Critica Sociale - Anno XIX - n. 16 - 16 agosto 1909

CRITICA SOCIALE 251 europei o del Mediterraneo; e, pi\l concretamente, a im• pedlre, non già. ogoi e qualunque mutamento nello statu quo territorialtl della penisola balcanica 1 ma quelli soltanto che stanno in Contrasto cogli interessi delle nazioni balcaniche. Porlcoll di cambiamento a danno di queste nazioni non sono previsti, ora, se non dn parte doli 'Austria- U,;g3e– rla; e nel pericolo di un'ulteriore avanzata di questa. nella penisola balcanica sta appunto un altro dei mag– giori argomenti addotti dai rautorl dei grandi arma– menti; i quali avrebbero senz'altro ragione, se questo pericolo austro-ungarico rosso davvero concreto e serio. 1'1a ò da 09servare 1 in primo luogo, che, se questo pericolo poteva esistere realmente uu anno fa, quando l'Impero ottomano, abbassato all'estremo avvilimento da un Oovorno cli facinorosi, era totalmente alla merce <lolle potenze europeo, non si 1rnò più continuare ad af. fermarlo ora, che l'lmporo ottomano ha sublta una. ra.• dlcale trasformazionf\ dando prova di contenere in sè una f-l grande copia di energie giovani, co~ì coscienti, risolute, disciplinate, che lo hanno di un colpo balzato dllll'estrema abbiezlone a una condizione rispettabilis– sima e rispettata, che lo banno ratto uscire, dalla tutela dell'Europa e da una crisi che pareva quella della fine, più vitale e baldanzoso che mai. Continuare a ragionare di espansioni territoriali a danno dell'Impero ottomano costituzionale, come se ne ragionava al tempo del Governo cli Abdul Hamid, è pro– prio di coloro per i quali la storia non accade o la geografia non esiste. Si pensi con quale unanime e spontanea reazione ba risposto col boicottaggio il popolo ottomano all'atto arbitrario del Governo audro•u~garico, che toglieva alla Turchia un diritto puramente nomi– nale; si pensi al modo come, poche settimane fa, la Ca– ruora ottomana ha votato aU-tma,iimità enormi somme per l'esercito e per la marina, dichiarando di cOn!iide– raro queste forze come il pii1 saldo presidio dello Stato; 111pensi allo spirito di quasi fanatico nazionalismo, che ba ispirata o condotta la rivoluzione turca e che anima Il Governo ottomano e Il partito Giovane Turco; si pensi che, dopo tanto sfoggio di forze imponenti e dopo taote grosse parole, Austria-Ungheria e Bulgaria hanno dovuto comprare a suon di milioni Il riconoscimento, da parte deila 'l'urchia, della nuova condizione di diritto da esse creata, benchè questa nulla mutasse alla condi– zione dì fatto; si pensi che ora la Turchia, che non esercita più alcuna sovranità effettiva su Creta, si di– chiara pronta alla guerra pur di non perdere su di ossa quella sovranità puramente nominale che le ri– mane; e si dièa poi se può prevedersi po,sibile una avanzata delPAustria-Uagherla io Albania o in Macedo– nia, e se può creder.ii che ossa possa essere trattenuta soltanto dagli armamenti italiani 1 Se l'Austria-Ungheria ha rinunciato ai suoi diritti sul Sangiaccato di Novibazar, cho essa si era fatta at– tribuire dal Congresso di Berlino per tenersi aperta la via verso Salonicco e l'Albania, ciò non fu tanto per dare un compenso alla 'l'urobla, all'lt11lia e alla Russia, quanto porchè il Governo austro-ungarico bene ha com, preso che, dopo la trasformazione costituzionale e il conseguente consolida.monto interno dell'Impero otto– mano, l'avanzarsi su quella via ò ormai impossibile, e perciò quel privilegi sul Sangiaccato non servirebbero più a nulla. Insomma, la 'furchia costituzionale nè può, nò potrà mal più tollerare alcuna forma di tutela o <li ingerenza europea in alcuna sua provincia j e un'avan– zata