Critica Sociale - XXXVI - n. 4 - 16-28 febbraio 1926

48 CRITICA SOCIALE • dc·lla rivalula~ionc. Tuttavia - cd anche su que– sto punto si è raccolta, se non l'nnanimilù, la maggioranza deHe opinion.i - una len~a e gra– dualo rivalutazi,onc della llra sarebbe ·dl enorn1e rriovamenlo al complesso della economia nazio– ~a1o nonchè al prestigio del credito italiano. J,0cilo prevederne la non lontana scomparsa. La., . ·' Francia, avendo acquistalo per i trattati di p;rcc 1 i bacini minerarii tedesp,hi che le forniscono. Jc materie prime necessarie alle sue indus(ri:e, p9- s.~,conclopunlo: Ma quesla rivalut~zion~ non si pnò ottoncrc, se non con un progressivo nbassoi dc-iprezzi di tulle l,emerci, giunti ormai ad altezze inloHerabili dai consumalori. Orbei1e - e questa è la condanna del protezionismo - i prezzi nori possono ribassare, perchè sono arlificialmenle te- ·nn li alli dallo barriere doganali. Ci si aggira in un circolo vizioso. Gli altissimi dazii generano il rincaro cli tulle le merci. La nazione non può pagaro prezzi così alti, come non può pagare im– posLe così gravose, se non ad una sola condizione, cruc.lJadi pagare con moneta svalutata, con un nu– nrnro di unità monetarie il cui valore reale non ri– sponda, di gran lunga, al valore effettivo. Il .Po– polo italia1io non sarà mai in grado di acquistare con lire buone. ai pr~.zzi attuali, vestiti, scarpe, pane, ecc.: bisogna che.,o la lira resti cattiva. 0 i pr.r:~zzi ribassino. Ma. .ripetiamo. il urotezionismo vigi;la. foroce gendarme. p,er imoedir.e che il costo della vita si fàccia meno aspro o meno esagerato. Le industrie. dei Paesi a moneta scaduta hanno, alla conservazione degli alti dazii di confine, non solo quell'interesse generico che oonsiste nella fa– coltà di potere, eliminata la concorrenza, dettar legge sul mercato interno, imponendo a loro ta- . lento ai consumatori nazionali, ossia spogl'iandoli a loro piacimento; ma altresì quell'altro non mi– nore interesse, creato dalle circost~nze degli ann1 successivi alla guerra, che consiste niella possi– bilità di pagar meno le maestranze, in confronto dei loro concorrenti esteri, e quindi di produrre a minor costo le merci e di battere gli stranieri sui loro stessi mercati. Perchè, come s'è visto, gli alti dazii provocano gli alti prezzi nelrinterno del Paese, e questi impediscono alfa moneta di ri– sanare: l'operaio, compensato con moneta sca– dutal costa assai meno del suo oompagno dei Paesi a p1oneta sana. _perchè non si stabilisce affatto il giustç, rapporto fra il differ,ente valore delle due monete e la differente misura dei due salarii. E così il produttore, questo beniamino dell'epdca presente, questo nuovo esponente della grandezza nazionale, si avvantaggia da due parti: per l'eliminazione della concorrenza estera, e per il minor ,costo della mano d'opera. Chi ci va di. mezzo è il consumatore: ma quan– do un ceto sociale, formando in uria nazione la , g~·ande_ m~ggioranza e quindi possedendo la forza, s1 lascia impunemente sfruttar,e da una mino– ranza, imputet sibi:, paghJ e stia zitto. Così ai Paes.i « protetti » il protezionismo r-e– ca il doppio danno, di non pot,er scemare il còsto di~ll~merci (ossia di non poter elevar,e il tenore d1 vita), e di non p.oter ristabilire il corso della moneta. S.e, almeno, di fronte a questo nocurrien– l~),ste~se il vantaggio promesso in ogni tempo dai fautori della protezrone, il vantaggio di restaurare . 