Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911

20 CRI'l'~CA SOCIALE tivo. Infatti i registri scolastici delle semplici fre– quenze, e anche degli esami delle classi inferiori alla 3"', in moltissimi Comuai non esistono, perchè finora non avevano importanza per l'elettorato. Esi• stono in generale i soli registri degli esami di com– pimento. E anche questi in parecchi Comuni ciel Mezzogiorno sono frammentari, perchè le camorre locali hanno interesse a sopprimere pili che sia pos– sibile i documenti utili ai più delle iscrizioni elet– torali. - Dunque gli effetti della riforma Ciccotti potrebbero, in quasi tutti i Comuni, e specie nei più piccoli, cominçiare a realizzarsi fra ... quindici anni, quando cioè i hambini, che oggi a 6 anni entrano nella 1" elementare e sono sicuri che i registri delle frequenze non spariranno, avranno messo il dente ciel giudizio e saranno giunti a 21 anno. (Se quest'anno . viene la scarlattina e si chiudono le scuole per mi– sura d'igiene. fra 15 anni diminuirà la mandatit dei nuovi elettori!). E gli anoienti avverranno di anno in anno, a goccia, a goccia. Abbiamo il tempo cli morire prima di avvederci che qualcosa nel mondo è cambiato. Ancora: il progetto Ciccotti toglie il vantaggi~ della iscrizione d'ufficio a tutti quei cittadini, che sanno leggere e scrivere, ma non ha.noo mai frequen– tata nessuna scuola pubblica, sia perchè questa non esisteva, sia perchò funzionava male. Sono sopratutto lavorato,·i meridionali, che, sospinti dai bisogni del– l'emigrazione, hanno imparato a leggere e scrivere, pagando a loro spese i maestri e le maestre private. Costoro, che sarebbero, caso mai, più meritevoli di diventare elettori - perchè il loro è stato nn vern sforzo di volontà, che documenta una capacità mo– rale superiore alla media di molti ricchi, i quali impararono a leggere per forza quando erano piccini sotto gli sculaccioni della mamma - costoro, per di– ventare elettori, nel sistema proposto dal Ciccotti, dovrebbero adattarsi ad andare a frequenta,·e, magari inutilmente, le scuole serali per sei mesi! Insomma il progetto Ciccotti, a parte la idea ge– niale della iscrizione obbligatoria d'ufficio con una procedura analoga a quella della compilazione delle liste di leva, serve solo a dimostrare l'assurdo, la ingiustizia, la scarsa efficacia di qualunque, anche liberalissimo, sistema elettorale, il quale prenda per base della iscrizione un qualunque, sia pure mode– stissimo, certificato di capacità rilasciato da scuole pubbliche: 1° perchè non sono fino,·a esistite, nè esi– stono ora, nè si può sperare che esistano presto tutte le scuole pubbliohe necessarie; 2° perchè lascia sempre a carico di quei 4 milioni di maggiorenni, che sono analfabeti, il peso di frequentare lllmeno per sei mesi le scuole serali (dato che esistano a suffi– cienza); 3° perchè lascia sempre a carico di quei cittadini, che non sono analfabeti, ma non hanno cer– tificati scolastici regolari, la noia di supplire in qual– che modo (per es. domanda scritta innanzi al notaio, esame luzzattiano "cautamente accertato"' ecc.) alla mancanza del titolo• scolastico regolare. Il progetto Ciccotti servirebbe sopratutto a fare isorivere d'ufllcio quel mezzo milione di borghesi e piccoli borghesi poltroni, i quali hanno i certificati scolastici in regola, ma non si sono mai data cura neanche di fare una miserabile domanda; e forse aumenternbbe di un altro mezzo milione il numero dei .lavorntori elettori, specialmente nell'Italia setten– trionale, in quei Comuni dove non c 1 è intensa vita politica, e dove non ci sono organizzazioni che ab– biano finora spremuto dal registri scolastici tutto quanto potevano dare in fatto cli voti proletari. E