Critica Sociale - Anno XIX - n. 19 - 1 ottobre 1909
CRITICA SOCIALE I luce sugli stessi problemi dell'azione politica e sociale. • . ~ . . 1 11 t . I Quale e, rn,att,, 11presupposto e e a nos ra azione politica? i~• che noi riuscinmo a creare qualcosa di nuovo, cli originale; qualcosa che, senza la nostra opera, sarebbe ìnesiste11to. Se noi fossimo a priori convinti che non possiamo modificare alcunchè nei rapporti esistenti, non dovremmo far altro che ab– bandonarci inerti al corso degli e\'enti e aspettare la manna dal cielo. Ma, appunto perchè la nostra. nzionc si svolge in determinato condizioni di tempo e dì spazio, essa deve innestarsi su una data situa– zione di fatto che, in un dato momento, rappresenta la nocessitil storica. La nostra azione non può, quindi, essere capricciosa e arbitraria, decampante, cioè, dal hl situazione di fatto; essa deve radicarsi sulla realtà storica; ma, su questa realtà essa può ope– rare e reagire, creare Uhercimente rapporti nuovi e impensati, dnre, insomma, vita a qualcosa che, qua– litativamente, si differenzia da tutto l'esistente. E' in questo secondo momento della libertà che si pare tutta la nobiltà od efficacia della nostra opera; è alla stregua di questo momento, veramente umano o creativo, che vanno valutati quei pa.rticolari centri di azione sociale che sono i J)Rrtiti politici. Sul ca– novaccio della realtà noi possiamo tessere la pii1 svariata e originale tela; chtlla radice della situa– zione di fatto può spuntare l'albero idealmente pii1 nuovo . E chi avrà saputo meglio conoscere la realtà cln.ta e a\'l'à posseduto il migliore filo dell'ideale, ht– sci erà più viva l'impronta propria sul tessuto della stoz'ia futura. Fusione del reale coll'ideale, che forma il travaglio e la. cura di chi prende parte alla mi– schia sociale; fusione, però, che è dimostrata possi• bile dalla filosofia e che condanna tanto il melenso conservatorismo di chi dice: " il mondo è sempre andato così, e cosi sempre andrà. ,,, quanto il capric– cioso rivoluzionarismo di chi crede di poter prescin– dere <falle condizioni di fatto. E, se è vero che ogni partito d,eve essere saturo cli realismo idealistico; non è men vero che, specialmente i partiti di rin– novamento, devono sopratutto accentuare il momento della libertà e dell'ideale nell'azione che è dato lol'O avolgere; mentre il momento della necessità e della determinazione dovrebbe essere lasciato ai fautori della conservazione sociale. Ogni partito innovatore deve inspirarsi all'idealismo; per una strana con– traddizione, tra noi, i più caldi assertori del deter– minismo sono stati i socialisti. A nostro avviso, la teoria deterministica, rigoro-1amente applicata, mena dritto dritto al conservatorismo; perciò noi diciamo che ogni riformatore de,·e almeno sopra-valutare l'idealismo libertaristico in confronto del determi– nismo necessitaristico. Abbii,uno , 1 oluto fermarci un poco sull'argomento della libertà del volere, per mostrare come le que– stioni filosofiche non siano qualcosa di fantastico, di irreale, di completamente avulso dalla vita. Questa è l'opinione corrente, ma ò errata. I problemi filo– sofici non possono non avere attinenza col reale, purchè solo si tratti di conoscenza filosofica e non di quel guazzabuglio strambo cli fantasticherie, che gli imbecilli designano ironicamente col nome di filosofia e che spendono tra loro come tale. '!'ornando al libro del Croce, purtroppo ci accor– giamo che ragioni cli spazio ci vietano di accennare, anche brevemente, agli ulteriori svolgimenti del pen– siero crociano fino alla fine della prima parte del volume della filosofia della. pratica: p:trte che con– tiene osservazioni acute sui problemi del bene e del male, dell 1 ottimismo e del pessimismo, delle pas• sioni e del