Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1914

322 CfiITICA SOClALF. voltare, per via di tale solidarietà, il proletariato te– desco contro il proletariato degli Stati neutri, i quali vol~nt.~riai:n~nt_e abbiano_ ass~nt_o l'opera di giudici o d1 grnstmen. Come ciò g1ov1 a fomentare la ri– presa all'interno della autonomia combaUiva ciel proletariato ed a promuovere all'estero la ripresa dei vincoli dell'Internazionale, ceco quello che non fa bisogno cli dimostrare. Il pcrchè coloro, i quali, come E. C. Longobardi nello studio che pubblichi.amo più oltre e le cui cl'ircU.ive qui discutiamo, si lusingano ciel trionfo della p_ace, della libertà e della democrazia nel t.rionfo cli una, parte, sono destinati alla più grande clelusi-one - in quanto che, socialisticamente, la pace, la libertà e la democrazia in uno Stato non sono da aUencLersi che come portato della lotta cli classe ciel proletariato contro le classi detentrici ciel potere. Abolite la lotta cli classe nella guerra di nazioni (o; meglio, di Stati), stringete indissolubili vincoli cli solidarietà, per le vittorie insieme conse– guilie o per le rivincite insieme sperate, tra- i ceti opera-i e i celi militari, e voi sarete certo arrivati all'içlillio della pace interna, sospiro di ogni liberale, ma avrnte certamente soffocato il socialismo, o in– gigantito sopra le sue ossa il militarismo e, per ciò stesso, avrete gittato i germi di nuove guerre, nelle quali si rinnover.anno per i socialisti gli stessi errori di sentimento e di dialettica, che saranno la causa del ripetersi degli stessi eff.e.Ui,in una vicenda assidua inestricabile. Distruggere la guerra con la guerra è l'utopia democratica -che adesso riempie le strade; assai più utopistica della « pace perpetua» di Emanuele Kant. La guerra rinasce dalle sue ceneri, fatalmente, per– ché rirnbarbarisce il mondo, p.erchè spegne il suo civile succedaneo, la lotta cli classe; perché rimette in .auge tutti i valori umani propizii alla guerra e nemici della pace: l'umore guerresco, lo spirito di violenz.a e di sopraffazione, la acre bramosìa del potere, la cupida paura di perderlo, l'impudente menzogna, la millanteria provocatrice, la frenetica gioia della devastazione, l'olimpico disprezzo del lavoro. Dalle stesse guerre sante pei diri tti dell'uo– mo, comba,ttute dalle epiche colonne dei sanculot.ti, si germinò la dittatura e il neo-feudalismo lib erale di Napoleone. Se ci sono falli che sembrano pro– vare che la guerra abbìa portato libertà e diritti politici al proletariato, quei fatti si spiegano osser– vando che non è la guerra quella eh.e per sè abbia portato libertà e democrazia, ma che molle volte i Governi, per conciliar.e i popoli alla guorra, hanno dovuto compensarli ... a prezzo di libertà e di de- ,mocrazia : dove ogm,n vede che allora non è la guerra, ma l'occasione della guerra quella che può eventualmente essere sfruttata ai fini della libertà e della democrazia. E in tal caso - tanta è la con– traddizione dell'argomento dei fautori dell'intervento guerresco per fondare la libertà contro l'imperi.a– Iismo, o, meglio, cesarismo tedesco -- l'occasione può essere anche sfruttata dal proletariato tedesco a suo vantaggio per guadagnarsi con la sua cesarea devozione alcuni vantaggi politici, proprio così come il povero LucJ.ovico Frank sognava e come ogni giorno il Vorwarls, organo centrale del Pa,r– tito socialista tedesco, propugna tra l'indignazione universale della Internazionale, che vi -ravvisa un pensiero di non disinteressalo tradimento, e quella particolare dei promotori dell'intervento guerresco per scopi cli libertà proletaria! In verità, quando il Longobardi obbietta a Claudio TPeves che non c'è da farsi troppi scrupoli a com– met.lere fellonia contro i tedeschi, pcrchè, se pure i tedeschi non escono dalla guerra annichiliti, av– verrà una di queste due cose :·o si mantiene l'altualc aggr11ppamento di Stati, ed allora l'Austria e la Bibliotecal;;1noBianco Germania sarebbero troppo deboli per co.Jpire l'Italia trasvolata con la Triplice Intesa; o si fa un nuovo .aggrlJppamento contro l'Austria, ed allora farà trop– po comodo alle potenze tedesche avere l'Italia con loro, e solo l'Italia avrebbe eia temere de.J suo iso– Jamento in caso di vittoria austro-tedesca; il Longo– bardi in ques_to suo ragionamento già prescinde da quella necessità di amore e di fraternità proletaria tra lav?