Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 14 - 16 luglio 1946

CRITICA SOCIALE 215 Dirà 1a Storda, e può dirlo sin d'ora l'oJ?inione mou– -diale., se abbiam0 ragiope ,noi- che persistiamo i.n quei .concetti o se hanno ragione loro che li hauno nnnegati. Dirà la Storia, e può sin d'ora dirlo l'opimoue degli -0nesti di tq;tto il mondo, se sia morale che di tre Paesj (Francia, Jugoslavia,,Italia), le cui interne forze si di-, visero, parte per aiutare l'imperialismo germanico, )?ar– te per combatterlo, due abbiano ad essere i crediton - -ed uno di {òj_U:esti anche il giud,ice - del terzo, che i Tre -0ligarchi del mondo tepgono incatenato per poterlo se- zionare e per tenerne in condominio quelle doloranti parti a cui nessuno çli ,essi è d~sposto a rinunciare, e 1·egalarne altre parti a quei minori Stati, della cui clien– tela abbisognano ai loro particolari fini imperialistici. E perciò diviene secondario il fatto che, ad esempio, la Frapcia dei cagoulards e dell'alta borghel,ia ebbe fin dal 1936 a lavorare inteus.amente affinchè il nazismo ger– manico potesse straripare ad ocddente p<:r portarvi quel!'« ordine sociale » che avrebbe. annullato le con·– quiste dei lavoratori· attraverso il Fronte popolare; che della gran quantità di ca,gou(ards arrest~ti, autori di at– tentati in grànde stile e, soprattutto, di, fortini in molte parti del Paese, la magistratura casalinga non ebbe a ]asciar fama di processi e di condanne, _se queste e queHi mai vi furono; che l'esercito francese non sol– tanto arrivò ail'attesa guerra senza prepararsi, dopo aver anche illuso il mond·o sulla costruzione di una Ma– ,ginot lung.o la settentrionale p0rta d'invasione del Pae– se ; pon soltanto non dimostrò una qualsiasi volontà di pneparazione durante i mesi che trascorsero dall'inizio ,della guerra all'effettivo attacco germanico contro la _Francia, ma soprattutto lasciò ai germanici i ponti sulk MTosa intatti ed i distrib,utori di behzipa, fiilo .a.·Ilor <leaux, a pieno fornimento; che - a tacer di Pétain e di Lava! e di tutto il governo di Vichy, la cui attività taluno potrebbe. obbiettare eccezionale - le maest!an– ze francesi, o spl'ntaneamente andarono nelk fabbncht> germaniche a lavorare, o nei grandi complessi industria– li di casa propria (Chevrolet, Reynaud, ecc.) prestarono <JOl'l ardore la loro opera (almeno fino alla fine del 1943) e, soprattutto, le truppe francesi in Indocina, nel l\fa, <lagascar, nell'Africa occidentale ed orientale e, insom– ma, in quasi tutti i possedimenti coloniali francesi re– sistettero dove più dove meno .acoanitamente agli Al 1eaJti, dopo che la madrepatria era, stata invasa da,i ger– manici, di cui esse con questo atteggiamento diventa– vaao gli armati ufficiali collaboratori, ecc., ccc. E pu,re in tal clima. di rapina interpaz.ionale, non .cale che la Jugoslavia, dopo pochi anni dal! 'instaura-. zione del fascismo in Italia, instaurò a casa propria, -col colpo di Stato di. re Alessandro, un· regime s<;>stan– zialmente fascista; ckè - fra pa,Fentesi - in Italia, neL 1a Venezia Giulia, vi fosse una ,intera Divisione della niiÌlizia fascista - la 59~ - composta unicamente e ~po1i– tineamente da sloveni e da croati;, che ,forante la guei,-ra il movimento bianco, reazionario, della Slovenia e quasi· tutta la Croaz.ia, · di cui Pavelic era soltantò 1'espress.ione, ~ cioè due terzi cl.e! Paese - col1ahora– rono con tutto il lero .fanatismo per i.I trionfo della Germania; che la successiva opera dell'esercito di Tito non impedi ai germanici di dominare il Paese ed anche <lri ritirarsi ordinatamente da qualsiasi parte di quei paese, fiilllchèla l@ro sorte non fu segnata dai Sovietici, su que<i fronti, e dagli Anglo-Amerieani su altri frr.n- ti, ecc_., ecc. ecc. · · ... r Italia. E infine che monta se il popolo italiano, nella sua ,quasi tòtalità, maledis~e fin da prima della guerra al ,connubio g;overnatìvo eolla Gern1ania; se fu portato in guerra colla convi'lilzioNe di perderla, e soprattutto, -colla volontà di perderla; se la· sabotò in mille modi, arrivando ail'assnrdo che, quando l'aviazione alleata -distruggeva le nostre città e miete:va vittime fra· i no– stri innocenti fratelli, i _supersti~i t~scivano _dai rifu~i -dedicando tutte le loro 11n precaz1om alla cncca dom1- 11ante, senza nessun rallcore ver.so quelli che co::;ì du– ramente ci aveva11@colpiti; se l 'es.ericito di oc.cupazione italiana in Jugoslavia - prima. per spontanea colletti– Ya volontà di soldati ed ufficiali, pei anche per segreta isj;ruzione dèl Governo - si contrappose un po' do– vunque ai Croati massacrat0ri di. serbi e molti: ne li– {JUidò alla spicciolata, arrivando soprattutto a questo, che moltissimi ·comandanti di nostre formazioni si in– ilesero coi capi di formazio11i· partigiaue