Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

Cll1T1CA ,SOCiALE 119 a proposito· dei quali si è finanoo fatto parola di ne– goziati diretti e di trattati d'arbitrato ·con la Polonia, ha immensamente migliorata la situazione; e Chamber– lain ha magnificamente colta la palla al volo. Si tratta allora di vedere se si può venire a un patto di reci– proca _aggres~ione tra Impero Britannico, Francia, Ger– mania, Italia e Belgio. Se sì, è chiaro che un tal patto implica un meccanismo e un metodo per determinare, in ·caso di necessità, l'eventuale aggressore, nonchè-per risolvere eventuali dispute. Ed eccoci allora di nuovo al problema fondamentale dell'arbitrato e della defini– zione dell'aggressione, che è il cuore stesso del Pro– tocollo, la parte che è più viva che mai. Le difficoltà non sono certo nè poche, nè piccole. Come separare il patto a cinque per..J'Occidente d'al problema dei confini orientali? La Francia è alleata alla Polonia e dichiara a fronte alta di° non volerla abbandonare; e la Polonia dichiara di non voler nem– meno contemplare la possibilità di una discussione de' suoi confini; ed è più che mai certo che è impossibile , all'Impero Britannico impegnarsi a mantenere i detti confini. È certo però che, se a un tal patto si addive– nisse, esso sarebbe preferibile al Protooollo, perchè sa– rebbe s-pecificatamente limitato a questioni europee; perchè, ìi.nvece di• dar· ombra agli S.tati Uniti, ne go– drebbe il favore, e perchè non conterrebbe alcun germe di malintesi ed attriti tra Stati ·uniti ed Inghilterra) tra Inghilterra e Dominions e tra Dominions, Stati U– niti e Giappone. Sarebbe la linea della minor resi– stenza. E, dopo tutto, anche tali diffiooltà fin d'ora non sono tali da parere insuperabili. Si può pensare, ad es., che la Germania s'impegni a non violare con la forza lo stato di cose attuale in Oriente per dieci o quindici anni; e che, se nel frattempo essa si prepa.- . rasse a. comperay,e i territori or polacchi cl;le le spet– tano, la Polonia potrebbe finire col non essere indif– ferente alla prospettiva che a un tempo equivarrebbe a un aumento di sicurezza, specie se la Francia a ciò l'incoraggiasse, ogni dì più dolorosamente conscia del– l'impossibilità di godere ad Occidente. una sicurezza non garantita dall'Inghilterra e di rifarsi finanziaria– mente fino a che, in assenza della sola sicurezza che l'Inghilterra può darle, essa deve contare sulle sole risorse militari sue e dc' suoi alleati e vassalli. Sono difficoltà che possono diventare anche meno formidabili di quel che ora sono, a mano a mano che, come già Lloyd George capì a Cannes, anche i suoi successori capiranno che a sua volta la questione po– lacca, parte essenziale della questione europea, non è solubile senza la cooperazione della .Russia, senza il ritorno della Hussia nel concerto europeo,. un ritorno che la stessa evoluzione nelle condizioni economi– che e sociali interne della Russia va rendendo sempre più probabile ed anzi necessario . E sono difficoltà, fi– nalménte, destinate ad esse.re gradualmente superate sotto la costante, automatica, quasi inconsapevole e na– turalmente e. tacitamente concorde pressione del mori– do transoceanico, e in particolar modo del mondo bri– tannico-americano. Gli Europei del oontinente, com'è del resto più che naturale, possono spesso sentirsi seccati ed irritati che nelle loro faccende essi debbano, dal 1917, anzi dal 1914 in poi, prendere in considera– zione le eventuali reazioni della loro condotta di là dagli Oceani; e che così gli Stati Uniti come i Dominions britannici siano tanto restii a voler porre le loro firme a certi documenti e faccian quasi da peso morto sull'.