Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 4 - 16 febbraio 1946

. CRITICA SOCIALE 63 questione quando dke ohe la.·spiegazione della tende~za a,nìi'– proletnri•a che ha la forma mentis della pj'Ccola borghesia va cercata nello spirito critico che le deriva dalla cultura: spi• rito critico refrattario al socialisino in quanto mitQ e reli– g.ione, perchè tra senso critico e mito o fed·e c'è sempre una certa incompatibilità. Ed è anche vero che i pilastri spiri– tuali della piccola 'borghesia sono ancora H culto della· tra– dìzione, la sublimazione del co1i,cetto di patria, un ossequio alla leg;ilità ienaente al formalismo e qui~di più poetato al– i'« ordine» (magari jn camicia nera) che •a tutto ciò che tale ordine sembra contrastar~ o mi111acéiare. Ma l'ostaco.J.o è insuperabile? Ci sembra di no, se (come · ci ricorda lo stesso Preti) il critici,smo che è ·nella cultura del ceto medio non impedì a questo di abbracciare il fascismo, che era pure un mito, e _se· (aggiungiamo noi) bastò nel• l'altro dopo-guerra che su questa mentalità agi~se e in questa: cultura si inserisse un filone letterari,o disfattistico verso il culto della patria, della tradiziime e della legalità, anche se di lega falsa, 'J)er mettere in forse la validità e la i,ncrolla– bilità dei famosi pilastri. E se la borghesia riprese poi la form.a ·mentis di pir.ima, è per.chè non 1bastavano certo un Piti,. · grilli o un Mariani ò un Da Verona, fiumi che o,hre un limo lutulento e corrosivo non por,tavano• nulla,· a sostituire. quella cultura. M.a. il fauo dimostra che quella cult11ra non è poi inattaccabi.Je. . Il problema è tutto qui. Poichè'• le oondizi,oni materiali ed economiche per t.rasformarè la mootalitÌ! del ceto medio sono già in atto e· il solo ostacolo è di natura· culturale, si ·tratta di agire hl questa direzione. Ma è un problema molto g;osso, anche se esaminato secondo una- sola ·prospettiva, quell_a soci.alista. Le fonti dell.a c'uztura borghese. La cultura borghese italiana, che è quella dei cèti lDedi, si rifà a due fonti, Rosmìni e Cr.ioce: più Croce che Rosmi– ni. La mentalità socialista è invece in Italia (fatte poche eccezion.i) anc<Hata ·al positivismo .. È. qui ua barriera che se, para i due mondi,· che fa del loro discorrere due lingua.ggi diversi, intraducibili l'uno nei vocaboli dell'altro, malgrado l'effetti,va identità di interessi materiali e di problemi &ò– cial,i e po.Jitici tra 1, proletariato e una ,parte della borghesia. r,lè si obbietti che il ·modesto impiegato di banca non sa nulla di Rosmmi e di, Croce, che l'operaio 1110nsa nulla di Spencer e di Ardigò. C'è un· ,;mbstrato, un· humus diverso· alla base dei. due mondi, e di là viene il nutriment,o anche qqando ciò accade incons~iamente. · L'humus della borghesia ha dunque due stratificazioni, il ·cattolicesimo e l'idealismo: che· sono due dottrine opposte e non concilial>ili, ma 'clìe, per un fenomeno che si rip~te spesso in ooloro che la cultura non creano nè approfondi– scono,' ma subiscono e vivono di: riflesso, coabitB1110perfet-· tamente nel horgliese it,,.liarto. Una ,bonaria inorale alla MiJn– zoni, vi~suta non con .l'intr-ansigenza del grande -lombardo, nta con tutte le transig,:,nze' e le compr,omissio,ni ·possibiH,_ ed. un,( i111tea,pretazionestorfoistica ed umanistica della r;,altà; che, perdendo l;afflatQ creativo' e attivisti.C9 ·dei suor mizia- , -- tò•ni e polarizzandosi in una serie d.j giudizi fatti, diventà la filosofia del « tanto è lo stesso », del « tira a campar'e >> e, di conseguenza, del « chi te lo fa fare >>. Fatalismo. piatto e gretto, traduzione pleb:ea di quell'idealismo che d'altr'.(mde, generando dal proprio S(/llO, con la stessa indifferenza, e Cro·ce e Genti.le, doè il te orico dell'antifascismo e H teorico del fascismo, aveva g.ià dimostrato, la sua inca,pacità a _discén– d.ere da un pjedestallo interpretati•v~ per farsi attore. coma• pevo.le e responsabile di sboria. Comunque, questa è la cultura b,o.-gliese e, .poi.chè la cul– tura in Italia è a111Cora {utta borgh!"se, cioè .privilegio di casta, il positivismo che isp,i.-a tuttora molti nostri s,ocialisti .è fuori dalla cultura: Ne è fuori p•er. la non .tradibile .legge della irrepetibilità della sboria, che· vale anche per la storia delle :idee: il positivismo è morto il giomo .in cui fu superato dal· l'idealismo, ed il fatto che o·ggi l'idealismo sia in crisi e ad ogni .passo se ne sentà la ÌlllsuUìciem1a non è huou mo– tivo ;per credere lo si possa sostituke con una dottrilJ'l sor– passata. Non si torna indietro: .e sarebbe st.rano che il socia– ~is~10, che è dottrina di superamento della borghesia, finisse, sul piano della cultura, per b;maHzzarè H problem,i, pen– sando· ad una r,iv1viscenza assurda. È come se sul pianMel– l'economia si p·msasse a superare· -la struttura bdvghese '(éioè rl capitalismo), anzichè. marèian~ verso una· società socia– lista, ritomB111doaM,a'soc'.ietà