com– pagine politica europea. In uno Stato federale le re– gioni periferiche tedesche riacquisterebbero la loro ua– turale funzioile cli mediatrici economiche, culturali e politiche con un vicinato particolarmente eterogeneo quale il sistema di Stati confinanti con la Germania, funzione soppressa dallo Stato hitleriano. Vn paese co– si concepito nel cuore dell'Europa potrà assumere con maggiore vigore le responsabilità del servire la comu– nità sociale del nostro continente, comunità dalla. quale lo sterile centralismo, l'aggressivo nazionalismo nazi– sta si è voluto ingenuamente escludere. Uno Stato con– federale tedesco saprà offrire la sua collaborazione all'or– ganizzazione della futura Europa che, se vorrà soprav– vivere, dovrà maturare nello spirito fattivo del fede- ralismo, · L. F. Amnistia e perdono Sul decreto di amvnistia pubblichere'l'lio nel prossimo numero u·n articolo promessoci, dietro nostra richiesta, dall'amico Gonza/es, ,nel quale il problema sarà esami– ·nato soprattutto dal punto di vista della tecnica giuri– dica. Pubblichiamo frattanto l'mrticolo dell'amico Cor– r(!ldini,ispirato al suo solito-e solido· biionsenso, e un or– dine del giorno trasm.essoci dai comp.aigni di Suzzara, nel qiiale ci sembra riepilogatò con misura e chia.rezza il generale senso di sorpresCD che il decreto di amnistia ha siiscitato nell'animo dt coloro èhe, pur disposti a per– donare, giudicano tuttavia antiderrwcratico che si sia emanato il decreto alla vigilia della convocazione della Costituente, di cui era doveroso ,a,scolta1·e la vçce e non ritengono che si possa leggermente lasciar rico stituire nel paese quelle forze alla cui opera dobbia.mo tutte le nostre p·resenti sventure e_difficoltà. · · LA c. s. Questo argomento di scottante attualità sarà all'ordi- 11e del giorno per ancora molto tempo, fin tanto cioè che il sentimento della giustizia non si sarà affievolito. Molti sono gli argomenti in discussione in questo mo– mento, ma quello della giustizia in rapporto all'amni– stia occupa uno dei primi pdsti; e 11011 è lecito nè :possi– bile invertire l'ordine del giorno. E, aperta la cllscus– sione, -questa non si può strangolare, nè applicarle sor– dina ò sil~nziatore. Amnistia e perdono sembrano sinonimi, ma in realtà sono due cose diverse, e qualche volta antitetiche. L'am– nistia. è un provvedimento politico preso qnasi sempre con la più assoluta spregiudicatezza morale. Il Gover- 110, in un dato momento, crede utile al conseguimento di un suo fine politico (che in questo caso sarebbe la " pacificazione ») liberare una certa categoria di delin– quenti che, colpiti dalla giustizia legale (si noti: dalla giustizia; noR daltarbitr io)., .stanno espiando le loro colpe; 1i mette in libera circolazio.ne, senza interpellare con referendum la parte lesa che sar,ebbe, come dire, l'Italia,. li mescola imprudentemente gomito a gomito con ·1e viftime, in tutte le br.auche della vita civile, nel– la illusione che da questo contatto coattò fra vittime e carnefici si possa ottenere la pace, come se si trattasse di un banale malinteso, chiarito il quale si possa arri– vare alla « conciliazione delle parti ». Il fine politico 11011sar-ebbe cattivo. .Soltanto è molto dubbio che l'amnistia, nel caso in questione, sia stata un mezzo ' adeguato aJ. ~onseguimento di quel nobile fine. Questi . soilo gli inconvenienti della J?Olitica pura, la quale, es– sendo calcolo, noti è mai etica, che è sentimento. In queste faccende Machiavelli è repellente alla coscienza morale del popolo, _iu ragione ,diretta. della sua gran- dezza. Qualunque pacificazione è condizionata alla espiazione Bibl'oteca Gino Bianco della colpa, oppnre al pentimeuto sincero, cohcretamen– te mauifesto, da parte del colpevole . .Senza questa con– dizione l'offeso non ha., non può avere il cuore in pace; e non avendo la pace nel cuore, non può fare la pace. Con l'amnistia il potere esecutivo mortifica il potere giudiziario e d'arbitrio cassa o modifica le sue s,enten– ze passate regolarmente in giudicato. L'amnistia, più ancora che una frode morale, è un assurdo. La