progresso. Specialmente il capitolo sullo svolgimento e sul progresso ci è parso profondo e poetico. La seconda parte dell'opera verte sulle cl ue forme dell'attività pratica, le quali, come abbiamo Yisto, sono l'attività economica e l'attività etica. L'attività economica è quella cho vuole e attua ciò che è cor– rispettivo soltanto alle condizioni cli fatto, in cui l'uomo si trova; l'attività etica, è quella che vuole e attua ciò che, pur essendo corrispettivo a quelle condizioni, si riferisce, insieme, a qualcosa che le trascende. Alla prima rispondono quelli che si dicono fini individuali; alla seconda, i fini universali. Al– l'infuori dell'economica e dell'etica, non si dà.uno altre forme di attività; ma nessuna delle due è re– ciprocamente riducibile all'altra. Dell'economica si occupa una particolare scienza che è l'economia politica, la quale, come è fondata su concetti empi– rici, non può mai darci la realtà concreta, sempre mutevole, sempre varil~, sempre cangiante; essa ha carattere di disciplina quantitativa, cli matematica applicata, in cui l'atomismo dei postulati o delle definizioni è insuperabile; essa perciò non potrà mai diventare, secondo il Croce, scienza organica. Quanto all'etica, il ,,ostro a.utore sostiene, con Kant, il principio formale dell1imperativo categorico e ri– getta vigorosamente ogni morale strettamente utili· taria, che non potrà mai intendere e difendere, ao non con un equivoco di parole, lo spirito di sagri· ficio e assurgere a principio uni versale. Nell'ultima parte ciel volume si parla delle leggi o del giure; si dimostra l'identità di carattere dello leggi individuali e di quelle sociali (sì le une che le altre prospettato come ausi!J preparatori all'azione); si tenta di identificare la morale col diritto, e si riduce l'u.ttività giuridica all'attività economica, la filosofia giuridica alla filosofia economica, - ridu– zione, questa, del giure all'economia 1 che costituisce uno dei capisaldi del materialismo storico e che formò già l'oggetto di un Saggio famoso del• l'Autore. A scanso di equivoci, ci coi-re obbligo di avver– tire che non tutte le argomoutazioui e deduzioni del Croce ci persuadono completamento e che su molte delle aue distinzioni avremmo parecchie riserve da fare. Tuttavia, senza numerare qui le contraddizioni che altri scoprirono noi suo Sistema (quale dei filo– sofi, anche massimi, non s'impigliò in qualche con– traddizione?), ci sembra che la veduta fonclamen• tale dell'idealismo, su cui esso poggia, sia difficil– mente oppugnabile. Noi siamo omai entrati nella convinzione che la aoscienza non solo non sia un fenomeno paragonabile a tutti gli altri, ma sia an• che Punico termine di aclequazione tra l 1 io e il non-io, tra il mondo interno e il mondo esterno i mondo esterno che, senza l'interno, si può dire è come se non esistesse. Come la nostra psiche (ciclo di vo– lontà, sentimento e intelletto) è il presupJ)osto per conoscere tutti gli altri fatti, così tutti i tentativi di spiegarla meccanicamente, per sovrapposizione lii sensazioni, ci paiono vani e illusori. Nella osserva• zione e nella appercezione di qualsiasi fatto, esterno o interno, noi postuliamo sempre la coscienza colle sue categorie. Che cosa ò un fiore, un frutto, una foresta, una roccia, all'infuori dello nostre sensazioni tattili, visive, gusta'.tive, olfattive, all'infuori delle qualità che noi stessi vi apponiamo? Spogliati di questo qualità, che cosa rinrnne di essi, so non il noumeno Kautiano, che, per noi, è il nulla? Oli stessi risultati dello scienze positive ci offrono argomenti a favore delPidealismo. Secondo, infatti, le ultime investigazioni fisico-chimiche astronomiche, sembra che l'uuh·erso sia costituito da una sostanza
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