Critica Sociale - XXXIII - n. 3 - 1-15 febbraio 1923

38 CRITICA SOCIAI.E crede èlite e aspira a diventare élite, e si muove e si adopera per salire. E' di ieri l'esplicita e dura re– rrimenda del Gran Consiglio fascista contro gli aspi– ran·ti, contro le ambizioni, le impazienze elettorali, le manovre per le·cariche interne, per gli onori e per i gradi. Il concetto (e l'esempio) della forza che si fa legge con le sue mani, crea a sua volta un incessante di– namismo antigerarchico, ossia, un fiorire di gerar– chie minori e locali entro la gerarchia principale. La suggestione dell'esempio è potente. Come il Capo comanda a Roma, così ciascun sotto-capo pensa po– ter comandare a Bologna, Pavia,, Alessandria o Cre– mona. La gerarchia è legge: la forza è antigerarchica per definizione. Ma questo rientra nel campo del metodo, del mez– zo, dello strumento: è anche, e sopratutto, nel prin– cipio, nello spirito riformatore, che di Fascismo ha in sè una intima antitesi. Esso è, psicologicamente, il me ne frego, e reclama la disciplina; esso è, spi– ritua_lmente. l'individualismo, e si appella alla Na– zione - ,cioè a una collettività. Ha « liberato » l'in– dividuo, come ·reazione al collettivismo livellatore, è l'uomo e il superuomo, contro la greggia, contro la mandra; e continuamente parla di disciplinare, di «inquadrare», di sottomettere i singoli alla. Ma– dre, alla patria. Nega la lotta di classe come legge dominante della ,=;t.oria,nega e, vuol annullare le clas– si perchè prevalga la nazione, vuol soggw:>gare e an– nullare i particolarismi a un'idea e a un interesse universale; e rivendica e si gloria di aver rivendi– cato quel massi.mo dei particolarismi --: mille volte maggiore dei localismt, dei categorismi, dei singo– larismi - che è il valore individuale concepito non socialisticamente, come una forza che 'Si innesta, .si integra, e si compone in una entità e in una forza superiore, ma inteso come energia autonoma che si fa largo e strada da sè, in lotta con il vicino, con il concorrente, perchè dalla libera gara emerga e pre– valga il più forte, cioè il migliore. La « scala dei valori » .- afferma il Fascismo - · era capovolta. Lo spazzino guadagnava come il pro– fessore d'Università, l'operaio laborioso e. valente aveva lo stesso salario del pigro ed inetto. l:ii rom– pano queste norme, e si ripristini il gioco delle forze e la spontanea .vittoria dei più meritevoli! Ma. chi è il giudice del merito, e chi può limitare \l graduare le · aspirazioni, e inserirle nel bene nazionale, se cia– scuno pensa di esser egli il più utile alla nazione, anzi, di esser, senz'altro, egli -stesso, la nazione? -In fondo, il movimento fascista ha notevoli ana– logie con ia Rivoluzione francese. Quella rompeva le caste e le gerarchie feudali, esso vuol rompere o rea– gire sJla concezione e (in parte) all'applicazione della gerarchia collettivista. Ma la Società 9dierna -è as– sai più « collettivista», per necessità, di quella del 1789. Onde la antitesi e la difficoltà del Fascismo, che, mentre resuscita l'Individuo, vuol subordinarlo alla Nazione. G. ZIBORDI. La GIUST·IZIA, organo del Partito Socialiata Unitario, ~ l' uprea,ione quotidiana di quell 'indiri zzo di pen,iero e di quel metodo d'aaione che noi difen &ia.mo 1U1 queate colonne. Y e raccomaajiamo riv(! 