Critica Sociale - Anno XXII - n. 1 - 1 gennaio 1912

CRITICA. SOCIA.LE 13 l'a.nii:p.~ semitica, lte~ta~a daJ Renan, regga anco– ra. og_g1 i ma l? specialista erudito non saprebbe po_~ _dirci qual e l_essenza del 1·enanismo. E, se un çinitlco ~etterato rrnscisse a tracciarcene una vivace 1mmagme, ci- vorr_ebbe poi_ un :6.-losofoper risol– verE:la-terza q_ue~tione- cioè per non risolverla: ~e sia se~no da più salda tempra morale « il fatto ch_ela gioventù ha lasciato in disparte Renan pel' Nietzsche e· per 'l'olstoi. · . . · Noh farem1> ?olpa nè al De Roberto, che ha la– vorato con coscienza e con nostra ultilità nè ad al- 1, d" ' • cun a.itro, 1 ,no??-pottr ·soddisfare a così complesse · e "".arie questiom : ma non faremo 'neppur colpa a chi ~~ po1:e. 'Ce~~i, non saremo noi a risponde1'e sugh_ s~d1 eruditi. e _non è qui il luogo per me– daghom _letterari. Ma l'ultima domandà ci richia– D?-aa quello che dicevamo dianzi e ci solletica alla r:tsposta: la quale, nalturalm·entè, non potrà es se– re che un~ constataziqne di fatt~ e delle lciro c01:i.se– gue?~e. Quanto al meg~io e al peggio, riferiti al positivo bene, nessuno può dire che cosa siano· ovve~o può dirlo, deve sentirlo, ma non presum~ conv1?cerne eh-i non ne sia già persuaso. . ChiaJ:J?-are « intelleittualismo decadente » quel– l'atteggiamento critico, che assunse il pensiero eu– ropeo ne~la sec~nda met~ d_els~colo scorso, impli– ca uno d1 q_u~lh che _og-~1 s1chiamano « .giudiz1 di valore », c1oe non-gmd1z1, perchè al meccanismo ferreo della logica vi è sostituito il senltimento o .l'apprezzamento etico. Intellettualismo fu di cer– to, e fru!tti;ì_cò_ la copiosa messe della scienza; ma fu anche feae immensa nella forza nella efficacia nella sufficienza della scienza ste~sa. · ' Questa fu forse l'antinomia inconciliabile di quell'età: tanto è :vero che- fede e scienza sono termini discordi, anclie- quando si compongano ·nell'unità apparenite di « fede nella- scienza ». Il Renan. per esempio, clie dall'am.,icizia per il chi– mico· Berthelot attinse - ne' primi tempi della sua liberazione spirituale - tanto fervore d' en- _ itusiasini per la nuova religione dell'umanità, che egli aff~rrnava dover appunto essere la scienza; passò di poi a auello stato - non dirò ai scettici– Rm·o- ma che è consapevolezza della contingenza d'òg-Il'i co1?nizione dottrinale, e che forma parte r.osuicu~ cli ciò che è deltto « renanismo ». I Ruoi :6,nissimi dialoghi sono intitolati Certitudes, Pro– babilités, Reves: ma la certezza - e solo di istin– ti eltici - è ben poco più reale delle· probabilità e dei sogni! Di che S'iam certi noi? Forse che la natura persegue alcun suo fine d'interesse e d'in– tenti superiori agli interessi ed agli intenti uman.1? Che ci.gioverebbe queslta certezza, posto pure che .l' av.essimo? Ed ecco che, dalla debolezza di quelle idee cen– trali e dominanti, su cui pur si orienta di solito l'um~mit<i. P cm, lP qu~.li i pensaltori, cbe dovevano l!)er p,robità intelletltuale rinunciare alla religione, tenta;vano sostituirne l'azione regolatrice e ani-ma– trice nei cuori mediocri - ecco, dico, riflelttersi nelle generazioni Ruccessive una irrequietezza, un oscuro desiderio cli·qualche grande cosa, a cui. ispi– ·rarRi; come nell'età giovanile i ragazzi e le fan– ciulle, anche :innocenti, se· ce ne sono, cercano, ere.ano, amano, un loro iirnoto e vuoto amore. Così è nata quella fioritura o mistica, o pi~sa, o idealista - che a ·noi fa l'effetto d'un vno re– gresso ne' nostri giovani·: ma che forse è l'erbac– cia cresciuta dove nòn abbiamo potulto o saputo se– mfoai-e il rrrano