Critica Sociale - Anno XX - n. 23 - 1 dicembre 1910

35G CRITICA SOCIALE resse di entrambe le unzioni che l'altra sia forte,, ù:ià altri oratori a,·evano ricordata la frase del conte gstcrazy: gli armamenti dell'ftalia o dell'Austria essere direUi verso un nemico comune: leggi, l'Jn– ghiltcrm); cotesta. risposta ci richiama a. un noi:lt,ro concetto, che già svolgemmo più volte; fra l'altro 1 noi discorso alla Camera contro gli aumenti delle spose militari, 12 giugno U)O!J, e nella Relazione sul\'" Azione politica,, al Congresso di Milano (1); un concetto che all'amico Hissolati, e ad altri " versati ,, piì1 di noi nella politic:i estera, sad\ parso certa– mente molto sernplicistaj ma nel quale noi ci sen– tiamo sempre più disposti ad insistere. l•: il concetto nostro - sommariamente accennan– dolo - è questo: ai fini della diminuzione delle spese militari, è perfettamente soverchio, per noi socialisti, inoltrnre sul terreno, pieno di misteri, della diplo– nHl.zia, finchè le alleanze, i tratta.ti, le combinazioni delle Cancellerie saranno sottratt.e - come sono in– fatti - alla conoscenza o alla concreta e informata discussione non pure delle nazioni, ma degli stessi Parlamenti; e ciò, non tanto da un paragrafo dello Statuto, quanto dalla tacita dclcgaziouc che i Par– lamenti stessi 11efanno al " prudente arhitl'io ,, dei Gabinetti; su cotesto terreno la parola - o il si– lenzio - d'un Ministro saranno sempre pili forti e decisivi di qualunque ben architettata argomenta– ;done o induzione nostra. Fosse anche vero quel che asserì il Bissolati, che la sola questione dell'Albania poteva suscitare un contrasto fra l'Jtalia e l'Austria o che l'accordo intervenuto in 1>1·opositofra i due Governi ne cancellò ogni pericolo - chi di noi può dire con asseveranza che, della necessità di maggiori armamenti, non esist.ano nei trattati e nelle contin– genze internazionali altre ed occulte ragioni? E chi può assevenne che i pericoli, che oggi non esistono, non sorgeranno domani? Secondo noi, la riduzione dei nostri armamenti è, pcl partito socialista, unicamente una questione di politica interna. Non è dalla nostra politica estera che debba dipendere la misura dei nostri armamenti, bensì è su questa misura che dovrà informarsi la nostra. politica estera. Se i bisogni del bilancio ci– vile sono tali e tanti in [talia, e ogni giorno ce ne dà conferma (nella stessa. questione dei ferrovieri, le famose " ragioni di bilancio n, che ostacolarono so– luzioni soddisfacenti, ne sono una riprova eloquente), che la riduzione delle spese di guerra ci appare Ulm necessità di gran lunga superiore ai vantaggi ipo– tetici - noi diciamo piì.1 volontieri ai pericoli certi - di una fo1·za armata piì.1 poderosa; è in ciò, so• 11:unente in ciò, la ragione necessaria e sufficiente, per noi, cli un parziale disarmo. 'rutto sta che cotesti hisogni civili siano così fortemente sentiti e affer– mati, da vincere gli interessi di casta e le velleità d'avventura che ad essi si contrappongono. Perciò affermammo che un socialismo forte, che sappia impone le riforme che costano, e che giovano al proletariato, è il migliore -- diremmo anzi 1 è il solo - antimilitarismo efficace. Se dei dubbi ci t·imanessero, ben sarebbe valso a dissiparli il Congresso nazionalista tenutosi a ·Firenze iu questi giorni. Senza voler sopravalutare quella curiosa manifestazione a base di blague snobistica o di letteratura andata a male, chi ne ha seguito le discussioni avrà uota.to questo: che il militarismo, che trovò in esso l'espressione, mentre cercava di rinvernicial'e a nuovo le concezioni più marcie e ol– trepassate dell'antico " sciovinismo ,,, in re;iltà. non faceva che coprire, come una