Critica Sociale - XXXI - n. 4 - 16-28 febbraio 1921

CRITI A SOC[ALE uuioni disciplina.trici e promotrici della produzione. Non li ha; anche avesse i mezzi materiali, sarebbe manche– vole de~ mezzi intellettuali. li salariato non ha bisogno di possedere in misura notevole nè questi nè quelli, e neppure di possedere un'abilità professionale già bell'e formata., che l'artigiano deve invece inevitabilmente possedere. Il salariato è for– te già. quando si è messo d'accordo per negare il la– voro delle sue> braccia.; l'artigiano ha invece bisogno, per essere meno debole,. di avere un accordo per una org,mizz'.lZione e disciplina della propria produzione. 2. - Le riperciissioni della _grande industria. - La grande industria giov:,. di tanto il sRlariato organizzato, di quanto nuoce all'artigiano isolato. Infatti: , a) la tecnica indt1striale moderna sminuzza i pezzi e le lavorazioni di ogni prodotto, affida il lavoro sempre di più all'automatismo quasi inconscio, fa costare la forza motrice tanto meno, quanto maggiore è la mole della intrapresa.. Essa moltiplica i produttori salariati, che non hanno necessità. di tirocinio professionale; au– menta in quantità e frequenza i trnsporti della materia prima e dei cosidetti « Halbfabrikaten • (prodotti. semi– lavorati), dall& origini all'cpifi<:io, da reparto a reparto, da macchina a macchina.. b) La finanza commercialo apre ai grandi indu– stria.li i suoi conti correuti. li svincola dalla urgenza di con ue1'lire ad ogni costo la merce in deuaro e dalla ser- 7itù dei pict:oli acquisti • au fur et à mesure • ; ~ pre i vasti mercati e la possibilità del!" economica e rnziouale produzione « in serie•. e• Il consumo orienta le sue preferenze verso il falso lusso, la • camelotte ., che concilia la economia famigliare coi capricci della moda, di quella moda che, avendo una rapid,i diffusione internazionale, determi– na, in un momento, una richiesta snperiore ad ogni pos9ibilità di prodnzione artigiana, e subisce compiacen– temente la influenza del torna.con ;o delle grandi in1prese, i.ccanendosi contro quello delle altre. La scelta della cosa già fatta e pronta, in confronto a quella dn proget– tare, da fare, da aspettare e poi, magari, da rifiutare, è un'altra grande sirena adescatrice in favore dei prodotti della grande industria ... e a danno dell'artigianato, cba lavora su commissione. 3. - La resistenza di alenne piccole int1:aprese. - Non ostante tutto, sorprende come, oltre cbe nella agricol– tura., la piccola intrapresa resista ancora nella iorma di piccole officine di fabbri, di falegn11,mi, di ebanisti, di tes~itori, di giocattolai, di fioristi, di carrozzieri, ùi la– voranti in prcdotti vallivi, di scalpellini, di fa.bb1·icanti di biscotti e specialità, di magliai, di ricami.tori, di cor– dai, ecc. Essa signoreggia ancora indisturbata in una serie di altri mestieri e cioè nelle barbierie, orologerie, farmacie, sartorie, cucine di famiglia, rosticcerie, negli innumerevoli piccoli .esercizi co nmerciali, che dànno nn nome al 90 % dei negozi ed al 99 % dei carri-botteghe ambulanti, anche nelle più mo<lerne e sviluppate me– tropoli. 4. - L'and~nenlo del fenomeno della concentrazione industriale. - Marx ebbe il torto di vi vere agli albori della meccanica, che segua.va le prima magiche conquiste con le motrici a vapore, con gli alti forni, coi telai auto– matici. Egli assistè a .tali pas,i giganteschi dell'accen– tramento industriale, che eta facile lasciarsi audarè alla profezia di un immiuente pieno t,·ionfo delle grandi in– traprese sopra gli ultimi resti delle altre. a) In Germania., prima della morte di Marx (188BJ, ai ebbero due serie di rilievi statisi ici, e cioè nel 1876 e nel 1882; essi erano però manchevoli e poco attendibili. Ne\ periolo compreso fra quelle due date si verificò un aUJnento del numero ùi tutti gli esercizi industriali, ma i piccoli, occupanti meno di 5 perBone, crebbero dell' 1,4 °/a, mentre i maggiori crebbero ben del 39,2 ¾. Aumenta.