Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

CRITICASOCIALE 345 Tutto questo vale per il giorno in cni la Tri-1 plice scadrà. Fino a quanrio la 1'riplice sia in vi– gore, noi dobbiamo rimanerle fedeli nei limiti del trattato. E, poichè iu questo trattato o in taluna delle clausole accessorie di esso, sembra che uon manchi qualche garanzia degli interessi italiani nella penisola balca.nica, l'Italia ha bene il diritto di porre alle sue alleate l'aul aut: o rispetto di questi interessi, o rottura dell 1 alleanza anche prima che ne scadano i termini. . -: --;:, r_eut.tequeste idee sono, per disgrazia, troppo complicate, troppo ~ strambe ,, per il semplicismo pacifista. - Al pacifista è indifferente trovarsi dalla parte della scopa o dalla parte del manico, purchè ci sia la pace. Un pacifista uon capirà. mai la differenza fra la pace germanica e la pace in– glese. Un pacifista non sarà. mai capace di capire la situazione pericolosissima, io cui si troverà. l'Italia, se non saprà. volgersi a tempo verso l'ln• ghilterra e fa.r traboccare la bilancia contro la Germania per rifarsi finalmente, iu grazia del1 1 al• leanza inglese, di tutti i ricatti con cui <la venti• cinque anni la Germania l'ha tenuta prigioniera e sfruttata. Al pacifista perfetto basta anelare in giro pel mondo gridando: " Pace, pace, pace .... salvo il caso che dobbiate andare a combattere con Garibaldl, come ci andai io mezzo secolo fa. n Al pacifista perfetto non è necessario, davanti a un problema iuterua.zionale, compiere nessun ec– cessivo sperpero di materia cerebrale: gli bastano una mezza dozzina di invocazioni sentimentali, buone per tutti i casi. Nella peggiore delle ipo– tesi, gli basta farsi prendere in giro dai suoi stessi amici : com'è acca<luto a E. rr. Moneta, che ha scritto il J_8 ottobre alla grande papessa del pa• cifismo, signora Baronessa Bertha von Sut.t.ner, presiclente del Comitato austriaco <li amicizia au– stro-italiana. lamentan<losi <lell'" atto arbitrario con cui il Governo anstriaco ha lacerato il trat• tato <li Berlino ,,, e dichiaraurlo che u il Comitato italiano è ri<lotto a non potere esercitare alcuna azione effettiva nel pubblico italiano, se dal canto suo l'analogo Comitato austriaco non è in grado di svolgere con coraggio eri attività. un programma tale da smentire l'accusa di giovare solo agl'inte• ressi di una politica dispregiatrice "ecc., ecc. E la papessa risponde: Non abbiamo l'intenzione di condurre direttamente ad una soluzione le divergenze esistenti fra i nostri due paesi. Noi scegliamo la via indiretta, cioè l'unica via possibile. Ci preme innanzitutto di allacciare delle relazioni di cultura tra le due popolazioni. ... Quan<lo saremo riesci ti ad intenderci i..ul terreno delle relazioni geoerali ri-'(uardo all'umanità (!), al benessere(!), all'e– conomia (!) 1 alla coltura (!) 1 allora non sarà difficile ri– solvere le divergenze politiche io modo pacifico e sod• disfacente per ambe le parti. Noi abbiRmo divisato di tenere fra breve una grande adunanza pubblica, nella quale parlerà un noto scrittore viennese sulle nostre relazioni di civiltà col popolo italiano, e nella quale verrauno lette delle poesie di notevoli scrittori ita– liaui (! ! !). 'l'enendo cosi i nostri sforzi lontani dal trambusto della oò.ieroa politica(!), impediamo a questa di e~erCitare sulla nostra azione una influenza paraliz– zante t 1 ). Intanto chi ha avuto ha avuto; chi ha dato ha tlato; evviva il premio Nobel; evviva la pace! ( 1) SI vedano questi umoristici documenti pacifisti nenu vua f,i. ternaztonale del t:> no,,em\lre. Ora, se il pacifismo ernesto-teodoro-monetiano non producesse altro effetto se non ,quello di farsi prendere in giro dalla Signora Berta, noi non avl'emmo nessun motivo di occuparcene. Ma esso è preso molto più sul serio che non meriti dai partiti rlemocratici italiani; distrae questi partiti -- che hanno assoluta urgente necessità. di rom– pere la loro perniciosa tradizione di retorica 1 di sentimentalismo, di ignoranza - li distrae dallo studio realistico dei problemi internazionali; se– conda la nostra poltroneria intellettuale, dan<loci l'illusione che abbiam.o una politica est.era, mentre non ne abbiamo nessuna; ci rende incapaci a com• battere il militarismo con argomenti più concreLi e più convincenti che non siano i vecchi luoghi comuni della nuvolaglia umanitaria; ci impedisce di avere una politica interna seria, perchè la po– litica interna è per nove decimi una conseguenza della µolitica estera, e un partito che non sa tro– vare un teneno solido alla sua politica estera è come una barca senza timone nella politica in– terna; fa magnificamente gli affari dei partiti con• serva.tori, che rimarranuo sempre padroni dello Stato finchè i partiti democratici saranno ipnotiz• zati e rimbambiti dalle formulette umanitarie; consolida il monopolio dinastico della politica estera. perchè in tanto la democrazia potrà. rom– pere o far cadere in disuso l'articolo 5 dello Sta• tuto, che renrle il H.e arbitro supremo delle al• leanze, della guerra, della pace, in quanto essa avn\ uua politica estera concreta, più risponclente agli interessi nazionali che non sia la politica per– sonale del Re: e questo non sarà. mai possibile fino a quando la politica estera della democrazia non uscirà. dai cancelli rlella vecchia ingenuità. ideologica, retorica e seutimentale. Il pacifismo è preso sul serio dai pacifisti ita• liani, ed è preso in giro dai pacifisti austriaci; pa– ralizza la democrazia italiana e fa l'interesse dei militaristi italiani. Mi pare che ce ne sia più che d'avanzo per domandarci se non sia venuta l'ora <li sbarazzarci di questo " spettro di un'idea " e riconoscere che la democrazia sciuperà tutto il suo tempo fino a quando persisterà a camminare per questa strada. " Uoniini state e non pecore matte/ n xxx. Al prossimo numero la replica di xxx alt' a1 ·• Meolo del dott. Angelo Vivante: L'internaziona– lismo ha f,1tto bancarotta? FRACRISTIANI E SOCIALIS'fl II. L'atteggiamento del Socialismo reggiano. Il problema del Socialismo di fronte al Cristianesimo e in genere nlle credenze religiose, è, in fondo, una que• stione di metodo, metafisico o positivo. Qui nella provincia di Reggio (e ne cito tlesempio non a insegnamento e a modello, ma come documento di fatto) 1 venticinque anni fa, Camillo Prampolini nello Sca– miciato aveva preso di fronte, furiosamente, il teologismo delle masse. Giovane, imbevuto di positivismo, e di ri– bellione a tutto in blocco questo sistema - ratti ed idee, senza distinguere quali fossero, di essi e di esse, prevalentemente fattori, e quali, effetti; - vedendo la piramide sociale come una riproduzione della gerarchia religiosa, e avente sul suo vertice Dio, egli scriveva elo– quenti articoli sull 1 ateismo o contro I'asistenza di un Ente supremo. Egli era - egli, allora, come mille altri

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