Critica Sociale - Anno XXV - n. 8 - 16-30 aprile 1915

120 CRITICA SOCIAL: nell'allcsa, un inno alla guerra che sarà scr-uitn eia 1111 formidabile risveglio cli tulle le energie. i\la ... ex nihilo, nihil. L'Italia è uno dei paesi più pov,cri cli.capitale, ed è anche il paese dove il capitale è più Lassato, quasi quanto i consumi. Cacciale via il capii.alo eslrro, annullate il miliar do .a nnuo ciel fo.re– st.iero <' dell'emigrante, e poi con c.he cosa si eserci:– Lcranno le energie risvegliate dalla guerra? Lo, stesso Nit.I.i ril,cv,a ch,e i 7 miliardi e 600 milioni cli deposit.i chP al 30 giuµ-no 1914 formavano Lutto il risp.a•rmio italiano sono assai poca e-osa cli fronte ni depos.iti degli altri paC'si. Ebb-cne, che importa? Pro·cLamiamo pure Legitlime le diffidenze suscilaLe dall'azione del cn,pitale tedesco; dichiariamo pure che non però si ha il diritto di .avere confidenza eccessiva nel capi– tale di nitre nazioni. L'Italia fa da sè. Economia senza capitale. Ecco, finalmente, la libertà. Però ~r l'Inghilterra ci impresti i milia.rdi nece3- sarii rw1· fare la guerra, per cui l'Italia sia obbli– gai.a ad aw11-entare di un terz-o il servizio del debito pubblico pe r manda ,re ogni. anno alcune centinai.a di milioni ;dla nost.ra grande Creditrice - riducenclo·ci noi .a diventare ·u n più va1sto Poiiog.allo - c'è da scomme-tlere che allora l'egregio professo-re Nit.Linon cL:ir,ebbopiù aes alien1tm acerba servilus. Anzi spie– ghe~ebbe assai dottamente l'altra Leoricai che il rl'e– naro altrui è sempre un ecceUenle stùnol.ante di la– v-oro ,e di benessere per i cittadini dello Stato• che sa tirarselo in casa, che tulle le <<dif fidenze» sono dis– onf'ste. sono v.ieti p1,egiudiz1 t.ra-dizio-nali, filislerie per gli imbecilli ..... ecc., ecc., ecc. Ir. VICARIO. AHCOHR LAMEZZA 61DHHATA DIL VORO nell'assicurazione infortunii L'ing. Girolamo D'Amelio, eia Napoli,. ci invia la pl'esenle, cui facciamo_ posto uolonlicri: EGREGIO DIRETTORE, Il caso, ,esposto dal Baglioni ne-I N. 7 di Crilica So– ciale, è t11appo dolo11osamente rnteressante per le di– sg,1,aziate villime d,el lavoro, per non meritare che vi s'i,n,si•st.a;e ch:e si ·propong1a, se occorre, una lie,ve m-odifìoazioone,:rll'art. 9 della legg,e sugloi infortuni, per evita,re qualsi!aJSidubbi.o d'interp-reta,zione. L'inclennilà cl'infortunio è p11oporzionata al' rischio, che ,c.orre, la: S-ocietà assicuratrioe, e al premio, che e. ·a esi·g,e. Se i due ultimi elemenL-i•non cambiiaono non può variare neanohe, il primo. Ciò è evidente. ' Poniamo che um operaio, che abitualmente l.avorra IO 01,e al giorno con runa paga orari~, di L. 0,50, si.a .assi,curato presso unoa Soc~età, che esig,e p,er premio il 50 p•e,rmiHe dei s.alarii. Ciò vuol dire che per ogni 200. ore di lauol'o, l'operaio guadagna, 100 lire, e I.a Sooelà d'assi-cur.azi,one esige L. 5 cli premio. Se poi per ci-1,costanze,speci-ali le 01,e, lavora.tive si ri- · ducono da 10 a 5 al gi-omo, l'operaio dev-e sempre l.a– Yorare 200 ore per g,u.adagruare 100 ./ire, e I.a Società assi-our;:i1rice seguiterà ad esigere- su ques-t-a omma lo stesso .premio L. 5. DoYe cita dunque la variazione ciel rischio e del premio? E per,chè, se q,ue.sti e,J:emenolinon cambi.ano dov111ebbees-sere dimezzala !'indenni/I, in caso d'in'. forlU'nio? ~a sol,a cliff-e<i,enza sta in questo: che, quando l'ope– r,a1-olavora 10 ooo. 011 g,iorno, impiega 20 giorni per c,omptere, 200 ore d1 lavoro e peT guiadagna,re 100 lirre, me-nitre deve lavorarre per 40 giorni, per compiere Jo. stess,o 1,::woir-o e fare, lo stesso guadagno, se l.avo,oo sol.tanto, 5 o,r,e al giorno. Dunque la dur.ata efTetti,va Biblioteca Gino Bianco del. l.avoro rLoncambia; non