foglia di fico del resto troppo lacera e secca per riescire all'intento, tutte le velleifa rcazional'ie superstiti dell'anima italiana. l•'ra le sue contraddizioni e le sue nebulosità, se il ( 1) l~ ntraml.JI uclla llll.Jllutcca clolh1 <Jri/lau. Congresso potè trovare qualche espressione sintetica, ru nelle parole del suo promotore e organizzatore, Enrico Corradini, secondo il quale i nostri operai dovrebbero sostituire la loro solidarietà coi padroni italiani alla solidarietà internazionale coi proletariati di oltre i confini. Il nazionalismo rivelava con ciò la sua intima natura: esso non è che dell'antisocia– lismo; una ripresa di guerra (ah! se le rane aves– sero i denti !) contro tutte le idealifa della vita mo– derna; un desiderio impotente di ritorno agli inganni e alle servitù del passato, che il socialismo ha di– sperse. J~ com'è, in sostanza 1 una. questione interna pei nostri avversari, deve essere tale per noi. Alle argomentazioni poi del Bissolati -· il cui di– scorso fu così nobile ed alto - vorremmo opporre di fuggita un 1 altra modesta osservazione; e varr.\. anche, forse, pet· il dott. Mario Govi. Nei rapporti speciali fra l'Italia e l'Austria, a che potrebbe giovare una conforenza per concertare l'Ar· resto reciproco nelle spese di guerra? Evidentemente, delle due Puna: - o gli armamenti dell'Austria si rivolgono anche contro altri possibili nemici, e la disposizione dcll'.rtalia a ridurre i propri appresta– menti bellici non saprebbe avere alcuna influenza sulla vicina ì\lonal'Chia; - o mirano specialmente a un possibile conflitto coll'Italia; e allora, assai me– glio delle parole, varrebbero i fatti. Disarmi l'Italia: riduca le sue navi, smetta di dissanguarsi munendo fortificazioni al confine orientale i l'Austria, che sento anch'essa (Bissolati lo ammetteJ il peso intollerabile delle spese militari, non indugerà ad imitarla. L'I– talia, disarmando, avrà disarmato al tempo stesso la lh\zione rivale. Questo punto di vista dovrebbe chiarire anche all'amico Morgari, perchè nel rapido esame del suo ordine del giorno antimilitarista al Congresso nazio– nale (Crit-ica, 16 ottobre), non ci indugiammo - egli a torto se ne duole nel Sempre AvltnU - a discu– tere la sua proposta di manifestazioni parlamentari periodiche pel disarmo simultaneo e proporzionale delle nazioni. Secondo noi, questo genere di azione non ha alcuna praticità. ed esula dall'orbita e dalla logica dell'itzione socialista. Perciò limitammo la nostra critica ai concetti generali del suo antimilita– rismo integralista. Per replicargli, attendiamo ch'egli abbia terminate le sue dilucidazioni e le sue difese. NOI. VERSO UN'INTESA IT LO-AUSTRIA per In limitazione de!!li nrmnmenti nnvnli Mentre il nostro antimilitarismo, vacuo e sentimentale, non sa esplicare alcuna azione pratica e st va baloc– cando coll'antipatrìottismo, cotrantinazionalismo, collo sciopero generale in caso di guerra e simili retoricumi, ecco da un deputato socialista austr.laco una proposta, che non è da dispera.re possa attuarsi anche a breve scadenza; ciò che costituirebbe un avvenimento senza precedenti, e la iniziale vittoria d'un principio destinato a mutare profondamente la vita. del popoli e Panda.mento della storia. Il deputato socialista viennese Seitz presentò una mo– zione, prima alla Commh1slon_!;l per la marina, poi a quella per l'esercito, e infine a quella per gli affari esteri, della Oolegazione austriaca, invitante quel Governo a trattare coll'Halia per una concertata sospensione degli arma– menti navali. li delegato Schwegel, relatore della Commissione per gli affari esteri, discutendosi il 28 ottobre tale mozione,

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