Critica Sociale - Anno XXI - n. 19 - 1 ottobre 1911

CRITICA SOCIALE 299 il Partito socialista proclama, anche per le donne lavoratrici, i cui interessi riconosce uguali a quelli del proletariato maschile, il dovere di partecipare alle lotte politiche e il diritto al suffragio politico e amministra- tivo; e s'impegna a propugnarlo, chiamando le donne lavoratrici — le maggiori vittime del regime capitali- stico — a combattere, accanto al proletariato maschile, per la difesa comune della loro Vita, dei loro diritti, della loro discendenza; dà mandato ai deputali socialisti di sostenere fin d'ora cotesto diritto in Parlamento, nella discussione della riforma elettorale imminente, e. soltanto in sub- ordine e come primo passo, di chiedere per tutte le donne il diritto di suffragio amministrativo; (l) dichiara infine che contrapporrà la più recisa op- posizione, in Parlamento e nel Paese, a qualsiasi even- tuale proposta di suffragio femminile limitato a deter- minate categorie, ravvisando in ciò un attentato ai diritti politici di tutti i lavoratori. Dott. ANNA KULISCIOFF. L'Ordine del giorno della Sezione socialista milanese su Ministerialismo e Ministeriabilismo. Mentre prepariamo questo fascicolo, la "Sezione socialista milanese,, sta discutendo questo Ordine del giorno, presentato dalla sua Commissione ese- cutiva: Il Congresso, considerando che le riforme socialiste — dirette cioè, sia pure per gradi successivi; alla socializzazione dei mezzi di produzione ad opera del proletariato — presuppongono in quest'ultimo la coscienza, mantenuta vigile, degli antagonismi di classe, e una lotta assidua intesa a rinforzare sempre più le energie del proletariato per le sue conquiste di classe; che, pertanto, è antinomico all'essenza stessa del Partito socialista il concetto di una politica di patro- nato o di uno Stato-provvidenza che quelle riforme largisca, e quindi ogni atteggiamento il quale — vin- colando il Partito a qualsiasi Governo per la facile promessa di qualche riforma democratica o sociale, e paralizzando di conseguenza l'opera di organizzazione, di educazione politica, di aggnerrimento del proleta- riato — non può risolversi se non nell'abdicazione del Partito alla sua funzione specifica e nella sua inevita- bile degenerazione in una democrazia sociale; che, viceversa, le grandi riforme, che rinforzano e agguerriscono il proletariato nella sua lotta di classe, maturate nella coscienza popolare e assunte dalla rap- presentanza socialista parlamentare per essere portate al cimento delle competizioni dei vari partiti in Parla- mento, possono autorizzare il Gruppo parlamentare — per implicita necessità di far valere la volontà popo- lare — a sostenere un dato indirizzo di Governo; dichiara, che è assurdo un sistematico ministerialismo del Gruppo parlamentare socialista; che, a maggior ragione, è incompatibile, in mas- sima, colle direttive e coi bisogni del Partito la parte- cipazione di alcuni de' suoi uomini a un Governo bor- ghese; che tale partecipazione non potrebbe concepirsi se non come caso eccezionale, in circostanze parimenti eccezionali — altrettanto eccezionali quanto quelle che, di fronte a resistenze reazionarie altrimenti invincibili, potrebbero. consigliare movimenti violentemente rivolu- zionari — e come il portato, non già di artificiose com- binazioni parlamentari, ma dei bisogni e della volontà della grande maggioranza lavoratrice; che — all'infuori di questa ipotesi — la partecipa- zione di un socialista al Governo borghese lo elimine- rebbe automaticamente dalle file del Partito. (050) (I) Questo somma, che stampiamo In corsivo, fu 'aggiunto ora al- l'ordine-dei giorno, In considerazione dal fatto nuovo della proposta riforma Giolitti. ' La Relazione della Kulisclotf fa da noi integralmente pubblicata nel N. 15-19 dell'annata scorsa. IDEALISMO E MARXISMO Basta, per ora, della o crisi » — poiché è difficile... intendersi, impossibile conciliarsi. Voglio solo sin- tetizzare, in due parole e per mio uso.., interno, il Mi° pensiero. Il socialismo — trasformatosi, per molteplici ra- gioni economiche, politiche, sociali, psicologiche e per una parabola inerente alla sua stessa esistenza, da ideale unitario, rivoluzionario, comunistico, in una varietà di fini utilitarii e progressivi di più o meno solidali gruppi operai (e, con qualche riserva, ciò si ammette anche dalla Critica, come da tutti: ed oggi, implicitamente e in certo Modo, persino da Bebel) — è venuto via via offuscando o smarrendo nell'azione la propria anima originaria, ed aprendo così un profondo dissidio tra il suo nome e il suo spirito:Ma il socialismo non è morto: nè come pos- sibile vibrante ideale proletario, perchè il proleta- riato esiste ancora; né, molto meno, come ideale umano, perchè umana ed eterna è la sua più pro- fonda sostanza. — E può bastare. Lasciamo ora l'ideale latitante nel mare magnum dell'azione, augurandogli che noi si possa meritare proprio sul serio il nome di o allucinati », di che ci ha gentilmente gratificati la Critica.., ufficiale del socialismo, epperò istintivamente e simpaticamente panglossiana... E parliamo, invece, d'idealismo. *** I socialisti ne conoscono, anzi, ne 'riconoscono due: un idealismo, ch'essi oppongono al presunto deter- minismo marxistico; e un idealismo, che oppongono alla nozione specifica della classe proletaria: e li temono entrambi, e li esecrano, e li fulminano, trin- cerati e contenti nella rocca del loro immarcesci- bile «materialismo ». Il primo idealismo si connette con problemi es- senzialmente filosofici: forse perciò è azzannato con maggior disinvoltura. Che si addenti, in esso, Carlo Marx in persona, nessuno ha mai chiaramente so- spettato. Eppure, basterebbe leggere, per chi ne fosse ancor digiuno, o rileggere, per chi se' ne fos- se dimenticato, alcuni scritti minori di Marx, e spe- cie le sue Glasse su Feuerbach, lo studio di Engels sul 'medesimo e i Saggi sul materialismo stornar) di Antonio Labriola e di Giorgio Sorci, per accorgersi che la distanza tra idealismo e marxismo è assai mi- nore che non quella tra marxismo e determinismo, e che soltanto una falsa chiosa ed un arcadico sem- plicismo poterono insieme confondere tutte queste cose, e spiattellarne caldo e fumante il riuscito pa- sticcio all'avida credulità della folla ammirata. V'è un modo brutale di concepire il determinismo: come, cioè, fatalità meccanica, negazione di volontà autonoma, assenza di libertà attiva, inefficienza di motivi ideali e di valori psicologici. t la teoria della conservazione, che non nega l'evoluzione, ma l'atten- de dai fatti, naturalmente, automaticamente. Questo fatalismo ebbe già, fra i socialisti, la sua ora di mag- gior fortuna (oggi, ch'essi quasi non teorizzano più, il riscontro riesce di estrema difficoltà). Fu il Loria ad enunciarlo: e la cosa parve fatta. Non occorreva che incrociare le braccia, ed attendere: presto o tardi il gallo avrebbe cantato.

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