Critica Sociale - Anno XXV - n.4 - 16-28 febbraio 1915

50 CRITICA SOCIALE st'or.a è singolarmenlie prop1zLa al rifiorire di tutte le più utopistiche taumaturgie. Tutti in certo mod~ si vestono di misticismo e chiedono miracoli e vot~ di coscienza. In epoca di guerra, nell'incombente a,pocalissi, la prima .ad essere s·confit,ta è la r.agiio~ ragionante, che vuole persuadere, che domanda eh esse,re persuasa. L'ambi-ente è già pervaso di una fitta ca\ig.ine cli fantasmi, di fole, di mi.stificazi,oni, c\Ji cab.aie f.a,na:tiche. 1~ sei mesi che la .avversa pro– paganda ha libera la strada e l'•oCJcupa tutta c-on l:a petulanza, dei suoi metodi di menzogna, di intimi– dazione, di sopraffazione e di calunnia, perchè è sei mesi che .i s:ocia,l1isli, in luogo di perfezionare. ,e di divulgare le lo-ro ragioni contro la guerra, preferi– soo,no,discutere su.i modi della neutralità, applic.an- · dosi eon tutto il fervore di illuminati alla ricerca dell'assoluto dei mezzi per impedire !.a gue,rr.a, come se ad essi competesse tutta la respons:aibilità della, sto,ria futura, cornei se tutto l'avvento dei fatti d'el monc\o dipendiesse dalle de·cisioni c\ell'Anfizi.ònato socialista racoolto in via Manfredo Fanti! Eppu11ea gente sana di cervello dovrebbe essere chÌ!ruro ,che il mezzo migliore; l'unico ragionevole e v.a\,evoJ.e,l'unico socialistico è questo : essere in molti, essere tutto il proleta.ri.a.to oontro la guerra; oppo,rre la forza cli un'opinione pubbl(ca proleta·ria .alla forza d:i \.IJn'opinione pubblica, che non è nep– pure borghese, ma letteraria, cioè dei ceti parassi– ta-rii e co,rtigiani della borghesia. Ma, appun!Jo, lta gente che non è già più del tutto sana cli oervello cli ciò non si .a,ccontenta: ch-ied,e l'atto di forza positiva; non si .appaga, anzi si burla, della forz:a morale. E coSIÌ,invece di fare, come sarebbe ne·cessario, il fascio di tuHe le buone ragioni della neutralità - o si desumano esse dai somm.i principii de:! so– ci.ali-smo•,o si richiamino dalla più varia estimazione delle contingenze politiche del nostro• Paese ~ -ognu– no portando il contrjbuto che può all'intento comune, secondo il prop,rio taI.enio, i propri studii, I.a pro– pri.ainatura - il Comitato d·ella compagnia socialista milaniese ha voluto inchiodare tutto il Partito al!.a rioerc.a dei rimedii miracolosi, garantiti infallibili, per impedire la guerra e - perchè no? - per gua– rire cli tutte le l:)1-tremalattie, pubbliche e segrete, che affliggono la misera umanità. In tal modo• si a1prì l'a:ccadlemia più bi,,anitina e più .utopistica a cui cer– velli, i quali la pretendono, a soci.alisti, ,si siano mai .applicati. Naturalmente, in colai applicaz,ione non ,e.r~rno le ragioni buone, oneste, me·dian'e, il blo·cco de)Le ragioni del Partilo, che pote.vano far presa, ma quelle .altre, le Ol)inioni più as·solute e dogma– ~iche, le negazioni più semplici e più· catastrofiche, 1 pairadossi ultimi venuti, l,e formulazioni più ar– ca•iche, tutto quello che, in un vasto partito, raccolt.o in ambienti ~ con.dizi,oni variatissime, fermenta nei puniti più )()Intani, nei· cerv,elli p•iù misoneistii e nei più filçmeisti, nei più pigri e n,ei più alacri. Il p-1ù strano (o il più naturale) di una siffatta accademia impegnata a trovare lo specifico tauma– t:urgico, infallibile per ca,cciare il malanno ooUa guerra è che, se la ri,cerca comfocia oon l'accanirsi intorùo alle qualità del rimedio che è lo sci-opero generale, ben~osto l'abbandona volgendo passiona– tamente a\Le idee. generali; la considerazione della CQlngruenzacl,e;\ mezzo .al fine si smarrisoe alla vista cl\ ognuno; ognuno crede di giustificare la conve– menza del mezzo quando non fa che ribatbere sulla bootà del {ine;_ e la conclusi-one è che la maggio– r~rnza_adotta e 1mpo:ne_quel mezzo oome segno d·ell:a ~meer1tà della ◊0nvmz1one del fine, senza che essa m realtà creda a quel mezzo come mezzo senza che abbia in ne.altà la C?nvinzione e la volontà di appli'– carlo come se effetl!varnente lo reputasse il più effi- . cace aHo