Critica Sociale - anno XXXV - n. 13 - 1-15 luglio 1925

ClUTlCA soctALE 149 *** Premesso questo, possiamo accingerci a un breve sommario esame della vera o presunta analogia fra gli istituti politici che le proposte dei Soloni mirano a creare· e quelli che ebbero vita in altri periodi della nostra storia. L'analo.già oonsisterebbe, sostanzia!-. mente, nell'obbligo fatt<;>ai cittadini di appartenere, io ragione della sp,eciale forma-di attività che ciascuno di essi esercita ad una associazione o corporazione formata appunto di tutti coloro che hanno identità o intima affinità di funzioni. I precedenti storici che. le proposte richiamano alla mente sono i collegia arti– ficum, creati dallo Stato romano e contin~~ti poi nelle istituzioni bizantine, e le corporazioni artigiane del no– stro periodo comunale. M.a in realtà l'una e· l'altra di quelle istituzioni, perfettamente adeguate al!e necessità cui ess_e dove:· vano rispettivamente, servire, avevano caratteri e scopi che ~on hanno nulla a che fare con quelli delle nuove corporazioni. I collegia romani-bizantini erano orga– nizzazioni coattive di tutti coloro che esercitavano uno stesso m'esliere ~ professione, 0rganizzàzioni · che lo Stato impose sia come mezz_o per assicurare la risc<?s– sione dei tributi, che gravavano nella grande ma:gg10-. ranza sulle classi medie, le qrtali, in ragione dì questa gravezza e iniquità, usavano tutti i posiibili mezzi per evadere dal pagamento; sia anche come mezzo per di– sciplin.are l'esercizio di detti mestieri e professioni, al– cuni dei quali erano abbandonati, ( con grave minaccia per il funzionamento della Vita sociale), appunto per la gravezza dei tributi che il loro esercizio portava. con sè. . E chiaro quindi che questa istituzione non ha trnlla a che vedere col principio che la riforma dei Soloni vor– rebbe introdurre: nella quale - come è stato ripetu– tatemente asserito, nei giorni scorsi, in interviste ~ei Soloni stessi - non si vuole imporr.e nessun obbhgo . di iscrizione se non come condizione per esercitare un diritto eletto'l·a,le: -lo stesso obbligo, su per giù, senza la cui osservanza non si è elettori neppure nel presen_te sistema 1 ~letlora1e. · ' Quanto alle corporazioni medievali, la loro natura è anche più lontana che quella dei .collegia romana dai caratteri del nuovo ·ordinamento che si vuole in– trodurre. Esse furono una creazione affatto spontanea di una categoria di cittadini che mirò, costituendole, a provvedere meglio alla difesa dei propri interessi eco– nomici, e a costituirsi la forza per conquistare il Go– verrio dello Stato. Il loro valore sta nel fatto che esse sono uno strumento di lotta çon cui u.na classe tenta di potenziare la propria forza ·e di vincere e sottomet– tere la forza di altre classi. Una volta costituite, questè corporazioni adempiono anche ad altre funzioni, come a quel'la del controllo sulla produzione, e diven~ono anche, in· certi luoghi, mezzQ di conquista e di difesa di un monopolio economico, come anche, più tardi, in certi luoghi, di, un monopolio politico. Ma anche per ' queste funzioni •successive non hanno alcuna essen· ziale affinità con gli ordinamenti ora proposti. Fra le altre differenze c'è questa, essenzialissima, che non solo il principio di associaziene non è applicato come norma aenerale a tutte le categorie di cittadini, ma che ad. alctfne, e precisamente a tutti i dipendenti d~lle arti, cioè ai salariati, è severamente negato, .nel peno-. do comunale, il diritto di associarsi. *** Non c'è dunque, nel disegno dei Soloni, nessun ri– torno alle 'tradizioni nazionali, liberate da esotiçhe im– portazioni. Si tratta cli cosa notevolmente diversa, che non ha tuttavia neppure il pregio dell'originalità, per– chè si riconnette, in modo chiaro e diretto, a proposte fatte in tempi recenti da ,varie parti, e più precisa– mente a quelle avanzale nel ~919-20 dalla nost~a. Confe– derazione del Lavoro tuttavia con qualche d1fterenza, che segna un regre_ss~ delle recenti proposte rispetto a quelle allora. formulale. La proposta della Confeder~zi?n~ del Lavoro ~iraYa a creare un Parlamento suss1d1ano, al quale fossero deferiti lutti i problemi della produzione, affinchè que– sti potessero esser trattati da gent.