Critica Sociale - XXXIII - n. 14 - 16-31 luglio 1923

· CRITICA 80CIAU - Ui nulla di comune con le· diverse competenze .tec– nofogk1he -o ·scientiftÒhe. Tale_ ricono-scimento, se anche nell'intenzione· non fu al~no che uno degli spedienti spiegati da Cesare per ingannare i fuochi deHa lega e pas– saire, vincolando il fascisrp:o -al parlamentarismo, non è perciò meno esatto e sigruiflcativo, Esso prova contro il ,Cesare. di ieiri, distrug,gendo di • UN colpo il legittimismo par1amentfil'e che egli intendeva .richiarnaire soltanto dai diritti della ri– voluzione e dalla viHà parlamentare· ohe due _volte,sotto il suo sçudiscio si era p,rostrata da– vanti a lui, per da1rgli prima il voto di· fiducia che segui all''irnpresa di ottobre, poi l'investitu•ra dei pieni poteri. No. Il Parlamento è strufuento· più adatto alla elaborazione !legislativa della Dit- tatura. La. discussione controlla il consenso e lo illumina. NuÙa ugua,glia l'efficacia della sua pub– blioità e quel!~ della s-tampa che gli fa da coro. Ecco la trama delle libe.rtà solidali: la· tribuna, ·la stampa; ecco la condanna del dispotismo, che decide in segreto, su consiglio di competenti tec– nici, senza contrasto di opposizione .... Il i5 di luglio Cesare è passato mort.ificando la ditta.tura nél parlamentarismo e il parlamentari– smo nella dittatura. \Ma Cesare vi ha perduto ila propria giustificazione. Anohe in quella. giornata infame di .tradimento e di" derisione reL'iprocà dei partiti. di avvilimento profondo dell'isU~uto parlamentare, il fnscismo ditLa.lol'iO,vincendo, r, stato sonoramente battuto. · CLAUDIO T,REVES. Il fascis•Olo e la.riforn,aelettoralepoli~ica Discorsodi FILIPPO TURATI alla Cameradei Deputati,15 l_uglio .1923 (Dal resoconto aten·ografico) PMSID,EN'f.E. Ha facoltà di parlaTe l'on. 'fu– mti, il qual-e ha presentato il seguente Ordinè del ,giorno: « La . Camera nega la fiducia al presente Go– verno:· e non passa alla ·discussione degli arti-·. co'ti ». · Tutta la, questione. Il partitosocialista e gli altri paa:titl, TURATL Le mie_parole, se emer gen.ze impre– vi s,te non insorgo no, potran·no anche conglobare ta dichiarazfo.ne di voto del Gruppo à: cui_appar– tengo; senza dire· che rin un.zii.oal diiritto di pa– rola che potrebbe liP'etta.,rmicome •altro, sia pure l 'ultirrio, dei relatori· di minoranza. .. Le dic.hia,razioni dell'on. Acerbo, che- certo prelusero a :queJUe che far'à il Présidente dlel Gons.i,glio, hanno chiairificàto là questione. Non si tratta più essenzialmente della sola riforma· e1ettoma.le.Questa non è cli.e un _accidente, per quanto simbolico e sintetico, della. grande que– sLiofi'epolitica che è posta innanzi a noi; di tutto, non il programtna, che non avete, ma. 11 mo.vi– mento, che voi chiamate con .audace euf_emismo , << rivo1uzione », che. per noi è I' « in;v-oluziòne >> del re,gime verso il medioevo. « ,Conbr~ questo movimento·, c;ontro qùe,.sto Go– verno, -quindi contro questo d·isegno di legge - .vi diss~ro gli oratori dell'opposta parte <iella Ca: mera:- e lo ripeteva ieri ,in forma. più aulica, lo stes,so onatore del Governo~ voi, partiti così detti costituzionali, avete perduto il diMtto di in– so·rgere; voi avete troppo concesso, voi avete tutto conc6Sso, dal J?rimo_voto di fiducia al Go:.. verno del bivaoco sino ai pieni poteri e a tutto' il resto ii. Non so se -rinunzie di questo genere, a difen– dere la costituzione e la vita della Patria, ab- 1:µano valore giuridico; se le abd.ieazioni, se i tradimenti - a\ mandato oostituiscano un dovere di- perseverare per chi ai Ja e un diritto acquisito .p&r:: clii ne ha profittato :. se insomma possa dal - .... delitto nascer€) il diritto. Non po&so.disconoscere però che in -quelle pa-role vi è una;:tremenda giu- stizia. · · Il Governo, in rondo, dice: " Voi avete abdi– cato, tradito- una volta; con. c,iò vi siete condan– nati ;ad abdfcarè e a tradire in perpetuo: Voi sie– te: legati a noi anima e corpo! ». Signori, ·questo è affare eh~ .riguarda voi. Co– munque, non riguarda noi, dai (luali non aveste mai nè un voto nè una reticenza. L'on. Acerbo non -ci srnenti-rà. Fino dal 17 I_lovembre, quando ~ voi qui vi siete p,resentati, io dichiaravo, nel cli~ , scor.so che appunto fu chiamato del «biyacco», ch e col ·voto di acquiescenza. dato al Governo, sort-0 in queHe condizioni, VlOideoretavaLe, si– gnori della maggioranza di allora, la morte mo– rale, la rnorl,e civile ciel-Parlamento italiano, e non solo di questo, ma cli qualsiasi ·P.arlament-0 iba.liano, eleU-0 liberamente dagli Italiani. (Com– menlli). Là realtà ha dato sol-enne..conferma .ai nostri ·racil• presagi. Il· dis0r:,on-0 di legge che discutete· ne è il documento. · E a.ggiuns-i-allora che cli·una cosa sola mi rio– levo: che il Presidente del Consi·glio non avesse avuto l'onesto coraggio di uccidere materialmen- ' te questa ,camera,· ohe aV'eva morailmente ucc.iso : e-òlvituperio; che -egJ.iavesse anche allora. rico.rs-0 a que.i compromessi di bass-a,cucina pa,rlanwnta– re, che egli ostenui,va così vivamente di sLigma– .tizzare a parole, inquadrando nel suo Ministero rappresentanti d-i altri partiti, quafouno dei qua– l~ aveva persino firmato lo stat-0 di assedio, e c:he dove"ano -essere ben presto sacrificati. Osservavo anc;ora che èhi offende la dignità dei propri collaboratori; o!Tend~iQ.nanzi tuLto la pro– pria. •E mi riassumevo nel. motto an Uco: Etsi omnes, non nos. Abbiamo quindi - noi e noi soli - conservato la pienezm del nostro diritto di protesta~ e agli altri partiti ct,iquesta Camera possiamo rivolgere · una pa,rola altrettanto franca, quanto quellç1.che dirige liorò il Governo;

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