Critica Sociale - Anno XXI - n. 15 - 1 agosto 1911

Ù84 ctirricA sóciAlt Parliamo naturalmente dell'Italia Meridionale. Il doti. Schiavi (1) così distribuisce i voti fra i candidati dei vari partiti nelle ultime elezioni: CANDIDATI Italia Meridionale Italia Insulare Ministeriali 255.402 92.650 Costituzionali di opposizione 37.822 7.435 Costituzionali indipendenti . 22.285 7.402 Cattolici 1.022 Radicali 26.500 15.641 Repubblicani 7.175 5.431 Socialisti 11.993 12.782 Non occorrono, mi pare, lunghi discorsi per far comprendere che, quando un partito — se pure partito si può chiamare — domina a tal segno la situazione, da disporre, per se solo, della grande maggioranza dei voti, la competizione si sposta dal campo delle idee a quello delle persone, e la lista viene formata con criteri unicamente di clientela (2). La circoscrizione allargata diventa, in tal caso, la riunione materiale dei Collegi uninominali, che prima esistevano. e ciascun candidato non fa che ap- portare, alla costituita fra i componenti della stessa lista, il capitale di voti, di cui dispone nel ter- ritorio di quello, che sarebbe stato prima il suo Col- legio. Oppure vi è nella provincia un uomo che gode — quasi all'infuori delle sue opinioni politiche — un credito e una influenza preponderanti, che po- tranno venirgli dal censo, dalla professione, dalla posizione sociale e politica, o dall'essere, per esem- pio, stato al Governo; ed egli potrà disporre della deputazione di tutta la circoscrizione, perchè tutti sapranno che occorrerà essere nella lista, che reca in testa il suo nome, per essere certi della riuscita. Se, poi, anche in circoscrizioni siffatte, è assicu- rala, mediante il voto limitalo, la rappresentanza del quinto alla minoranza più forte, allora si deli- neano i calcoli, si scatenano le ambizioni, per ar- l'affare quei posti, per la conquista dei quali sono sufficienti credito e séguito anche minori nel corpo elettorale. E, se tale colpo di mano non riesce, al- lora la disposizione della legge rimane frustrata, perchè, al ballottaggio, la maggioranza dispone an- che dei posti della minoranza. In quelle circoscrizioni, poi, nelle quali i partiti -fondati su idee e su programmi ben definiti comin- ciavano a costituirsi ed agire, lo scrutinio di lista soffocherebbe — almeno nel campo elettorale — il movimento nascente, facendo apparire troppo remo- te le speranze di un'azione utile. Infatti, noi vediamo che, in una intera provincia, per ragioni particolari di ambiente o per la presen- za fortunata di alcuni agitatori di idee, si forma co- me un'isola, come un'oasi, e il Collegio uninominale consente che quel nucleo animoso riesca, dopo co- stanti sforzi, a debellare una clientela, a strappare un feudo elettorale al suo detentore: ripiombate quel nucleo nel mare magnum di una larga circoScrizio- ne e — se non lo garptirete con la rappresentanza (I) menavi: Progivomiti, voli ed eletti net C0014.01 politici <lel 1900. Importa appella dire che accettiamo queste cifre, frutto del resto di accurate Indagini, con tutte le riserve indispensabili In materia di statistica elettorale. (2) Nel ripresentarti oggi al pubblico questo scritto — (luglio 1911) — non si può non tener conto del fatto, elle l'allargamento dl suffragio proposto avrà 1 suoi massimi effetti. numerici precisamente Meridionale; e sl spera che esso abbia per precipuo resultato quello di sommergere nella massa elettorale, perfino quintuplicata, le clien- tele meschine, partigiane e corrotte. MI sembra evidente che questo mutamento eliminerebbe alcuni degli inconvenienti segnalati; ma la confusione, nel Unisco e simultaneo ampliamento delle circoscrizioni e delle liste, sarebbe anche maggiore e più