Critica Sociale - Anno XVIII - n. 16 - 16 agosto 1908

242 CRITICA SOCIALE movimento proletario sono coordinati e equilibrati fra loro, i riformisti esplicano un lavoro complesso di orga11izzazioni economiche, di cooperazione integrale, cli propaganda assidua per mez1.o dei loro quoti– diani, sorretti dalle Leghe, di tariffe e contratti col• lettivi di lavoro industriali od agricoli, di ogni sorta di istituti educativi del proletariato. In tutta l'Alta e Media Italia, la Confederazione del lavoro riassume le tendenze riformiste (non im– porta se non confessi il qualificativo) naturalmente insite al più serio movimento operaio; tiene testa alle follie anarchiche che lo minacciano, ripara ai danni dello sciopero generale, e trova nella }"eùerazione dei Lavoratori della terra il suo lungo braccio nelle campagne. A Milano sono i riformisti dei " Gruppi " - la sola visibile forza) morale e elettorale, del socialismo milanese (e, forse perciò, ostracizzati dalla meravi– gliosa sapienza della Direzione del Partito!) - che. a mezzo dell'Umanitaria, danno vita alle scuole ope– raie professionali; che affrontano, cogli studi. del– l'Ufficio del Lavoro) i più urgenti problemi proletari, cittadini e rurali; che forniscono, coll'Ufficio d'in– formazioni e con appositi corsi d'insegnamento, il materiale pratico e le capacità necessarie alh~ pro– pngr~nda e all'opera dei giornali professionali e delle Leghe operaio i fondano e sostengono importanti Cooperative proletarie di produzione, che lavorano per milioni; diffondono luce d'intelligenza e di co– scienza, con tutta una rete di l3iblioteche popolari. mirabilmente fiorenti, negli strati più oscuri del proletariato - e, accampatisi nella riconquistata Camera del Lavoro) la lanciano, con ormai 35 mila soci organizzati e paganti, alla testa di tutte le Ca– mere del Lavoro italiane. Di fronte a questo laYoro reale, paziente, non ru– moroso, del qua.le ho citato soltanto alcuni esempi pii1 carntteristici, che educa, eleva e riuforza il pro– letariato) scarsa appare, e come paralitica, l'azione politica, di sintesi, di tutto il partito, e l'azione par– lamentare) che dovrebbe quel minuto lavoro tutelare, integrare, potenziare, ditfondere. L'Estrema Sinistra, e, di riflesso, i partiti popolari, non trovano più il cemento di qualche grande que• stione (come fu quella della libertà) che li unisca e li avviyi. Lo. stesso Gruppo socialista - fatta ecce· zione per alcuni uomini che condussero coraggiose e fol'tunate campagne, o utili politicamente quan– d'anche non fortunate -- è, in generale, come assente, sfiduciato, disperso. . ·* * Quale, di fronte a questa situaz.ione obiettiva, il còmpito naturale, indefettibile, del Congresso im– minente? 1:videntemcnte, esso dovrà riconoscere l'impor– tanza del lavoro compiuto - avvisare ai mezzi per continuarlo cd estenderlo - trovtir modo di ripa– rare alle deficienze lamentate dell'azione generale, politica e parlamentare. Quest'ultima è questione di programma, di uomini che sappiano svolgerlo, di forze combattenti nel paese che li suscitino, li spingano, li francheggino. Le difficoltà. non sono nel programma. S'impone, comeflpremessa, una opposizione assoluta, irredutti– bile, ad ogni ulteriore aumento delle spese militari - che sbarrerebbe il cammino a qualunque altra riforma sel'ia ed efficace. La istruzione popolare, non limitata al meccani– cismo del leggere e scrivere, ma complessa e pro– lungata quanto occorre a creare l'operaio qualificato e il cittadino cosciente, reclama mezzi finanziarì ·enormi - la sola applicazione sincera della legge Orlando esigerebbe forse 80 atilioni all\iuuo di pii1 nel bilancio della P. I. Lo assicurazioni per la maternità, la malattia, l'invalidità, la vecchiaia - se non devono essere una burla - esigono centinaia di milioni, e non potremmo noi ometterle dal nostro programma, men– tre oggi formano la preoccupazione di tutte le bor– ghesie dei paesi civili. Una riforma tributaria democratica, che aumenti i cespiti dello Stato e migliori la giustizia distribu– tiva degli oneri fiscali, è antico desiderio della stessa borghesia progressista - e dovrà pur essere ripresa da noi, insieme a misure che aumentino la produ– zione nazionale, sottraendola ai parassitismi orga· nizzati delle camorre industriali. Gli uomini che si dedichino a questo lavoro di studio e di preparazione si troveranno più facilmente - nella stessa élite operaia - dacchè la separazione dai sindacalisti rivoluzionari. la cui opera dissol• vente e antiparlamentare è ben nota, permetterà di suscitare un sempre maggiore interessamento, at– torno a queste riforme, da parte delle masse orga– nizzate. Senonchè - anche formulato così il nostro pro– grammà. immediato, epurato e rinforzato il Gruppo socialista parlamentare - possiamo noi credere, in coscienza., e sostenere, senza ili udere il proletariato e noi stessi, che, con una Camera la quale senza al• cun dubbio sarà molto simile all'attuale, verremo a capo di qualche risultato noteYole? Questa è la grande difficoltà - questo è il grave dubbio, vorrei dire di più, la sconsolante certezza - che dobbiamo avere il coraggio di esaminare e di affrontare. Ed è da questo, più che dubbio, certezza - non da un desiderio isterico dì " far del nuovo n, non da predilezioni dottrinali - che venne posta sul tap• peto la necessità di portare la riforma alla radice stessa dell'organo rappresentativo, chiedendo e con· quistando queste quattro ri'Vendicazioni, fra di loro solidali e connesse: suffragio universale; scrutinio di lista provinciale o ,·egionale; rappresentanza pro– porzionale; indennità ai deputa a. . .. Al suffragio uni,;ersale, che è il punto più discusso, si fanno le seguenti obiezioni: l'analfabetismo, l'igno• ranza delle masse incoscienti ; il pericolo clericale; la inanità di una campagna, destinata all'insuccesso, perchè non sentitct nel paese. 11 pericolo clericale non è che un alibi all'inerzia, perchè, se le forze clericali esistono, è utile che emergano alla luce del sole, si costituiscano in partito parlamentare, assumano la responsabilità. dei loro atteggiamenti, anzichè agire subdolamente e dietro le quinte, influenzando la scelta e l'azione di depu– tati moderati e magari progressisti. Si aggiunga che nel .Mezzodì un vero clericalismo politico sembra non esista. Comunque, quando il nemico è costretto a palesarsi, è più facile combatterlo e sbaragliarlo, e sarà utile stimolo a noi tutti per affrontare la que– stione - la quale si risolve del resto, sopratutto, colla diffusione della istruzione, che è alla testa dei nostri desiderati. Quanto all'analfabetismo, questo non è da confon– dere coll'ignoranza, nè l'ignoranza è una cosa sola coll'inintelligenza e colla incoscienza politica. I con– tadini del Mezzodì, generalmente analfabeti, sono, per comune ammissione, più intelligenti e più svegli dei nostri settentrionali, che hanno quasi tutti la licenza di proscioglimento, e nessuno penserà sul serio che sia questa che dia una coscienza politica ai lavoratori. Se, per essere elettori, si dovesse in– tendersi di problemi legislativi concreti - doganali, tributari, sociali, internazionali - potremmo torna?·e al vecchio regime censi tari o, e fors'anche domandarne

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