– tono nell11. stessa proporzione, a un dipresso, anche le per– sone impiegate nei due gruppi di e~ercizi. b) Marx non attinse a queste fonti, ma-a quelle della economia inglese, allora più ricca di contrasti, es– sendo nella piena trasformazione delle sne fila.tttre e tes– <Jiture e delle sué miniere. La scuola marxista attinse la classica conferma' del fen omen o scoperto dal maestro nel confronto dei successivi da.ti, rilevat.i in Germania col censimento 1895. Infatti nell 'industria propriamente detta fra. il 1882 e il 189~i verificò: di Kktnbefriébe tpiccole azien~e). una diminu~ione dell' 8,6 "f., degli altri eserc1z1 maggiori un aum"n to del 76,65 "f.; analogo fu il divario delle persone occupate. Gli avversarì della nuova teoria, sconcertati, si ri– dussero a sottilizzare sopra le discordanze, che rispetto al fenomeno dell'accentramento presentavano gli esercizi ap– partenenti alla divisione del c0mmercio, ma si facevano s~pr~tutto forti della ognor diffusa piccola proprietà fon– ,d,ana,. che nello stesso lasso di tempo vodeva invece salire 11 numero dei capi azienda indipendenti dalla per- - centnale del 27,8 a quella del 3l or Ma Kantsky trion– fava di Bernstein, ed ogni buon so~ialista doveva c1-edere in uu'immineJ1te ed universale scomparsa del piccolo e– sercizio industriale. e) I riRultati del censimento i_mperiale del 1907 • prospettarono una forte diminuzione degli indipendenti in agricoltura, h cui percentuale discese dal 31 al 25,3 "f.. 1\fa nell'industria propriamente detta la concentrazione, pur sempre riaffermandosi, denotò un imprevisto rallen– tamento. Infa.tti fra il 1895 e il 1907 i Kleinbetriebe di– minui_ro1;10ancora, ma solo del 6.0 % ; gli altri esercizi maggiori aumentarono, ma solo del 47,96 °f.. Cioè il divario delle percent,uali, che nell'antecedente intervallo toccava 1'85,26, scendeva ora a 53,95. La tùa– gnosi catabtrofica di Kautsky ebue una sme11tita. L'e– ' voluzione economica germanica, non ostante· il feltbrile ì- sviluppo di un popolo emi-ne11temente ilis<:ipiinalo, ed organizzatore, apri vr, spi ragli di speranza alle piccole a- ziende, svela.nùo il successo delle loro prime resistenze. dl Di più, la maggiore elaborazione dei nuovi dati permise <li affermare, che la causa prima della di– minuzione delle piccole aziende risiede uella .crisi delJe piccolissime t,ra esse e cioè di qnegli Alleinbefriebc, eser– cizi di una sola pe1•sona, senza l'aiuto nemmeno .<li mo– tori, i quali soli segnano veramente una diminuzione progressi va : fra il 1882 e il 1895 del 13,5 °lo (da 1.480.46'5 a 1 237.349) fra il 18::l5 e il 1907 del 19,4 ¼ tda 1.237.949 a \!94.743) (1) In conclusione l'anùamento del fenomeno della con– centrazione industriale non è nè precipitoso nè gen,;irale. 5. - Due fol'me di concentrazione indusfriale .. - Le grandi in tra prese, eh e fanno bella mostra di sè u el 1 a statistica, non sono tutte manifatture esercitate in opi– ficì. Vi è un gran mimero di manifatture a do°n)icilio, che hanno solo i. metà lo. str uttura della grande orp;a– nizzazione indostri:ile, ma.nc· ando lo, accent1:amento del macchinario e del personale di contro o! solo acòentl"a.· mento direttivò e commerciale. La manifattura a domi– cilio è uno. forma di transizione, in cui si dissol'vono le antiche industrie tradizionali artigiaue, ed è-·anche ri– conn~ssa allo sviluppo delle gr,1.ndi imprese commerciali delle metropoli europee e americane Essa prospera sfrut– tando le energie, altrimenti ozioso, clélle donne cnAalin– ghe e dei C?ntadini e pastori durante la stagione inver– nale. La statistica belga del U:.96 tlocumenta in Bru-:1:el !es esempi tipici di manifattu-re a domicilio mcd ..rne (confezioni varie, biancheria, guanti) e, nelle Fiandre, -di matiifatttwe tradizionali superstiti (tessitura, merletti, corde ecc./ (21. La statistica austriaca del 1902 dì\ 11:na esatta idea 'de} loro prevalere sopra ogni altrn· fo1 ma di _produzione industriale in casa, dentro e fuori di Vien– nil(3). Iu Italia le pubb\icazioqi statistiche ·specIRli non sono ancora giunte in porto e, purtroppo, i risultati del censimento 1911 hanno dimostrato solo cli. quanto noi siamo dist1mziati, nella competenza e nei metodi di i·i: lievo e di elaborazione, dal moudo tedesco, anglosassone e<l anche franr:ese; nuova prova della a.poùitticà nostra immaturità per espel'imenti sopra un m ondo e conomico nel .quale viviamo senza ancora éssere riusci.ti a fa.rei una idea discreta' della sua costituzione! Co munque. è certo che le ma1_1ifatture a domicilio sono, auclie iµ Ita– lia, in via di sviluppo, e vanno assoi:bendo ·i.n svariate (I) l d>Lti stRtietic~ eono presì dai Voi. 2ll e 2~0-21 del In Stati– st,k dts Deutschrtt l/eiches, l'nttkammer e Mtiblb,·eeht, Berlru. 19l3 e l91t. (~) Voi. X., Ind11stries à domicile ea B•lgique, Leb,gue Brnl<olles 1tlO!l, pag. XOL · (3) Statistlsche Zentralkommisslon, Wien. -' Ergeonisse ;d~-;. geu·c,•blicher. B,triebs:lihlung vom 8.6/1902. - Gerold's Sobn 1 Wien, 1908. ' .

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