Critica Sociale - Anno XVIII - n. 5 - 1 marzo 1908
66 CRITICA SOCIALE " 'l'utti {labbati _," Cosi, giustamente 1 un quoti– diano riassumeva, in uu sottotitolo, la discussione e i suoi effetti. All'infuori dell'J~strema Sinistra, che, non ce– dendo a lusinghe e con1-3iglidi pretesa saviezza, si affermò sulla mozione tutta 4uanta, su un pen– siero coerente cli assoluta laicità della scuola senza attenuazioni, il resto non fu che giostrarli abilità, ossia di santissima impostura. Il Governo doveva 1 per reggersi, " farla 11 ai <leputati 1 presentan<losi in costume d'arlecchino, nel quale ciascuno tro– vasse almeno un lembo del proprio colore; e i deputati dovevano " farsela 11 a vicenda e ai ri– spettivi elettori. I quali (dai parroci e loro scribi all'infuori) s'iuteressano mediocremente alla que• stione in se stessa e non hanno certo il diritto dì gittare alte strida. rl'anto più che è pur questa, del " farsela II a vicenda, una delle occupazioni nelle quali si spende, in Italia, la miglior parte della nativa vigoria della stirpe. È egli gìtfsto rimprovet-are alla Camera di riflettere in sè, sublimato, un carattere così tipica• mente naz;ionale? Così fu che, in una discussione su la fede e la scuola, non un accento si udì che vibrasse di fede, e nulla che rivelasse la preoccupaz;ione sincera della scuola. La quale in tanto è confessionale, sopratutto, in quanto in Italia non esiste, o è così avara di effètti, come non esistesse. · Inf;.egnate ai bambini la Bibbia, il Vangelo, il Corano, il 'l'a\mud, ma date loro i ru<limenti di tutta la coltura, e instillatene in essi l'affetto, per guisa che questo li accompagni davvero nella vita. Questa scuola sarà sempre scuola di libero pensiero. Date maestri massoni e somari 1 e il de– serto morale d'attorno: e il prete sogghignerà dal suo antro, sicuro delle prede. Anche circolava ne' corridoi questa riflessione, che ha, senza dubbio) del vero: che il voto sa– rebbe ben diverso se, scambio di precedere, avesse susseguito ai Comizì elettorali politici. Intanto, nell'aula, non si aveva discorso che non invocasse anzitutto la sincerità. Senonchè, quando tutti sono gabbftti nd un modo - e lo sanno e vogliono esserlo - gli è a un dipresso il medesimo come se nol fosse nessuno. Nelle società dei briganti, la sicurezza personale è supergill. la medesima, come fra gli uomini onesti. È imbarazzante deciòere " chi fosse ingannato n quando l'on. Emilio Bianchi e il grosso dei suoi sessantanove, dopo avere sparato a salve contro il regolamento-pasticcio, si acconçiavP.,no a ingoiarlo sull'affidamento ti che poteva essere mutato n, e fingevano di annettere importanza alla mormorata promessa che ai catechisti non si chiederebbe pa– tente. La qual cosa pare a noi commendevole e, in un senso, anticlericale: porchè priva il cate– chismo del bollo di un regio exequatm·, e non dà nuovo stimolo ai pretonzoli a. prendere le patenti e a farsi maestri per davvero - nel che è ben magg-iore pericolo che nella dottrinetta. E quando, col Martini, i sinistri ed i destri, no– stri fuggitivi alleati sulla premessa Moschini, si squagliavano o si contraddicevano nei voti sncces– sivi, chi era l'ingannato, chi era l'ingannatore? Forse, in tutta questa faccenda, il maggiore, Punico ga.bbato è stato il blJ-on dio, e intendiamo gli strilli clei pochissimi sinceri credenti quando udirono il Giolitti 1 per canzonars il socialismo, con suprema irriverenza paragonarlo alla Chiesa. Costretto a diventare articolo di programma co– munale, al tu per tu con Satanasso; a far fagotto e a rientrare nella scuola ad ogni volgere del- l'urna; ridotto