Critica Sociale - XXXVI - n. 4 - 16-28 febbraio 1926

riti Lasc:to Se hi a v; ca Seconda Edizione -- "" .. oc1a e RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO Nel Regno: Ann~ L. 24 ·- Semestre L. 12 - Ali' Este 1 ro I Anno L. lt. 30 - Semestre L. 15 DIREZIONE: Milano • Portici Galleria, 23 - AMMINISTRAZIONE: Via Omenoni, 4 • Milano Anno XXXVI - N. 4 li Numero separato L. UNA I/ MIiano, 16-28 Febbraio 1926 SOMMARIO POLITICA E ATTUALITA': n ftiorv'iamento (Rabano llfauro). U vrotezionidmo rov,itna, ·i paesi vrotett-i (Angelo Treves). n ,problema degU cuUoggi ·iln Francia (Ernesto Caporali). STUDI ECONOMICI E SOCIOLO.GICI: M.et· curio e il diritto nuovo (Gaio Ulpiani). Per la "terra a el11i l,a fa, rendere,, nctlct Gran Bretau11a (Ales- sandro Schiavi•). , · Prod•uzione e salarli (Rafael Nieto). FILOSOFIA, LETTERATURA, FATTI SOCIALI: ihitonio L~bri-Ola e i,l marwismo in Ital-ia ,Luigi Dal Pane), , Dalle riviste: "La proibizione (dell'alcool) ,pericolo socktlc,., (Sticns). PubbUcaz,ioni per-venute in dono. IL FUORVIA-MENTO I . La tesi del fu-orviamento è questa: « dopo 11 1914 non si può più pensar•e come prima». Un mondo muore ed un mondo nasce. La ~e1!10C:ra~iaè finf_ta c~m la grande guerra. É finita insieme all 1llus10ne oggettiva. Il nuovo idealismo è subbiettivo, relativista. Essere è la divisa inquadrata rn:~lsuo stemma. ·Essere e voler ~ssere;_ I?roiezione, do~inio, impero. Economrn, pohhca, morale sollo una funzio– Iile lirica, frenetica; una creazione che è una irradiazione. Un'irradiazione dal nulla che è il tutto. Dopo il 1914, dopo la guerra, si muta il coNcetto della· storia. Il materiale sul quale si 'fo.ndava la storia, non conta più, non esiste più. Un nuoyo ordine nasce che trae il ·pro– prio materiale dal proprio pensiero con asso– lutezza intangibile di arbitrio. Tutte le isti– tuzioni del tempo dell'anteguerra non sono più pensabili. I partiti aggrappati ad esse in posizione di battaglia per la loro conserva– zione o la loro distruzione, non sono del pari più pensabili. Ecco la crisi. La sorte più triste tocca alla democrazia, la quale era: nelle vec- . chie istituzioni per suptrarle ed ora non esi– sfo più, nè come parte del vecchio regime, che è distrutto, nè come superamento del mede– simo perchè ciò che nasce è antitesi del vec– chio. Finita la democrazia, è finito il socia– lismo che non ha più materia nè mezzi di azione. E il socialismo che vuole salvarsi re– pudiando la democrazia ed accostandosi al– l'idealismo soggettivistico, non avverte dico– struirsi sopra basi che non reggono; non es– sendo dialettica di socialismo fuori dell'idea di classe e non essendovi classe fuori di un'i– potesi realistica e naturalistica, di convinzio- . ne oggettiva. Cotesto serrato martellare dello sbigotti– mento angosciato del dopo guerra, -in cui si concerta la voga o la moda più vasta che forse il 1uondo abbia mai veduta, malgrado la Biblioteca Gino Bi~ncò · sua ampiezza e la sua profondità non ci com– muove. _F!nchè ~o_ispieghiamo spiritualmen– te la cns1, la crisi non ci vince. Ci può vin– cere, dolorosamente, la fortuna· ma finchè noi interpretiamo la nostra forluI,a restiamo ad es~a superi?ri. Il c~tacJisma della guerra n_on e . stato 1_1 cataclisma dd noslro pen– s~cro, SLa_ che s~ co1~sicleri questo come /or:::a, ~La che si consLden come prodotto. ;.; essuna idea, con quesla proposizione, di ridurre il peso enorme che sui destini umani ha avuto ed avrà, la guerra: ma sollanto di aff errnarc che la sloria si determina, com e prima come semprr, dagl\ uomini, nella lolta tra clÙoro e nella l_olla con la natura. Dopo la guerra co– me pnma della guerra si compie l'alto di nll– . t1:izione, l'alto di riprodu:::ion,:,, l'alto cl.i pen- siero. Almeno come fisiologia ;e meccanica. I?oP<?la guerra come prima, l'atto di pensiero s1 nusura sotto la stessa influenza di me– teore, di tossici e di ipnotici, ecc. La tecni'ca delle emozioni, delle passioni e dei bisoani non si muta. Ciò che muta è. iL prodotto O di codesta tecnica, il pensato di tanto pensare. Ma di questo mutamento è dà osservare: primo, che forse la guerra non ne fu già la · generatrice, ma la prima generata; secondo, che tale mutamento, come contenuto, è un prodotto di esperienza già consumala quando essa tecnica è venuta operando in ~ondizio– ne di generale terrore. Timor fecit Deos. Sot– to la tempesta la selva dei miti umani perdé rami ed arbusti e·ne butta di nuovi. La guerra ci ha distrutti alcuni miti e ne ha creati alcuni altri: ma questa opera dì distruzione e cli creazione non esce dalle leggi note di natura. Timor fecit Deos. Tutte le grandi epoche, che seguono davvicino le grandi paure. as– sumono i prodotti del proprio nervosismo co– me la rivelazione di un nuovo mito, di un de– miurgo instauratore. Felicità dell'illusione! L'orgoglio, che trasforma i prodotti dello sbi– gottimento o della paura, si inebria, credendo di essere al primo giorno della creazione. e tempesta con una virtuosità che si stordisce, saettando le frecce cli un rinnovato eroismo e agitando i labari di un legitlirnisrno antico e di un impero dissepolto. Allora la negazione principe è quella del progresso - poichè pro– gresso è continuità, e continuità è tutto r op'– posto dell'illusione 1 creatrice istantanea ex nihilo, che non ha conti da rendere a ciò che è stato prima, nè a ciò che sarà poi. Atto puro . Saturnale romantico. Ecco De :\Iusset che clo- . po l'orgia napoleonica rende la confessione' d'un figlio del secolo in piena Restaurazione -Ricordate? •

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