Critica Sociale - XXXVI - n. 4 - 16-28 febbraio 1926

54 CRITICA SOCIALE in base a quella ma,mifica incllicsfa consacrata .nei t:, ••• Land Books dei quali fu giii. clala larga notma m que- sla Hivisla (2), • ,\11,ora,nel 1913, il problema si presentava così: l'a– gricoltura inglese produce notevolmente meno, ad esempio, dell'agricollura tedesca, cd occupa un nu– mero di persone anch'esso notevolmente inferiore, e quelle che occupa vivono in condizioni miserabili di abitazione, di alimentazi 1 one e di igi'ene; i proprietar1 della terra, semplici percettori di affitti, si occupano soIo del pedigree equino; i fittavoli hanno « cattiva edu– cazione, scarse nozioni tecoiche., basso livello intellet- tuale». . Come si proponeva cli rimediare a questo stato di cose? La Commissione inquirente dichiarava: non c'è da· aspettarsi che l'aumento della piccola proprietà , rurale, o l'aumento della proprietà agricola, 0 il Traae– Unionismo, possano, entro un ragionevole lasso di tempo, rialzare i salarii al punto da mettere i con– tadini in grado di vivere in uno stato di effictenza fi– sica e ·di pagaré un sufficiente affitto per il loro cot– tage. Quindi oècorre venga fissato un salario mh1imo legale ai contadini col sistema dei « Tribunali· pei sala- . rii » già in vigore in alcune industrie a domicilio. , La prop,osta, portata dal Gov,erno davanti alla Ca– mera dei Còmuni nel 1917, sulla base di 25 scellini di salario minimo al giorno, fu approvata dopo che fu respinto, in un'appassionata, discussione, un eménda– mento che portava il minimo a 30 scellini. « I fatti diranno - scrivevamo allora - quanti dei ,1 milioni cli acri cl.i terreno, che, fra il 1871 e il 1905, furono ridotti a pascolo, saranno ritornati all'aratro per la cerealicoltura, e se si potranno attirare ai campi gli augurati 150.000 o 300.000 nuovi lavoratori all'atto del disarmo del}a popolazione non rurale ohe trovasi ora sotto le bandiere». Ed aggiungevamo: « Di questa «riforma», o «rivoluzione» che dir si voglia, teniamo presente il fatto' della accettazione· e attuazione sopra una scala vastissima d'un principio sin qui combattuto dalla econòmia ortodossa, e am– messo a dosi omeopatiche in alcune industrie a do– micilio, e, durante la guerra, anche per i minatori, a m~zzo di speciali Commissioni dei salari: il principio della determinazi 1 one çl.iun salari0 minimo ai lavoratori per via e_ con forza Iegale', comm,isurandolo no.lil al risultato dèl gioco della domanda e della offerta sul mercato del lav,oro, ma al quantu·m che si ritiene. in– dispensabilie al lavoratore per mantenere sè· e la fa– miglia in uno stato di « efficienza fisica » normale. e, quindi, produttiva» (3). Oggi siamo qui a domandarci: come fu. applicato il principio del salario ·minimo? ed ha esso dato gli ef– fetti sperati? Evi'clentemente no, se il problema si ripresenta in pieno, con critiche più radicali del sistema terriero e con proposte che investono lo stesso principio della proprietà priYata della terra. · Gli è che gli inconvenienti che si lamentavano 10 e 20 anni fa si riproducono colpendo aspetti partico– lari della ·.vita della nazione, e ledendo interessi che reagiscono non tanto per amor~volezza e simpatia ver– so la classe lavoratrice (4), quanto perchè un cos1 lamentevole stato cli cose reca danno alla stessa classe dominante. (2) A: Schi~v.i: Una rivolµzione agr:atia nella Gran Brela– (Jna?, - • Cnt1ca Sociale•, anno 1917, pagg. 201 c 215. (3) Critica Sociale, 1917 1 pag. 216. (4) Scriveva fino dal 1845 Beniamino Disraeli nel noto romanz~ S!jbil, e rimane in gran parte vero tutt'ora: • Son , due n~z1011'~ (sull~ quali regna la nostra Regina); tra le quali non, v1 è ne c~rns_p~nclenza nè simpatia; che ignorano l'una dell altra le ab1tuclm1 i 'pen,/lieri e i sentimenti come se abi– t_assero due zone differenti, o due pianeti diversi· che sono f~rmate da due generazioni diverse sono nutrite da un eh verso genere di alimentazione sòn'o. ordinate in un modo