Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

216 CRITICA SOCIALE progetto testè concordato dai Quattro Graudi a _P_a~igi 1 occorre ahche assumersi la inumana responsab1hta dt far sparire in brevi anni queste genti giuli_ane_ d~lla loro terra, per deportazioue od altra forma. d1 ~hmtna– zione, di veder _per_la P:ima yolta ~011vert_1t_o _lll _slavo ciò che da secoli br"tlla d1 grazia e d1 umamta italiana : Rovigno, Parenzo, Dignano, Pola, Buie, Pi~ino! insom– ma tutta l'Istria e, soprattutto, tutti gli 1stnam che 00-0-iansiosamei1te rivolgono ai Quattro Grandi un'ul– ti~a preghiera, per la lò'ro esistenza come nazionalità e come persoue. · Eoo BuoA Lettera dalla Francia La lettera che· segue, man&ataci già da alcun,e settinù1111,e da ,u, compag1110 iit'a'lianoche risiede a Parigi, esce con no– te·vole ritardo, in ,,_,. 11w,mento però in,•cu,i gii wvven,ìmenti illusttrmw co,,o singola-ne efficacia il suo con1Je11uto. Abbiamo visto com.e, per servilità verso I.Id Ru~ia, il par– tito di Tho-rez, di co,lwi che nel 1939 dicf,iarç, la ,propria .:;o– lidarietù con Hitler alleato d,i Stalill• e abbandonò la Fran– cia, ripàra,id,o in Ger.mamla con la q,~le essa ern e ntrata in guerra, il partito comunista, dicevamo, abbfo trndito og.ni pri111oipiodi solidarietà mternazion,a~ e fatto p-laus o a-/le deliberazioni della Conferenza di Parig.i, evidentemente de– stirwte a crea.-e nuovi moti vi ,di fermento e di at·trrito in Europa, per la sfa,cci,at a ·v.io/ :azi,:n~e di ogn.i pr,incipio di equi– t<Ìe di tutlJe le promel9 Se fatt,e ,nel momento in cui l'Italia portava il aomliribwto della sua· fede e del sangue d'ri suoi 11•iglior.i figliuoli per affrettare la fine di una guerra che spenava dovesse ~egnare il mezzo e il _principio della sua resurrezione. , 1 , ,. Anche il partito popolane cµttol"ioo dimentica le dichiara- zioni fatte, e Bidault, swo lead,e.-, trad~ce grossol<P.:1-ame,l!J;e -le assicurazvoni che aveva diate pur dal •S\'O seggJio di Mi– nistro degli Esteri. La -F,rancia not> pensa che, se può essere i.rot-eressedell'Inghil/Jelrra di im,pedine trroppo stretJti a,c,costa– ,m,enti deDle potenze europee, dwi quali potrebbe essere favo– rita una egemo1>ia.f,ranoes~ nell'Europa occidentwle, ben diver<so è il suo •interesse e dovrebbe esseJre'la sua a>SpÌira– zio·ne. U,r,'Italia amica è una' necessità per ·l,a Francia, se 11011 per oggi, certo fra qualche an;nd o decennio: Lasciarsi sp-in,gere da in.tenessi estranei a uno scervellato sciovinismo è ,m errore che la Francia potrrebbe pagar caro;- tanto più che non può oggi far assegnamento su W1ll appoggio di minor.i potenze, come quelle che ,i,e,N,'altrodopog=rra costituirono la " Picco,la Intesa " ed entrarono allora 11ell'orbita della politica francese, mentre oggi sono alLeate o 11assaPledella Russia. Solo il ParPito Socialista ha serotito .in Francia il richiamo della solidarietà" internazionale · e deUe .ragioni di giustizia e con le parole gener,o,se di Bliun ha al tempo stesso difeso l'o1>0re e mostrato' d.i meglio intendere gli interessi della Francia. LA CRITICA SOCIALE Qual'è l'atteggiamento della stampa francese nei conkonti dell'Italia, e più particolarmente sul problema di Tdeste, cli Tenda e Briga, della Val d'Aosta, delle eolonie, delle ri– parazioni? Interessante è per noi sapere quale posizione hanno presa e mantengono, su ciò che ci riguarda, le g,randi correnti del pensiero, della politica e degli interessi francesi; soprattutto · ci interessa sapere cosa peÌts.a1rfo e conie si comportan,o nei nostri oonf,roriti i tre grandi partiti francesi: comunista, so– cialista, M.R.P. (movimento repubblicano popolare}, che è il fratello gemello del partito democratico cristiano del- l'Italia. . . La tesi-' comunista 511gli obblighi dell'Italia è espressa sul– 'l'Hwmani,té, il più importante giornale comunista del mondo· (stampa .-ussa naturalmente esclusa), la cui tiratura giorna– liera ordinaria è di circa mezzo milione di copie. Questa 'tesi è sta,ta confermata da Thorez, segretario generale del Partho comunista francese, e da tutti gli organi dirigenti il partito, i quali, col solito perfetto sincronismo, pregio e di– feuo cli tutti gli staliniani ortodossi, hanno ribadito con le stesse parole il· medesimo concetto. Il compag,no Magnien (non troppo compagno per noi, in questo momento), a éui è affidata la redazione della po!jtica estera del giornale co– munista francese, non mastica le parole quapdo parla della nostra nazione. Secondo ."lui, il 'governo· dell'Italia di oggi · è un governo · pseudo-democratico, un po'. neo-fa\cista, un BibliotecaGino Bianco burattino messo in movimento da fili tirati dal capitalismo imperialistico nostrano e straniero. Il popolo italiano, nella sua grande maggiornnza, è ancora fascista. Il fascismo ha perso la guerra da lui scatenata, e gli ltalia,ni tutti devono pagarne le spese. E niente attenuazione nè