Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 13 - 1 luglio 1946

210 CRITICA SOCIALE veramente e< con fed:eltà di cuore», per « fissare i .ricordi dei nostri migliori ». I g-iovani che invocano esempi, di 1 belLezza ideale, di coe– renza morale, dj no•biltà d-i pensiero, e di opere; i compagni tulli•, ehe le esigenze dell'o·ggi intendono collegare al _filone aureo di una tradizione tuttora fec<mda d-i insegnamenti e il socialismo non disgiung-ono dall'ap1,.--of-ondimento della C-O• scienza e da una incessante aut-oeducazione, troverann-o in questo libr-o un elemento, dii conforto e di fede. Il s-ocia– lismo, inteso c-ome democrazia in atto e in divenire, rivive ndl'-immediatezza dei ricordi. Sfilano, in rapide notazi-oni, le personalità dell'emigrazione italiana e degli altri paesi, che -in epoche successive, dalla rep,ressione d.ella rivolta d'i Vienna all'o-ccupazione nazista dell'Europa Centro-Occidentale, cercarono• rifugio in terra straniera,, i111 Francia, nella Svizzera,- in America. Dagli au– $triaci Firitz Adle~ e Otto Bauer a Kautsky ed EUenbogen, dal belga De Brouckère ai ted,eschi Hlilferding e Breitscheid, dai ,russi Abramo-vie a Tchernoff ai francesi Léon Blum e And-rea Boyer, ai nostri Turati, Treves, Modigliani, Morgari, rivive qui la storia dell'foternazionale ,socialista, fra le due guerre m-ondiali. Commossi profili di Gobetti, e di Amen– dola, di Rosselli e di- Eug-enio Chiesa si alternano alla rie– vo,cazione dei compagni caduti in difesa della libeirtà della Spagna, come ·De Rosa e Angeloni, o morti in esilio come Bensì, Rugginenti, Gorni• e tanti e tanti altri. Ed ecco Per– tini, Silone, Nenni, Bocconi, Faraboli, ed ecco Giuseppe Faravellj, colto felicemente nel suo, entusiasmo perennemente giovanile, scontroso e arcigno, quasi -intrattabile quand'è in gioco' l'intransigenza ideale, e decine e decine di altri. Pro– fili che sembrano incisi tanto son veri. Un esempio per tutti: Claudfo Treves che valica il confine svizzero, nei -pressi di Lugano, ·insieme con Giuseppe Saragat, nel dicembre 1926, precedendo di alcune seUiman,e Turati nell'esilio. « Il lago era in tempesta - narra Saragat - -e flagellato dal vento si dibatteva con furia disperata come un p,rigioniero che vu-ole liberarsi. Il lago ha ragione - mormorava Treves -, il lag-o ha ragione ». L'arrivo di '.rurati a Pari-gi, la fuga di Ro~selli da Lipari, il testamento di Lauco De Bosis, il gesto di, De Rosa a Bruxelles, il vfaggio di Modigliani in America e le acco– glienze riservategli dai coµipagni; italo"americani, e in spe– ci,al modo d"a Antonini e Bellanca, le ultime ore di Turati e di Treves, le prime avvisaglie della guerrà m-0ndiale, la fuga dalla Francia invasa, i ferocr· rastirellamenti tedeschi e la consegna de, profughi italiani alla polizia fascista, l'ulii– mo rifu~i-0 di Modigliani e 'di innumerevoli altri esuli nella Svizze,·a ospitale, la seconda « emigrazione » dopo 1'8 set– tembre, sono rivissuti• con appassionata vivezza nel libro della Modigliani. Fwnzione iTVS-OpprimibiLe diel Pantiito Socialvsta. Ma l'interesse maggiore del _libro e la sua attualità vanno ri-cereati nella rievocazione delle vicende del Partito socia• lista, dei suoi rapporti con gli altri pa,rtiti antifascisti e in particolare con il Partito comunista e col movimeno di « Giustizia e Libertà o>.Il fasdsmo poneva dei problemi nuo– vi, esigeva una valutazione realistica, una azione conse– guente e deci,sa per ·saldare insieme i lavoratori di tutti i ceti, per creare una piattaforma di lotta comune alla grande maggio,ranza degli, italiani. Di qui l'unificazione dei due .tronconi, massimalista e unitario, del vecchio partito, e il sue-· cessivo patto di unità d'azione con -i comunisti; di qui- i tentativi della « Concentrazione antifascista» (alla quale i comunisti non parteciparono) e, ,in epoca più recente, del- 1'« Unione Popolare»,, p,romossa dai comunisti; di qui, an- . che, ·n dissidio fondamentale fra le due ali del movimento .so-cialista all'estero: l'una, gu-idata d-opo la scomparsa di Turati e di Treves, da Mlodigliani, profondamente .convinta della funzione autonoma, inso,pprimiJbile, del Partito socia– lista e della bontà dei ,principi e dei metodi democratici, poneva la schi'etta aocettazione di questi principi e met,odi alla pubblicazione delle note lettere dell'Engels ed agli studi di Rodolfo Mondolfo. Questa divergenza. d'impostazione tattica è an· cora oggi giustificata nei fatti, di fronte ad un Partito socialista aperto n tutti. i lavoratori, il quale postula per l'appunto nella pro· pria attività e nei propri programmi - senza contraddizione rli ·sorta - le esigenze della libertà e della giustizia sociale? A meno che il primo termine del binomio libe1·al--,Yocialismo non debba inten– dersi come negazione o attenuazione del secondo, nel qual caso la polemica antideterministica e il revisionismo marxista sarebbero sem– plicemente