Critica Sociale - Anno XXV - n. 1 - 1-15 gennaio 1915

12 CRITICA SOCIALE 1,resentanti nella prossima Conferenza europea si accordino ~n un programma ispirato ai seguenti principi: . a) Al concerto europeo devono essere ammessi tutti gli Stati europei, inclusi i neutri, che, rlopo tutto, non sono estranei alle conseguenze econo– miche e alle ansieta della guerra: b) Tutte le controversie tra grandi Potenze devono essere sottoposte all'arbitrato Llell'Aja; e) I neutri, stretti in Lega, devono impegnarsi a proteggersi reciprocamente e a pesare m,l!tar– mente, se del caso, d'accordo con le Potenze che deferiscono le controversie all'arbitrato contro le Potenze che rifiutano cli deferirle o di accetta.re il verdetto degli arhiki; cl) In tutti gli Stati si adotti il sistema della 1rnzione armata alla svizzera; e) In tutte le Colonie si adotti il sistema della porta aperta; naturalmente, se le Colonie si go– vernano da sè, come, poniamo, il Canadà, devono essere lasciate libere di adottare il regime ti.scale cl,e credono; /') Le industrie militari e navali sono statiz• zate, o meglio internazionalizzate, cioè distribuite tra i vari paeRi e poste sotto i I controllo ,l'una Commissione internazionale; v) Il -problema delle proporzioni delle forze armate per111anenti deve essere risulto secondo un criterio accettato da tutti gli Stati, inclusa la Germania, che avrà l'opzione di accettarlo o di subirlo ma, anche in quest'ultima ipotesi, non potrà lagnarsi d'ingiusto trattamento. Esso è in– dubbiamente difficilissimo, perchè è difficile tro– vare un criterio unico che s'applichi a Stati non egualmente omogenei, non aventi lo stesso am– montare di frontiere di terra e cli mare, aventi uno o due o più potenti Stati contigui, e rlifferenti in area e in popolazione; ed è un problema che urta contro mille difficolta di psicologia colletti va, cl'interessi locali, cli timori e speranze. A ogni modo, chi scrive ritiene che esso non dev'essere posto in prima linea, ma subordinatamente ad u), b), e), cl), e), /'). La liberta e la giustizia sono an– che più preziose della pac&. Chi scrive non è molto ottimista sulla possibi– lità di organizzare un continente in cui i trattati siano da tutti osservati, senza che vi sia qualcuno che li osservi solo perchè dietro di essi vi è una forza adeguata a imporne l'osservanza. 'l.'ra gli Stati come tra gli individui la tentazione all'im– piego della forza, in occasioni che sembrano op– portune, non mancherà mai cli presentarsi; e, dopo tutto, una pace, o un ordine giuridico, che non abbia 11suo costo e non esiga sacrifizi, cess€'l'ebbe presto d'esser ritenuto un bene. Umnia pn1ectara 1"C11·a. et ctifiicitia sunt. Un ordine, una pace, una grnst,~ia, per la quale gli uomini non siano pronti a monre e per la quale non si sappia che essi sono assolutamente pronti a morire, avrebbe una ben debole garanzia di rispetto e di durata e sa– rebbe alla mercè del primo brio·ante con un buon fegato. Si può dire che, dal 1909 al 1914 la Ger– m~nia non ha fatto che sfruttare le tendenze pa– CJfiche e paCJfiste degli altri Paesi: il Libro Bianco inglese ne è la inconfutabile dimostrazione. . La mag~·ior ~aranzia per un avvenire di pace 111 un ordme d1 sempre più illuminata più in– tensa e più estesa giustizia sta nel fatto, che, a mano a mano che nelle varie nazioni procede la evoluzione dal militarismo all'industrialismo e alla cultura e si eleva il tenore di vita delle masse, di pari passo con l'avviarsi della popola– z1one verso la fase stazionaria veno-ono meno le occasioni di conquiste territori~li, di°attriti dovuti all'urto