parola non dice : perdoniamo; dice : dimentichiamo. Ma per dimenticare una cosa non basta volere, e m 1 eno che meno basta un decreto governativo : occorre potere. C'è, se– condo noi, un solo governo che può decretare l'amni– stia: il tempo. Il quale la decreta a priori. Anzi la ap– plica tanto meglio quanto meno la decreta. Il decreto governativo d'amnistia ha ottenuto precisa– mente l'opposto del significato della parola: ha ri,sve– gliafo 'Sgarbatamente tutte quelle memorie che il tempo, se non ancora cancellate, aveva assopite, preparaildo così l'unica amnistia possibile. Nell'animo e nella mente di chi 25 auni fa fu costretto, con beffarda violenza, a deglutire un bicchiere di olio di ricino, si erano più o meno sbiaditi i colori di quella scena, si erano con– fusi i particolari odiosi del fatto; le stesse grinte dei componenti il tutpe manipolo avevano perduto un po' dei loro contorni, e i sentimenti di quella giustizia dei nostri progenitori delle caverne, che è la vendetta, erano stati ricacciati negli strati più bassi d,e.Jlapsiche e incatenati da quel moderno surrogato di vendetta che è la giustizia penale. L'amnistia politica smentisce se stessa: volendo 'far dimenticare, fa ricordare anche troppo bene; con tutte le conseguenze che ne potra11no derivare, creando (quando tutto va bene) uno stato di malessere e di paralisi che nulla ha a che fare con la pacificaziobe_. E allora? Allora non resta che il perdono. Il quale bisogna meritarlo, non fosse altro che col chiederlo. Qui soc,corre il nostro assunto una reminiscenza manzo– niana. Padre Cristoforo uccide un suo nemico, e noi sappiamo come e chi era costui. Tuttavia la f.amiglia dell'ucciso non vive che per la vendetta. Padre Cristo– foro, che pure poteva invocare il diritto della legittima difesa, non vede che la sua colpa e ne ha orrore. Prima d'iniziare l:a sua vita d'espiazione va a chiedere per– dono al fratello della sua vittima, nei modi e 0011le pa– role che tutti sappiamo. Il perdono è concesso, il dè– mone della vendetta di5,armato e la pacificazione è co11- seguita nell'unico modo possibile. Solo in questo caso la parola amnistia non sarebbe stata un assurdo, e la cosa un pericolo. . Ora si domanda: quale segno cli contrizione hanno manifestato i criminali fascisti che stavai10 espiando le loro colpe? Non hanilo viceversa palesato in mille mo– di una caparbia tendenza alla recidiva? E allora 11011 costituiscono essi un serio pericolo alla pacificazione nazionale, :a quella pacificazione che comprende anche gli ex fascisti non criminali? Nessuna relazione accompagna il decreto d'amnistia e qu,indi bisogna andare per induzione. Si sarà peasato che come i bruti cli razze diverse e nemiche, costretti alla'. convivenza, se 11011 si .sbranano nei primi contatti finiscono coll'abituarsi a dormire nella stessa cuccia e a mangiare nella stessa scodella, così avverrà fra i cri– minali fascisti amnistiati e le loro vittime. Purtroppo YÌ è del vero, anzi del verismo in questa brutale 0011si– derazione. Ma se è cosi, q11.1.anto ci11ismo e quanto di– sprezzo per l'uomo! Considerazione degna di figurare e inserirsi nelle pagine più spregiudicate del « Prin- cipe». . L'amnistia, se non fosse un assurdo - l'abb1:amo dettò -, sarebbe una immoralità. Politicameute è uno sbaglio, perchè è _un'astrazione. Ma l'errore è iu corso ed è il caso di dire : che Cristo ce la mandi buona ! Da parte nostra ci auguriamo che tutte le vittime del fa– scismo e tutti coloro che sentono la ·solidarietà morale con queste vittime, sappiano correggere la immer!tata o-enerosità di questo pt"ovvedimento con ub ostracismo riiorale blando quanto pertinace e che non potrà essere sostituito che da un perdono meritato, caso per caso. Certo che ]a neonata repubblica, venuta sana :alla luce, ma gracile delicata, 11011 aveva proprio bisogno cli es– sere sottop~sta cosi presto a certe arditezze cli puericol– tura politica, che, lungi dal rinvigorirla, pot'.ebbero ren– dere più difficile il suo normale processo d1 crescenza. GIOVANNI CORRADINI

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