i due aumenti, avvenendo in misura quasi Aguale e in senso opposto, lascerebbero nell'insieme immutata l'attuale proporzione delle forze elettorali delle classi. Dico ,iell'-iltsieme, perchè sarebbe possi– bile che in alcuni Collegi di qualche regione, per es. di Biblioteca Gino Bianco Romagna, il guadagno della classe lavoratrice fosse superiore a quello delle classi medie e superiori; ma questo guadagno sarebbe scontato negli altri Collegi e nelle altre regioni con un maggiore rafforza.mento delJe classi oggi dominanti. (Cont-inua). G. SALVÉMINI. Po~tmiptum all'artirnlo ~uvotobbligatori La lettura del Disegno di legge ministeriale e della Relazione che )o precede, pubblicati quando il nostro articolo era già stampato, non ci consiglia la benchè menoma modilìcazione a quanto abbiamo scritto sul voto obbligatorio quando del progetto Luzzatti si co– noscevano soltanto le linee generali. Ci siano però consentite alcune brevi osservazioni. Per quanto concerne la teoria, la Relazione ministe– riale afferma che il voto obbligatorio è inspirato agli stessi principì democratici ai quali si informa l'allar– gamento del suffragio, e pone così il fondamento giu– ridico dell'obbligatorietà: \. Se, come dicemmo, la partecipazione indiretta del cittadino al governo dello Stato mediante il voto è un diritt.o politico e, nello stesso tempo, anche un dovere pul.)blico, rinadempimento di quest'obbligo viene in sostanza a frustrare quei principi e quelle ragioni, su cui poggia lo stesso diritto eletto;-ale. ,, ·Vera1hente il nesso tra premesse e conclusioni non appare chiarissimo ed il concetto che vuol essere rac– chiuso in queste parole bisogna piuttosto intuirlo che ricavarlo dalla lettera del discors0. Ma il modo nel quale è enunciato il fondamento pra– tico della riforma ci lascia anche più dubbiosi: ! 1 Quando l'astensionismo - dice la Relazione - ve– rificasi in larghe proporzioni, la Rappresentanza pohtica non può veramente considerarsi come il feriale riflesso dei bisogni 1 di tutti gli interessi, della volontà del Paese, con evidente perturbamento dei fondamentali presup– posti del sistema rappresentativo. ,, Ma come? Con queste parole non vediamo quasi in– teramente dileguarsi il carattere di u funzione,, '6 non ci avviciniamo di assai all'antico concetto che la Rap– presentanza debba riprodurre in proporzioni ridotte il Paese che rappresenta, debba essere insomma lo spec– chio della Nazione? Ma allora non si viene, come a naturale conseguenza, al suffragio universale? E come non pensare a quanto le condizioni reali del diritto elettorale in Italia .stridano con l'aspirazione democra– tica espressa in quelle parole? In Italia gli elettori iscritti presentemente sono un terzo dei ma!'-!Chìmaggiorenni, mentre la Germania e la Francia hanno, tra i maschi maggiorenni, oltre il 90 °/ 1, di elettori. In Italia votano ora circa il 22 °lo dei ma– schi maggiorenni: accettando le previsioui ministeriali, questa percentuale salirebbe al 27 °/, col voto obbliga– torio ed, accettando anche le previsioni concernenti l'allargamento del suffragio, gli iscritti non andrebbero oltre il 45 ed i votanti si aggirerebbero fra i 35 ed i 40- su 100 maschi maggiorenni. Sempre più dei 22 di adesso, siamo d'accordo, ma ~i può a.ddebitare soltanto all'asten. sionismo, come sembra faccia la Relazione ministeriale, la colpa che la Rappresent.anza politica non sia lt il fe– dele 1·ifl,essodei bisogni, di tutti gli intm·essi, detta vo– lontà del Paese ,, ? Torniamo al voto obbligatorio: la sanzione scelta dal Ministero ci sembra buona e tale da potere essere effi– cace. Non è ecces~iva, ma, specialmente se la confron-

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