pericolosa. proporzionale, che gli permetterà di accrescersi, nel- l'intero territorio della nuova e più larga circoscri- zione, di tante unità isolate ed oggi sacrificate — (isso non sarà più che vox elamantis in deserto. All'anarchia allegra delle idee, delle tendenze, dei caratteri, contribuirà, poi, per sua parte, l'elettore, che, quando si troverà in presenza di varie liste, ciascuna delle quali non sarà separala dall'altra da idee e programmi ben definiti, prenderà di qua e di là i nomi che più gli piaceranno o converranno; e questa sola possibilità darà origine a compromes- si, a diffidenze, a tradimenti, che inquineranno sem- pre più i costumi elettorali di certe regioni. c) L'esperienza d'Italia e d'Oltralpe. Si noli che, finora, noi abbiamo voluto considerare la introduzione del Collegio plurinominale con scru- tinio di lista, senza rappresentanza proporzionale, soltanto dal punto di vista pratico, ponendoci, con la sola scorta della logica, dinanzi alla realtà; ma questo non deve indurre taluno nell'opinione che manchino alla nostra tesi argomenti teorici, tratti specialmente da autorevoli affermazioni altrui, con- fortate dall'esperienza del passato. Nella Relazione già citata sul tema della Riforma elettorale al IV Congresso del Partito radicale, io ho lumeggiato rapidamente i resultati dello scruti- nio di lista, in Italia, dal 1882 al 1891; e, se alcuno potesse credere che, a sanare i gravissimi mali, che furono allora da tutti, diciamo da tutti, ricono- sciuti, bastasse adottarlo con la limitazione del voto in tutte le circoscrizioni, dando a queste estensione territoriale maggiore, pensi che l'ampiezza delle cir- coscrizioni aggraverà, pei motivi che abbiamo espo- sti, i mali accennali, e che un sostenitore dello scru- tinio di lista almeno nelle grandi città, l'on. Sineo, dichiarava alla Camera,. nel 1801, che la rappre- sentanza della minoranza col voto limitato aveva e dato cattivissimi resultati. Non era stata la rappre- sentanza della minoranza, ma la rappresentanza del- le sorprese, degli equivoci e delle mistificazioni ». Nè l'esperienza o il ragionamento suggeriscono convincimenti diversi, in Paesi nei quali — come in Francia — lo scrutinio di lista è stato più volte spe- rimentato, e alla cui riadozione si pensa da taluni anche ora (1). Basti dire che il deputato Carlo Benoist, presi- dente della Commissione del suffragio universale e del Gruppo parlamentare della Riforma elettorale e apostolo, della Rappresentanza proporzionale in Francia,- nel suo volume « Poco' la réforme électo- rale » (2), viene a conclusioni come queste: « Contentarsi di cambiare lo scrutinio uninominale con lo scrutinio di lista puro e semplice, non sarebbe, come diceva il Guicciardini, che cambiare il mal di stomaco per il mal di testa » (pag. 120). « Lo scru- tinio di lista puro e semplice non sarebbe affatto sce- vro di un inconveniente, di un difetto, di un vizio, - che lo scrutinio uninominale ha, non perchè è unino- minale, ma perché è maggioritario. Anzichè guarirsi di tale difetto e liberarci del male che ne deriva, esso aggraverebbe, quintuplicherebbe, decuplerebbe tale difetto e tale male. Esso assicurerebbe senza rimedio e procurerebbe senza pietà l'eliminazione, la soppres- sione, l'esclusione„ l'eccidio delle minoranze. Sotto ta- le riguardo, se dovesse agire brutalmente e senza (1i Scrivevamo queste parole prima che dalla discussione, chiusasi alla Camera francese VS novembre 1909 col trionfo del principio della rappresentanza proporzionale, emergesse chiara la repugnanza della grande maggioranza al ritorno al regime dello scrutinio di lista mag- gioritario. (2) Paris, Plon, 1908.

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