Critica Sociale - Anno XXII - n. 14 - 16 luglio 1912

Critica So.ciale filVIST .Il . QUIN~l·.1/LE · DEL SOCl.lll/SMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre· L. 4 - All'Estero: Anno· L. 10 - Semestre L. 5,50 , DIREZIONE: Milano- Portici Galleria V. E., 23 - AMMINISTRAZIONE: Via S. Damiano,16- Milano Anno XXII - N. 14 Non si vende a numei-i separati Milano, 16 luglio 1912 SOMMARIO Politica ed Attualità. I rtmitatl <lei Oong,·esso: cli cM la vittoria? (LA CRITICA SOCIALE). Dopo l'amputazione (Pror. GIOVANNI ZIBORDI). Proble1ni dt e,migrazlone: Da una ptccolct aa una gt·ande espulslone <l',t11lta11t (EZIO REBULLA). , Il clnq1'antenarlo cli " 0 Roma O mo,·te I • (S. ÙAMMARERI SCURTI). Studi economici e sociologici. · I p,·obleml ptù vitali ea ,n·genti cleWeclil-lzla popolare in Italia; . li. I p,·obleml clell'att1taztone (Dott. GIULIO CA.SALINI), La legislazione sociale ,,. Italia e alt' Estero (DEMOS ALTOBELLJ), Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. Una ,·esurrezlone: Paolo De Flotte (Pror. "ENRrco CARRARA). Ft·a Ub,·t e Riviste: Il socialismo di Flohte (f. p.). Rece11t. pubblicaztonl eletta CRITICA SOCIALE. I RISULTATI DEL CONGRESSO 'Di chi la vittoria ? Chi ha consuetudine ·di ficcar l'occhio oltre la scorza delle cose - di cercarvi « quel che non s1 vede», ossia quello che realmente c'è dentro - in questo, che stiamo per scrivere, non troverà nep– pure l'ardimento del paradosso: il Congresso di Reggio Emilia rappresenta un notevole passo del socialismo italiano verso ciò che si è convenuto di intitolare riformismo socialista. Un avviamento al– l'azione positiva, evolutiva, metodicamente riforma– trice. Una - se vogliamo servirci del gergo più recente - concentrazione verso destra. Proprio così! Il Congresso - l'avevamo avver– tito in precedenza - non poteva rispondere a nes– suno dei problemi.concreti e ,specifici, che l'ora e le circostanze impongono al Partito e al Movimento proletario. Si era dimenticato anche di proporseli. Non aveva ambizioni programmatiche; non velleità teor~clrn,, tecniche, statistiche, organizzative (per– sino la riforma dello Statuto venne prorogata per la terza volta!). Il Congresso non volle che rifare - a distanza di pochi mesi - là stessa identica , questione, trattata, risoluta, liquidata, esaurita dal Congresso di Modena, per venire sostanzialmente alle stesse ed identiche conclusioni. Soltanto. - giacchè quelle conclusioni non .si erano abbastanza capite dai sordi· che di proposito non voglionò sentire - il Congresso si propose di cantarle ancora più chiare,• di dar loro un tono più brutalmente categorico e<l imperativo. · Sconfessione aperta, definitiva, in quest'ora po– litica, di ogni mihisterial-ismo o ministeriabilismo, di ogni nazionalismo, di ogni collaborazionismo o popolarismo, di ogni indulgenza o connivenza colla guerra, col militarismo, col patriottardismo, col– l'affarismo pseudocoloniale, con tutto ciò che è - per definizione e per essenza - la negazione e l'antitesi evidente del socialismo, di qualunque so– cialismo proletario, comunque sentito, definito ed interpretato. - Questo s'era fatto a Modena, net– tamente, ma con garbo. Questo si rifece a Reggio, con gesto, solamente, più grossamente giacobino. · Il Congresso di Reggio non fu altro - non po– teva essere altro. :È poco? è molto? - Poco più che ·nulla, se si bada al risultato teorico. Non s'è fatto, diciamolo ancora, che ripetere un ritornello già da tutti man- '· dato a memoria. Qualchecosa, molto, fors'anche, se - com.e ci pare, e come speriamo - il Con– gresso avrà liquidato una pregiudiziale monotona, fatua, bizantina, ma, nondimeno, ingombrante, in– ceppante, paralizzante, come tutte le pregiudiziali; se avrà permesso, ripetiamo, a ciò che fu chia– mato il riformismo socialista, di uscire dal gene– rico, dall'iniziale, dal formalismo della tattica astratta, per muoversi, per marciare, per concre– tarsi nei fatti, nell'azione, nella vita quotidiana reale, per cominciare ad essere e ad effettuarsi. - Ma 'come? -'- ci sentiamo interrompere da una voce ingenua - non han dunque vinto i rivo– luzionarii? E il numero dei voti? L'aritmetica sa– rebbe un'opinione? Questo infatti è « ciò che si vede » - ossia che non è - ed è facile,· a chiunque per poco rifletta, andarne convinto. Nel partito socjalista italiano il « rivoluzionari– smo» era stato, quasi sempre, poco più di un fatto verbale. Spariti, od ammutoliti, i vecchi interna– zionalisti della nostra preistoria di partito, appar– tatisi i sindacalisti, ogni residuo di rivoluziona– rismo s'era venuto affievolendo - da più anni ora– mai non se ne trovava più traccia. Se diamo alla « rivoluzione » quel famoso significato cosideito « scientifico», che noi pure illustrammo negli ab– .becedarii socialisti di vent'anni fa - di un'azione, cioè, che comunque agevoli od affrètti la trasfor– mazione profonda degli ordinamenti economici della società - è chiaro che « rivoluzionarismo » e « ri– formismo» diventano sinonimi. Nasce, e risponde a verità, l'apparente bisticcio, consacrato con so– lennità da un nostro. Congresso : « rivoluzionarii perchè riformisti e riformisti perchè rivoluzionarii ». Una «rivoluzione», che esclude come norma della pratica, e sequestra fra le ipotesi astratte dall'inde– finito della storia, la violenza .e là ribellione;· che ammette è vuole e vanta di perseguire le riforme; che riconosce la legge d:i gradualità nelle conqui– ste proletarie; che esalta il lavoro educativo nel proletariato e le lente formazioni ed acquisizioni sociali; che accetta ins0mma il concetto cli penetra– zione e di trasformazione progressiva dell'assetto sociale esistente -- una tale « rivoluzione » non è più di, se stessa che l'ombra, non ha più che il nome. Il rivoluzionarismo -del buon vecchio tempo si era dunque insensibilmente rattrappito e atrofiz-

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