fondale, che dal capj,talismo, 6or- ~liese fu appunto, negata. • BibtiotecaGino'Bianco. Il socia.lilsmo deve inser.irsi ndla culwm borghese per rivo- 1uzionarla. Socialisti e borghesi parlano due lingue diverse, c c10 non già perchè zia diversa la fisio111omia sociale e,Ì, economica delle due class.i (tale differenza, l'abbiamo visto; non sus– siste più nei confronti della bassa, bo,·ghesia), ma rcrèhè sono ;igli antipodi le culture che stanno alla base dei due mondi. E poic·hè è la cultura socialista che è i•n arretrato, è chiaro che tocca a n-0i cambiare liÌrgtiaggio. Si. suole ripe– tero che il socialismo fa la _politica per .i ceti, medi, no111 dei ceti medi, intendendosi con ciò si,gnificare che i 01,0,tri pro– blemi compr endono, sì, anche i b1so·gni aei ceti medi, ma che non è il proletaria. to (o il p artito, .socialista) che è dive– nuto o vuol divenire b orghese, be.rn, ì la borghesia che 6i è pr-0letarizzata o deve rproletarizzairsi. Ciò è vero, 1ua su uu plano culturale la posizione ya invertita: spetta al socialismo, in certa misura, imbo,11ghesirsi, cioè far· compiere alla propria cultura ·quel passo avanti che 1a cultura borghese ha già compiuto. , So che una forniulazione éosi categorica presta il fianco ad una inevitabile critica: che la borghesia è fradicia anche -nella sua cultura, che· co111.trò l'idealismo il mondo intero del pensiero è in 1·ivolta, che p·er no.r socialisti il cattolicesimo itali8111o .va oonsiderato come una delle cause di quell'almo· sfera che smona nel compromesso .tutte le passioni. Ed anche ciò corrisponde al vero, ma d'altro canto una cosa è certa: che il determinismo alla BissÒlati, l'edoni·s1110 alll Enrico Leone,· 1o spencierianismo alla Ferri sanno ormai di• rancido pe1--qu,alµnque palato, e non sono l'offa migliore per far pro– seliti nel campo di,lle così dette persone colte. Le quali pos– sono· b'eni,ssimo tro,varsi d'accordo con noi nella discussione .d~lle linee .programmatiche o dei dettagli .tecnici, ma non possono non sentirs.i a disagio quando cercano di penetrare la visione della.vita che ,a quel ,programma e a quella tecnica deve pure far da base. Visione della vita la quali, per lo più 1110n riesce a -dar spiegazione dell'uomo, e dei rnoi pro– blemi non· strellalllitnte mati,riali che attraverso_ l'umanita– rismo alla De .Amicis. Il ehe, bisogna convenirne, è poco•. Affermando che i,l socialismo deve imborghesire la 6ua cultura, intendiamo dire che non basta constatari, l'avanzata dissoluzio111e della cultura borghese e appagarsi di· questa constatazione, ma occorre in · quella cultura inserirsi se . la si vuole' rivoluzionare. ·Quella cultura è· l'ambioote su: cui l'uomo può agire,' ma dal quale è _illusione estrania.-si. Il cattolicesùno. .Ed ora·addentriamoci nelle due componenti di cui abbiamo detto·· risultare la cultura· borghese. Parlare di supera111ento del cattolices'Ìnl-0', in un pa;se d.i, credeinti come ,il nostro, è assurdo. Si• può però padare di· crisi della cultura cattolica, degli uomini di parte guelfa, ,rimasti per una malintesa politica chiusi . alle correnti del 1 pensiero moderno, per lo meno dalla questione romalia ·.e dijl modernismo in poi. Non crisi di do•gmi o. di principi -morali. durique, 111" di cultura e, conseguentemente, di po– litica. . . . La morale cristi;na contiene un seme che attende ancora la' sua fecondazione. Quando il Vangelo .parla di « fratellau· za >), esprime un ,ooncetto che, come la medaglia, pur es– sendo. uno, ha duo) facce: una facoi•a è la carità, cio~ il pie• , garsi del ricco verso• il p<>vero (ed è questa I°'.ispir"azione costante dei pa,rtiti cattolici italiani, propensi a porre in primo 1iian<i Ìa persuasione, La, conversione dei non credenti e la' pressi,one sui ,credenti àffinclÌè applichino effettivamente la lorn féde). Ma c'.è nel éoncetto ç_vangelicò di « fratellan– za >) un'uLterio•r-e significazi,one, ila giustizia .sociale, cui, so·I.o ora sembra aprirsi il prog,ramma della democrazia cristiana, lliù, pare, perchè ,pung~lata · dalle ·sinistre ohe per impulso· propdo·. C'è, J111 tutti i movimenti <politici èattolicì d'Italia !a ma111ifestapreoccupazione di non spingers.i troppo oltre nei. pll'O<grammisociali, l'attesa continua che anche su questo ter– reno scenda dall'alto della'Chiesa la parola incitatrice. Di– ceva un caro amico cattolico•, inghioui10 dai campi di elimi 0 nazio111enazisti, Teresio Olivelli; ch"e. cÌ nostri catt1>lici sa– ranno sempre in riga, ma sempre rim~rchiatì, nJentre contro i callo 'ci francesi la Chiesa ha d,ovuto intervenire; nel che è il seg,;o di una m;iggior vitalità ed· esuberanza gi quelli nei nostri confronti. Ecco d1rnque u.;, oompito nohili'.ssimo per la nuova cul– tura socialista: spiegare in termini 'cristiani l'insufficienza storica del partito co,nfession'ale a svilUÌppare quanto del ' .

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