Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921

CRITICA SOCIALE 91 preparazione, la quale consiste, secondo me, non soltanto n~lla predispos'.zione spirituale della massa' operaia a ge– stire la produzione sotto la nuova forma sociale, ma anche nella predisposizione di alcune condizioni di fatto. I pr<>getti miei e quelli dell'on. Piemonte e di altri, relativi alla socializzazione del sottosuolo, _della terra etc. non tendono, infatti, che a questo: ottenere dal Par– lamento, fino da oggi, alcune misure legislative, la cui applicazione inizi l'èra di prepara~ione delle future so– cializzazioni. In questo senso, detti P.rogetti vennero esi,.ttamente definiti • di avviamento alle socializzazioni•. In realtà, non sarebbe pos;ibile neanche alla ditta– tura proletaria, nè a qualsiasi Governo rivoluzionario, imporre per decreto Rlcuna socializzazione, mandando via, dall'oggi al domani, gli industriali dalle fabbriche e sostituendoli, nella iirigenza, con Commissioni operaie. Se invece le soci~lizzazioni che verranno, a suo tempo, decretate da u,n Governo socialista o dalla dittatura prole– taria, saranno tempestivamente preparate attraverso tutta una serie di misure legislative, conquistabili ed attuabili anche nel presente regime, il 8uccesso delle sociaJizzij~ioni sarà evidentemente più pronto e sicuro. Infatti, compiuto il pa~saggio effettivo della gestione dt>lla fabbrica, del fondo o della miniera dal privato ca– pitalista alla Cooperativa degli operai produttori, i diri– genti della Cooperativa veì-ranno s_ubito messi di fronte ai complessi problemi della produzione, e, al contatto con le necessità qu·otidiane, essi acquisteranno progressiva– mente quella capacità diretti va che costituisce la condizio– ne sine qua non del successo di ogni socializztizione. Gli opera: della Cooperativa, anche quelli non investrti del mandato di dirigenti, verranno a trovarsi in presenza della diretta responsabilità della produzione ed attraverso le adunanze si formeranno man mano quella coscienza di produttori, e non soltanto tli lavoratori, che è, essa pure, un elemento indispensabile dei buoni risultati del– l'azienda socialista. Inoltre, la gestione Cooperativa del– l'azienda c<>nduce a questo importante risultato: che i dirigenti l'azienda entrano già nel vasto ambito della prodt1zione generale, fanno pratica col suo meccanismo, si familiarizzano coi suoi elementi, ne conoscono gli in– granaggi. D1Hnani, quando l'azienda sarà completamente socializzata, nulla sembrerà nuovo ai dirigenti di,illaCoo– perativa; l'azienda. s_i troverà già inquadrata nel p_ieno sviluppo della produzione; vigeranno da tempo con tatti con le altre aziende, con la clientela, coi fornitori; nessun problema nuovo e nessuna difficoltà sc-onosciuta ver– ranno tu·nultuariamente a gravare sulla responsabilità di dirigenti improvvisati. I;,'nnico mutamento o::he avverrà nell'azienda, all'atto in cui il GoVlerno socialista.emanérà il decreto di defi ni.tiva socializzazione, sarà Ia soppres– sione di rapporti fra l'azienda socializzata e gli antichi proprietari capita.listi, dato che· questi abbiano ancora crediti verso la Cooperativa. All'ultimo Congresso Nazionale del Partito Socialista un avvocato degli estremisti accusò queste n.ostre idee df... riformismo e collaborazionismo. Ma. crede egli sul serio che alla socializzazione si possa arrivare di colpo, senza. alcuna prepa.ra :Hone, che si possa cioè, dall'oggi al domani, con un ulcase, cacciare da.Ile miniere gli at– tt1a.li esercenti e sostituirli con altrettanti Soviety? Chi dirigerà tecnica.mente i lavori di mimera.? Una • compe– tenza requidita • ?.. Un tecnico« obbligato?