Critica Sociale - anno XXX - n. 16 - 16-31 agosto 1920

256 CHITICA SOCIALE - multi disorientano e fa11110 pcrùerc il fllo a chi pa~la ed a chi ascolta ... (rumori e battibecchi). PRESIDENTE. - Io raccomando ai pacieri di smettere la loro opera, perchè sonò essi eh·~ contri– buiscono maggiormente al tumulto. TURATI. - lo dicevo semplicemente che, secondo il mio 'concetto, il Soviet - equivalente russo del vocabolo italiano Consiglio - non è essenzialmente altra cosa, tenuto conto della diversità delle condi– zioni storiche, demografiche, ecc., che la nostra às– sociazione operaie; e il complesso dei Sovieti, o Soviet centrale, è in qualche modo la nostra Confe– derazione generale del Lavoro, a cui la rivoluzione politica ha accordato uno speciale riconoscimento 'e più ampi poteri. Se domani - come noi vagheggiamo - il no~tro attuale Consiglio superiore del Lavoro diverrjl una più grande organizzazione elettiva uscen– te dalle organizzazioni, e munita di poteri iegislativi, ecco che, in qualche modo, noi avremmo il nostro Soviet centrale. Vero è -che noi non escludiamo da esso la rappresen·tanza degli elementi industriali, o chiamateli pure borghesi, come avviene in Russia; che ripudiamo il voto plurimo accordato agli operai sopra, ossia contro, i contadini; che alla base del • nostro Soviet preferiamo le organizzazioni anzichè' il voto atomistico dei disorganizzati e degli ste.ssi krumiri; che il metodo della elezione di quarto e quinto grado ripugna alla nostra psicologia democra– tica e antidittatoria, cqme quello che rende statico ed· immobile il sistema, ecc., ecc. Resta da vedere se queste differenze non sieno il segno e la con':leguenza necessaria della nostra grande superiorità di evolu– zione civile dal punto di vista storico... (nuovo tu– multo cllt interrompe l'oratore). Ora, questa infatuazione, secondo me, di fenome– ni che avvengono in un mondo così diverso com 'è il mondo russo, e in genere il mondo orientale, di fronte al mon.:l-0occidentale ed europeo, e la ingenua cre– denza che essi possano trasportarsi di peso in Italia, non dimostrano altro che l'assoluta mancanza di ogni senso critico e storico. In Italia il congegno pesante e tutto meccanico dei Sovieti non durerebbe una set– timana, sarebbe rovesciato dagli stessi operai· e con– tadini, ben lontani dalla fatalistica e mistica rasse– gnazione dei poveri musgicchi. Miracolismo postbellico. L'idea che da noi si abbia una situazione affatto nuova, generata dalla guerra, e che richieda organi affatto nuovi, ricalcati sul modello russo, è l'effetto della falsa menta.Iità generata dalla guerra. La guer– ra, fra gli altri infiniti bluffs, ha prodotto anche il massimalismo, ossia la fede nel miracolo, che il Par– tito Socialista adotta, proprio quando la borghesia, ammaestrata dalle delusioni, sta per guarirne intera– mente. Certamente, vi è anche qualchecosa di nuovo, e vedremo in che senso, nella situazione creata dalla guerra. La guerra ha denudato, anche agli occhi dei ciechi, tutto l'orrore del profondo cannibalismo che sta in fondo al regime capitalista; la delusione pro– fonda del trattato di Versailles, il fallimento della pace, la truffa americana del wilsonismo, la tragica farsa in cui va a sboccare la tanto strombazzata Lega delle nazioni, il nuovo fermento di guerre che pro– rompe dapertutto, la dimostrazione sempre più nitida BibJioteca Gino Bianco che la vera causa del contlitto non fu che una mise– rabile gara di rapina premeditata sulle mate1 ie prime e sulle colonie, e un fatto di brigantaggio organiz– zato contro la civiltà e l'industria germanica, tÙtto ciò non potrebbe non fornire elementi nuovi e prezio– sissimi alla causa del socialismo e all'efficacia della nostra propaganda. Durante la guerra, la borghesia stessa ha dovuto calpestare i sacri principi della pro– prietà e della libertà economica, ed essa è costrefta a continuare a calpestarli durante la pace. Tutto ciò che fu la ragion d'essere e, diciamo pure, l'onore e la nobiltà ·della rivoluzione borghese, dell'economia e della politica borghese, è stato violentemente e irre– parabilrnepte negato e sovvertito. D'altro canto, l'e– norme impoverimento che la guerra ha prodotto, lii cui riparazione esigerà dei decenni, ha posto la stessa borghesia nella necessità di sopprimere certi paras– sitismi, di introdurre fra le classi sociali una mag– giore armonia, di riconoscere nei lavoratori maggiori diritti e di interessarli non solo negli utili, ma nella , gostione ùella prrAiuzione, affinchè qaesta possa es– sere ripresa con ritmo accelerato e la crisi possa supe– rarsi. Il principio cooperativo, l'indipendenza e il po– tere de)l::t classe lavoratrice potranno averne - se . questa sappia giovarsene - immensi ed immediati vantaggi. Or, tutte queste sono conseguenze della guerra e conseguenze socialiste; ma queste conseguenze - ecc.o il punto centrale della ·questione - per impor– tanti e èlecisive che siano, hanno tutte un carattere essenzialmente riformistico ed esigono uno spirito audacemente ma prettamente riformistico per essere sfruttate e valorizzate. In altri termini, la: guerra, fra gli infiniti mali che ha prodotto, ha generato per rea– zione questo di bene, che ha favorito il prodursi di talune condizioni propizie a riforme radicali in dire– zione rivoluzionaria; ma al temp·o stesso ha più che mai allontal'lata, tanto nei paes1 vinti quanto· nei vin– citori, la possibilità di una insta·urazione immediata, ossia massimalistica, del regime socialista. H nulla è più facile che fornirne la prova. (La fine al v,·ossimo Numero). È uscita la seconda edizione del discorso pronun– ciato alla Camera dei Deputati il 26 giugno lfl20 da FILIPPO TURATI I • RIFARE L'ITALIA! del quale pubblicammo il Sommà1·io nei Numeri 14 e 15 (pagg. 223. e 238) di Critica Sociale. Presso la Lega Nazionale delle Cooperative (Milano, via Pace, 10; Roma, corso Umberto, 380) e presso la . Libreria dell'Avanti) (Milano, via S. Damiano, 16). Un volumetto di circa 100 pagine, prezzo L. i,50 (nette, L.1,10 alle Cooperative federate e ai rivenditori). Preghiamo la cortesia di chi avesse disponibi!e la , Critica del 1918, e non tenesse a conservare la raccolta, di 1:0ler rimandare alla DIREZIONE (Portici Galleria, 23, Milano) i Numeri 2, 3 e 1, che ci servirebbero per completa1·e alcune collezioni. RIGAMONTI GIUSEPPE, gerente responsabile. Milan?, 24. '8 1920 - Coor Grafica do:;:li O parai - 'Via Spartaco, 6.

RkJQdWJsaXNoZXIy