Critica Sociale - Anno XXV - n. 8 - 16-30 aprile 1915

114 .":RITICA SOCIALE · sieme l'lnl-esa essendo sistemi che contrapponen– dosi l'un l'alt/o si suppongono a vicenda nell'equi– libri,o internazionale. Non si può concepire l'Intesa che continui dopo la guerra, m'.en~re con la guer,ra. sia a.vVlenutolo sfacelo, della Triplice Alleanza. L al di là della guerra è l'.al di là delle due Triplioi. SceL gliere fra gli All_eatil'alleato ~ell'.al di 1~ della_g~er– ra è soltan-to 0·1ttare elementi eh g,elos1.a e di d1v1- s~~Illetra o·li Alleati, .a tutto rischio di chi l'osi. In– vocare. l'I~ghilterra, mentre per r.~gion_i che si di~ co,no ,ovvie non si invoca la Francia (s1 allude .alla Corsica ed. .a Biserta?) e la Russia (si .accenna. alla dichiarata concorrenza slava sull'Adriatico?), può sembrare un ,eccitare in tempo· veramente non o-p– portuno la Francia e la Russi.a contro _l'.Inghilt,e~ra. Per ciò stesso è estr,emament.e ver,os1mile che 1In– o-hilterr.a non risponda, mentre la Francia e la Rus– ~i.a non ci possono saper gr.ado del conato infelice. Gli interventisti e neutralisti disposti .a patteggiare bisogna abbiano il ,col'.aggio di guardare in faccia , alla ,,e,rità qual,e è, e di risolversi secondo la realtà stessa. RoUi <i nostri ra.pporti con le Potenze ,Qen– trali, questo sarà per .anni ,ed .anni; allaccia~i i rap– porti ,con l'Intesa, questo sarà solo per tutto 11tempo dell.a guerra. (E non aggiungiamo neppure e delle negoziazioni per la pace, ·perchè già -ci p.ar di veder.e -cnesoe,re tra gli Alleati qualcosa di ciò che fatal– mente• sco,ppiù tra i confederati dei Balcani, dopo 1a vittoria sulla Turchia). L'argomento può darsi non appaia ,e non sia decisivo; ma bi&og·na tenerlo pre– sente per risparmiarsi delusioni future. Dopo la guerra no,i saremo resi .a noi stessi, come tutti sa– ra,nno resi a s,e, stessi, in piena libertà e responsa– bi,1ità dei ,conruubi futuri. E così nulla ci sembra più utopistico nell'-or.a presente di questo pro,p.onimen,to della Stampa torinese. « L'I-ta,l,i.a,, p,ri=· di soend,e•re i,n guerrn, _deve ,con eluder-e,,una alleanza- co,n una almeno d,e,U,e, P,ortenze de-Ila T,riplice Lntes,a, ,e qu,este Potenze rion possono esser-e, p·er ragioni o,vvi,e,che l'In:g,hilterm o !,a Rus– si.a. S0H1a·nto quando un'al.Jeanza form.al ,e c,o,nl'Inghil– tena o ,],a, Russi,a g:arantisse, all'Italia i suoi v,e~èhi e nuOividominii, i-1 nostro Paiese po-trebbe s.oppoirtar-e il peso d,eU 'ostili.tà i,mmancabi,]1e che avr,ebbe d•estato n-e!li11a Germani.a e, nell'Austri1a: e de ,J.le continJU-emi– na,cce •che .av-rebbeall-e spallie >>. Nell'ora presente l'Inghilterra ad ogni richiesta di alleam.a non risponderà probabilmente altro se non che essa in ques-ta stag.ione non apre conti co·r– renti che limitatamente alla guerra e nell'ambito della sua disciplina. L'uni-ca alleanza «formale» che l'Inghilterra .acèetti dall'Ita,lia è !'es-tensione all'Italia del patto cli Londra stipulato per vietar.e ogni pace se-parata tr.a le Potenze dell'Intesa coi ruem.ici coL rnuni e rispettivi. Tra i nostri baldi fautori d,ella guerr.a questa piccola cosa, come tante altre più gravi, non, ha suscitato attenzione veruna. Ent:r.andio in guerra a fianco degli· Alleati dovrà l'lt.ali.a accet– tarne la regola? dovrà assoggettarsi alle clausole, un po' oppressive, del famoso patto di Londra? È tanto facile rispondere sì che no; ma è .alt.rettanto facile commettere uno sproposito in un caso o nel– l'altro. Il caso affermati\'o vorrebbe dire che la guerra dell'Italia è la guerra dell'Intesa, sotto l'ege– monia inglese contro la prepotenza tedesca. Il caso negativo vorrebbe dire che la guerra dell'Italia è La « sua» guerra contro l'Austria per Trento ,e Tri-e– ste. Le propo,rzioni rispettive di queste due ipotesi di guerra balzan,o agli occhi. Data La guerra, l'onore è nella g1'ancle guerra - come è nella grande guerra 1a maggior sicurezza degli appoggi e La più pro– f onda estenuazione militare-economica del Paese no– stro, impegnato a durare al cimento quanto piaccia BibliotecaGino Bianco alla ricca