Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926

254 CRITICA SOCIALE nel fnoco cli tutte le divisioni; complottavano apertamente contro Locarno, contro la Socie– tà delle Nazioni, contro l'avvicinamento fran– co-tedescò. Ma una realtà economica e mora– le si rafforzava contro di essi; gli stessi na– zionalismi c::1.pitalistici li abbandonavano cer– cando altre vie meno dispendiose e più pros– sime per 'la propria vittorios~ affermazione. Uno spettacoloso sposalizio - quello del ferro e del carbone - gittava le basi di una incre– dibile alleanza tra i vincitori e i vinti. Una t2oria di tnists si svolgeva con ritmo accele– rato <:rean<loun'ossatura economica che face– va miracolosamente cambiare il tono e la ma- teria cli certi grandi giornali. • li'iniva la guerra del Marocco lasciando agli alleati vindtori niente altro che il disappun– to della inooncilia1bilità delle loro pretese e dell'apertura cli altre concorrenze .al mag·ris– simo bottino. Una dittatura in Mediterraneo si rompeva e togli~va un puntello alla siste– rnm~·~Qne cli certe dottrine che dalla politica interùa tendono a proiettarsi uella politica e– ~tera. Un'altra dittatura, travagliata da con– tra1.;ti militari, non arrivava a imporre la sua pressione sulla Socie~à delle Nazioni, costrin– gendola al dilemma o di concederle un seggio uermanente o cli assicurarle .un trionfo esclu– sivo a Ta11;gel'i,talchè non le restava che di ritirarsi ·dalla Società, eliminando da que– ::;ta, per il momento, un'influenza pericolosa. Il rivolgimento polacco preparava la possi– bilità di combinazioni diplomatiche che des– !-ero adeguata soddisfazione alla aspirazione della Potenza che, dopo Locarno, poneva la Vii;;tola sotto la stess.a forma di garantia del ·Reno. te cospirazioni antilocarniche ed anti– ginevrine si quietavano per non scoprirsi. La :Francia v~deva il franco precipitare, e la ·Ger– mania. cresce1·e il numero dei disoccupati qua– si a paregg'iare l'Inghilterra, m3ilgrado la con– giuntura favorevole all'indu,stria mineraria tedesca per il contraccolpo dello sciopero mi– J1erario brittannico. In questi mesi, come di– ceva il capo della Re,ichsùcinJi;) Schlacht, si in– grandiva sotto i colpi _dell'esperienza la con– vinzi-0110che la restaurazione, la « ripresa>> di dascnno e di tutti in Europa, non· era le– gat.a alla divoraizione del vicino ma all'accr~– scere pe1' tntti le possibilità economiche e po– liti<:he. Il pe1·chè, senza-che nessuno .gridasse allo sca11dalo, la stampa tedesca poteva affac– ciare la necei-;sità di una revisione delle di– ::,tribuzioni coloniali, .in conformità ai biso– gni prodnttivr e demografici dei popoli. Sen– za materie prime non si lavora, senza lavora– re non si pagano le annualità del piano Da– wes, e non si .trattengono le masse dei disoc– enpati. In questi sei mesi, è stata ogni giorno uua climot3tra½ion'- sperimentale rinforzata della teoria del.la interdipendenza economica e po– litica degli Stati cli Europa e del Ill,()ndo. Il consolidarsi delle correnti democratiche nei grandi Stati ha poi ·permesso il più o-ran– çl_e. elat~rio cli propaganda condliatrice ~ pa-. c1fista m Francia ed in Germania, mentre perdevano terreno e coraggio le propagande avverse. Ciò che dai circoli letterari e intel- BibHotecaGino Bianco lettua,li francesi e teutonici fu espresso in que– sti ultimi tempi in favore dell'avvicinamento dei due pàesi e contro. la guerra e per l'inte– sa internazionale, è stato enorme. Qui doveva il Briand pescare alcuni dei motivi appas– sionati ·che con tanta vìrtuosità di parola do– veva poi far vibrare nel suo discorso di Gine– vra .... In breve, la « tragedia» si risolse come do– veva: la Germania entrava nella Società del– le Nazioni tra un ooro plaudente di consen~i. Come una «trionfatrice». si disse da quaìcn– no con amarezza. No.· N 011 come una trionfa– trice - perchè un trionfo suppone una scon, fitta. Il trionfo non era della Germania: fin ·ai essa si proiettavano soltanto i raggi del trionfo di una causa, di cui essa era ed è uno dei termini capitali, ma che è. la causa di tut– ti i popoli, che vogliono vivere e lavorare in pace, e che dopo tanta insanguinata gloria guerriera anelano ad un'altra gloria.. più u– tile, più civile ed umana. ' « Non più guerre!»· fu il grìdo, ormai non più eterodosso, che risuonò nell'aula diplo– matica e ~he per un'ora si impose anche. ai più scettici. Dicesi che un rappresentante di una grande Potenza, dopo la solenne fun– zione dell'entrata della Germania e i di.scor– si di Streseman e cli Briand, sia uscito,, c:,oi giornalisti, in questo scherzo : - Ogg,i ~i chi1.ide il periodo postbellico e si apr·e il ve– rrioào ... vrebellico - ma poi sia corso affan– nato dietro i .rappresentanti dell'a stampa per raccomandare loro di non dare pubblica~ zione al . bon mot) poichè egli era vei'Mnentei e sincer:;i;men te ottimista ..... ) , E c'era di ·che. L'entrata della. Geriç.~ia nella Rocietà delle Nazioni non è stata una semplice cerimonia - perocchè questa ceri– . monia già porta con sè l'assunzione di ttitti i doveri e di tutti i diritti contenuti nel «Pat- to» e negli « Accordi». . . L'entrata è subito stata ·sottolineata dalla messa attiva sul tappeto di tutti i· :ràpporti tra la Germania e la Francia. Così deve es– s,ere. La paçè della Società ·deile N azi,oni non è l'utopia che tra gli' Stati non esistano que– stioni, ma è il prineipio che le quistioni si risolvano coi modi della Società, con negozia– .ti e con arbitrati. Ed .ecco che il gio-rno dopo lai cerimonia solenne cli parole il mondo ha sapt1to che in un 'piccolo villaggio alla fron– tier~ francese, a Thoiry, in una, « çolazione » di cinque oré si erano aperti negoziati su tut– ta una serie di domaNde tedesche, per la ces– sazio11e della, occupazione militare. renana, per la partecipazione tedesca a1 controllo del– la ~oc.ietà delle Nazioni sugli armamenti te– deschi, ·per la rinunzia al plebisèito della Saar e la restituzione di questa provincia alla Ger– mania, per il disinteressamento della Fran - eia dalla sorte dei territori dì Eussen e di Malmedy annessi al Belgio, In cambio la Germania si applicava alla ri– storazione del franco, lanciando obbligazioni sul mercato tedesco fino a due miliardi di , mar~hi oro, i1 cui prodotto sarebbe versato

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