scopo. L'orato1-e, che, in quell'accademia, con grande BibliotecaGino Bianco siC'Urezza'cLimassime astratte, illustrava I.a tesi me– todica dello sc:iopero generale, ad un punto, tr.asci– na1t.odalla _foga del dire, uscì ad esclamare, - Ma bisognerebbe essere veramente idioti per ritenèrè éhe lo sciopero generale impedisca la guerra! ... - Fatto subito avv.ertito, cl.ai comme-nt.i ironici dell'uditorio, che l'arg,omento era una resa a discrezione, continuò cerc.an ,c\.odi riparare la confessione sfuggita, svol– gendo una dottrina assai nob.ile, assai aristocratica, sulla necessità, in certe ore, del sacrifizio. !;.,afuorvi.azione dello argomento era manifesta; ma essa non serviva neppure a correggere !.a confes– sione strappata dall'evidenza delle cose - daechè il proposto s·ciopero generale non riguardava già l'op– portunità di un olocausto, preliminare alla guerra, di alcuni spiriti generosi, al modo delle arutiche oon– giure classiche, ma implicava l'opportunità di eon– voca.re ,tutta la claS's.e proletaria ad' impedire effet– t:u.almente la guerra, mediante quella specifica forma · dii rivolta. Senonchè, poi, in cotesta stessa corre– zi,one della tesi in senso aristocrati,oo• e individua– lista, sono percepibili, ad una intuizione un po' sot– tile, un po' delicata, gli elementi 'psicologiei di quel fatuo e fatal,e neo-idealismo di moda, ch,e ùanba,stra– ge ha g-iàfatto nel Partito con il Mussolini, quel neo– idealismo che è di su.a natura aperto così alla gue11ra come ali.a rivolùa, tanto al nazi,onalismo· quanto .allo sciopero generale, perchè è pura idolatria d:i vio- 1.ene..a sotto le· fo,rme lusinghiene di una idolatria della volon1Jtà,e sempre nel suo pmcesso prescinde dalla considerazione della coscienza e della v,olontà della mias.s:a,I.a.quale ,esso riguarda soltanto come lo. stru..'. m.einto •cieco delle. brillanti oligarchie che fanno• la sLo,ria - non importa poi se rivoluzionarie o re.a– zionarie,· se parlano per il papa· o per l'antipapa•, per il Cristo o per l'Anticristo, per il berretto frigio di Francia o p,er il duro- lmout cosacco ... Sempre, · per tutti gli « idooli.smi », le, masse· sono - pe•r dirla •col Balzac - les savates du bon dieu. Che se gli urui le v10gliono lanciare, inconscie, alla guerra, e gli .altri aUo sci-opero gen·erale, il fond:o comuoo è · sempre quel disprezzo delle folle,, che fa così beUa mostra di sè, in questo tempo, nei giornali demo– cratici e rivoluzionarii in.terv,entisti, per cui operai .e contadini formano un gregge bruto ,che non può comprendere le ragioni della gue-rra e che bisogna rinunziare a p,ersuadere, bastando di farlo. ma.rciare . Contro tutti costoro il socialismo critico h.a un· dov;ere: insistere, i,;1-sistere· disperat.ament.e, non guar– cta,nclose sia o no propizia la stagione, a spiegare, a illumina.re, a crescere la oonsapevolezza. pubblica della p-osizione rispettiva. delle classi nel grande si'– stema che gj chiama la nazion,e•.Quest,o è il propri.o del sodalismo, e·non .alt.ro . Opera .ancora di propa– ganda, di edu·cazione, di intellettualizz.azion:e di mass·e. Noo l'aspettativa messianica dalla guerra di ciò che la guerra non _ha mai da.to e non darà mai, l',eguaglianza e la libertà tra gli uom.ini. E non la sterile rivolta che utopisti·camente sogna con un col– po di bacchettai magica deviare o soffermare l'impeto della valanga che è la necessità storioo! Nè rivo– luzionaria mosca cocchieri/- del oocchio d,ella guerra, in, combutta c-oire e cru generali, nè pulce anarchica, come quella che, nella favola di Trilussa, si caccia n~ll'i,ngranaggio dell'orologio col vanitoso proposito d1arrestarlo• e ne è schiacciata, e le ru-ote oontinu.ano a. gi.rare, impassibilmente, appena un po' schizzate d1 sangue. · C-osl penso, e mi duole della soJ,itudine che si fa in.torno a questo pensiero che. fu già il b-a-ba d'ella nostra dottrina, per il fondo e per il metodo. CLAUDIO TREVES. Al prossimo numero: Esercito e Democrazia, dell' avv. CESARE SEABBARO.

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