dell'Austria-Ungheria verso S-'\lonicco o l'A.lb1n ia non ,i ctrettuerebbo se non dopo una guerra di con– quista contro lll Turchia, contro cioè una grancle po– tenza militare, della cui forza di resistenza la Russia e la Rumanla appresero abbastanza nel 1878, e la Grecia nel 1896, perchè la lezione non nbbia da fruttare qual– che poco anche all'Austria-Ungheria. Senza contare che, contro di questa, se osasse avanzarsi attraverso l'Impero ottomano, si troverebbero, insieme con questo, la Serbln, il Montenegro o la Bulgaria; i quali Stati non tollore• robbcro mai che i loro connazionali bulgari e serbi del– l'l mpero ottomano passassero sotto la signoria dell'Au– stria-Ungheria, e questa divenisse padrona assoluta nel Balcani. i,; la Russia o,•e la lasciamo? La Russia, che si è at– tribuita da tanto tempo la missione di tutrice degli slavi balcanici, li lnsciorebbo un bel giorno ingoiare da.li' ;\ ustria-Ungherin? Quando si considerino i fatti un po' pii', da vicino, si vede subito che ben altro forze, e spinte da ben altri interessi, si opponqono alla protesa avanzata austro– ungarica nei Balcani, perchò a trattenerla vi sia pro– prio bisogno di qualche corazzata ih.llaua di più! :\la, purtroppo, si continua da noi a discutere di politica estera, sulla baee di vieti preconcetti e di luoghi co– muni: quello che oggi domina è il luogo comune della marcia orientale dell'Austria-Ungheria. Che sui luoghi comuni si imperniino i discorsi del politicanti da caffè, ò 1111 fatto Ineluttabile o di scarsa importanza; ma co– loro, che pretendono parlare di politica estera nel Par– lamento o nella ijh.mpa seria, dovrebbero cercare rii conoscere un po' più e Yalutare un po' meglio i ratti; · e et accorgerebbero ben tosto che i famosi pericoli di cui tanto parlano, se potevano ancora temersi un anno fa, ora non esistono se non nelle loro fantasie riscaldato o riluttanti a piegarsi innanzi al reale. Essi, invoco, si ostinano a dare importanza alle smargiassate dei me– galomani austro-ungarici, per dedurne la necessità di sempre maggiori armamenti i slochò abbiamo il milita– rismo d'uno Stato che crea e ravviva quello d'un nitro; l'uno e l'altro situati interamente fuori della realtà, nel campo della fantasia più accesa? ... ~•ra coloro che parlano di politica internazio.nale non si riconosce abbastanza l'immensa Importanza interna– zionale della trasformazione politica operatasi nell'Im– pero ottomano, dopo il recente consolidamento del re– gime costituzionale: noi riteniamo che il rietabilimento di questo regime debba mutare radicalmente le basi dei calcoli, delle previsioni e degli apprezzamenti di tutta la politica europea. Scomparso in Europa l'ultlmo regime assoluto, e pas– sata la sovranità. dell'Impero ottomano nelle mani del popoli che lo abitano, ò scomparso l'ultimo paese che, in •~uropa e nel lCediterraneo, era ancora considerato corno una specie di res mdli1t1, oggetto di tutte le riva– lità. e le competizioni, aperto a. tutte le penetrazioni pacifiche e non pacifiche, a tutti gli intrighi e le ln– flueo;i:e alternantisi della diplomazia, causa di tutte lo lotto che hanno turbato l'Europa dal 1875 a ieri. L'Im– pero ottomano è bensì uno stato plurinazionale, com e l'Austria, come l'Ungheria, come la Russia; che donà quindi, come questi, dare spettacolo di lotte intestino fra le diverse nazionalità i ma, contuttociò, queste sa– ranno sempre tutte concordi a respingere, anche colle armi, qualsiasi ingerenza delle grandi potenze europee. Ora, insomma, scomparso l'Oriente come causa di grandi comi)elizloni fra le potenze europee, decisa, per

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