Critica Sociale - Anno XXV - n. 3 - 1-15 febbraio 1915

CRITICA SOCIALE 45 ma anche l'interna. Tutt.e le mal sopite correnti reazionarie si risveglierebber9. Il precLominio au– striaco sui paesi balcanici e nell'Adriatico ori~ntale significherebbe, poi, la chiusura definitiva di quella Yia aHo sV'Ìluppo commerciale italiano. La guerm attuale dimostra che non esist.e alcuna forza interna, che possa trattenere il dilagare della m.'.lssa austro-germanica. Occorre, quindi, arginarla dall'esterno. A questo còmpito non può, pe-r la parte che la riguarda, sottrarsi l'Italia, çhe si trova, quindi, innanzi ad una dupliée necessità : eleva-re l'argine per co:nto proprio, e aiutare i vicini a co- . strmrlo dalla pa:rte loro. Per uscir di metafora, l'Italia deve sforzarsi di opporre al pangermanismo ed all'imperialismo austriaco un confine, ad un tem– po, milita•rmente forte e geograficamente e lingui– sticamente netto, ed aiutare i paesi balcanìci ne.i loro disegni di ricostituzione o di completamento nazio– nale. Ouei sacialisrti che oppongono all'irredentismo una condanna assoluta, considerandolo un ideale so,r- ' passa-lo, ca•cLono in un evidente errore di valutazione storica. La spi egazione del conflitto odierno come rivalità di var.ii imperialismi;; specie di quello germanico e cli q uello inglese, considerati alla stessa stregua co– me appetiti in lotta, è una spiegazione economica della storia troppo plateale e semplicistica, per es– ser vera (l}. In realtà, chi guardi a11osvolge·rsi della . vita internazionale negli ultimi anni, non può dis– conoscere l'esistenza d1 tre tendenze, il cui confronto ha poi oondQtto al conflitto attuale : a) Svanito, con l'avvento del Partito Liberale, il sogno del protezionismo e dell'accentramento del– l'Impero, la politica coloniale inglese si orienta de– finitivàmente verso la maggiore tolleranz a e il r i– spetto per le autonomie delle colono.e, ment.re l,a politica estera diviene sempre meno aspra.· Allo stesso tempo, non ostante il ritorno recente alla ferma triennale, le correnti democratiche e paoi– fiche aequistano innegabilmente terreno in Francia, tanto nel Parlamento quanto nel paese. b) Il contrario avviene negli Imperi .centrali. Sotto lo sfono crescente della prepar:nione rriili– tare, l'imperialismo germanico, che si esaspera, in– canala verso 1a conquistn- guerresca le energie che già vitto,riosamente si affermavano nel mondo• per le vie della pace, e cerca, con successo, una di– versione. al movimento socialista, sempre più min.a•c– cioso, offrendogli la complicità nella lolla contro i propri nemici all'esterno (2). E s'inacerbisce anche, nell'Impero austriaco, il desiderio; anzi la necess,ità della riV'Ìncita, dopo il fallimento della sua voliti-ca balcanica. All'Austria la violenza si presenta come (t) Lo ha dimostrato, con cristallina evldenzn, Angelo Crespi negll al'tlcoll pubblicati dalla Critica Sociale, che meriterebbero di esser raccolti In volume, e f1>ttl conoscere al gran pubblico, come una ~elle cose migliori scritte fino ad oggi, Intorno alla guerra. (2) r aoclalhtl hanno accettato li patto. Ne è prova l'artlcolo del numero di Natale del vo,·rvaerts. Esso prevede 1111a era dl espcmslo• n/s,no /mperlallsta, ,.,. pe,·/odo dl gt·andl coallzlonl d·I lnfe,•essl e dl popoli allo scopo dl ampliare, abbracciando territori economici stra– nieri, la loro sfera di potenza economica. ~: quel cari compagni al preparano ad essere della partita. Se la semplloe partecipazione al vantaggi del pacifico monopollo Industriale ha separato per lungo periodo II proletariato Inglese dal movimento socie.lista lnternazlo• nale, la partecipazione del aoolallstl tedeschi alla sogglogazlone vJoJenta (Il paesi più deboli, coat1tu1rebbo I proletari di questi, as• aleme agli altri socialisti, in !stato di legittima dtresa. Non un uomo - speriamo - sarebbe cosi vlle da chiamare lnter– nazlonaliamo o unione di classe la tolleranza verso l'oppressore. li soclallsmo tedesco potrà riconciliarsi con l'Internazionale, solo quando avrà espiato Il tradimento, con la sventura e