cambia il costo de•! lavoro e quindi il premio, al quale esso è p11oporz.ionato; perchè dovrebbe oombiare l'indennità di infor1uni-0 e rkhmsi d,a L. 2,50 a L. 1,25 al giorno? La Socùe1tàaissaucumtri,oonon sofi.sitica solamente, ma asse,ri,s-oo c'O.Sa.assolutanwnte non vero, quando ri– sponde: cc a,J p1,emio, di assicu11"8.zionedirqez.z.ato, ohe in quel peri,odo noi p,e,rcepimmo dall'iondu-s.tri.aile- in p,ropo•rz.ion,eciioè dei sa1'a,rii dimezza.ti.iche egli p:a– g.a,v.aallora .agli opffl'ai secondo il libro-p.a.g,a - noi 1110n p.o·ssi.amo f.a-r corrispondere, l'i.n,d.en.nità tem.p,o,ra– n,e,a nell:a sJ,e.ssa misura che, se l'ope·r-aio ,aves-s,elaivo– rato per l'i<ntera giorruata, e il p,adrone ci avesse pa– gato il p·rem,io i,ntero D. No, q,u es:to r.agioruame,nto-n.on è sofistico, ma è falso. A me.no· che re'aJlmenle l'industri.aie non a,vesse di– mez.zait;ala peroeJ1Jluale del premio, pagando cioè - per ri-mianere, nel caso srnp,p,osto d,a noi - per ogmi mille J:iire di sa.Jar.io li,re venticinque di prremi-o,, in– ve,ce delle einquanla pabtuit.e. M:a ciò non è supp-oni– biJe. Un elemento, p,e,rò ma,ne,a all'es.po-sizione de-I Bagli.o– ni, che è essenzial,c, e ohe• taglierebbe ... I.a testa al loro. Qu.a.rud-0 l'-ind.ustd·i,ale f.eoe la pro,posLa di assic.ura– zi,one, dli quante 011e• ,l,avoralive previde, in moedi,a ]a gi,ornata di lavoro? Se di dieci, l'i•nd-eonn.ità r-estava fissata ne.Ha paigia corris,pondenlie u 5 ore d:i,lavoTo, e non poLev.a.abbassaTsi, anCJhe s•e l'opeTai-o, in .ve.ce di 5 o,re, av-ess,e l:a,vo-rato-so-loun'o,ra al giorn-0. · La f ìJSsaziio.noe d,ell,a durata medi.a d,el lavo1·0 gior1na– liie.ro è eilemento essenzj-ale di ogni contratt o d i ,a,ssi– cu raziorne: le Società assimwalrici: questo d:a.to-lo p1'e– t,e™Joiruo, ed• hanno ~a-gioJ1,e,. Altrimenti due iooustri:ailli, eh-e eseguono I.avori identici e pagan.o- egualmenlte i !:oro opeir.aii, pur paog,an<l-o lo s:!J es.s, o p-remio pe,rcen– tual,e, pod.reb'bero uno, per es., f.ar loavorar.e i suoi oipe,rai 12 ore al giorno e !'.altro 4 ore soltanto. Per ogJ!IÌ 100 li-re di- l'<llvoro .la Soci•elà ,esigerebbe diall'uno e dall'altI10 industrial'e 5 lire, (se ha pattuito un pTe– mio de·! 5 per cento), e p.agherebbe, in caso· d'i, n.fo- r– tunio, agili operaii del primo- ~rudustria,l1eun'indennità di L. 3 al gi-o-rno, ed a quelli del secondo u,n,'in– <lenni,tà di- L. 1 al giorno, ammesso ohe la pag1 foss•e•p,er gl,i-rnnoi e per gli a,ltri di L. 0,50 all'ora! Ciò sa,rebbe ingiÌlusto ed assurdo. . Dunque per mezza giornata di la,101·0 s·i deve in– tendffl'e q,ue,11,a della, gi..orn,a,la meòi,a, den.unzi:a,ta al- 1.'atto de-ld'assi·cwrazione, ·e non quella d,e,l lavoro ef– feLti.vo variabile: e questo concetto d0tvrebbe essell'e iintr.odotto ,anche, nella Legge. · Co.n oosequii distinti, d ev.mo G. D'AMELIO. ESPANSIONISMO EMALTHUSIANIS Che la guerra attuale sia stata voluta non da uno o da pochi uomini, ma dalla quasi totalità del popolo tedesco pensante, è oi:mai stato chia– ramente dimostrato. La rozza concezione perso– nalista della storia·- forma di errore psicologico analoga all'antropomorfismo religioso - conse– guenza dell'antico dottrinarismo metafisico e in– dividualista, può essere accolta dalle masse in– colte, c~e _non ~anno afferrare concetti astratti, success1om storiche çomplicate e complessi atteg– gi~menti collettivi; ma non può che essere re– spmta dalle persone colte, che comprendono il valore scientifico del determinismo e il carattere collettivo dei fenomeni sociali. . Che, dunque, in generale, la causa re~le e prfo– c1pale delle guerre di conquista sia stata nei se-

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