Critica Sociale - Anno XXIV - n. 5 - 1-15 marzo 1914

bll.ltlCA so.ctAt:f: di là, con frammentaria e mutevole distribuzion~, per un dato numero di ore, i professori; dalla mostruosa necessità di subordinare a un criterio meccanicamente aritmetico, anzichè a un concetto e a un principio ra– zionale e ideale, tutto l'assetto e l'andamentq della vita scolastica (1). Gli insegnanti, perchè vi sono gravati, alcuni di fatto, altri sulla carta, di un orario esorbi– tante e di nuovi obblighi, di uno, anzi, nuovissimo: quello, quasi assente dalla legge, ma abbondevolmente illustrato nella Relazione, del doposcuola - un'importa– zione di marca teutonica, mal applicabile allo spirito italiano, -punto applicabile nei locali vergognosi e mi– serabili ove il novanta per cento degli istituti medi ~ono allogati, che trasformerebbe, comunque, i profes– sori in istitutori e pedagoghi -, e perché vi sono di– versamente trattati: alcuni, e proprio quelli che negli studi e nella carriera hanno dato miglior prova di sè, sacrificati pel vantaggio degli altri, i qnali, natural– mente, li tacciano d'egoismo per la loro riluttanza a essere le vittime della legge " riparatrice ,,. Le famiglie, e massimamente le famiglie piccolo-borghesi e proletarie, per l'aumento esoso delle tasse, che fa, anche più .che non sia già, della coltura classica e professionale, uri monopolio dei- signori e riduce definitivamente la mis– sione statale dell'istruzione secondaria a un qualsia~i serv:izio pubblico mercantilizzato. E non basta: al danno è aggiunta la beffa. Come non bastasse il " comunicato ,, officioso che fece da batti– strada alla legge e nel quale leggemmo, oltre il resto, la peregrina novità che i professori medi.. .. possono di– ventare presidi, provveditori, ispettori e persino - come è buono l'on. Credaro a non privarli della possibilità di una tale ascensione! - salire ai fastigi universitari, anche la Relazione, ché precede gli ottantanove articoli del lutulento progetto, è un ambiguo tessuto di luoghi lepidi. I professori, che nella Relazione dell'anno scorso erano, a ogni voltar di pagina, ricordati polemicamente con l'epiteto volgare e dispregiativo di inte1°essati, che nella famigerata circolare del sovraccarico intellettuale furono additati all'antipatia degli scolari e delle fami– glie come responsabili dei danni che sono, invece, in massima parte da imputare ai programmi, agli orari, al malgoverno minervino, ora sono diventati la " bene– merita classe dei qocenti ,,. Che più? È così sopraffina l'istruzione che essi sanno impartire che... ben· ha di– ritto lo Ste.to di aumentare le tasse (2). Le quali tasse poi sono un lieve peso anche per la piccola borghesia, la quale non è chi non sappia quanto in questi ultimi anni si sia arricchita (3). E saranno poi tanto più leg– giere alle finanze di coloro che le dovran pagare, per– chè saranno pagate, non ·p'iù--ì.n'due·rate semestrali, l'Ila: in cinque rate bimestrali. A questo spediente, infatti - da mercante che fa l'industria usuraia e lusingatrice dei pagamenti rateali - è ricorsa Minerva legislatrice! I conti cosi sono più semplici e soavi. E il cliente ci casca con meno sospet– tosa ritrosia ... E la citazione potrebbe protrarsi per un buon pezzo; chè di cosiffatti motivi dilettosi e furbe- (1) Ari. 16, comma s 0 : " In ogni caso, l'assegnazione delle olas•I aggiunte secondo l'ordine anzidetto, è s1<bo1·1H11ata U'obl>!lgo del co,npl.tamentò di orario del professo,·i, eco. n• (2) .Relazione, p. 4 \ "Eppure le nostre scuole, anche attra·verso a "difettosi ordinamenti ed a deficienza di mezzi, comuni In misura • maggiore o minore a tutte le nazioni, forniscono agli alunni, per • virti) di g.-an parte dei do<:eHtl, una Istruzione che non pÙò certo • considerarsi Inferiore agli altri Stati n· (8) Ivi, pag. 5: " La piccola borghesia .... In que•tl ultimi annl ha • accresciuto l suol redditi In misura considerevole n• ibliotecaGino Bianco schi è tutta contesta la prosa di Sua Eccellenza; a legger- la quale ci sarebbe, come quel tal personaggio ricordato non so più se dal Carducci o dal De Amicis o se da tutti e due insieme, da schiaffeggiarsi dispe– ratamente, perchè chi la vergò doveva supporre d'esser per avere dei lettori ben melensi ed ottusi, se si per– mise di seri vere così balde goffaggini e di cucirle con un filo così grosso ! * * * Eppure nè il danno nè la beffa sono valsi .ad aprire gli occhi al Consiglio della Federazione dei professori; il quale, invece di mettersi una buona volta risoluta– mente contro la legge, ha ripreso, nonostante il replicato insuccesso della sua tattica emendatrice, ad affannarsi travagliosamente per una terza volta con la politica degli emendamenti. E non s'avvede che da una parte fa il giuoco del Governo - il quale infatti gli è ora prodigo di lodi sufficienti per il discreto tramite della Tribuna - e dall'altra di quelli fra gli insegnanti che, invasati dalla preoccupazione miope ed esclusiva del loro interesse individuale, desiderl!I)O che passi la legge a qualunqua co8to, anche senza' emenda~enti o con emendamenti irrisori. E poi non pensa - per la frtJtta poco ragionevole che ha di uscire in qualsiasi modo dalle angustie presenti - all'iniquità del sacrificio imposto ad alcuni; allo sgoverno sistematizzato che s' ins.taurerà definitivamente nella scuola; ai molti anni che dovranno passare prima che un'altra legge, vera– mente riparatrice e riformatrice, possa essere ri0hiesta. Nè s'accorge_ della.bancarotta della Federazione, come a dire della fraternità e dell'idealità federale, che esso - e con es~o la maggioranza ipnotfazata dalla lusinga degli emendamenti - prepara. Dure parole, queste nostre, e che ci addolora di do• ver dire. Ma mentiremmo, o sottaceremmo il nostro pensiero - che è quello della vigile e pugnace mino7' ranza, che fa capo alla Coi·rente - se parlassimo diver– samente. ,E saremo felici se - prima della decisione della battaglia -- potremo tenere un altro linguaggio ... !GNOTUS. Politica imperialistica e investim~nti capitalistici I grandi giornali ufficiosi e nazionalisti, a pro– posito della questione della evacuazione del Do– decanneso, .VaJ!no parla~do cH nuov!3 conces,sioni e di compensi dovuti all'Italia in Asia Minore, in forma e in misura adeguata alla sua dignità di grande potenza mediterranea. Non vogliamo ora discutere la questione egea e nemmanco il cre– scente attrito che il neo-imperialismo italiano va creando tra l'Italia ed altre potenze non solo della Triplice Intesa, ma anche della Triplice Alleanza. Noi ci proponiamo ora esclusivamente di formu– lare alcune osservazioni intorno al perchè la classe ·lavoratrice italiana, e in genere gli italiani tutti veramente preoccupati dello sviluppo economico nazionale dovrebbero assumere atteggiamento di decisa ostilità a queste pretese, e alla forma che questo atteggiamento ostile dovrebbe prendere. Il problema è interessantissimo perchè involge il diverso concetto che della politica economica nazionale hanno i nazionalisti e noi, e perchè esso ci dà, per giunta, modo di dimostrare la diversa n~tura dell'imperialismo italiano, da quello,

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