li dolore, nella 1conlltta del 1uo Paese. ioteca Gino Bianco umca via di uscita eia una posizione economica, finianzi.aria e politica, intricatissima. e) Le due guerre balcaoiche dimostra no, as sie– me ad• wrn certa immaturità civil,e e al des.id, eri.o recipro~o di sopraffazione, l'innegabile vitalità na– zionale, ed il biso~no di completarsi nei confini na– turali, dei giovani. piccoli paesi de.Jl'Orien:te etwo– peo•. Di fronte a questo movimento, I.a politica russ.a pare sempre più sacrifica-re il desideri-o cli esp.an~ sione di~etta all'atteggiamento cli protezioue verso J.c minori naz,ion.i s,lave. Innanzi· .'.111,e •giovani indivi– dualità nazionali che si affermano, essa è costretta, come già l'Inghilterra verso• le Colonie, ad acce-ttare la pos'lzione di madre di popoli. . Il nazionalismo balcanico può completar,e il suo programma soltanto, a spese d,ella Turchia, primir, e dell'Austria, poi; Esso viene, quindi, in url9 irri– mediabile c,oo l'imperialismo austro-germani-co. La Russi.a, e quindi le sue alleate, sono trascinate nel conflitto con la v,este di protettrici dell:a nazi.one serba. Quando, alcuni socialisti, ad un .estremo, .ed al– l'altro i nazionalisti; disconoscono l'attualità storica de,i problemi nazi,onali, essi chiudooo gli occhi al faLto che, accanto all'imperi,alismo drei paesi già giganti, si apre, per le piccole nazioni orientali, un nuovo periodo .di affermazione e di completa– mento nazionale. Questo mondo, tLacui ci dividono solo poche miglia di mare, aLlraversa un periodo parag,onabile a quello che il continente europeo attr.a– ve-rsò dìal quarnntotto al settanta. La quarantottata cresce là nel suo clima naturale, e nessuno ha il cLiritt,o cli ricrerne, e di negarne la sincerità sogget– t.iva, o la rispondenza a necessità oggettive. :È al lume cLiquesta situazione nuov.a, precipitante, con la guerra europea, nell.'.1crisi ri,solutiva, che bisogna oonsiderare anche l'irredentismo italiano. Quando La situazione dell'Impero mosaico appa,l"Ìva stabile, era altamente benefico, malgrado l,e spiega– bili ·.antipatie sollevate nei va.rii partiti nazionali, lo sforzo d~l movimento socialista dei paesi dell' Au– stria, per unire, nel rispetto !'ecipr.oco, i lavoratori delle varie n:azionalità e stirpi. Ma ora, che p.are venuto il m:omento per I.a grande revis,ione della carta foncl:amentale deUe nazi-o'Illalità,chi non riven– dica la propria è destinato ad esser sopraffatito. Non vi è_ possibilità di mezzi termini : dichiamt:a la J.ott.a senza quarti.ere, il rispelLo•alla lingua, alla cultura, alle ca-rattwistiche dei gruppi nazionali può garan– tirsi soLo con l'uni•one al ceppo principale (1). Francesco Ciccott.i oss,erva giustamefftie, nell' !l– vanti!, che la ragione uddott.a dal materialismo sto– rico _per Là formazione d'egli Stati nazio.nali oonSliste neJ.la;ne-cessità, che ha la produzione mode-rn.à, di ~m più va,sto ambiente economico. Ma non si tratta soltanto• cli ,es,tension,e, bensì di omogeneità di am– biente. Le rninora11zè nazionali, annesse ad un p,aes,e straniero, sono, di regola, sa.crificate aUe corave– nienze e0onomiche dalla nazionalità pr,Ewalente. La ragione fondamentale cleHa conquista, o del mante– nimento, cli un dominio, è economica. Lo sfrutta– mento del Trentino, a favore del Tirol,o, e il tratLa· men.Lo fatt,o alla Polonia prussiana, sono esempii su cui la guerra richiama, in cjuesti giorni, più viva– mente la nostra attenzione. Al e volile l'utilità econo– mica· del dominio è indiretta,· come avviene pei luo– ghi occupali per ragioni_ militari, o il cui possesso (l) Lo storico loglese Sir George Erevelynn, dopo aver constatato che li terrore domina oggi In Dalmazia, nella Bosnia e nella Croazia, afferma, nel Da/111 News, ohe, "se questa guerra lascerà Intatta l'A.ustrla•Ungherta·, o anche Intatta meno la Galizia., questo regno del terrore continuerà come·stato normale di cose nella metà del terrl torli ,. 011Italiani sudditi austriaci non goclt'cbbero cel'to di ùn tratta– mento di favore.

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