Critica Sociale - Anno XXIV - n. 8 - 16-30 aprile 1914
CRITICASOCIALE 't11 chi può sperare che •esso si applichi e duri a: un lavo,ro costante e fecondo? Tra i due metodi v'è la i,ncompatibilità che corre fri:l il formarsi di ùn deli– cato organismo poco più che in embrione, e il sus– sultar continuo dell'ambiente in cui deve elaborarsi. Oltre a: questo, l'atmosfera psichica insurrezio– nale che alcuni atteggiamenti dell'Avanti! contribui– scono a formare, è pericolosamente transigente, per– chè finisce a creare j i< blocchi nella piazza», dopo av_e~licosì .severamente proscritti e disciolti nei pub- bhe1 poteri. · In Italia, chi esca 'in istrada con un fazzoletto rosso, an'nodato- in cima a. un bastone, e si metta a vociare vìva o abbasso, tl'ova sempre compagnia che lo- segue: come, nei piccoli primitivi ambienti o d'artigianato o dì piccola borghesia malcontenta o di proletariato• industriale an·cÒl'a informe e cao– tico, chi giri di. sera per le osterie trova facilmente· gente che, col bicchiere alla mano, plaude alla ri– voluzione, e segue più la visiòne d'una quakhe azione « sul serio », che. non i consueti metodi della organizzazi'one, cieJl'apropaganda, delle quote. . 'fo. fondo•, è l'anima « s9ciatìsta » collettivista, che lotta ancora con la vecchia anima individualista; è il principio della organizzazione che combatte col prin– ç.ipio an:tiorganizzativo, della pigrizia, della avari– zia, della diffidenza, della « mdipendenza », e di tutte le altre qualità profondamente antisocialiste, che ce-rcano il loro alibi nella rivoluzione. Mettend(}ci in dosso certi indumenti da Sancu– lotto, anche solo per poco tempo, e di rado, noi resuseitiamo tutto questo vecchio fondaccio, ci tor– niamo a confon<lere con gente da cui, per nascere appunto, dovemmo dividerci, ricadiamo in quello stato d'animo di nebulosa, da. cui- con fiero sforzo uscimmo, per diventare stella. Ci confondiamo, con la massa amorfa e apolitica, senza coscienza di classe nè di principi, ·pronta solo a manifestare il suo disagio e _il. suo. malcontento, ma. dalla quale (Mussolini lo confessava malinconicamente la scorsa estate) non' c'è nulla da sperare. Ci confoncliamo coi r_epubblieani, un p·o, demago– ghi per tradizi·one ·e un · po' per calcofo, i quali sperano- di cavar dal fuoco là castagna della lo-ro repubb1ica borghese con la zampa del gatto socia– lista rivoluzionario. Che ironica vendetta delle cose sarebbe, che Benito Mussolini dovesse· collaborare a elevar Mirabelli o Comandini o Chiesa alla pr.e– sidenza della Repubbliea italiana! Ci confondiamo coi sindacalisti, anche a costo di subirne- delle umiliazioni, e di transigere coi no~tri principi politici e con la nostra coscienza d'uomi_ni onesti. Ci confondiamo- con essi, per paura ch'essi ci· s\niperino:i·Non '•&siamo sconfessarli apertameri,te, prontamente, recisamente, per tema di parere « me– no» di loro: perchè indulgiamo al costume italic.o, che misura la gradazione di forza sovversiva col– l'alco:olorrietrò del vocabolario. Occorre esemplificare e ricordare? Poco più. di un anno fa, a proposito degli. eccidi della Epifania tragica, e del· contegno• dell'Avanti!, io esposi in tre articoli sull'Avanti! il mio pensiero in proposito. E dì,cevo come, per Ia preoccupazione e nella illu– sione di forzare il tono- della voce, l'Avanti!, men– tre credeva di esser p'iù · socialista:, to-rnava al pre– socialismo, ricadeva nel ·vecchio solco. d'a-ltri partiti, si riconfondeva col vagò, spavaldo-, ed inconcludente « rivoluzionarismo>> tante vo-lte deriso. Certi atteggiamenti contro Giolitti, ad personam, comè ci richiamavano il Cavallottismo, anticrispino! Ma po-i la teoria intransigente prevaleva: e allo-ra, a:ddosso, sì, a Giolitti concussore, bugiardo, ·uomo della Banca Rorriana·; ma addosso, con pari furore ed egual