Critica Sociale - XXXIII - n. 3 - 1-15 febbraio 1923

46 CRITICA SOCIALE corpo intero delle forze del lavoro, sorpassando an– che gli stessi confini, della Nazione per rispondere all'internazionalismo degli avversarii, indipendente– mente da ogni pregiudizia\e fideistica. Se ogni Lega di mestiere, se ogni Sindacato (e qui mi rivolgo agli economisti della scuola liberale) do– vesse agire mosso unicamente dal suo personale in– teresse egoistico, troppo naturale, troppo giusto di– viene l'accordo col padronato. Quale motivo dovreb– be, ad es., trattenere una organizzazione operaia si– derurgica, in perfetto accordo cogli imprenditori, dal patrocinare con tutti i mezzi di cui dispone il prote– zionismo, i premii di produzione, i contratti più in– verecondi e più dannosi alla collettività? Quale ri– tegno dovrebbe avere una organizzazione, quando il peso degli interessi generali contraddittorii non sta– rebbe a rappresentare nei suoi riguardi se non un freno, un impedimento per i più turpi niercati, che ad essa personalmente d'alt ronde convengono? _ Gli accordi, gli idillii, i fenomeni di u cordiale col– laborazione "• ai quali prima accennavamo, sono fi– gli ù1 un cieco egoismo di categorie parassitarie, che spinge irresistibilmente le due parti al contatto ... sessuale che meglio consente di taglieggiare il mer– cato ed i consumatori. Io vi aumenterò le paghe, dice l'imprenditore, riconoscerò il vostro Ufficio di Col– locamento, verserò la tal somma alla Cassa disoc– cupazione, purchè voi non gridiate allo scandal9 per i miei iperbolici guadagni, per i prezzi esosi, per i regali che mi farò dare dallo Stato. E' una sorta di sfacciato do ·ut des, che viene a stabilirsi nelle mutue ,relazioni tra capitale e lavoro e che ricorda assai da vicino cP-rti aforismi di capi di Governo. Se, invece, le lusinghe della sirena capitalistica urtano contro l'avversione, decisa. anche se misu– rata, assolutu anche se legale, del lavoro, delle for– ze produttrici organizzate; se, ad ogni tentativo di ta– gliegg iare il mer cato, prontamente risponde una vo.ce che ùenunr.ia gli errori e gli orrori di una de– te1 rminata politica, eh, allora le cose si fanno per gli imprenditori ben più difficili e .serie. Lo sfrutta– mento, il taglieggiamento, non potranno certamente scomparire· del tutto, ma saranno costretti entro li· miti più angusti; l'esistenza della muraglia di pro– duttori organizzati potrà condurre, sia pure lenta– mente, al progressivo cadere e trasformarsi dell'at– tuale ·meccanismo di produzione e di scambio. Ecco dunque l'error'e funesto nel. quale si adagia la scuola sindacalista, aprioristicamente col-labora– zionista~ patrocinata ed attuata dalle novelle reclute fasciste. La tesi collaborazionista è ottima in un 're– gime dove l'amore, !'·altruismo, la fratellanza. il sen– so del limite e del giusto stanno al primo p:iano, in– formando la vita del tutto sin nei più remoti rap– porti. Oggi però 11011 sembra che ci si' avvii ad un regime di tal fatta; oggi non sembra che tali •prin– ·c1p11 trionfino nel mo'nllo dove homo hom·ini lupu.~ è la divisa universale. Ai sindacalisti fascisti mi pare si possa legittima– mente domand:ue: vi siete mai posto nella coscien- . za vostra il problema se, nei pr.3sent~ regime di produzione, dove l'interesse edonistico· sta, per vo- . stra stessa confessione, al primo piano, la collabo– razione imposta tra capitalisti e lavoratori_ n,m raf– forzi. in modo definitivo la posizione dei primi'? Vi siete mai chiesto se il monopolista-ed· il produttore in genere non veggano in tal modo dileguarsi l'ul– timo ostacolo, l'ultima forza nemica che si drizzava contro il loro privilegio? E quale risposta vi siete data? E quale giudizio _vi pare che meriti, in conseguenza, l'opera vostra? CARLO ROSSELI.I. •Dobbiamo rimanòe.re a.I prossim.;. numero, -perohè · giuntoci taroi, un ,articolodi-A. BABATONO su La « lòtta di classe • come ;atto po/itfrn. BibliotecaGino Sianco Sguardi in giro __ _cc.. __ _ IL PROISLEMA DEL LAVORO IN EUROPA~ Il 9° fascicolo dell'edizione italiana della • Ricostru, zione d'Europa » ,pubblicata, sotto la direzione del Keynes, dal • Manchester Guardian Commercial », con– tieine una serie di interessanti articoH sulla poJitic a del -lavoro e sulle condiizioni materiali della cl-asse ope– raia i41 Europa, che, offrono un quadro· sintetico della situazione del pro-Jetar-iato nel dopo-.guerra: . La crisi e la di90Coupazionu'. Già in una precedeinte rassegna abbiamo acce.nn! l,to alle mo<liflcazion1 verificatesi nelle condizioni dei salai!'