1~ b~lanc~a _commerci~l~, aumentando le esporta– z1om e d.munuend~ d alt:ettanto le imp,ortazioni ! Ma precisamente 1espenenza del dopocruerra at– lost~ _eh~il yrotczionismo, lungi dall'elhninare lo , sqmllbno- fra le merci acquistale dall'estero e gurel~ead esso vendute, lo ha aggravato e appro– fondito. Valgano alcuni esempi tolti da statistiche recenti. ' . Non?stante l'infierire del protezionismo in tutti 1 Paesi d"Europa, due soli fra essi conservano una ~rta. eccedenza dellic csporlazioni su1lle im– p~:n·t~z10m_; ma. questa eccedenza è •dovuta ·a ra– g~om _part1~olanss:im~ e, d'altra parte, si trova in B 'bl' t G,vrn d.i.contmua dnmnuzione cosicchè è facile, e 1 10eca mo ts1anco ' , · . tè ridurre le importa~ioni e, in grazia della cqn~ tinua discesa del franco, accrescere le esportazfo.:.. ni, in modo da chiudere la sua bilancia commcr- · cialc con un attivo, che .Pei'Ò negli ultimi mesi. si è andalo progressivamente attenuando e ten– de a sparire,. La Cecoslovacchia, ricca pur essa di carbone, di metalli e di altre materie ,prime, dovet– te al basso corso della sua corona ed a quella rie~ chezza naturale il vantaggio di superare nel 1920 di 4 miliardi di corone, oon l,e sue esportazioni, le sue importazioni: ma da allora cjuel vantaggio si è sempre andato assotligliando, atlualmentc è ridotto ad un solo miliardo e probabilmente ne– gli anni prossimi avrà cessato di sussistere. Ma per tutti gli altri Paesi del continente, qua– le disastro! Non parliamo della Germania, per la quale valgono consideraz1oni speciali: essa nel 1913 importava per 672 milioni di marchi oroipiù di quanto esportasse, e nel 1924 ll:! differenza è salita a 2. 603 mili-òni, sempre di marchi oro. Ve.– d.iamo invece il Belgio: nel 1913 le sue importa,– z10ni superavano le esportazioni di 83 milioni di franchi, nel 1924 le ·superarono di 3.6&7 milioili che, in franchi oro, rapprese!ftano circa '900 mi~ lioni. Lo sbilancio economico, in .dieci anni di con– tinui inasprimenti doganali, si ,è più ·che deeu.: . plicato ! In Spagna e, nel medesimo periodo di tempo, la differenza passiva è passata da- 248 a 1468 milioni di · pesetas; in Italia, da meno ,<lJ ~n m_iliardo a più di s•ette, ci@è si, è moltiplic~ta m nusura superiore a quella della svalutazione della moneta.· · L'Inghilterra, dove ,ai tempi del libero scambio La disoccupazione era un fenomeno quasi igno– rato, conta ora a milioni i suoi operai senza lavo– ro., perchè le sue n1;1òveprovvidenze protezioni– stiche, aµmentando 11costo del1e merci e dell'esi– s~e•11;z::i e q_uindi esige~do maggiori .salari, rendono d1fflc1le a1 produttori la. lGtta ooi concorenti este– ~~- I pr~duttori si ri:valgo_no., 1?1ores0lito,. taglieg_– g~a~do 1 consumatori n~z1onah e str~wpaq<;io :ms– s1d11 al Governo; ma mtà-nt-0' la nazione attra– v~rsa una crisi quale da gran tempo non s'era vista. La corsa al protez-ionismo fu sicuramente una ,e non delle ultime, fra le cause della•conflagrazio~ ne mondiale. Molte altre volte allie lotte economi– che t_e~nero ~ietr~, come l'ombra al corp@, le lot– t~ nuh_tar~ p_1ùcrudeli. F?rse per questo ja socie,. ta cap1tahsbca, che considera la guerra come un fenomeno, •necessario ed utile, mam.tiiene·viva ed osaspera 1_a r~valità fra i p9poli, in tempo di paGe, ?ol pr?tez_1omsmo. l_nse,parabile dalla lotta armata, 11 cap1fahsmo ne, tiene pronte le condizioni e le premesse _mantenendo le nazioni in quello stato d1 guerra mcruenta che è caratteristico dell'odier– na economia. ANGELO TREVES. Numeri ·arretrati del 1925 Alcuni abbonati ci chiedono insistentemente il N. 6. Non P?Ss~ar:nomandarlo perchè fu seque– strata tutta l edzzzon_e, ~ « per tutto il çonteslo i> del _Numero, p~r. cm cz fu anche impossibile al– lestzre Ullf!- edzzzone ... espurgata. Così, per chi non. lo rzcevette, mancheranno alla raccolta le pagme 49 a 64. . Altri .ci ~hiedono il N. 14 per.puro equivoco, u11err:?1 e 4z stampa_ ave_ndofatto Jmprimere ~mlla coperizna. zl N. 13 invece di il4. Goordino aWiR- terno e sz per~ooderanno. ,

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