pietà: il popolo nostro•, identificandosi, secondo Magnien, col ,·egime scom– parso ma non distrutto, deve rigettare quanto ha ingoiato, mortificarsi, stri<Dgere la cinghia, lavorare, riparare e pagare. L'Italia è tutta imperialismo e la Jugoslavia è tutta demo– crazia. Gli Italiani sudditi di .Tito sono• gente libern e felice, gli Slavi rinchiusi nei nostri confini sono schiavi e ma,rtiri: Trieste all'Italia significa, vittoria del fascismo e dei fautori della guerra, Trieste alla Jugoslavia è vittoria della demo– crazia, è garanzia di pàèe. Trieste è un trampolino, dal quale. i cattivi Italiani dì oggi e di domani p,otvanno lancia,rsi alla -c<mquista dei Balcani; mentre, all'incontro, se è ce<luta a1la pacifica Jugoslavia del democratico Tito, Trieste etnicamen– te, geograficamente e storicamente città- slava, diverrà una diga di di.fesa definitiva contro qualsiasi minaccia di espan– sione italiana verso l'est. Tutti gli Italiani di Trieste e di fuori che rivendicano l'italianità della città italiana sono dei fascisti o dei .-eazio' nari; e pace, libertà e democrazia impongono eh~ Trieste sia data· alla Jugoslavia. E Magnien continua. Briga, Tenda e la Val d'Aosta de-, vono ridiventare francesi; e l'Italia, falsamènte povera, deve pagare forti indènnità di guerra· alla Russia democratica (la quale, sia detto da noi ka, parentesi, con tanta abnegazione difese strenuamente, a Londra prima ed a Parigi p,oi, le aspi– r~zioni e le necess'ità del nostro popolo}, alla Jugoslavi~, alla· Grecia e ad altre nazioni. Come scrive Magnien, così parla Thorez; tace invece (ma chi tace consente} il vecchio Cachin, direttore dell'Hum:anitè, che nel 1914, per incao:ico deJ governo francese, venne in Italia per comperar Musso– lini, perchè invitasse l'Italia ad e ntrare in 1ma guerra, la cui posta',Òoveva essere ·pe,r es.sa la rivendicazione dei suoi diritti su .Trento, Tr-ieste e- le al tre ci,uà e terre italiane. Ben .più comprensivo ed amichevole è l'atteggiamento che verso di noi tiene il Populaine, quotidiano del partito socia– Hsita francese, che esce" giomalmente oon 300-350 mila copie. Questo giornale; attrnverso 1la penna di Charles Dumas,_ ri– con6sce l'italianità 'di Trieste, non ,appoggia a fondo la do– manda- francese di rettifica _di frontiera ed è giudizioso Cfllanclo parla della Val d'Aosta. Ammette che l'Italia non p~Ò che pagare modiche riparazioni, ric,onosce ,che i ,pari.– giani italiani molto hanno faito, lottato·, sofferto per l'i&cat– tare la vergogna fascista, per riconquistare l'>ndipendenza ·nazionale e per domare l'insolenza tedesca. O,istingue 'fra regime di ieri e governo e popolo di oggi, e vede ed ap– p<ig·gia co,n fervida simpatia e I calo,re gli sforzi della demo– crazia italiana per affermarsi come nuovo e sta.bile regime politico· dell'Italia moderna. · La citazione parziale di due soli articoli basterà per ·fis– s_are la divergenza· di posizione presa nei nostri riguardi dai due ,partiti marxi&ti di Franci"a. 1 In un articolo sull'fl,umanitè · del 4 maggJo intitolato: « Contro la reazione, 'frieste alla Jugosla.via », Mag,nien dice fra l'altro, per dare maggior 'forza ed autorità ad un'idea a lui cara e che ,iante volte, cori circonlocuzioni diverse, ha espresso sulle colonne del suo 'giornale: ,e" Molotof (nella conferenza di Parigi) ha dimostrato, secondo riferiscono le agenzie, come Trieste e la Marca Giuliana non sono di nessuna utilità per l'Italia, se n on per essere evt;ntuali hasi per un'aggressione, mira del:la qua.le sono i Balcani». E più sotto commenta: « D'altra parte la g,iustizia verso la Jugoslavia ... o verso .i- lavoratori di Trieste, unanimi nel reclamare il ritorno- della città alla Jugoslavia ... ». Ed. an– cora: « Ragioni etniche, economiche e politiche impongono che Trieste e fa Marca Giuliana siano jugoslave >>.E, sempre 'nello stesso articolo, dopo aver affermato che « in nessun caso si potrebbero sostenere, senza scopi inconfessabili, le aspirazioni italiane>> ed aver detto ,che sono « 1a reazione, l'estero ed i t.-usts che fospiran,o le insostenibili rivendica– zioni dei dirigenti di Roma », Magnien conclude che « Trie– ste à l'ltalie serait la victoire de la réactio111 néofascLste » e Trieste al4a Jug-0sÌavià sarebbe. invece « une défaite de la réaction italienne et inte,rnationale >>. Invece Charles Dumas, il 7 maggio, nel Populaire asse– riva, fra J'altro, rispo,ndendo a Magnien ed ai comunisti francesi, ai quali · rimproverava il settarismo e la mala– fede: « Se noi prend,iamo ia questio-he di 'frieste, per esem– pio, è bene evidente che essa condiziona l'accesso del– l'U .R.S.S. al Mediterraneo centrale. L'italianità di Trieste è 'i~contestabile. Noi sentiamo dire tuttavia che essa è una manifestazione deH'imperialisÌno italiano. Vi è della gente per la quale si è sempre impeirialisri quando non si tede

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