spesso a vedervi il suo culto a pi– gione come un culto appena tollerato, non cre– clia.mo che il Padre Etenw, neppure in qualità <li " Grande Architetto ,, 1 possa comiervare buon sangue coll'ou. Rava. Lo si voleva " statizzato ,, - e gli fu concessa a malapena ... unH, " munici– palizzazione ,, facoltativa! * .. Il voto sull'insegnamento religioso non modifica sensibilmente, negli effetti pratici 1 lo status quo ante. Ma il suo significato non è in esso; non è nelle parole iu cui .esso si esprime o in quelle che l'hanno illustrato. E nello st.ato d'animo, che rivela) del!a borghesia italiana che oggi tiene il Governo o che vi concorre. Questo voto fu il risultalo eletta somrna cli tutte e delie più di'verse paii1·e. La questione religiosa non fu, come suol essere, che l'ombra di un con– flitto d'interessi mondani. 8i parlava di catechismo e si pensava agli scioperi, all'influenza dei parroci, alle organizzazioni operaie e sopratutto contadine che, dopo i primi sconquassi ammonitori, ripigliano fiato. 'l'utte le nuove forze lavoratrici, che si ven– nero formando in Italia dopo la conquistata libertà, gli interessi divenuti consapevoli ed organizzati, premevano nella discussione e occupavano le menti, cautamente Jissimulati dai più accorti, nel crepu· scolo del subco~ciente, forse, per certnui. Il tema rlella disputa era quello, che ciascuno avrebbe te• muto di nominare. Queste fresche e salde energie, questi gran<li e nuovi iuteressi 1 sono essi che µoterono ravvi va.re per un istante sulla scena parlamentare un µroblemai per se stesso, oltrepassato e consunto. 1\Ianon furono che fatui fuocherelli senza calore. La borghesia parlamen– tare teme la miscre<lenza popolare, ma neppure ha fede nella fede. Non fu infatti stavolta lo Stato 1 come in altri tempi, che venisse a Cane .,:sa. 1·\1 la Chiesa che traeva supplicante a una Canossa dello Stato, offrendo tutta se stessa alla borghesia per un fiocco di lana, per l'elemosina di un riconoscimento ap– pena appena formale. E la borghesia, esitante e senza entusiasmo, pure rispose: proviamo. Proviamo senza averne l'aria. Proviamo, così per fare. ma senza sciupare quat– trini. In realtà crede poco allo specificoJ e meno al Dulcamara che l'offre. E sarebbe ben lieta di poterne far senza, di trovare pill. sicure difese, di trattare con le forze avversarie senza schermo fal– lace di intermediari eunuchi o malfidi, di mettersi 1 comunque, per altre vie. Quest,o è dunque il momento, pel proletariato organizzato, di intendere il còmpito suo e di bal– zare sulla scena. Questa discussione sulla religione nello Stato sarà l'ultima nella storia d'Italia. Essa è stata t.utta mernwgna e dissimulazione. È tempo che in luogo delle ombre, vengano in campo le cose. Ponga il proletariato nettamente tutti i suoi problemi: li proponga alla discussione e ve li porti egli stesso. Sotto l'urto cadranno i paraventi che paiono scogli e muri di fortezza a chi non li toc– chi colla mano - e non sono che cartone da pal– coscenico grossolanamente dipinto. Nel discorso che esaltava la politica del m,odi-ts vivendi e del sottomano, l'on. Sonnino si lasciò scappare di bocca un'acuta verità; teniamo !unge, esso disse, da noi le idee estreme éhe ci divide– rebbero e ci costringerebbero ad accodarci airuna od alPaltra. Le idee nette, espressione imrnediata di interessi legittimi, precit-1ie gagliardi, hanno infatti questa gran<le virtù. Esse sono idee.forze che costringono a seguirle chi loro si accosti. Se il Parlamento ita– liano è tuttora il regno del compromesso codardo
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