• Fallace uto– pia! Non v'e direzione fe~cnda senza libertà personale; non v'ha cervello attivo senza volontà dirigente. Easo dev'essere , interessato • nell'azienda, moralmente e ma– terialmente, e la sua responsabilità dev'essere spontanea. e cosciente. Com'e concepibile il tecnico coatto e posto io condizioni d'inferiorità morale davanti agli operai? bUotecaGino Bianco E qt1ali saranno i rapporti tra i nuovi dirigenti e la. mano d'opera'? Chi sap1·à calcolare bene i costi cli pro– dt1zione in relazione alle paghe che si pos6ono concedere? E quali organi competenti potranno • improvvisarsi • per centr:iUzzare - come è necessario - l'industria, studiare i piani regolatori dei trasporti e stabilire le normH gene– rali per il governo dell'industria stessa su scala nazio– nale? E come e da chi verranno studiati ed effettuati i nuovi servizi delle 1·icerche µer conto della comunità? Evidentemente tutto ciò - e molto altro ancora che ci sarebbe da dire, per l'industria mineraria e per ogni altro genere d'industria - non può essere, ripeto ed insisto, • improvvisato! • E c'è poi l'altro elemento che abbisogna di accurata e lunga preparazione: la coscieng;a operaia. Oggi sono molti i lavoratori che aspirano, con ardente anelito, al socialismo: ma qllanti sono quelli che hanno la coscienza dello sforzo che occorre fare per giungervi, degli ostacoli che occorre superare, dei sacrifizi che occorre saper sop· portare? I più lo concepi'sco110 cqme una rapida guari– gionJ3 delle loro sofferenze più gravi, come un improv– viso trapasso a una condizione di felicità. Anche per questo occorl'e fare un'opera di educazione che tol_gaperi– colose illusioni, dia agli operai il senso chial'O della difficoltà e della lunghezza del cammino, e venga in essi svilup– pando quella cr•scienza socialista, seaza cui il nuovo as– setto si troverebbe, nel tormentoso periodo della sua for– mazione, alle prese con terribili difficoltà. 11 regime dei Soviety ungheresi offre, anche a tal riguardo, un <lolo– roso e suggestivo in.segnamento. II. Come compiere quest'opera di avviamento alla so– cia! izzazione ? Per molti avversari del socialismo, ed anche per ta– lu11i meno colti fra i socialisti, « socializzazione , e •statizzazione• sono tutta una cos!I. Molti, anzi, con– fondono addirittura la •socializzazione• qon la« demania– lizzazione • e con la • nazionalizr.azione • .. Socializzatore convinto - comtl socialista e, più an • cora, come studioso di questioni industriali - io sono . un nemico altrettanto convinto di quel gentire di « sta– tizzazioni•, stile ... ferroviario, per cui il Governo e la burocrazia sono i dirigenti, i finanziatori e i responsabili wiici delle aziende. La socializzazione, com'io la intendo, è «nazionalizzazione• o « demanializzazione •, in quanto avoca ed attribuisce allo Stato, comi,irappresentante della collettività, la prop1·ietà di certe aziende industriali, o del sottost1olo, o delle acque, o di certi servizi pubblici, o addirittura dulia terra; ma non è statizzazione, in quanto la gestione delle Aziende espropriate è affidata non allo Stato, ma agli stessi lavoratori-produttori, in– tl'lllettuali e manuali, associati in Cooperativa. La Coo– perativa assume la direzione politico-economica dell'A– zienda e le funzioni di esercente e datore d'ope1·a. ,Natm:almente tutti i.diritti dello Stato.debbono es– sere salvaguardati da chiari capitolati d'affittanza e da garanzie reali. Lo Stato ha il diritto di garantirsi circa la buona conservazione delle consistenze patrimoniali; d'imporre equi canoni, che almeno corrispondano all'in• teresse comm!lrcial~ dei capitali impiegati; di limitare e di incamerare - in nome di un !Jl'incipio eminentemente sociale - i profitti eccedenti un certo limite; ili preten– dere1 dei minimi rii produzione, cli controllare il costo di produzione e di fissare ancho, occorrendo, i prezzi di vendita. Ma l'ingerenza dello Stato finisce qui! NessunR • burocratizzazione • dt1nque, e nessun freno che trat– tenga le iniziative e l'impulso a produrre! L'incentivo

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