dei pretesti polemici. Il libro d el Garosci è una miniera di notizie, di fatti, di nomi; come tn.le, preziosissima fonte per l'informazione. Unico rilie:vo: tutti i rif er imenti al1e pagine del primo volume contenuti nell'indice dei nomi, risultano errati. Piccolo nèo, che non toglie pregio e inte– resse nl lavoro. BibliotecaGino Bianco . ' conle premessa per ogni acco,rdo o fronte unico con altri 1 part-iti proletari o d•i•sinistra; l'altra, c,he aveva in Nenni il maggiore esponent e, proclive a « certo facile pr.agmati– ,smo », era po,rtata a sopravalu ta.re « l'immediato e il contin– .gen~e », ad indulgere a ll'opportunismo tattico, al ,criterio del– l'a:1!lone per se stessa e dava per dimostrata una ident,ità fra socialismo e comunismo .c:he non trova conferma nell'ideolo– gia, nella tattica, nei risultati delle esperienze recenti e lon– ,tane. La riw-luta difesa dell'md-i.pendenza socialista contro i tentativi fusionisti o sgretolatori dell'unità del partito•, ha le sue origini _in quei dibattiti, in quelle vicende, pressochè ignorate in Italia ed opportunamente -;.dditate da Vera Mo– digliani all'attenmone dei compagni. Già sin d'allora era chiaro che il patto,, d'unità 'd'azione fra socialisti e ,comu– nisti avrebbe dato risultati concreti e proficui· soltanto nella misura in cui fosse riaffermata la reciproca indipendenza– dei contraenti, e intorno al Partito socialista si J-osse po,tuta opera,re la concentrazione delle forze vive e sane del Paese al di fuori di ogni suggestione o interesse straniero, ·a; ogni machiavellismo amidemocratico o tenden3ialmente totalita– rio, di ogni revisionismo anticlassista, o aclassista, comunque mascherato. Il libro della Modigliani non ha intenzioni. ~!emiche, è vivace, sincero, talvolta rude nei giudi-zi, mai eccessivo. L'indulgenza e la bontà vi trapelano ad ogni' riga, e vien fatto !alvolta di pensa,re al De Amicis per quell'aria di con– fidenza e di sentimento che ravviva anc.J,e le pagine j:,iù aride. Soprattutto è un libro d'amor.e per l'idea so,cialisla, per il Partito; per l'avvenire dei lavoITatori, per l'Italia. . ANTONIO V ALEUT I cattolici e la libertà « Ma insomma, voi cattolici, cosa volete? » Sono proprio tentato di rivolgere questa domahda a Piero Malvestiti, che i1el suo libro: « Parte Guelfa in Enrn– . pa », mette in istato d'accusa il mondo moderno. Mondo pieno di mali, senza dubbio, ma ç:he l'autore non esamina con sufficiente obbiettività; còsicchè, mentre il medioevo ci appare idillico nel religioso co– ronamento di ogni atti_vità e di ogni pensiero, il nostro tempo, invece, viene mppresentato come la dissoluzione, in un crescente caos politico, morale, filosofico, del– l'antica armonia cristiana. Ma gran. parte dei mali del nostro tempo smentiscono, nelle loro primordiali ori– gini, la tesi del Malvestiti, chè sono i mali di tutti i tempi: violenza,orgoglio, avidità, ecc. Mi par d'i sen– tirli quei « caporali ghibellini » che contro Farinata • consentirono di disfare al tutto la città di Firenze » ; mi par di sentirli mentre accennassero alla... bomba atomica : « e con questo dispietato ordigno Fioreùza fia distrutta insino all'ultime radici •· Non v'è dubbio che, se avessero potuto disporre anche loro di canno11i e di mitraglie, di grossi bombardieri e di gas asfissianti, di lanciafiamme e di bombe atomiche, i Guelfi e i Ghi– béllini, Venezia· 'e Genova, Cattolici ed Eretici, avreb– 'bero fatto meno complimenti di noi, inquieti e trava– gliati figli del secolo XX. Ma ci si accusa di non aver saputo difendere la li– bertà, di averla perduta nel naufragio di « dieci filo– sofie», e questo perchè la nostra libertà sarebbe priva di quel contenuto religioso che solo varrebbe a difen– derla contro i suoi eterni nemici : il disordine e la ti– rannia; la violenza dal basso e la violenza dall'alto . Ma la libertà è una sola, perenne esigenza dello spi– rito_ umano. Vano è quindi cercarne le radici in un deter_minato momento storico, in una _fede, in uha con– cezione. filosofica : nè il pensiero degli enciclopedisti, nè il « wgito ergo sum » di ,Cartesio, nè l'olocausto di Giordauo Bruno, nè l'« intelligo ut creda11i • di Abelar. do, nè la fermezza di Socqite, llè la predicazione di Cristo foudano la libertà. Cristo non ba imposto la fecls:, cou la sferza che usò nel tempio; Egli cercò di c-on\'Ìll– cere con la sua parola e le sue opere, perchè la fede presupppne la nostra libertà di accettare o di respiu– ger,e ciò che viene predicato e proposto. Se l'atto di fede è libero, la libertà non si fonda che sulla libertà. Ogni verità non può dimostrarsi tale che alla coscien7,a iu– coartata. E condannare l'indeterminazione della liberUi come fondamento di se stessa, è come condannare, i:i filosofia, l'indeterminazione dell'essere. L'essere è' l::i prima categoria del peusiero, e la libertà è il primo

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=