Inghilterra per aver tempo n sostituire metodicamente il suo al commercio teutonic-o. Data la guerra, il sacro egoismo è nella gu,e•rra piccola contro, un nemico, che si spera isolare, che si ri– tiene sfinito, che si cr,ed,e di pote,r spacci.are in fretta, per tornar.e prontamente a casa, cari-chi di gloria e di bottino, avendo, in sostanza, corso po– chi rischi e speso pochi miliardi - la marcia ru– mena, insomma, ch,e ha eno-rmi va,r11Jaggi (troppi, forse; tali, -cioè, da suscitare fors'anche invidi di– vieti) m.a -che non· è estetica; ciò che vuol dire, pra– ticamenite, potrebbe lasciarci in Europa in una spe– cie di quarantena moml.e, nella quale solidarizze– rebbero contl'o di noi i due aggruppamenti nemici. Ecco, secondo ,no,i: con la guerra o, oome augu– rammo, &enza la gu\:lrra, i neg.ozi.ati dell'Italia, do– verosi e necessari, dovrebbero, rifoerirs.i essenzial– mente alla pace ed ai principii sui quali la pace dèwrà fondarsi. Di ciò inv.eoe il mondo ufficiale neutralista o guerraiuo1o, non rnos~ra nei suo,i ne– go,ziati preoccupazione .alcuna. Tanto più l,egittimo è che ci pensino i socialisti - in Italia ed in ogni Paese. Ecco un .campò di negoziati, di collabora– zioni ch:e ci adesca. Il punto, di partenza fu già dai nostri magistralmente fissato nella dichi.ar.azione de,l 15 febbraio .a Lon,dra : « Il conflitto europeo è il prodotto mostruoso dell'an,tagonismo che strazi.a I.a società capitalis.tica, della politica d~ espans,ione coloniale e dell'imperialismo aggressivo, contro i quali il socialismo interna-zion.al, e non ha mai cesL sato di combatter,e e nei quali tutti . i governan1i hanno la loro p.arte di r,esponsabilità ». Da questa premessa non do,vrebbe scendere una pace z·oppa, ratificante ogn.i assurda prevalienza di armi. A buon conto gli &tessi s•o-ci.alistitedeschi son,o fatti pensosi e, forse, p,e,ntiti. Eduardo Bernstein è stato espli– cito nell'addurre ],e ragio1J1igravi e insuperabili per cui, il Belgio· <lieve,essere liberato, non può diven– tare un.a « terra di ann,essione ». 1n tutta l'Europa; dalla Poloni.a ai Balcan,i, dall'Alsazia-Lorena a Tren'– to e Tri,e&te tutte le popolazioni vicuperarno il diritto al pr-o,prio destino· attraverso la sovranità de-i liberi pl,ebisciti; in tutti gli Stati di nazionalità multipla, i d-iritt.i dle!Leminoranze debbono essere guarentiti. Si può ,alt.resi pensare alla c!\eazione di arbitrati perman,eruti ed, .alla limitazione convenzionale degli armamenti; si può auspicare La diplomazia sotto il controllo de.i Pa.rlamenti e d:ell'opini,one pubbli,ca. Tutto ciò fa part-e del grande bagaglio dell'idea:lismo socialista; perciò d:eve fa:r sorridere i negoziatori della neutralità e dell'interV1ento di Italia. Essi hanno ris-o pur della mod'èsta. audacia (da alcuno di no~ sognata) di -µ'r1a iruiziati-...aitaliana per lo scambio dei prigionieri civili tra i bellig,eranti, - iniziativa ch,e preferiro,n,o lasci.are, alla Santa Sedie p,er la glo– ria di Benedetto XV. Ma almeno troverà !'Itali.a l'ardimento- di mettere a condizione così de!La guer– ra ch,e della pace il principio della porta aperta in tutte le oolonie? Tr.a i pullulanti peri,coli di rea– zione che la grande guerra democratica e libera– trice ci annunzi.a è il trionfo delle corr,enti pro– tezionistiche_ più imbecilli, le quali in questo tempo di gu,err.a si rafforzano agjtando lo spettro pauroso della dipendenza economica dello Stato dallo « stra– niero», dal « n,emico »! Ogni Stato, per rendersi in caso cli gueirra indipendente da tutti gli altri, si vuole debba propo-rsi di bastare completamente a s,e stes– so, creando nel suo territorio, .a mezzo dei noti spe– di-enti doganali, con La sua agricoltura e C-On La sua industri.a, tutto ciò che gli abbisogna, così di pro– dotti del suolo come di manufatti. Come la natura ha pensato essa a dimostrare l'assurdiità di queste ubbie cListribuen:do l,e materie prime e i fattori della produzione in guisa ~a necessitare lo scambio in– ternnziooole, che è uno dei sep:ni che la natura ha

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