_rat?ri itali~ni e tedeschi (e· di ogni paese) che è I rncl1spensabile premessa dell'avvento del so– cialismo. Egli, in quel suo modo di vedere, si pre– occupa della questione soltanto dallo stretto punto di vista dei rapporti diplomatici tra le Potenze. Altro che l'« interesse generale ciel movimento>> cho andava predicando Marx!. .. Ma, quando pure - e lo contestiamo recisamente - fosse così facilmente accomodabile _il trapasso dell'Italia dalla parte con– traria a quella dei suoi alleati, nei rapporti d,clla società degli St.ati; per noi il fatto, nei rapporti de\la società dei proletariati, che sono quelli che più in– teressano i socialisti, manterrebbe tutto il suo ef– fetto, di ira e di corruccio. Oh! che i socialisti fau– tori della guerra credo110 cli fondare il socialismo e la pace provocando o disprezzando gli antago– nismi sentimentali, i rancori nazionalisti tra i di– versi proletariati? Ma, secondo il Longobardi, anche cotèsto svan– taggio, come l'altro della sospensione dell.à lotta cli classe per l'assorbimento nella classe dominante, sarebbe appieno comp.ensato « qualora dalla guerra risultasse un tale assetto della società internazio– nale, o tale prevalenza di forze sociali più progre– dite e liberali, da permettere una ripresa della lotta di classe. in condizioni molto più favorevoli che nou si avesse prima». l!: sempre lo stesso errore, che consiste nel dare per .:\lluato dalla gucl'!'a quello ohe la guerra non attuerà mai perché noi può at– tuare, per la contraddizione implicita che noi con– sente. Urgete i proletariati a nazionalizzarsi e non li avrete internazionalizzati. Perseguite il « proble– ma nazionale » non coi metodi proprii dd socia– lisino, ma con quelli proprii della borghesia, con la guerra guerreaoiata cioè, e non con la conquista, mediante la lotta cli classe all'interno di ogni Stato, della libertà proletaria degli aggruppamenti etnici a disporre di se stessi, abolite la spinta alla d<lmo– cratizzazione interna degli Stati ad opera ciel pro– letariato affinchè questa democratizzazione si tra– duca all',esterno in arbitrati internazionali, in ple– bisciti non fatturati, ecc. ecc. e poi dite, se vi ba– sta l'animo, che da quella soluzione (la guerra) è fatto più vicino o più facile l'avvento del sociali– smo, secondo l'imperativo categorico socialista che pone il Longobardi!. .. Nei riflessi particolari dell'Italia, poi, il porre a cimento l'immunità della valle del Po dalla inva– sione tedesca - che sarebbe forse inevitabile nel giuoco della guerra - se pure potesse agevolare di contraccolpo la redenzione finale delle terre italiane dalla signor:ia austri.aca, sarebbe sempre la cosa più pericolosa ed improvvida, sia perché scuoterebbe spaventevolmente il sentimento necessario della si– curezza della unità nazionale (preoccupazione di squisito patriolt,ismo), sia perché scuoterebbe quello ugualmente necessario della sicurezza dell'unità in– ternazionale del proletari.alo (preoccupazione ciel più puro socialismo), impregnando il proletariato italiano di acri spiriti furibondamente antitedeschi. L'irredentismo guerresco, che era vanto del Par- . tito socialista avere debellalo a vantaggio di Ull irredentismo giuridico, fatto di libertà e di Lollcran– z.a, che armonizzava la razza e La classe, che avviava la nazione all'Internazionale, che attaccava i re, i governi, le caste privilegiale e difendeva i poveri, i proletari, i diseredati, cotesto irredentismo guer-

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