Critica Sociale - XXII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1912

146 CIUTICA SOCIALE abolizione del Collegio uninominale, fatto apposta pel prosperare delle piccole camorre, della strapo– tenza feudale dei signorotti, della politichetta su– dicia di patronati e di clientele; l'introduzione della rappresentanza proporzionale, sopra vasti collegi regionali; tutto ciò che avrebbe creato at– torno alla riforma un ambiente veramente suscet– tibile di rinnovazioni risanatrici. Ma sopratutto si badò - col pretesto di meglio guarentire la sincerità dell'urna - ad allontanare l'elettore da ogni partecipazione e controllo nello scrutinio. La facoltà di accesso nell'aula elettorale .fu ristretta ai soli elettori della Sezione rispettiva. Si rinforzarono i poteri dei presidenti dei seggi, tutti di nomina ufficiale, circondati da scrutatori, anch'essi, in qualche modo, statizzati e militariz– zati; le facoltà, che erano del seggio, si diedero ai presidenti; quelle dei presidenti si trasf~rirono nel tribunale; la polizia - fin qui esclusa, e giu– stamente, da ogni intervento di propria iniziativa - venne fatta sovrana, al disopra degli stessi Uffici elettorali; si legalizzò la possibilità di veri " stati d'assedio " durante e attorno alle elezioni; si ammise persino la invasione della forza pubblica prima d'ogni operazione elettorale ; si sancì - ca– polavoro reazionario - persino lo sci.·utinio a porte chiuse ! Or che cosa tali " facoltà " possano significare in quei ben noti Collegi, dove, col favore dei Muni– cipii e del Governo, i candidati camorristi banno consuetudine di spadroneggiare e immunità piena nell'intimidire o nel corrompere, è più facile ima– ginare che dimostrare. La dimostrazione la darà la cronaca dei futuri Comizii. Si è creduto - o si è finto di credere - che la redenzione dei Collegi dalle prave consuetudini, dalle sommissioni co– darde, si otterrebbe colla minaccia e colla violenza "ufficiale»· E la Camera - giudic.e, come ognun sa, così insospettabile e serenamente imparziale! - riservò a sè l'arbitrio di destituire dal diritto elet– torale una o più Sezioni di un Collegio - ossia di sovvertire l'espressione elettorale di interi Collegi - in seguito a violenze o corruzioni due volte constatate, e che gli stessi partiti dominanti, le stesse autorità, possono, a disègno, avere organizzato! Sopratutto la risoluta volontà di mutare il meno· possibile la attuale condizione delle cose, dove la putredine è maggiore, si palesò negli articoli intesi a prevenire ed a reprimere la corruzione eletto– rale. Invano fu chiesto da chi scrive che, in vista della speciale natura di q110sto turpissimo reato - che è malizia vile nei corruttori, che spesso è incoscienza o effetto -di stupido timore nei corrotti - si rinforzasse la pena contro i primi, si desse modo ai secondi, se costretti a subire l'attentato, di denunziarlo ai tribunali, sfuggendo alla pena: unica via per ottenere la prova e quindi la repres– sione del delitto, non solo contro miserabili galop– pini, ma contro i veri e maggiori responsabili della corruttela. Anche a questo così ovvio desiderio rispose la barzelletta canzonatoria del Presidente del Con– siglio! Così l'attuaie maggioranza doveva essere rassi– curata. E dal suo punto di vista, e da quello del Governo, tutto questo s_ispiega. Ma la classe proletaria, ma le masse rurali so– pratutto, alle quali la riforma si annunziò come la nuova magna charta che le incorpora nella nazione e nella civiltà, proveranno ben presto quanto sa di sale il beneficio - quanto le restri– zioni e le insidie, ond'esso fu sapientemente blin- dato e circondato, faranno aspro ai loro denti rom– perne la scorza e morderne il frutto. Il suffragio fu allargato notevolmente - ma mu– nito di buona e resistente museruola. Spetterà ai socialisti <li liberarlo da essa. LA CRITICA Soc1ALE. LACRISI DEL HIFOHMl5MO ITALIAN I. Più e più volte, in questi ultimi anni, le colonne della Critica albergarono articoli, della Redazione o dei collaboratori, miranti ad accendere un fàro, un lume, una torcia a vento, un fiammifero, che additasse la via al brancolante Socialismo italiano. La nebbia della situa:z,ionepolitica - confusa, con– traddittoria, grottesca, a dir vero, per tutti i par– titi - velava la debole luce di quella fiamma. Il vento repentino dell'« imprevisto» la spegneva. Oggi il Socialismo italiano si avvia ad uno dei suoi più importanti Congressi, in una condizione di spirito piena di tumulto; eppure in questo caos di elementi deve pur fermentare qualche cosa di concreto, da questa nebulosa di dubbi uscirà pure, ancora' una volta, una stella di verità. Sono vent'anni che il Scialismo italiano si deter– minò una prima volta, staccandosi dagli anarchici, e separandosi - quasi subito dopo - dalla demo– crazia sociale. La reazione crispina, se da una parte lo cementò, dall'altra gli creò intorno la necessità. di riconfon– dersi con coloro da cui s'era staccato, per la di– fesa della comune libertà: e lo portò a disperdere, in questa battaglia pregiudiziale, le energie e i ca– ratteri dei suoi scopi e delle sue azioni specifiche. Il 1900 segna un relativo consolidamento della libertà conqmstata, e il volgersi del Socialismo a fini economici e legislativi: è il Riformismo, cioè « l'azione socialista-proletaria, pratica, continua, graduale, svolta in tutti i campi, con tutti i mezzi, con tutti i contatti, senza preconcetti e senza paure, purchè vi sia, solida, crescente, vigile, consapevole, la forza delle classi lavoratrici». · Contro di esso, per coefficienti personali e anche per quelle naturali reazioni che sorgono in antitesi ad ogni azione, si levò il Riooluzionarismo: del quale è superfluo dare ed arduo tentare· una defi– nizione, posto che esso era più un sollevamento di istinti atavici, e un ripullulare di teologismi ver– bali, che non un programma concreto di pensiero e di vita. Esso, quando non sconfinò nel Sindaca– lismo e nell'Anarcoidismo; quando non si cristal– lizzò in formule di negazione impotente, rappre– sentò la menzogna. Disse diverso da noi, e / ecc come noi. Gondannò le alleanze in massima, e le stl'inse in effello; negò l'appoggio ai Minislel'i, e glielo diede caso per caso; predicò la fierezza in– transigente, e venne a patti volta per volta con la realtà. Dove non volle pascersi di ciancie, e svolse opera tra i lavoratori, si comportò con tutti gli acco– modamenti che la lotta consiglia od impone·. La falange più combattiva ed audace uscita dalla. predicazione rivoluzionaria - il Labriolismo sin– dacalista - trionfò e prese il comando nel 1904. E ancora una volta il Socialismo italiano doveva « determinarsi », a costo d'isolarsi e di restare ri– dotto e vinto, separando le sue responsabilità e la sµa bandiera da quella della nuova aberrazione. Vero è però ch'esso scontava, con una serie di sconfitte elettorali, con un rinfrancarsi delle coali– zioni reazionarie, le colpe altrui. Ma un partito non misura il suo vivere o il suo morire dai voti

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