cli correnti migratorie di diverso tenore B o ecri Gino H nnco di vita e di diversa razza. Di pari passo si raffi– nano i gusti, si accresce ed affina la capacità di consumo; ogni nazione in ogni cosa coltiva sempre meno la qnantità e sempre più la qualità e trova in sè stessa il suo più ampio, più sicuro e più progressivo mercato. In altri termini, più che i trattati e le alleanze e le Conferenze, avra influenza il fatto che l'ele- 1•azione della vita converte le antitesi in armonie e i termini opposti in termini correlativi. Il pro– cesso sari1 lento, interrotto, "irregolare, faticoso nell'avvenire come nel passato; nazioni ora auto– nome - poniamo le nazioni latine e il Belgio - si federanno; altrove si federeranno i popoli te– deschi, i balcanici, gli slavi; e a poco a poco, at– traverso gruppi federali minori, prima tra loro ostili e poi amici, si verrà alla Federazione eu– ropea. Gli uomini non possono vivere sotto una medesima legge che nella misura in cui, attra– verso periodi di crisi acute, attraverso una co– mune storia, hanno appreso prima a rispettarsi, poi a godere e a soffrire assieme, poi a fidarsi gli uni degli altri ed indi e da ultimo ad avere una mente comune. Sarà un gran passo verso questa mèta, se la guerra del 1914 avrà abbattuta la più potente étite e sconquassata la più formidabile ideologia militarista nella storia e se avrà eliminate tutte le occasioni di gnerre di nazionalità e appreso alle nazioni europee a rispettarsi vicendevolmente, a vivere, a lasciar vivere, a cooperare. ]frattanto il dovere dei non combattenti, che apprezzano il fatto che gli interessi, le aspira– zioni, gli ideali per cui combattono gli eserciti della Triplice Intesa sono quelli con il cui trionfo è connessa ogni speranza di una migliore storia politica, economica e sociale, e che sono consci che il trionfo austro-tedesco prussianizzerebbe, anche più che già non sia stato fatto, l'Europa, trasformandola in• un immenso campo trincerato e in un braciere di croniche cruente rivoluzioni represse coi metodi di Zabern; il dovere, dico, di tutti costoro non è già di lavorare o di augu– rare a che la pace venga presto o tardi e sia una pace qualsiasi; rattoppata alla meglio, sibbene di augurare e lavorare a che essa sia una pace che ~noni sfacelo delle ètites, degli interessi, delle mentalità militariste e bellicose. Una tal pace, come ebbe a dire in un suo magistrale discorso il Lloyd George, sarà un'immensa liberazione anche per il popolo tedesco; esso dovrà inevita– bilmente scontar cara la sua docilità, la sua cre– dulità, la sua infantilità politica; ma, se esso, popolo di pensatori, avrà il freddo coraggio di riflettere sulla sua ventura, troverà che un tal prezzo sarà stato anche il prezzo della sua libertà e diverrà così degno di entrare nel consorzio dei popoli liberi: Kant e Fichte avranno trionfato di Federico il Grande e di Bism»rck. ANGJU,O CRESPI. BIBLIOGRAFIA. CHARLES PEARSON: Natlona,l Ufe rmd Cha1'actet·, specie cap. IV (l89S). WALn;R BAOEIIOT: Phyl-JiCS and poUUcs, pasalm. - Tlie BrlUsh Constit1ttL,m, pt1BB m. SYDNEY Low: The Gover,,ance of E,,glcmà, passim. Go1zoT: IILstoire de la civlUsatl.on en Ew·ope. Sono opere ptcn.e di finissime osservazioni sul sentimento nazio– nale e sulla fllosona delle lstttuzlonl. Ai prossimi numeri: It ,·omanzo della 17ue1·ra, del dott. ALBERTO V1rnRANI. L'imposta sul reddito netta Finanza contemporanea, del prof. JACOPO TIVARONI. L'impotenza cte,·ica(e, di G. BONAG1uso. Mona,·chia, Repuhòtica e affa,·i in Cina, del dott. G. Bos– SONI.

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