prezioso. Ricordate· voi - io ne ho una pallida memoria - ouel vecchio supersti– te della rivoluzione, ateo e rioelle, nei· Miserabili cli Vir.tor Hugo? e come si sdegna alla mollezza romantica· - è appunto l'eJtà del romanticismo quella in cui prolunga la sua vita - del figlio o del nipote che sia? Così i_giov:i,ni. socialisti - quei pochi che, es·– sen~o. ~ovam, hanno. il coraggio di dirsi ancora soe1ahsti - vanno chiedendo al mondò se non al partito, ideale e fede. Abbandonate 'le vecchie fras,i te9niche, ·~ornan? a~· uri.'età di predicazione .eyangehca, anzi mess1amca. Quakhe eco ·se ne è :'1percossà _pùr _sulle colonne :_ stavo per dire fra 1 colonnati - della Critica -Soci(J)le. Dubito· assai che ~a cosa abbia sèguito, quale che sia l'impeto passionale del Colucci e d'altri animosi. Nella stor~a --: àlm_eno·in quel· poco che ne so -·i-così d~tti ."nto_rin ~.l~a·_-purità prìmitiva », tentati dai riformatori rehg1os1, non hanno servito che a pro– durre dolo~ose_e~~~ie ? fugac~ e ~ntémpe~tivi rin– focolamenti m1stic1. E vano nsahre « a·ntroso de– gli anni e· dei fatti•»; la innocenza delle anime (chiamiamole ·così) è anche più c·aduca della ver– ginità corporale. N·on si ricompone mai più, se è perduta. · · · Oggi_ l'1;ssere socialis~i· ~mp_orta appunto certe transaziom, che sono a:iJti d1 esistenza· certe ·corre– zioni te~n:iché, che sono atti di probità; certe re– spon~ab1htà, che sono sotltomissioni coraggiose; le q_uah. ~ose t_utte,, nate sulla primitiva concezione nvoluz1onana, 1 hanno per crescere uccisa come i figli del mitico pellicano.· E l'hanno ucci~a· non tanto partitamente, cioè togliendole il carattere di fatale irriducibilità, di fatale verità di fatale a– spettazione, guanto cancellandone qu'e&tasua nota comune di « fatalità ». Il socialismo che ·era una dottrina, fu anche una fede. Siam~ di nuovo a quella antino_mia, che in altri campi abbiamo-visita nel Ren~n; 11 qual~ -;-- sia deiJto di passaggio ~ era assai poco soe1ahsta e neppur democratico. « Le fin de l' humanùè e' est, de prdduire des grand;s hommes; le ,qmnd oeuv1·e s'accomplirà par la s01:ence,non par la démocratie ». · · Ma. f?rse ~al .mo11?-e~lto che perdette quest'aspet– to religioso, 11 « soe1ahsmo » non bastò più ai cuo– ri gi0vani: noi anziani viviamo di quello che.esso fu per noi e di quello che ancor è: -cioè tanta parte del nostro passato. Ora chi si affaccia alla vita vuol essere condot'to dentro ai sacri reci;iti dal– canto di qualche sirena : ma il criticismo il revi– sionismo, il riformismo son cose t:roppo ;volute e c?sci~ntii P~1: p0ter sostenere la parte di personag– gi m1itolog1c1. * * * . E sorse « il volontarismo, che è potenza d'ag-i– re ». Così il Momig·liano. Oh sì. il fine Renan che dal '10 si ritirava. -in villa, e offriva il nome~ ma ,non di più - ad una candidatura •nolitica, non era di certo un « volitivo »; ma, fra i comurnndi ·i niichilisti. g-li interna.zionali&ti, i ~ociali.F,tidi in~ nanzi il 1900, nnn e' eraTJo energie volitive ·mi– gliori dell'apocalittico Zarntustra o del mistico musqic di Jasna,ia Poliana? ·L'asciamo questo, c be proclamò il dovere del non volere: lascia.mo l'a:lltro nell'infermo delirio ,l.Plsuo genio ___: ma tntti questi novellini. dal cuor di 1-.,onee dal capo ben pettinato, dai labri ben raf\ati é dalla càramella erme~. che f,inno, che vo– g-liono. che oi;ano? Più che andar corrnspondenti di {l'iornali a Tripoli, e saelttar frecce letterarie sui fili _deltelegrafo, non pare che facciano. E g-li'al– fa-i, i nostri, fuor degli articoli alati, quali impre-

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