11'Pt e la ùtturl> <Ù 1101tri abbonati e lettori, BibliotecaGirio Bianco Rea·ztone I. Gli scar.si pubblicisti del 'fascismo éhe si occu– pano dei pi·òblemi generali a cui la vittol'ia del loro partito ha dato luogo, mostrano qualche: ug– gia all'accusa di « reazione u che si fa al loro mo-' vim'lnto. Obbiettano come possono, cioè male, e con • molta e facile insolenza, alla quale è su'perfluo op– porre ritofsioni, che tirario addos'>o non soltanto il malanimo dell'interessato, ma di un nuvolo di suoi consenzienti, po'cO disposti a valutar·e ragioni e più . decisi ·a menar-e le m~ni (1). Dove la gene,·alizza– zione _di questo sistema condurrà l'intelligenza ita– liana, non si può prevedere. E' certo che, se do– vesse durare anche soltanto un decennio, l'Italia Vll– drebbe sparire, nonchè i caratteri, le semplici abi– tudini del ragionamento (2). Prescindiamo perciò dagli avversari, e procuria– mo di comprendere oggettivamente che cosa si vuole intendere per « reazione ». ·sin qui lo sviluppo progressivo delle società venne fatto consistere. in un movimento che · accreùeva indefinitivamente i· poteri e le facoltà d11ll'indivi– duo. Lo sviluppo dell'individuo venne ·considerato come la misu\;a assoluta, non soltanto del benes– sere economico, ma del :rigoglio morale delle so– cietà umane. Tale sviluppo coincideva, e·, coincide, con un accrescimento indefinito delle sue libertà. Nell'ordine storico è apparsa prima la libertà reli– giosa, c~oè la libertà di professare un culto qual– siasi, o di avere o non avere un culto; poi la li– bertà eoonomica, cioè la libertà di contrattare e di lavorare in quelle qualsiasi condizioni che l'in– dividuo aveva la fol'za di crearsi da se stesso; p'oscia la libertà politica, cioè la libertà di formarsi esso i ,Governi cli.e credeva più confacenti ai suo/ bi– sogni. L'ultimo gradino dell'evoluzione verso ln. lihertll era considerata la libertà morale, cioè 1 'non la li– bertà, soggettiva, che è problema metafisico, mn. la indipendenza dai pregiudizii, dalle opinioni, da.i senti.menti prevalenti in una determinata sor:ietà. Quest 'ulti.mn . lihllrtà parve sempre molto rlifficile a conseguire, e non per le circostanze estrinseche, mn. per le attitudini soggettive dell'uomo, il quA.le ci appare sempr~, nella generalità, mediocre, appas .. sionato, fanatico, vittima del pànico e delle super– stizioni, pauroso della morte e preoccupato <lei giu– dizio dei suoi vicini. E' probabile che in ogni so– cietà 'ìOn vi Riano più di cinque o sei persone capaci di vera libertà morale, e sono generalmente pe11- sone poco influenti e poco stimate: - Tuttavia l'e– ducazione scolastica e civica deve tendere - e dice (.1) Persino un uomo che t,a,lvolta sa ra.gionare, il Panta: leoni, serive : e Nei rigua.Nli del eociali.om.o in a,tt,o, non c'è rimedio ohe nell'opp orre ta. 'forza. a!Ja forza.. Ed è in questo che, aJlo stai.o attua.le delle 0068, l'opera. d6l .fuo;/lmo è opera più utile di ogni a ltra, per la. ae.lvezza della. ci.viltà del n,c.,tro paeee. Qua .ndo sarà fermato l'Mea,lto bolscevioo che .a.bbiamo t,ol,le– ni.to per lungh~ &D.Di,l'opera. nostra di educazion.e, di propa– ga.n da. e di vigila.n,:a può awere efficacia per formare senti– menti d,iversi da.gli attuali•· Intanto dunque: morte e eter- min.io ! I ' · (2) • Ci sono stati, oi potr.a.nno eaeer e ,a.n,iora d ei grandi p en– satori individuali in. un'.a.tmosfer& di genera.le eohiavi.tù del– l'intelligenza; ma non o'è lll8IÌ st&-t o e non. o i ae.rà ma. i, in questt. atmoefera., un popolo intellettualmente attiv o •· ,.... J. S. MILI. · On Lib ert'/1, 1913 1 p. aQ.

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