! in Europa e in America du.ral1ltela guerra, con qualche accenno ai fenomeni manif.estatisi nel dopo-guerra. Il citato fascicolo offre nuovo materiale interessante circa gli effetti della rivoluzione e della crisi in relazione allo stai-o attuale delle classi QPeraie. . _ t. In uno studio sulla disoccu,pazione in_Europa durante il ,periodo di depre-ssiane, il dott. Meeker esamina gli effetti catastrofic i che la crisi industriale ha prodotti sulla situazio.ne del « lavoro», irn tutti i paesi. Dopo l'armistizio si e ra avuta una ripresa di lllttività pro– duttiva che durò pe.r tutto il 1919 e oflno alla prim'i metà del 1920. li crollo cominciò nel giugno <lei l92tl negli Stati Uniti, ùove la' disoccupazione raggiuns e poi il massimo nel g·ennaio de-I 1921; ma già,' aicuni me.si do,po il suo inizio in America, la crLsi si rivea-sò In EU'– ro-pa e verso la ftine del 1920 la disoccupazione cominciò ad aumentare in Belgio, in Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Ingl1ilterra, Svezia, Svizzera, Italia. Mentre, però.– negli Stati Uniti la deifressione ,degli affari, la cacluta dei prezzi e la disoccupazione, dopo aver continuato du– rante tutto il · 1921, subirono un anesto verso la fine di quell'an,no e lasciarono lllnzi ,posto ad· un migliora– mento della siltuazione, in EulfQIPa,invece, le condizioni continuarono a pè,ggiorare, tantò che verso la fine del 1921 la percentuale degli operai organizzati totalmente privi di lavoro· raggiunse l'enorme clifra del 16,2 % nel .Regno Unito, del :16,6'/, nei Paesi Bassi, del 23,4 % in Norvegia, del 25,2 % in Danimarca, del 33,2 % in Svezia, cioè una ci!•ra da 5 ad 8 volte superiore a quell'a dei tempi normali dell'an·teEfuerra, quando, una percentuale di dtsoccupa-tl del 2-5 '/, era considerata come un si ntomo . di cond-izio-ni ·allarmanti dell'industri:a. La de.pr€ $slone ha raggiuiillto in Europa ìl punto culminante al prin– cipio del 1922;' un lieve miglioramento si ebbe durante ·gli ultimi tre o quattro mesi in quasi tutti i paesi eu– ro,pei, specie nel lleLgio e nella Francia, ove però la disoccupazione, per le condiziorui demografiche e per il carattere agrario del paese, non è ma1 arri-vata alle proporzioni allarma,nti che ha raggiunte nell'industriale Inghilterra. Solo in Germa1nia, ,per il deprèzzamento della moneta che favoaisce l'esportazione, la diisoccu– pazio1n-eè stata oflnol!'aminore di quanto n'o-n fu inai. Non è ,però 1possihile prevedere quale sarà la situazione ' avvenire della Germania, ove, nel caso di una stabiliz– zazione del marco, si avrà certamente un arresto della pro<luzioaw industriale e, quindi, un aumento della di– , soocupazione, come non si può dire se negli altri paesi si manter,rà la tendenza, delineatasi negli ul-timi mesi, ·a una diminuzione della diso,i:cupazione. La crisi ha avuto conseguenze disastrose sulle condi· zioni qelle classi lavoratrici, che hanno perduto- buol!la parte delle- conquiste fatte nel periodo di rarefazione della mano d'opera durante la guerra e nell'immediato dopo-gue;rra. Mallon, in un articolo sulla caduta dcl salari in In,ghilt.èrra, rileva come la diminuzione delle tariffe dei salari, cominciata prima della di.sfatta del miona1òri, si sia sviluppata con un'accelerazione pro– gressiva, colpendo specialmente le, industrie di espor- ;tazione, tanto che i minatori durante il 1921 hanno per– duto, nei vari distretti, dal 20 al 60 % dei tassi di salario vigenti a principio d'anno, gli operai del ferro e del– l'acciaio d!l,l 30 al 40 '/,, quella del cotone il 22 % e quelli, 'della lana il 27 '/., quantunque queste categorie siano potentemente organizzate. Anche i lavoratori della terra, come si rileva da uno -studio di Menry Rew, dopo aver · ottenuto considerevoli aumenti di salario, da 18-19 scel– lini alla .settimana in media nel 191.4, a 46 sceUint nel– l'agosto d_el 1900, per merito della Co,mmisslone centrale e dei Comitati loca li per la ftssazi.òne Ìegale dei salar1 dei lavoratori ai.ri, coli istitui1a in base alla legge· del · ,.

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