ùive~·so, e non sono govei·nate' dalle stesse leagi: il ricco ed 1l povero ». {Sybil 1904 p. 88). b BibliotecaGino Bianco ' Durante la guerra 'era! la preoccupazione del grano che mancava, perchè non si produceva in paese, e che bisognava importare dal di fuori sotto la minaccia dell'affondamento nemico dei trasporti; oggi è' la )Uassa dei disoccupati delle industrie che grava sulla econo– mia generate mentre le campagne sono sempre più deserte e le terre scarsamente produttive. Ed ec 1 co ergersi a pr-ospettare il problema, il Gallese, Lloyd George, portavoce del partito liberale, cioè della borghesia commerciante e finanziaria e dei ceti medi, in l>ase a una nuova indagine compiµta dallo stesso Par– tito liberale nel 1923 e della quale è apparsa ora la Relazfome (5). Un esame ·dei dati di fatto in essa raccolti, delle os– servazioni, dei confronti con alitri Paesi, e ,delle criti– che dell'ordinamento terriero inglese è utile perchè gli aspetti fondamentali di esso sono comuni a tutti i. Paesi e vi è da trarne qualche insegnamento. 2. Non ba,ta il solo elevamento del salario Il punto critico della situazione inglese, oggi, è dato da queste cifre: il numero delle persone disoccupate per mancanza di lavoro è superiore a, quello delle per– sone occupate nell'agricolt1J,ra: 1.343.700 disoccupati nell'industria, nell'agosto 1925, contro 1.254.349 occu– pati nell'agricoltura, censiti nel 1921. La produzione alimentare inglese è, per lo meno, sta– zionaria; e infatti: nel 1834-40, il suolo inglese manteneva non meno di 23.814.000 persone; nel 1909-13, produsse alimenti solo per 15 milioni e mezzo di persone; . e .nel 1914, produsse grano per soli 8 milioni di persone. ) La popolazione occupata nell'agricoltura, oltrechè essere relativamente la più ridotta di Europa (7,2 per cento nella Gran Bretagna, contro 16,6 nel Belgio, ·27,3 in Olanda, 33,0 in Danimarca, &6,7 in Germania e 40,7 im Francia), è andata anche perdendo .in 50 anni, tra il 1871 e il 1925, 154.000 tra uomini e ragazzi, e, sol– tanto tra il 1921 e 4-11924, ha perduto 67.000 fra uominj,. donne e ragazzi salariati. Dunque, la garanzia di· un minirn:o di saJario giudi– cato sufficiente alle necessità dell'esisteB.za non solo ·non ha incoraggiato gli urbanizzati a ritornare in cam– pagna, ma non ha arrestato l'esodo verso ia città. Perchè? Prima di tutto, come fu ap.plicata la- legge~ Fino al 1913 oHre il 6© per cento dei contadini non rice– vevano, in denaro e in natura, più ·di 18 sceHi!ni (1 scellint> = L. 1,25 al cambio normalé) la settimana. Colla _guerra, si salì rapidamente fin oltre i 25 scel- . lini stabiliti dalla J~gge, poi, subito dopo, ricominciò la discesa. Col ristabilimento· delle Commissioni sa– lariali nel 1924, si ebbe una ripresa ' cosicchè nel– l'agosto 1925 il salario minimo legale' piìi basso era di 29 scellini la settimana, ma « in parecchi casi il rialzo è stato illusorio perchè è' stato dectìrtato dal– l'aumento dell'affitto delle abitazioni e da deduzioni per speciali somministrazioni in natura» (pag. 67). In talune regioni il salario dei maschi adulti è stato portato, in tre Contee, anche sino a 36 e in• due a 37 ·scellini (ed è curioso notare che i fattori d'ei sal~ii più elevati sono a) la prevalenza dei p~scoli s·ui' ter– reni arativi; b) la vicinanza di grandi centri di popo– lazione). CQnviene però rjcor_dare che, secondo i calculi fatti da Seebohm Rowntree nel 1913 per stab(lir:e l1a1 " linea di miseria», il più basso limite di sussistenza sarebbe oggi _cli 37 scellini' la settimana; mentre per la grandy maggioranza non si va oltre i 32 scellini. , (5) .L'inchie~ta oo_mprende tre parti:·1.° Coal and·Power ,questione mm era ria e utilizzazione delle forze idriche)· 2. 0 The Land and the N,ation (terra e sistemi di contlnzionc) '. 3. 0 •/owns and Counlry (nrbanismo e problema ediliiio) editi d; Hodder and Stougfhon, London. Qui ei occupiamo sblb della seconda pa1,te. , '

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