serbe per la– sciar loro via libera neii loro attacchi contro formazioni ibho eca Gino Bianco croate; se delle nostre formazioni che. ebbero a traver– sare la Germania moltissime insorsero coiJtro i ger– manici se vedevano maltrattare i deportati; se i· ger– manici' apprezzarono tanto il nostro contributo alla loro o-uerra che, ancor priima del 25 luglio 1943, ih Russia, fecidevano le mani a quelli dei nostri che cercavano di salire sui loro carri; se fummo, anche ufficialmente, il primo !Paese a staccarci dalla coalizione germanica, quando Vichy e Zagabria, .Parigi e Lubiall:i, contin11a– vano la loro collaborazione coi nazi1?ti; se l'apprezzamen– to generale dei germanici si concretò, dopo 1'8 settem– bre 1943, nella fucilazione degli ufficiali italiani presi nel Dodecanneso; se la nostra volontà partigiana arrivò nell'inverno 1944-1945 al punto da ilon ascoltare il di– sinteressato consiglio degli Apglo-Americani di scio– gliere le nostre formazioni e se fu tanto generosa da accettare di porci, nella Venezia Qiuli_a, agli ordini di Tito; se insorgemmo il 25 aprile e spazzammo di colpo i fascisti che sapevamo che gli Apglo-Americani avreb– bero salvato; e, soprattutto, se siamo - possiamo ben dirlo - l'unico popolo, almeno di quelli coinvolti in questo conflitto, che abb:ia voluto e voglia la democra– zia, come sovranità di popolo e sua elevaziope all'in– terno e come fratellanza di popoli - senza sfratti coL lettivi - in campo internazionale? Che vale tutto que– sto - ripeto - dinanzi alla legge della giungla che reg– ge l'anarchia internazionale? Nulla, assolutamente nul– la. Perchè i trattati sollo - è verissimo - chiftons de papier e la giustizia è la legge del più forte in questo mondo, !Ìn cui i popoli non hanno voce l?er voler la loro unificazione, ma sono soltanto i goverm a poterli man– tenere divisi e, almeno potenzialmente, nemièi. E allora che può valere in consessi del geiiere di quel– lo di Parigi, che la-Venezia Giulia è ita.Jiana, perchè in tutta la sua storia ha avuto vicende connesse con l'Ita– lia, perchè già nell'Impero Romano faceva parte dell'I– talia; e al tempo delle prime avvisaglie slave alla fine del '500 fu organizzata a difesa da quelle, e tutta la sua storia segue lo sviluppo comunale, signorile e d'occu– pazione straniera del resto d'Italia, e ancor Dante par– lava di Pola e del Carnaro come termini d'[talia; per– chè in questa sua.storia non v'è alcuno sloveno o croato che abbia u)ia qualsiasi parte nelle arti o nelle scienze, in polit_ica o. in sociologia, nella _guerra o nella pace, nella d1struz10ne o nella costruz1qi1e, nel bene o nel male, chè tutta è storia d'Italia e di italiani ed in essa gli Slavi giocano soltanto come massa lentamente inse– diatasi sull'altipiano carsico, poi lanciata dal!' Austria su Trieste - nella seconda metà dell'altro secolo - per deprimerne l'italianità ... , con la c;onseguenza che la quasi totalità di questi Slavi cosl lanciati in una o, al massimo, in due generazioni divennero fanatici italiani, dimenticando al tutto non solo la lingua ma anche il ricordo della nazionalità dei loro ascendenti ; perchè, in fine, è vera continua profonda umiliazione dei ginlian'i sentir discut~re da nemici o, peggio, da amici la loro italianità, che - del resto - costumi, dia– letto, giornali, lapidi funerarie e tutta la loro vita rende manifesta a chiunque, di buona o mala fede? Questione politica e questione mnana. Ma se politka e giustizia di oligarchi possono di– menticare questi ed altri termini di ragione, co11questo non s'è superata che la prima questione per l 'interua– zionalizzazione di Trie.ste e per la cessione dell'Istria alla 'Jugoslavia. , Ce u 'è un'altra : ed i Quattro Grandi dovranno farsi spaventosamente piccoli dinanzi alla Storia, dinanzi al mondo e, soprattutto, dinanzi alla lor<:>coscienza pe_r superarla. E questa è la questione di umanità, cli quel minimo senso di solidarietà che - salvo nel caso dei Tedeschi e dei Giapponesi - avvince tutti gli uomini anche in guerra, quando si fa prigioniero il vi11to e deliberatamente non lo si stermina e, nei limiti del possibile, se ne rispetta l'umana personalità. Ora non è fare del nazionalismo constatare due tri– stissime realtà: che in Jugoslavia oggi domina Ullc\ dittatura la cui intransigenza - diciamo ;::osì. ! ,- è molto superiore a quella fascista e per molti aspct ti si accosta - se pur co~pletamente non arriva - a 4uella naz.ista, e che questa dittatura - a prescindere dalle norr chiare mete sociali che si propoi1e cli raggiungere all'interno - ha chiari intendimenti di eliminazione . degli. Italiani che alla Jugoslavia saranno annessi. Per– ciò, per risolvere la questione giuliana nei sensi del

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