tono, a Sonnino, a Salandra, a chiunque altro salga al potere, perchè ogni ministro borghese .; ca Gino-Bianco • 1 per noi sì equivale. E a questo• modò, la campagna, s,o,s:tanzialmente giustissima, contro il fenomeno im– perniato in Giolitti, dove andava a finire, e che valo-re serbava? · Quanto sèiupìo si fece, in occasione degli ecc:idì, e per l'elezione Cipriani, di « piombo regio», di regie rrianetle! Pe-rchè regio piuttosto che repub– blicano, se·, rriarxisticamente, è nel sistema borghese assai più che nella forma di Governo, la radice del male? So che, a dir questo, si corre rischio di parer teneri per l:a monarchia, ma, per esempio, nessuno potrà persuadermi che le canzonature alla bassa statura di Vittorio di Savoja giovino, ad una esatta coscienza socialista del proletariato, e -siano parte del programma d'un giornale rigidamente socialista, piutto-sto che di un qualsias,i Gazzettino Rosa del vecchio radicalismo• antidinastico dei bei tempi. Crediamo- insomma di andar avanti, e torniamo un po' al '48. E il '48 ha lati bellissimi, che meritano di essere risollevati in onore, contro il frigido prati– cismo, macl;iiavellico a cui ci trascinava il Destrismo : ma ha anche aspetti superati, e' contorni necessaria-, mente imprecisi: La candidatura di Amilcare Ci– priani fu un caso tipico,. Sentimento, ìdealità, sacri- .ficio, romanticismo del migliore, questo significava : e come tale, sciagurato chi non la « sentiva » e plau– diva! Ma candidatura «intransigente», ma candida– tura « più socialista)), no! E fu triste - perchè non potè esser sincero - che alcuno volesse dare, a quella candidatura e a quella elezione, un signi– ficato e una portata di accentuazione intransigente: mentre, in ogni caso·,· a volerla analizzare nei detta– gli, fu piuttosto un ritorno alla preistoria, quando socialismo, repubblica, umanitarismo, anticlerica– lismo e democrazia formavano una sòla insalata russa, con salsa piccante di barricate che si sogna– vano .sempre e non si fa.cevano, inai, N9i_ chiediamo che si torni ad essere noi: che l'intransigenza -non sia s·olo•nel rompere i rapporti elettorali o parlamentari con ogni e qualsiasi fra– zione della borghesia, con abolir quei contatti anche transitorì e supe,rficiali cui attribuiamo sì gran va– lore solo perchè neHe elezioni e nel Parlamento si chiude e si .esaurisce spesso, purtroppo, tutta l'o: pera e. l'attività socialista: ma che la intransigenza, politica e morale, sia veramente nelle grandi linee, nella fisionomia, nello spirito, nel linguaggio del nostro :partito, sì che esso si profili netto, e la co" sciènza si formi chiara e permanga limpida nelle masse ch!;lci seguono, e che han bisogno .di vedere ben distinta e sola ed alta la nosfra bandiera. Chiediamo che si riaffermi ciò che ci contraddi– stingue tra gli altri partiti, i caratteri coi quali na– scemmo, pe1 quali vivemmo ed acquistammo una personalità nella' vita poliliica d'Italia: i caratteri che son quelli con cui il Socialismo, in tutti i paesi del mondo, e. pur con le inevitabili colorazioni dei vari amhienti, va preparando con tenace lavoro la società di domani. ·. · L'o_ra presente è difficile. Gli eventi hanno scon– volto il cammino normale della politica italiana. Tutte le suggestioni favoriscono i fermenti rivolu– zionàri.. La guerra e la reazione, queste due forme sorelle dì violenza dell'alto, recano il loro contagio nel popolo. · · La frazione intransigente se ne avvantaggiò --per vincere a Reggio, per rafforzarsi da Reggio ad An– cona: i temperamenti come Mussolini interpretano sinceramente questo stato d'animo, respirano e ali– mentano a: un tempo quest'atmosfera. Alla cresciuta energia oomb-àttiva che gli àvvenimenti richiedono, al tono necessariamente più vivo· ·e risoluto, alla
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