~ cl~e av_ess~.un~ competenza tecnica sicura, e _non affidati al ~md1z1_0 di orecchianti privi di ogni preparazione. Nell'rntenz1one di alcuni questo Parlamento sussidiario doveva avere poteri deliberativi, sempre tuttavia ristretti - ben s'in– tende 7 agli' ac~ennati problemi della produzione; nel- Biblioteca.G ino Bianco l'iu.tenzione di altri e"so doveva· elaborare gti clerrien li tecnici della soluzione. dei detti problemi e formulare proposte che dovevano esser poi presentate all:1 rati- . fica del Parlamento polilico: una modifica, pertanto, del Consiglio del Lav.oro, la cui autorità sarebbe stata accresciuta dall'aumento del numero dei suoi compo– nenti, dal sistema elettorale della loro nomina e dalla maggior ampiezza e solennità dei loro dibaltiti. Fin d'alloTa, nello stesso campo socialista prima an– cora cha per iniziativa di altre corren li di pensiero, contro la proposta di assegnare poteri deliberativi a qùesto Parlamento del Lavor-o, fu avanzata l'obiezione che a esprimere il suo giudizio e a far pesare il suo vòto nella ·soluzione dei problemi che concernono la vita nazionale, ogni cittadino ha diritto, 11911 in quanl~ si chiuda deliberatamente nel suo egoismo e senta d1 essere l'esponente di determinati interessi partic_olari, ma in quanto senta ld stimo1o e aphia la capacità cli elevarsi alla sensazione e interpretazione di interessi crenerali armonizzando in questi anch<! l'interesse par– ticolare 'di cui è più immediato interprete e custode. E fu dello che pertanto la soluzione degli stess.i p_rob!el'!lì della produzione, interessando tulle le c~te~orie d_1 ~1l– laclini non poteva esser fatta che con cnlerio poltl1co. cioè da· uomini che si senlissero cittadini oltre che, agenti, con q1:1estao que,lla mansione, del process_o pro– duttìvo e capaci quindi di sentire tutte le esigenze della vita associata a cui una soluzione dei problemi della produzione d·eve sodcli~fare .. - . . . Tale obiezione, se era vahda contr-o li modo m cm alcuni intendevano di applicare la proposta allora avanzata dalla Confederazione del Lavoro, è tanto più forte contro ·l'odierna propo'sta della Commissione dei Soloni· per la quale i r~ppresentan ti delle singole Gor– porazibni, e perciò dei parti~olari _interessi ~he queste rappresentano, non sono ch1ama.t~ solo ~ ~hscutere ~ risolvere i problem_i. del_la prO~l!z1one, c10c. ~r?blem1 particolarmen,te attrnenti alla vita e alle ~t~1v1ta del!~ speciàli categorie rappresentate, ma tutti i problemi della vita nazionale. Nè basta, a eliminare l'obiezione, il fatto che essi non decidano da soli, in quanto co– stituiscono soltanto una parte del Parlamento;, giacchè è noto che là dove inleressi particolari entrino in con– flitto con interessi generali, quelli sono difesi c?n in,\– ziativa assai più alacre e tenace che non questi, e h– n.iscono per preva~e.1:·e,si_a·perchè ~~ ~ensazi?ne de&~ inteTessi particol.an e sohtamenle p1u 1mmechata e pm fort~, sia perchè è solitamei1te pi~1 !~r,~e a1;ch_e, la pr~– parazione di c.olçH'o che hanno I ufficio d1_d1fender11. *** Ma poniarno pure che_, per h stessa. va~ie~à c~1e esiste fra i ceti produttori e per qualche mehmrnabile contrasto che è fra i loro interessi, si possa elidere dalla soluzione dei vari problemi ogni prevalenza di ecroismi cli sinaole cateii:orie. Ciò non ostante, la pro- .p~sta deì' Solo;i appare~ ugualmente a~su~da, e in <:on– traddizione specialmente con la concezione fascista dello Stato. Fu lo stess·o sen. Gentile che pose come 'Condizione dell'esercizio della libertà nell'•ordinamento fascista il fatto che il singolo cittadino sappia identi– ficare sè con 10Stato cioè liberarsi da ogni impulso di esigenze individuali per sentire solo quelle esigenze uni.versali di cui lo Stato è ministro e tutore. Nell',ordi– namento ora proposto, invece, è lo Stato stesso che in– terviene ad .arrestare la formazione di quesla coscienza civile universale del citt:iiclino e fii impone di fermarsi ' ' . in un ripiano inferiore in cui a sua coscienza non travalichi la sfera di dèterminali interessi. E fa anche di più: introduce nel suo proprio. mecc3-1ni•smol'orga– nizzazione di queste tendenze parl!col~n, cl~e s~no re– mo1·a se non adirittura ostacolo, al raggi ung1men to dei fi~i cui esso mii-a, i quali costituiscono, speèie nèlla concezione fascista, la sua stessa essenza, senza della quale, cioè, lo Slalo non è Stato. . · · · Si ha l'aria di voler uscire dall'atom1smo dello Staio liberale, nel quale ogni ciltadiho è una f~rza .dispersa, cui manca un'oraanica e permanente coesione con allre forze. Ma lo St~to, come espressione di una volontà e di una necessità comune e di una missione .univers::lle (quale lo concepiscono i fa~cisli), ~ forte a-pp1:1nto_in quanto abbia di fronte a se energie che gh_ s1~ pos– sibile coorclirrare e usare secondo le mulevoh esigenze della sua vita ed azione, non in quanto queste energi_e siano precedénlemenle ordinate e adunate pe1_· 1;10 fine particolare, eventualmente contrast_ante C?I fi11;ig_ene– rali dello Stato. Stato forte fu, nei tempi antichi, lo

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