– niziativa della Gr~n Brettagna. Ma di chi la colpa se non dell'Europa, che non sa più da sola tener la pace in casa sua ed anzi ha messo a soqquadro il mon– do intero? Bisogna inoltre pensare che in quei Paesi lontani non si aveva nessuna brama ardente di im– picciarsi di cose europee; che ognuno dei Dominion.s britannici, con popolazioni dai 5 agli S milioni di a– bitanti, ha perduto circa 60.000 uomini in guerra, su. per giù quanti gli Stati Uniti; che ognuno è ansiosis– simo di tenersi fuori dell'Europa il più possibile, e non può e per un bel pezzo non potrà;· e che in as.L BibliotecaGino Bianco senza di c10, la loro preoccupazione è precisamente quella di impedire alla iniziativa di Londra di agire altrimenti che come dal di fuori e dall'alto da arbitra, sulle contese continentali, come se l'art. X impegnasse solo a non aggredire .e non già a mantenere ogni vi– gente trattato in ogni suo partioolare e in ogni caso. Sì che, in queste condizioni, à un tempo fiancheg– giata e vigilata da Dominions e da Stati Uniti, qnghil– terra non ha che due alternative possibili innanzi a i,è: o incoraggiare sul coi:itinente ogni tendenza che porti. a un'Europa non più divisa in due campi armati, ma una, e nella quaje essa possa pesare da eguale e avere per i suoi commerci diritti ed opportunità e– guali; ovvero, se l'Europa non sa unificarsi, mantenersi come pel passato vigile e indipendente da tutti, salvo pesare dalla parte con 'cui ha più comunanza d'ideali e cli interessi contro quella da cui più ha da temere . .Rifiutandosi di aderire a patti che possono di . bel nuovo dividere l'Europa in due campi armati; mante– nendo la massima libertà di mosse e non aderendo se non a patti che unificano invece di dividere, in Europa e fuori di Europa, l'Inghilterra obbedisce a un tempo al suo istinto di conservazione politica, al– le esigenze della ripresa delle sue esportaziòni e dei suoi investimenti ed alle esigenze della massima pace e s-icurezza per tulto il continente europeo. Sovrapopo-. lata com'è, con una popolazione che pur ora è in ra– .piclo aumento e per quattro quinti per vivere ha biso- gno di compèrare esportando in tutte le parti del mon– do, dal quale e dalla cui prosperità dipende più d'ogni altro Paese, essa è più d'ogni altro Paese intensamente intrressata alla pace e alla più rapida restaurazione economica di tutti e a far opera mediatrice fra Ame– rica ed Europa, fra Oriente e Occidente. Per di più la sostituzione del petrolio al carbone come combustibile nella marina mondiale, inclusa la sua, sta imponendole una rapida riorganizzazione del– l'industria mineraria, sia per elettrificare lutto il mec– canismo della produzidne e ridurre i çosH, sia per ot– tenere dalla distillazione del carbone il peti::ollo, che ora deve comperare e far _venire da lontano; ed i prezzi crescenti del cotone greggio americano, dovuti io parte all'aumentato consumo americano, in parte alla devastazione che gli insetti parassiti fanno nei canipi americani, senza che fin qui la scienza possa porvi freno, rendono, urgente l'intensificazione della cultura del cotone in tutte le parti ada.tte dell'Impero, sì eia potere far senza, per qualche generazione, di colone transatlantico. Ora, tutto questo esige tempo, accumulazi,one e investimento di capitali' e sicurezza su lutti i mari e su· tutti i continenti; e ciò nel mentre ci si è impegnati a pagare puntualmente il debito al– l'Am'erica, e si è praticamence certi che si avrà ben poco o nulla dai -pl'opri debitori. Tali sono le·, forze irresistibili che, nonostante il mutar di partili e Gabinetti al potere, nonostante lie– vissime deviai;ioni a destra e a sinistra, spingono l'In– ghilterra a voler sinceramente la pace e la concilia– zione europea e a. Yoler la politica dell'arbitralo là dove essa è fin d'ora già possibile, lasciando cpe il tempo educhi i Dominions a trovarla Cùnveniente an– che là ove ora non sembra tale. Tali sono le ragioni, in virtù delle quali la repulsa del Protocollo di Gi– nevra da parte sua è in sostanza un modo di isolar'-: le ·varie questioni per affrontarle l'una dopo l'alt1:a lungo la linea della minor resistenza, e non ha nulla a che fare con le derisioni sarcastiche lanciate ai prin– cipii cardinali - e non solo alle incidentali defic1enie - del Protocollo dal nazionalfascismo italiano e dal capo del Governo. Nell'ultimo suo discorso alla Camera dei Comuni, il Chamberlain ha anzi lasciato intravve– dere che, per conto suo, sarà félicissimo di potèr e: stendere la sfera d'applicazione dei principii dell'arbi– tralo pur là ove ora, seoondo il Protocollo, sarebbe im– possibile. Ogni Governo inglese, anche conservatore, sa che una politica la quale cohducesse a una grave crisi, in cui il Governo rifiutasse di sottoporre una

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